GLI EMISFERI DI DRITTA E DI SINISTRA - 1
Ovvero: un po' di chiacchiere sul nostro essere poco marinai
In
effetti non sono un medico né tantomeno un neurologo, pertanto non so dirvi se
questa parte si trovi nell’ emisfero di dritta o in quello di sinistra, né a
quante miglia disti dall’ ipofisi, però son certo che essa (la parte che si
occupa di nautica) si componga di due approcci nel pensare e considerare gli
eventi ben distinti tra loro: quello psicologico e quello tecnologico.
Più
passano gli anni, inoltre, più mi convinco che il primo sia più importante del
secondo (eppure come ingegnere dovrei pensare al contrario).
Poiché
come al solito sono un po’ involuto nelle premesse cercherò di spiegarmi meglio,
come disse il boia a Robespierre prima di procedere a seguitare col suo lavoro….
Nell’
attimo in cui ciascuno di noi ha fatto la scelta della barca che ha comperato (perché
dopo svariati tentennamenti alla fine si è trattato di un attimo) che cosa è
andato a verificare ?
Qualcuno
è andato a scoprire le calze delle manovre correnti per vedere com’ erano le
condizioni delle anime verificando di che materiale erano composte ?
Qualcuno
è andato a indagare, risalendo la filiera e la logistica, sulla provenienza
dell’ acciaio inox di cui erano fatte draglie e candelieri ?
Qualcuno
è andato a sezionare una parte del fasciame (o del guscio) per sottoporre a
carico di rottura il materiale e le fibre più o meno legnose, o vetrose o
aramidiche di cui era composto ?
Credo
proprio che le risposte siano negative anche perché, in qualche caso, si
sarebbe trattato di prove distruttive e quindi non concesse da colui che quella
barca cercava di vendere.
Orbene,
allora che cosa in quell’ attimo ha scatenato la propensione all’ acquisto proprio
di quella barca ?
Ecco,
a questo punto l’ emisfero in cui si affollano i “neuroni ingegneristici” (che comunque
dentro di noi esiste, vuoi a dritta vuoi a sinistra) ha gettato la spugna e si
è fatto surclassare dall’ emisfero in cui è massima la densità dei “neuroni
psicologici”.
Infatti
che cosa ha condizionato quell’ attimo rendendolo decisivo ?
La
bellezza delle linee dello scafo ?
L’
ariosità degli interni ?
La
notorietà del cantiere di produzione ?
I
commenti dei nostri figli nello sdraiarsi su una cuccetta ?
Le
prestazioni (ahimè, solo dichiarate) ?
L’
ambizione di diventare comandante ?
Forse
il complesso di tutte queste motivazioni, che nulla però hanno a che vedere con
la fisica.
Infatti
né la bellezza, né l’ ariosità, né la notorietà, né i commenti, né le
prestazioni (dichiarate), né tantomeno l’ ambizione sono grandezze, quindi non
si possono misurare e non hanno una unità di misura.
Non
si può valutare l’ ambizione in pollici quadrati, né la bellezza in metri al
secondo.
Lo
si potrebbe fare per le prestazioni (velocità, accelerazioni, angoli di
sbandamento, inerzia al beccheggio) se queste fossero provate, ma se invece sono
solo dichiarate (come spessissimo viene fatto da chi vende la barca) alla fine è
come valutare l’ altezza della Torre Eiffel guardandola in una cartolina.
Così
ecco che la scelta della barca diventa in definitiva una faccenda solo psicologica
cioè, consentitemi, solo soggettiva.
Del
resto è anche giusto che sia così.
Di
tutte le ore che un equipaggio passa a bordo di una imbarcazione da diporto,
per quante riesce ad apprezzare il valore del modulo di elasticità del
tesa-base della randa ?
Probabilmente
mai, se non magari dopo la sesta crociera e solo “Quella volta in cui s’ è
alzato il maestrale e dovevamo andare a Portofalcondelvallo e la randa sembrava
un po’ spanciata… Ma se ne è accorto solo quello dell’ altra barca che navigava
insieme a noi”.
Mentre
invece avere il cassetto delle posate così vicino al sedile della dinette
permette di prendere il cavatappi senza doversi alzare “Hai visto che comodità ?
Pensa che questa barca ce l’ abbiamo da sei anni e me ne sono accorto solo ora
!”
E
non esiste un metodo oggettivo per valutare l’ approccio psicologico, proprio perché
è assolutamente personale.
Infatti
l’ unico modo per progredire lungo questo cammino di conoscenza consiste praticamente
in ciò che tutti noi quasi inconsapevolmente facciamo: comperiamo una prima
barca e poi cominciamo a fare confronti.
Così,
anno dopo anno, scopriamo che “quella è più larga, quella ha il frigo più
grande, quella va più forte a motore, quella ha più aria nella cabina di poppa,
quella ha il wc dove ci si spoglia meglio” e così via.
Inevitabilmente
questo “progredire confrontando” porta col tempo a cambiare barca, che non
significa per forza prenderla più grande, ma semplicemente prenderla “diversa
in qualcosa”.
DIGRESSIONE
ISTANTANEA
Ehm,
che a qualcuno non venga in mente di adottare lo stesso metodo nei riguardi
della moglie (o del marito); qui si sta parlando di barche sulle quali si
possono fare confronti.
La moglie (o il marito) non possono essere confrontati, a meno che non se ne
abbia più d’ uno.
Ma
in questo caso escludo che chi possa permettersi un harem sia anche il lettore
di questo sito.
FINE
DIGRESSIONE
Poi,
navigando e/o abitando nella nuova barca si scopre che quel “qualcosa in più”
che vi abbiamo in effetti trovato fa a pugni con un “qualcosa in meno” che ci è
apparso in tutta la sua evidenza: “Hai visto che luminosità in cucina adesso? Però
l’ altra aveva il frigo più a portata di mano”.
E
così si torna al confronto del confronto.
Senza
contare poi che la comodità di apertura del frigo può essere un fattore
importante per lei, ma non è detto che lo sia altrettanto per lui, oppure che
quella comodità che sembrava trascurabile quando si avevano 45 anni diventa essenziale
ora che se ne hanno 60.
Tutti
questi esempi che sono così fatali da condizionare il nostro rapporto con le
barche (passate, presenti e future) perdono però immediatamente di importanza
se succede un qualche guaio; e di guai a bordo non c’è che l’ imbarazzo della
scelta.
Il
GPS non si accende, l’ autopilota segna una rotta sbagliata, la sentina è
sempre bagnata, il motore vibra a 2767 giri, l’ autoclave non si spegne mai, il
frigo raffredda poco, il boma cigola, nella cabina di poppa c’è troppo caldo,
la temperatura del motore è troppo alta, quella del mare è troppo bassa….
Per
tornare all’ esempio riportato più sopra, se prima di Portofalcondelvallo il
tesa-base della randa improvvisamente si strappasse e l’ estremità del boma
liberata dalla tensione si mettesse ad oscillare e colpisse vostra figlia che
proprio in quel momento stava per portare il flacone di abbronzante alla mamma
stesa prua, e se a causa del colpo ricevuto vostra figlia sbattesse sullo
spigolo della seduta del pozzetto incrinandosi due costole e perdendo i due
incisivi superiori, che fareste ?
La
parte di ingegnere che è in voi emergerebbe con prepotenza, vi farebbe
impugnare il telefono e vi farebbe sfogare suppergiù così :
“Ma
come è possibile, una cima in Dyneema da 10 appena cambiata ! Ma no, praticamente nuova ! L’ ho presa questo inverno da
“Goditimare2000”. Eh sì, quello mi ha
spacciato il prestirato per Dyneema. Chissà…l’
avrà stoccato in mezzo ai topi. Quanto
tiene il Dyneema da 10 mm ? E il
poliestere ? Mah ci saranno stati 10
nodi di vento ! No, 8 ! Forse 15 ! No, non c’era onda. Macché raffiche ! Una bellissima giornata di
sole. Adesso mi sentono !”
Così
l’ ingegnere che è in voi prenderebbe le briglie della situazione e vi
trascinerebbe verso la mesta scoperta di aver bisogno di un avvocato e questi
vi convincerebbe della necessità di consultare un perito nautico.
Con
tale lavoro di equipe inizierebbe allora l’ indagine sulla bontà dei materiali
e degli accessori e sulle loro caratteristiche (tutte rigorosamente
misurabili), sulla loro posa in opera e sulla loro manutenzione (non misurabili
ma manipolabili da avvocati e periti); si consulterebbero riviste, web, forum,
amici che hanno avuto esperienze simili, insomma vi circondereste di persone e
di pareri per riuscire a scoprire alla fine “chi ha ragione”.
E
talvolta vi lascereste talmente trasportare da questa smania che finireste per varcare
le soglie dei tribunali dove, ovviamente, né gli avvocati, né i periti, né
tantomeno i giudici potranno darvi soddisfazione.
E
questo non tanto perché, dopo avervi fatto spendere molti più soldi del costo di
6 metri di Dyneema da 10, avranno sentenziato che Dyneema era o che Dyneema non
era (to be, or not to be), quanto perché le costole di nostra figlia si saranno
aggiustate ma gli incisivi no (bridge, or not bridge).
E’
possibile allora avere un cervello che sappia miscelare in modo corretto l’
emisfero nautico di dritta con quello di sinistra ? Che sia in grado cioè di
discernere evento per evento, volta per volta, istante per istante, come
reagire facendosi guidare sia dalle misure dei dati dell’ oggettività, sia dalle emozioni della soggettività ?
Sì,
credo sia possibile, vorrei parlarne in questo e nel prossimo articolo.
Credo
che quel che occorre sia l’ essere dotati del cervello di un diportista libero
di pensiero, cioè saggio….e come al solito ci sta bene un esempio di quel che vorrei
esprimere.
Vorrei
presentarvi Anacleto, il diportista saggio.
Anacleto
possiede un 36 piedi da crociera (circa 11 m di barca) di nome Lulù con cui ci
porta a spasso la famiglia.
Lulù
ha la drizza della randa con la calza sfilacciata in più punti, tant’ è che se
ne vede l’ anima e ogni volta che Anacleto issa la vela, dopo la prima bolina,
la randa scende di un bel po’ di centimetri lungo l’ inferitura.
Anacleto
decide di sostituire la drizza, ma non sa nulla, ma proprio nulla, di rigging
(ha scoperto su Wikipedia che si tratta della parte di nautica che si occupa di
scegliere e dimensionare gli accessori e le manovre fisse e correnti per
sostenere l’ albero e “far funzionare” le vele).
Così
l’ emisfero psicologico di Anacleto gli suggerisce di rivolgersi a un
Rigger…Già ma dove lo trovi un Rigger ?
La
cosa più semplice è andare in un negozio di accessori nautici.
Il problema è
che al negozio Anacleto troverà tanti rotoli di cime colorate con le etichette
dei prezzi e un signore gentile che dovrebbe consigliarlo sulla base di: “Ho
bisogno della drizza della randa per Lulù che è lunga 11 m”.
Il
commesso consiglierà sulla base di quello che ha sentito dire da chi gli ha
fornito il materiale e lascerà Anacleto imbarazzato nella scelta tra una cima
da 10 mm in Poliestere Prestirato da 2 euro al metro (carico di rottura 1200
Kg), e una cima da 10 mm in Spectra da 8 euro al metro (carico di rottura 4000
Kg).
Entrambe
sono assai belle: l’ una gialla con i puntini blu e l’ altra viola con i
puntini verdi.
Poiché
Lulù ha la tuga gialla, l’ emisfero psicologico di Anacleto propenderebbe per
la cima in Poliestere Prestirato perché meglio si abbinerebbe, ma Anacleto è un
diportista saggio e quindi vuole lasciare spazio anche all’ emisfero ingegneristico.
Alla
prima bolina Anacleto non vuole vedere le pieghe sulla randa, quindi non vuole
che la drizza si allunghi troppo quando è sotto carico.
Quindi
Anacleto non vuole sapere quanto regge la drizza (come sta tentando di fare il
venditore leggendo i carichi di rottura dei varia diametri): ad Anacleto del
carico di rottura non gliene frega niente perché la parte di ingegnere che è in
lui gli dice che non deve tirare su un trattore dal fosso; vorrebbe piuttosto conoscere di quanto quella
drizza si dilata, cioè di quanti centimetri deve essere stirata prima che riesca
a spostare il trattore dal fosso.
Così,
nel web, Anacleto scopre che la grandezza della fisica che misura ciò si chiama
modulo di elasticità (E) e che per il Poliestere più o meno prestirato vale
intorno a 700-800.000 Kg/cmq, mentre per lo Spectra vale circa 1.400-1.800.000
Kg/cmq (cioè circa il doppio).
Anacleto
non conosce le formule fisiche della teoria dell’ elasticità, però ama
ragionare e confrontando i valori di E già capisce che, a parità di diametro e
di forza che tira, la cima in Poliestere rispetto a quella in Spectra si
dilaterà del doppio.
Quindi
se non vuole che la drizza si dilati troppo quando cazza la randa di bolina
stretta, dovrà orientarsi sullo Spectra.
Sì,
ma occorrerà una cima da 10 mm, basterà da 8, oppure occorrerà da 12 ?
L’
emisfero ingegneristico di Anacleto esclude a priori il diametro da 6 mm,
perché è un diametro troppo sottile per essere alato a mano, ma per fare la
scelta occorrerà qualche altra nozione in più che Marco Scarpa ha tutta l’
intenzione di pubblicare il mese prossimo.
Dove
?
Ma
in questo sito, perbacco…e dove sennò !