ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
  AGOSTO 2008
 
"Lo diceva Neruda che di giorno si suda,
ma la notte no !
Rispondeva Picasso io di giorno mi scasso,
ma la notte no !"

Carissimi e fedeli lettori, guardate un po' che cosa sono andato a scovare per introdurre l' argomento di questo mese: nientemeno che i versi di una canzone del favoloso Renzo Arbore, musicista e filosofo (sì mi permetto di dire filosofo).
Nutro una viva simpatia per Arbore, tant' è che lo voterei subito per occupare la carica di Presidente della Repubblica Italiana.
Penso che riuscirebbe a "rappresentare" l' italiano medio molto meglio e di più di tanti altri Presidenti che si sono succeduti e che si sono dimostrati troppo imbacchettati e timorosi di dire ciò che pensano o pensavano, troppo presi a non dare giudizi per non scontentare qualcuno, troppo poco spontanei e giocherelloni...insomma troppo poco "italiani".
Del resto penso anche che l' italiano medio, da Pantelleria a San Candido, abbia caratteristiche molto simili (anche se qualcuno dice di no).
Tralasciando comunque la canzone italiana e i suoi improbabili intrecci con la vita politica, l' esclamazione "ma la notte no !" l' ho sentita pronunciare molte volte da coloro ai quali ho proposto proprio di navigare la notte.

A me piace moltissimo navigare di notte.

Al proposito potrei scrivere frasi piene di romanticismo tirando in ballo il chiaro di luna, lo sciabordìo delle onde, il sussurrare del vento ma così facendo non perseguirei la mia "piccola missione" di fare della nautica utile; piuttosto riempirei la pagina di banalità che probabilmente farebbero emozionare solo il sottoscritto e contribuirebbero ad annoiare chi legge.
Pertanto ritengo più confacente alla denominazione di questo sito trattare l' argomento ancora una volta nel modo più oggettivo che mi è possibile, lasciando perdere gli stati d' animo e i ricordi personali (promessa da marinaio, perchè alla fine "oggettivo fino in fondo" non riesco mai ad essere).


LA NAVIGAZIONE NOTTURNA

Molti amici o conoscenti mi dicono che non navigheranno mai di notte perchè ciò provoca in loro un particolare stato di ansietà.
Non so da dove derivi questa situazione emotiva: è vero che la navigazione notturna permette con più difficoltà di vedere davanti alla prua della barca e quindi costringe a "schivare" eventuali ostacoli con maggiore rapidità ma è anche vero che porta con sè numerosi altri vantaggi.
Vediamoli un po' insieme, prestando attenzione anche ai possibili svantaggi che generalmente sono frutto solo di poca esperienza.


IL COMFORT

Tanto per cominciare (dato che parliamo di navigazione per diporto e cioè per svago) è assai difficile passare la notte in mare in dicembre...Solitamente i diportisti si trovano a navigare in luglio o agosto, periodo dell' anno in cui le ore diurne centrali sono quasi sempre canicolari; la navigazione notturna ha quindi l' innegabile vantaggio climatico di essere condotta in una atmosfera decisamente più fresca (scusatemi se è poco, soprattutto se si ha in programma di fare un bel po' di miglia).
Anzi, per dirla tutta, le ore precedenti l' alba sono spesso addirittura fredde e un abbigliamento decisamente invernale, una tavoletta di cioccolata sottomano, del thè caldo (o per i più viziosi un bicchierino di alcool travestito da liquore) risultano essere accessori talvolta indispensabili.
Oltre a ciò va tenuto conto del fatto che in condizioni di bel tempo, vale a dire quando non sta passando una qualche perturbazione, il vento e il mare si calmano moltissimo durante le ore notturne: questa è una costante non disprezzabile, soprattutto se si ha un equipaggio sensibile al mal di mare oppure se si deve raggiungere una meta che durante il giorno si trova sempre sopravento (casi emblematici sono la risalita della costa pugliese o di quella croata verso nord-ovest, rotte che si trovano ad avere a che fare durante il giorno col maestrale che può tranquillamente raggiungere i 20-25 nodi di intensità e che naturalmente soffia dritto dalla prua).
Ovviamente i "velisti puri" storceranno il naso di fronte tale abnormità.
Percorrere un' ottantina di miglia a motore di notte piuttosto che farle a vela di giorno fa gridare allo scandalo ma, a parte il fatto che di "velisti puri" non ne è rimasto quasi nessuno, personalmente non ritengo una cosa saggia percorrere 120 miglia bordeggiando sotto il sole, piuttosto che percorrerne 80 al fresco della notte. (*)


Le ore precedenti l' alba sono sempre decisamente fresche - se non fredde - anche in piena estate.
Giacche  a vento imbottite stile "sciatore" non sono per nulla fuori posto.



(*)  1° Digressione asteriscata.
Di "velisti puri" in effetti ce ne sono ancora, ma essi restano tali solo se devono fare un giretto con gli amici per un paio di ore nel pomeriggio della domenica oppure se sono impegnati in regata a livello professionistico; nel caso debbano fare una traversata per diporto di una cinquantina di miglia (o anche meno), ecco che pensano subito al diesel....

2° Digressione non asteriscata, perchè lo è già la prima.
Una rotta di bolina per risalire il vento (semprechè la barca sia un' ottima boliniera) viene ad essere allungata di un fattore pari circa alla radice quadrata di 2 , cioè più del 40%.
In altre parole 50 miglia diventano 75,    80 miglia diventano 115,    100 miglia diventano 145 e così via, sempre becheggiando e tuffando la prua nelle onde....C'è da pensarci sopra, eh ?

LA VISIBILITA'

Secondo me questo è uno degli aspetti più affascinanti di tutta l' arte dell' andar per mare.
Non è del tutto vero che di notte si vede di meno: forse l' avvistamento di un oggetto galleggiante davanti alla pua avviene a distanza minore che di giorno, e quindi è cosa saggia moderere la velocità e stare bene di guardia, ma io ritengo piuttosto che di notte si veda molto di più e molto meglio che di giorno; occorre però aver sviluppato in noi una sensibilità un po' particolare.
Cercherò di spiegarmi meglio.
Io non ho mai attraversato un oceano, quindi le mie esperienze di navigazione notturna si contano circa sulle dita di due mani, eppure in tutti questi casi mi sono sempre trovato ad aver a che fare con "incontri ravvicinati" con altre imbarcazioni, con navi, con pescherecci, con scogli, con fari, con allevamenti e a volte con "cose" che ancor oggi non riuscirei a catalogare.
Ciò perchè i mari che formano il Mediterraneo sono molto popolati, frastagliati e trafficati, tutt' altra cosa che l' oceano.
La navigazione in Adriatico, Ionio o Tirreno non è per nulla rilassante di notte: è infatti assolutamente indispensabile restare di guardia e chi è di guardia è bene che sia una persona esperta.
Per esperienza, intendo riferirmi alla capacità di ragionamento applicata a ciò che si vede.
Di luci in mare ce ne sono tante, ma il ragionarci sopra per vedere che cosa sono, se si muovono, e dove vanno non è dote che molti possiedono.
Tantissime volte ho assistito ad allarmismi inutili in conseguenza di avvistamenti normali.
Quasi mai, da parte di quelle stesse persone, ho assistito ad allarmi giustificati in conseguenza di avvistamenti fuori dalla norma.

Ulteriore piccola digressione non asteriscata.
Poichè le ultime due frasi sembrano scritte da uno che fa di tutto per non farsi capire (mi ricorda qualcuno, anzi più di qualcuno...anche a voi vero?), vediamo di fare un po' di ordine, se ci riusciamo. 

I FARI
Non sono i fanali.
Sono la sorgente luminosa primaria che è avvistabile in mare, cioè la prima luce di una costa che si riesce a vedere.
Quindi non ha senso vedere una luce lontano e ritenere che sia la costa se prima non si è avvistata la luce del faro (sempre che ci sia e che funzioni, naturalmente).
Anche curando molto la nvigazione, spesso si cade nella tentazione di "voler vedere" il faro a tutti i costi:
"Ma come, - dice lo skipper al secondo - quel faro tira 22 miglia e ancora non lo vediamo...ma siamo giusti o quel pirla di Sebastiano si è addormentato durante il suo turno ?"
Ebbene, al di fuori di qualche caso sporadico (per esempio quello di un faro sopra un monte, come il faro di Sansego in Croazia) l' altezza della luce di un faro si aggira al massimo sui 20 m; noi che siamo sulla barca abbiamo gli occhi a circa 2 m sul mare; se ricordiamo la formula della portata geografica che ci hanno insegnato ai corsi di patente nautica, scopriamo che moltiplicando per 2 la somma delle radici quadrate dele due altezze, la portata geografica risulta di circa 12 Miglia.
Ciò INDIPENDENTEMENTE dalla portata luminosa.
Quel faro può anche "tirare" 50 Miglia (cosa assurda), che tanto la sua luce sarà visibile solo a una distanza di 12 Miglia. 
La relazione della portata geografica funziona a meraviglia, l' ho verificata personalmente più volte e - in genere - è sempre limitativa rispetto alla portata luminosa (che poi sulle carte italiane sarebbe la portata nominale ma lasciamo perdere...Si sa che noi italiani complichiamo sempre tutto e poi finiamo col suonare il mandolino).
Insomma, nelle caratteristiche dei fari occorre leggere anche l' altezza sul mare e non solo la loro portata luminosa (o nominale), perchè è l' altezza il dato più limitativo per stimare la portata.


Eccolo è Promontore, è finito il Quarnaro e siamo quasi arrivati.

GLI ABBORDI
Non sono d' accordo con chi afferma che di giorno è più facile avvistare altre navi o imbarcazioni.
E' vero che di giorno si distinguono meglio le sagome dello scafo e delle sovrastrutture, e quindi si sa con più certezza se si tratta di un traghetto o di un peschereccio,  ma di notte l' avvistamento avviene molto prima e prendere il rilevamento è più  facile perchè viene ad essere meno disturbato da altre immagini.
Il linguaggio dei fanali non lascia adito ad equivoci per l' individuazione del tipo di unità che incrociamo, basta ricordarlo o consultare l' elenco che deve essere tenuto a portata di mano.
Del resto diportisti notturni ce ne sono pochi in giro, mentre la navigazione commerciale non fa differenza tra giorno e notte: intendo dire che è molto più probabile incontrare di notte un traghetto o una nave piuttosto che il motoscafo di un diportista.
Le regole per le precedenze sono note a tutti e vanno RIGOROSMANTE rispettate: teniamo presente però che le navi viaggiano sui 20 nodi e i traghetti sui 30.
Signifca che se stiamo navigando a bordo di una barca a vela, data la sua esigua velocità in rapporto a quella di navi e traghetti, al 100% dovremo passare comunque di poppa; fanno eccezione i pescherecci che, se stanno tirando lo strascico, hanno velocità paragonabili a quelle di una barca a vela.
Col binocolo si riesce ben a vedere se il peschereccio sta tirando o no.
Lo scrivo perchè spesso l' equipaggio di un peschereccio è formato da poche persone che hanno un sacco da fare, quindi le luci che esso mostra a volte non vengono "aggiornate" dal comandante con molta rapidità: succede che magari il peschereccio mostra ancora le luci di pesca a strascico e invece ha già tirato su tutto; oppure che esso è fermo e ha ancora le luci di via accese.
Insomma con i pescherecci occorre portare un po' di pazienza...ricordiamo che i loro equipaggi sono in mare con barche grandi quanto le nostre per guadagnarsi la pagnotta, mentre noi ci divertiamo.
Ogni tanto può capitare di incrociare qualche eccezione: per esempio una nave che sta lavorando per la posa di qualche cavo o tubo e che se ne sta ferma con difficoltà di manovra.
A parte i fanali di rito, queste navi hanno sempre dei potenti riflettori per poter far lavorare gli addetti, e quindi sono facilmente riconoscibili.
Ovviamente se sono ferme o senza abbrivo NON mostrano le luci di via: sembra una cosa ovvia, eppure in barca ci sarà sempre quello che dice: "Sta venedo in qua, ocio ! Non vedi che ci taglia la strada."
Allarmismi ingiustificati.
Sapete quali sono le fonti luminose che personalmente mi preoccupano un bel po' e per le quali sto veramente a vigilare il più attentamente e lungamente possibile ?
Sono quelle degli allevamenti di cozze, i cosidetti "segnali speciali"...Sono quelle boe gialle con la croce di sant' Andrea che di notte devono (o dovrebbero) mostrare una luce gialla lampeggiante.
Ebbene mi preoccupano perchè questi allevamenti non hanno mai la geometria indicata in pianta sulle carte: sulla carta ne vedete uno rettangolare e poi in realtà è triangolare; dei tre vertici poi magari uno ha il segnale spento e tra di essi ci sono le altre boe di sostegno delle reti che sono nere, basse sull' acqua e buie....
Davanti al faro di Anzio ce n'è uno bello grande che ha la caratteristica di avere le luci gialle di diversa intensità....Venendo da Civitavecchia e navigando verso sud-est, il fanale con intensità minore è il più vicino a voi.
Ciò naturalmente crea problemi di rilevamento, perchè logica vuole che la luce con intensità inferiore sia più lontana di quella a intensità superiore.....Ma ad Anzio non è così e inoltre se la vita seguisse sempre la logica, non sarebbe più vita.
Ricordo che era l' una di notte e c' è mancato un pelo che non ci finissi dentro (ma proprio un pelo); mi sono salvato, insieme a tutta la barca, unicamente perchè non ho smesso di stare in guardia fino a quando non sono stato sicuro di esserne uscito ben lontano.

Allo scopo mi permetto di dare un altro piccolo consiglio; scusate se a volte sono così pedante ma, ahimè, il mio segno zodiacale mi impone così.

So che a bordo tutti abbiamo il GPS (ordigno al quale ho dedicato il mio primo articoletto su questo sito, era il febbraio del 2006).
Anche a bordo delle navi e dei traghetti ce l' hanno, tuttavia lì sono abituati a segnare sulla carta la loro posizione ogni ora.
Se un traghetto viaggia a 30 nodi è una cosa ben fatta, ma ritengo lo sia anche a bordo della nostra piccola e lenta imbarcazione da diporto; magari se è una barca a vela che viaggia a 6 nodi sarà sufficiente fare il punto ogni 2 ore, ma farlo è cosa buona e giusta.
Sapere dove si è una grande sicurezza in più, soprattutto la notte, perchè gli strumenti possono sbagliare ma noi che portiamo la barca non possiamo permettercelo.


L' ATTERRAGGIO
Qui, piuttosto che dilungarmi a scrivere tanto, preferisco lasciare la parola alle immagini.
Ho preparato due foto truccate nelle quali a sinistra è evidenziata una situazione ideale di ipotetico ingresso al porto: i fanali rosso e verde di ingresso si stagliano nitidi sulla costa e non c'è alcuna possibilità di equivoco.
Nella foto di destra è evidenziata invece la possibile situazione reale: le luci del paese, delle auto e di qualche segnale da pesca confondono sia i colori che la prospettiva.
Non è per niente facile distinguere in tali condizioni l' ingresso al porto; se poi contiamo che talvolta (o meglio più spesso di quanto possiamo immaginare) uno dei due fanali non c'è o non funziona, l' atterraggio diventa una faccenda da maghi o guaritori....

   

L' atterraggio (tolta la caduta di un uomo a mare) è secondo me il maggior problema da affrontare navigando la notte, ma si può ovviare all' inconveniente calcolando l' ora della partenza in modo da programmare quella di arrivo per l' alba oppure a giorno fatto.



L' EQUIPAGGIO

Già si diceva del fatto che qualcuno deve rigorosamente stare di guardia e che possibilmente deve anche avere esperienza.
La cosa in sè diventa irrealizzabile su una unità da diporto, dove i membri dell' equipaggio sono amici, moglie, figli e amici dei figli.
Qualche volta un membro può anche essere l' amante, ma è una scelta che non risolve la navigazione (e complica senz' altro di più la vita).
Pertanto, a meno che lo skipper non sia un individuo di acciaio che non dorme mai, occorre predisporre i turni.
L' esperienze fin qui fatte mi hanno insegnato che, se possibile, non è bene lasciare sveglia una persona per volta: è più difficile stare svegli da soli, mentre diventa più facile se si ha la possibilità di chiacchierare insieme a qualcun altro.
Il turno a coppie diventa quindi la soluzione migliore e la sua durata può essere variabile: da non meno di tre a un massimo di cinque ore credo sia la misura giusta.
Con 4 persone si coprono agevolmente a coppie 2 turni da 4 ore; significa complessivamente coprire 8 ore che - navigando d' estate -  portano agevolmente dal tramonto all' alba.
Ovviamente l' "esperto", cioè colui al quale compete prendere le decisioni, anche quando dorme deve essere comunque pronto ad alzarsi al richiamo della guardia esterna. 
Occorre assolutamente diffidare dei cosidetti "duri" (o "dure"), cioè di quelli o quelle che a suon di caffè o Coca Cole dimostrano al mondo intero che "loro sono abituati a stare svegli" e che quinidi si sentono autorizzati a saltare i turni standosene sempre svegli.
Li ho visti sempre tutti regolarmente crollare nei momenti meno opportuni.
Se i turni si fanno, i turni devono essere.



Mi fanno un po' ridere quelli che hanno bisogno delle squadrette, del compasso, del goniometro ecc.
A tutto si può ovviare, basta arrangiarsi, perchè in mare non ci sono le stazioni di servizio e l' improvvisazione
è sempre buona cosa (stai un po' a vedere che noi Italiani forse abbiamo una marcia in più in questo!)

L' ALIMENTAZIONE
Che bello !
Di notte praticamente non c'è, perchè i pasti non si fanno: quale migliore tranquillità ci può essere per l' addetto alla cucina ?
In genere è sufficiente preparare una bottiglia di thè tiepido per le ore antelucane, e tutto va a posto.
So che una bevanda calda (a volte anche solo l' aroma del caffè che si sprigiona da sotto coperta) la mattina presto dopo l' ultimo turno della notte è una delle cose che viene ricordata con gioia per tutta la vita.


DULCIS IN FUNDO

Già, dimenticavo: prevenire è sempre meglio che curare.
Poichè il problema dell' uomo a mare è di soluzione quasi impossibile (non fidiamoci dei catarifrangenti sul salvagente anulare che occorre comunque illuminare parecchio, o delle boette luminose che poi non si accendono), E' D' OBBLIGO INDOSSARE LA CINTURA DI SICUREZZA, ANCHE COL MARE CALMO.
Non è vero quel che vi sentirete dire dal solito Gigi: "Eh, dài tanto si sta seduti in pozzetto".
Prima o poi durante il turno una passeggiatina fino a prua la si fa sempre e talvolta si arrischia anche la vita semplicemente nel fare la pipì direttamente fuori bordo, non è vero ?
Però di questo avvenimento vi risparmio la documentazione fotografica; piuttosto vi invio questo bel tramonto colto appena dietro lo scoglietto più nordoccidentale del canale dell' isola di Premuda....non male eh ?



Spero di ritrovarvi a settembre, in cui  vi racconterò...
...Mah, ancora non so.
NON ARRABBIATEVI se state per partire per le ferie e la moglie ritarda, e a bordo il frigo non va, e i figli brontolano perchè il telefonino ha bisogno della ricarica,  e dall' ufficio c'è ancora qualcuno che vi scoccia, e la suocera che è sola si sente poco bene, e il canarino non si sa a chi lasciarlo.
Ricordate sempre che al mondo c'è moltissima altra gente che sta tanto peggio di voi e che non solo non può permettersi di pensare alle ferie,  ma che vorrebbe semplicemente poter sorridere, o potere camminare, o poter sfamarsi.


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