ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 AGOSTO 2010

 LE SCARPE E ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL FUTURO    

Ricordo di aver già scritto qualcosa a proposito delle scarpe nel febbraio 2008, ma allora si trattava di scarpe di bordo.
Oggi vorrei aggiungere qualcosa a proposito delle scarpe a bordo e, col cognome che mi ritrovo, la cosa viene piuttosto spontanea.

DIGRESSIONE INIZIALE - ALQUANTO INUTILE - DETTATA SOLAMENTE DALLA VOGLIA DI ACCULTURARE GEOGRAFICAMENTE IL LETTORE, DATO CHE ORMAI PARE CHE LA GEOGRAFIA STIA PER ESSERE MESSA DA PARTE COME MATERIA DI INSEGNAMENTO NELLE SCUOLE.
A proposito del mio cognome è giusto che io precisi che “Scarpa” non ha nulla a che vedere con l’ importante accessorio che abitualmente riveste i nostri piedi, quanto piuttosto col nome dell’ isola di Karpathos
nel Dodecaneso; pare infatti che gli “Scarpa” (oltre che aver dato il nome a un sestier dell’ isola di Pellestrina insieme ai Busetti, ai Vianello e ai Zennaro) provengano da quella bella isola mediterranea situata, per chi non lo sapesse,  proprio di fronte alla Turchia insieme a Rodi.

Perché considero le scarpe a bordo un argomento nauticamente utile ?
Per il motivo molto semplice che vado ora a descrivere.

Immaginiamo di preparare la partenza di una barca per trascorrere quindici giorni di ferie con la famiglia composta di quattro persone, più un amico.
Ciascun membro dell’ equipaggio porterà con sé un paio di ciabatte di plastica per fare la doccia e/o camminare sugli scogli per fare il bagno in mare.
Poi porterà un paio di scarpe “da barca” o comunque un paio di scarpe chiuse con la suola di gomma per stare in barca mentre questa naviga e da non usare a terra per non portare a bordo un sacco di sporco e di schifezze.
Poi porterà un paio di scarpe chiuse per poter camminare a terra, in darsena, al supermercato, a cena al ristorante o comunque da mettere in caso di pioggia.
Poi, se ci sono donne a bordo (una moglie e una figlia non la neghiamo a nessuno), queste hanno diritto a un paio di scarpe da passeggiata serale che saranno naturalmente un paio di sandali con un po’ di tacco o di zeppa.
Ora proviamo a fare i conti, senza considerare eventuali pinne per nuotare: in tutto a bordo vi saranno 17 paia tra scarpe e ciabatte (per i meno attenti è doveroso precisare che 17 x 2 fa 34).
Dove riporre tutta ‘sta mercanzia ?
Forse questo può non rappresentare un problema nelle barche da 15 metri in su ma lo può essere  per tutte le altre.
Le possibili alternative sono le seguenti, ciascuna con alcuni pro e alcuni contro :

Riporre le scarpe nelle singole cabine : soluzione igienicamente poco idonea; portare lo sporco di terra sui paglioli è una cattivissima soluzione, inoltre i “profumi” delle scarpe sudate si diffondono durante la notte nel già scarso volume di aria delle cabine.

Riporre le scarpe in pozzetto : soluzione valida ma rischiosa, perchè è difficile trovare in pozzetto un posto riparato dalla pioggia e inoltre perché il pozzetto deve essere lavato spesso (e dover spostare 17 paia di scarpe per non bagnarle non è certo una comodità); inoltre nelle barche a vela in navigazione il pozzetto è spesso inclinato e le scarpe scivolano da un bordo all’ altro.

Riporre le scarpe in un gavone : soluzione appropriata ma non comoda, un po’ per il solito “profumo” all’ interno del gavone ma soprattutto perché le scarpe tendono a scendere verso il fondo dello stesso e costringono l’ utente a dover togliere molteplici altri accessori per riuscire ad arrivare in fondo per “pescare” l’ ultima ciabatta prima della doccia.

Io suggerirei la seguente combinazione: si possono fissare sui pulpiti di poppa delle tasche fatte a rete, in esse possono trovar posto maschere sub, pinne, ciabatte per la doccia e altri accessori che possono prendere pioggia e spruzzi senza problemi, mentre all’ interno di un gavone si può fissare una capace borsa a rete contenente tutte le scarpe, possibilmente con l’ apertura rivolta verso l’ alto e con un cordino o un elastico che la tenga sempre aperta; così le scarpe non scivolano mai verso il fondo del gavone.
E’ la soluzione che dopo qualche stagione ho adottato e con la quale ci troviamo bene.

Dato che sono in vena di consigli, mi permetto di darne un’ altro, meno “calzante” e un po’ più tecnologico.

Un mio lettore mi ha chiesto cosa ne penso riguardo ai pannelli fotovoltaici in barca.
La risposta, numericamente giustificata, è la seguente: con la tecnologia oggi disponibile occorrono circa 7 metri quadrati di pannelli per produrre una potenza elettrica di 1 KW di picco.
Il termine "di picco" significa che i pannelli devono lavorare con la giusta inclinazione e in pieno sole, altrimenti la potenza diminuisce a seconda dell’ orientamento dell’ irraggiamento, delle ore, dello stato della superficie del pannello, della nuvolosità del cielo.
E’ ovvio che nessuno di noi può pretendere di installare sulla propria barca tanti metri quadrati di pannelli quanti ne servirebbero per alimentare un frigorifero e un forno a microonde, per esempio.
Pertanto ha più senso accontentarsi di usare le celle fotovoltaiche per utenze che richiedono potenze minuscole.

     

Per esempio io ho comperato un punto luce da giardino a cella fotovoltaica e invece di impiantarlo a terra l’ ho sospeso al paterazzo della mia barca.

ULTRIORE DIGRESSIONE INUTILE 
Una volta per "accessoriare il giardino" si compravano i sette nani di ceramica ai quali qualcuno, dotato di giardino più ampio, affiancava anche Biancaneve; oggi invece vanno di moda le luci ad alimentazione solare per "illuminare i vialetti" (così c'è scritto sulle confezioni).
Purtroppo non ho mai trovato in commercio il "principe azzurro".

Questo aggeggio fa tutto da solo: durante il giorno si ricarica, la sera si accende, la mattina si spegne, tutto in piena autonomia e senza alcuna preoccupazione per il sottoscritto.
E’ una decente luce di fonda, che mi permette di risparmiare energia negli accumulatori di bordo quando sono all’ ancora o al gavitello.
Si tratta di fisica applicata (volgarmente chiamata "moderne tecnologie") che ci aiuta ad andare dove ?

Lo so che le domande esistenziali hanno infinite risposte che sconfinano nella filosofia (anzi che sono filosofia) ma io intendo restare confinato nel campo della nautica: insomma dove stiamo andando nauticamente ? Quale futuro ci aspetta come “turisti sul mare” ?
Gli ultimi 50 anni di storia hanno rappresentato
per noi "naviganti per piacere" un periodo storico veramente determinante : ciò che è successo infatti ha sconvolto completamente l’ ambiente della nautica da diporto.
Mentre infatti Gino Bramieri per televisione (rigorosamente in bianco e nero) pubblicizzava il Moplen dicendo: "Ma signora guardi ben che sia fatto di Moplen!" mostrando così al mondo cosa si poteva fare con la più spaventosa invenzione italiana (*) del 20° secolo realizzata dall’ ing. Natta, cominciava a nascere con la vetroresina la nautica da diporto per tutti.

(*) INCISO ASTERISCATO DECISAMENTE PIU' UTILE DELLE DIGRESSIONI PRECEDENTI
Mi piace definire spaventosa l’ invenzione della plastica perchè la considero ambientalmente molto più devastante di quella della fissione nucleare (guarda caso anch’ essa made in Italy, ad opera di Fermi & C.).

Se infatti la radioattività fa comunque parte della natura ed è controllabile o incontrollabile a seconda degli scopi che l’ umanità vuole raggiungere (per intenderci molto sinteticamente, o pace o guerra), la plastica non fa parte della natura ed infatti da questa viene rigettata in modo del tutto incontrollabile (da parte dell’ uomo).

Basta barche in legno destinate all’ aristocrazia o al rampante mondo dei vip ! 

  

Come la Fiat 600 consentì anche agli operai di portare a spasso la famiglia la domenica, così la plastica fece e fa vivere il mare pressoché a tutti.

Un indiscutibile successo sociale, ma……

Ricordo la costa Istriana di 40 anni fa : era un susseguirsi di collinette boscose dove, ad intervalli di circa 5 miglia, si scorgevano i campanili e le casette dei centri di Umago, Cittanova, Parenzo, Orsera, Rovigno, Fasana.
Oggi la continuità non è rappresentata dai boschetti ma dai mattoni e dal calcestruzzo : i paesi sono mimetizzati da un continuo susseguirsi di residence, villaggi, alberghi…I campanili si distinguono a fatica, quasi occorre il GPS per riconoscere Orsera da Rovigno.

Ricordo la limpidezza dell’ acqua nel porto di Pirano.
Oggi per trovare acque limpide devi attraversare il Quarnaro e arrivare a Unije ; l’ acqua a Rovigno è come quella di Jesolo, che ogni anno rigorosamente si fregia del titolo di Bandiera Blu (con quale significato lo sanno solo gli operatori turistici).

MINIDIGRESSIONE NOSTALGICA E QUASI - STORICA
Quando avevo pochi anni mio padre mi portava a qualche centinaio di metri dalla spiaggia di Jesolo noleggiando un moscone di legno (i pedalò di plastica non esitevano): da lassù vedevo chiaramente le sagome delle stelline di mare poggiate sul fondale sabbioso, tre metri (e dico tre metri) più sotto.

Ricordo il “friggi friggi” sotto la chiglia prodotto di notte dal plancton nelle darsene dei porti istriani.
Oggi fai fatica a sentirlo a Isto, in mezzo alle isole dalmate.

Ricordo che non esisteva la parola mucillaggine.
Oggi quando parti non sai mai se ti aspetta una crociera in cui dovrai smontare e ripulire il filtro dell’ acqua ogni mezz’ ora, oppure no.

Ricordo che sul fondo delle baie le oloturie si stagliavano tra sabbia e scogli.
Oggi vivono in simbiosi con i colli delle bottiglie di prosecco e con qualche piatto rotto.

Ricordo che la superficie dell’ acqua nelle baie “fremeva” ad ogni palpito della brezza.
Oggi quella stessa superficie “si pellicolizza” tra olii di cucina e tensioattivi.

Ah, ex Jugoslavia, non so se siamo stati noi a rovinarti o se ti sei rovinata da sola !
Cinquant' anni fa abbiamo cominciato sulla strada e poi abbiamo continuato sul mare.
Da qualche migliaio di fiat 600 a qualche milione di SUV: più spazio, più ingombro, più CO2, più ossidi di azoto, più importazioni di petrolio,…soprattutto molta più stronzaggine nelle nostri menti, ottenebrate dalla pretesa di “essere” ed “essere considerati” a discapito del rispetto per gli altri.
Anche con le barche è stato così.
Quarant' anni fa i primi 28 piedi in vetroresina erano delle signore barche !

Con circa 1500 Kg di plastica, a 4 nodi e mezzo di velocità, una famiglia passava le ferie in barca e per ormeggiare occupava circa 24 mq di acqua.
Oggi per andare in crociera bisogna avere una barca di almeno 40 piedi.

Per farla occorrono circa 5000 Kg di plastica, si viaggia a 6 nodi e mezzo e si trascorrono le ferie in famiglia occupando circa 50 mq di acqua per ormeggiare.
Il triplo di plastica e il doppio di area di ormeggio.
Per non parlare delle vele, che sono grandi circa il triplo e dei consumi del motore, che sono circa il doppio ogni ora.
Per ottenere lo stesso risultato.
Questa tendenza a ricercare sempre il massimo del comfort e il minimo di fatica è pericolosa perchè produce nell’ individuo la convinzione che il resto del mondo sia lì per ammirare e inchinarsi alla ricchezza, al prestigio, al potere.
Ed è allora che si comincia ad ignorare l’ ambiente: così in baia si scaricano le bottiglie vuote in mare, al gavitello si lavano i piatti con un bel po’ di detersivo al limone verde, con un colpo di vento sfugge a mare l’ ennesimo sacchetto di plastica della spesa lasciato in coperta, al distributore del carburante il troppo pieno vomita a mare mezzo litro di gasolio.
Eppure lo sappiamo che non rispettare l’ ambiente significa non rispettare noi stessi.
Quelli che pensavamo fossero i nostri esclusivi vantaggi alla fine si rivelano essere svantaggi globalizzati.
E’ questo il futuro ?
Continuerà in noi questa tendenza che sembra inarrestabile a fare i furbi fregandoci con le nostre mani ?
Finché continuiamo a viaggiare su auto sempre più ingombranti e sempre più potenti, a navigare su barche sempre più grosse e più comode, e soprattutto a riempire aria erba e mare di petrolio e suoi derivati, sì.
La vita nostra e dei nostri figli sarà costretta in un collo di bottiglia via via sempre più stretto.
La mia personale ostinazione nella ricerca di semplicità ha questo fondamento: meno cose posseggo e quanto più queste sono essenziali, tanto più grande diventa il mio rispetto per tutti e più bello rimane il mondo anche per me.
Sono anche convinto che la semplicità non debba essere solo un atteggiamento verso le cose (oggetti, vestiti, mezzi di trasporto o svago, elettrodomestici) ma lo debba essere ancor di più verso le persone e verso il lavoro.
Mai come durante questi ultimi 40 anni ho assistito al dilagare della confusione nelle nostre attività: in nome di una sempre più richiesta specializzazione nel mondo del lavoro, si è passati invece gradualmente al dilagante diritto di intendersene di tutto.
Oggi un imprenditore pretende di fare l’ allenatore di calcio, un cardinale pretende di fare il parlamentare, un medico pretende di gestire gli eventi catastrofici ambientali, un discografico pretende di fare il creatore di moda, un ingegnere pretende di fare l’ avvocato e l’ avvocato pretende di fare l’ ingegnere, un insegnante pretende di fare lo psicologo e lo psicologo pretende di fare l’ insegnante.
La prova più lampante ci è data dai politici, che in veste di nostri amministratori (cioè di sindaci, di presidenti delle province, delle regioni e dello stato) in 40 anni sono riusciti ad indebitarci fin sopra i capelli: il risultato è che non saremo più padroni delle nostre strade, stazioni, aeroporti, acquedotti, cioè del nostro pubblico patrimonio.
I giudici stanno cercando di bloccare queste schifezze di affari, salvaguardando i nostri interessi, ma naturalmente i politici, invece di chiederci scusa per la loro palese ignoranza nell’ incapacità di gestire le risorse pubbliche, stanno facendo di tutto per diffamare e togliere il potere ai giudici.
Giudici che fanno i politici, politici che fanno i truffatori: quanto sarebbe auspicabile più semplicità !
Nella nautica potrà continuare la rincorsa alla barca sempre più ingombrate e (tra parentesi, perché è tutto da dimostrare) prestigiosa ?
Ci sarà un limite alla ricerca del consumo a tutti i costi ?
Forse torneremo a navigare su barche di legno lunghe 8 metri portando con noi un paio di braghe corte e una maglietta.
Forse torneremo a usare i remi invece che il fuori bordo per spostare il tender.
Forse torneremo a lavarci usando una tanichetta messa al sole, invece di avere doccia, autoclave e scalda-acqua.
Non è vero che “il non consumare fa andare in crisi l’ economia”: l’ economia è già andata in crisi anche continuando a consumare, perchè non ha messo in pratica la sua dote principale, cioè l’ adattabilità alle novità: voglio dire che se da oltre un secolo si continuano a fabbricare automobili con motore a scoppio, non si può pretendere che noi dopo un secolo continuiamo a comperare e a viaggiare sempre e solo su automobili con motore a scoppio...Cara Fiat, Mercedes, BMW, Renault, Citroen, ecc., non piangete perchè comperiamo poche auto !
Pensate a spendere in inventiva e in voglia di investire in tecnologie intelligenti, invece che in pubblicità pesantemente e tragicamente demenziali !

Io preferisco svegliarmi a bordo di un 8 metri e vedere le oloturie tra gli scogli a poche miglia da casa, piuttosto che svegliarmi sopra un 80 piedi 
e vedere le oloturie languire tra le bottiglie di prosecco sulla baia delle Isole Distantissime....

Son certo che anche voi la pensiate così, pertanto aiutiamoci a trovare questo futuro. 
Il caldo dell' estate NON FA MALE, è fisiologico, allora perchè combatterlo con l' aria condizionata?
Il lavoro dei muscoli sulle maniglie dei winch NON FA MALE, è fisiologico, allora perchè annullarlo con i motori elettrici ?
La doccia di acqua fresca d' estate NON FA MALE, è fisiologica, allora perchè installare a bordo anche uno scalda-acqua ?  
Camminare per fare la spesa NON FA MALE, è fisiologico, allora perchè portarsi via in barca il ciclomotore ?
Vogare NON FA MALE, è fisiologico, allora perchè usare un fuoribordo per andare a terra ?

Poi ci lamentiamo perchè il nostro girovita è aumentato e i nostri figli sono obesi !
Non trasformiamo in patologico ciò che è fisiologico.
Chi ha detto che ciò che da sempre fa bene improvvisamante può far male ?
Cerchiamo un po' di minimalismo nella nostra vita.
La sobrietà fa risparmiare energia e aiuta il nostro fisico e il mondo a conservarsi in salute.

           BUONE FERIE E BUON FUTURO A TUTTI   !           

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