ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
AGOSTO 2015

GLI EMISFERI DI DRITTA E DI SINISTRA  - 1

Ovvero: un po' di chiacchiere sul nostro essere poco marinai

Continuando il discorso sui corsi di auto-aggiornamento tenuti dentro ciascuno di noi per iniziativa della nostra Santa Buona Volontà, mi sono accorto che la parte del nostro cervello che si occupa di nautica non è univoca, ma sdoppiata.
In effetti non sono un medico né tantomeno un neurologo, pertanto non so dirvi se questa parte si trovi nell’ emisfero di dritta o in quello di sinistra, né a quante miglia disti dall’ ipofisi, però son certo che essa (la parte che si occupa di nautica) si componga di due approcci nel pensare e considerare gli eventi ben distinti tra loro: quello psicologico e quello tecnologico.
Più passano gli anni, inoltre, più mi convinco che il primo sia più importante del secondo (eppure come ingegnere dovrei pensare al contrario).
Poiché come al solito sono un po’ involuto nelle premesse cercherò di spiegarmi meglio, come disse il boia a Robespierre prima di procedere a seguitare col suo lavoro….
Nell’ attimo in cui ciascuno di noi ha fatto la scelta della barca che ha comperato (perché dopo svariati tentennamenti alla fine si è trattato di un attimo) che cosa è andato a verificare ?
Qualcuno è andato a scoprire le calze delle manovre correnti per vedere com’ erano le condizioni delle anime verificando di che materiale erano composte ?
Qualcuno è andato a indagare, risalendo la filiera e la logistica, sulla provenienza dell’ acciaio inox di cui erano fatte draglie e candelieri ?
Qualcuno è andato a sezionare una parte del fasciame (o del guscio) per sottoporre a carico di rottura il materiale e le fibre più o meno legnose, o vetrose o aramidiche di cui era composto ?
Credo proprio che le risposte siano negative anche perché, in qualche caso, si sarebbe trattato di prove distruttive e quindi non concesse da colui che quella barca cercava di vendere.
Orbene, allora che cosa in quell’ attimo ha scatenato la propensione all’ acquisto proprio di quella barca ?
Ecco, a questo punto l’ emisfero in cui si affollano i “neuroni ingegneristici” (che comunque dentro di noi esiste, vuoi a dritta vuoi a sinistra) ha gettato la spugna e si è fatto surclassare dall’ emisfero in cui è massima la densità dei “neuroni psicologici”.
Infatti che cosa ha condizionato quell’ attimo rendendolo decisivo ?
La bellezza delle linee dello scafo ?
L’ ariosità degli interni ?

La notorietà del cantiere di produzione ?
I commenti dei nostri figli nello sdraiarsi su una cuccetta ?
Le prestazioni (ahimè, solo dichiarate) ?
L’ ambizione di diventare comandante ?
Forse il complesso di tutte queste motivazioni, che nulla però hanno a che vedere con la fisica.
Infatti né la bellezza, né l’ ariosità, né la notorietà, né i commenti, né le prestazioni (dichiarate), né tantomeno l’ ambizione sono grandezze, quindi non si possono misurare e non hanno una unità di misura.
Non si può valutare l’ ambizione in pollici quadrati, né la bellezza in metri al secondo.
Lo si potrebbe fare per le prestazioni (velocità, accelerazioni, angoli di sbandamento, inerzia al beccheggio) se queste fossero provate, ma se invece sono solo dichiarate (come spessissimo viene fatto da chi vende la barca) alla fine è come valutare l’ altezza della Torre Eiffel guardandola in una cartolina.
Così ecco che la scelta della barca diventa in definitiva una faccenda solo psicologica cioè, consentitemi, solo soggettiva.
Del resto è anche giusto che sia così.
Di tutte le ore che un equipaggio passa a bordo di una imbarcazione da diporto, per quante riesce ad apprezzare il valore del modulo di elasticità del tesa-base della randa ?
Probabilmente mai, se non magari dopo la sesta crociera e solo “Quella volta in cui s’ è alzato il maestrale e dovevamo andare a Portofalcondelvallo e la randa sembrava un po’ spanciata… Ma se ne è accorto solo quello dell’ altra barca che navigava insieme a noi”.
Mentre invece avere il cassetto delle posate così vicino al sedile della dinette permette di prendere il cavatappi senza doversi alzare “Hai visto che comodità ? Pensa che questa barca ce l’ abbiamo da sei anni e me ne sono accorto solo ora !”

   

E non esiste un metodo oggettivo per valutare l’ approccio psicologico, proprio perché è assolutamente personale.
Infatti l’ unico modo per progredire lungo questo cammino di conoscenza consiste praticamente in ciò che tutti noi quasi inconsapevolmente facciamo: comperiamo una prima barca e poi cominciamo a fare confronti.
Così, anno dopo anno, scopriamo che “quella è più larga, quella ha il frigo più grande, quella va più forte a motore, quella ha più aria nella cabina di poppa, quella ha il wc dove ci si spoglia meglio” e così via.
Inevitabilmente questo “progredire confrontando” porta col tempo a cambiare barca, che non significa per forza prenderla più grande, ma semplicemente prenderla “diversa in qualcosa”.
DIGRESSIONE ISTANTANEA
Ehm, che a qualcuno non venga in mente di adottare lo stesso metodo nei riguardi della moglie (o del marito); qui si sta parlando di barche sulle quali si possono fare confronti.
La moglie (o il marito) non possono essere confrontati, a meno che non se ne abbia più d’ uno.
Ma in questo caso escludo che chi possa permettersi un harem sia anche il lettore di questo sito.
FINE DIGRESSIONE
Poi, navigando e/o abitando nella nuova barca si scopre che quel “qualcosa in più” che vi abbiamo in effetti trovato fa a pugni con un “qualcosa in meno” che ci è apparso in tutta la sua evidenza: “Hai visto che luminosità in cucina adesso? Però l’ altra aveva il frigo più a portata di mano”.

 

E così si torna al confronto del confronto.
Senza contare poi che la comodità di apertura del frigo può essere un fattore importante per lei, ma non è detto che lo sia altrettanto per lui, oppure che quella comodità che sembrava trascurabile quando si avevano 45 anni diventa essenziale ora che se ne hanno 60.
Tutti questi esempi che sono così fatali da condizionare il nostro rapporto con le barche (passate, presenti e future) perdono però immediatamente di importanza se succede un qualche guaio; e di guai a bordo non c’è che l’ imbarazzo della scelta.
Il GPS non si accende, l’ autopilota segna una rotta sbagliata, la sentina è sempre bagnata, il motore vibra a 2767 giri, l’ autoclave non si spegne mai, il frigo raffredda poco, il boma cigola, nella cabina di poppa c’è troppo caldo, la temperatura del motore è troppo alta, quella del mare è troppo bassa….
Per tornare all’ esempio riportato più sopra, se prima di Portofalcondelvallo il tesa-base della randa improvvisamente si strappasse e l’ estremità del boma liberata dalla tensione si mettesse ad oscillare e colpisse vostra figlia che proprio in quel momento stava per portare il flacone di abbronzante alla mamma stesa prua, e se a causa del colpo ricevuto vostra figlia sbattesse sullo spigolo della seduta del pozzetto incrinandosi due costole e perdendo i due incisivi superiori, che fareste ?
La parte di ingegnere che è in voi emergerebbe con prepotenza, vi farebbe impugnare il telefono e vi farebbe sfogare suppergiù così :
“Ma come è possibile, una cima in Dyneema da 10 appena cambiata !   Ma no, praticamente nuova !   L’ ho presa questo inverno da “Goditimare2000”.   Eh sì, quello mi ha spacciato il prestirato per Dyneema.   Chissà…l’ avrà stoccato in mezzo ai topi.   Quanto tiene il Dyneema da 10 mm ?   E il poliestere ?   Mah ci saranno stati 10 nodi di vento !    No, 8 !   Forse 15 !   No, non c’era onda.   Macché raffiche ! Una bellissima giornata di sole.   Adesso mi sentono !”
Così l’ ingegnere che è in voi prenderebbe le briglie della situazione e vi trascinerebbe verso la mesta scoperta di aver bisogno di un avvocato e questi vi convincerebbe della necessità di consultare un perito nautico.

Con tale lavoro di equipe inizierebbe allora l’ indagine sulla bontà dei materiali e degli accessori e sulle loro caratteristiche (tutte rigorosamente misurabili), sulla loro posa in opera e sulla loro manutenzione (non misurabili ma manipolabili da avvocati e periti); si consulterebbero riviste, web, forum, amici che hanno avuto esperienze simili, insomma vi circondereste di persone e di pareri per riuscire a scoprire alla fine “chi ha ragione”.
E talvolta vi lascereste talmente trasportare da questa smania che finireste per varcare le soglie dei tribunali dove, ovviamente, né gli avvocati, né i periti, né tantomeno i giudici potranno darvi soddisfazione.
E questo non tanto perché, dopo avervi fatto spendere molti più soldi del costo di 6 metri di Dyneema da 10, avranno sentenziato che Dyneema era o che Dyneema non era (to be, or not to be), quanto perché le costole di nostra figlia si saranno aggiustate ma gli incisivi no (bridge, or not bridge).

E’ possibile allora avere un cervello che sappia miscelare in modo corretto l’ emisfero nautico di dritta con quello di sinistra ? Che sia in grado cioè di discernere evento per evento, volta per volta, istante per istante, come reagire facendosi guidare sia dalle misure dei dati dell’ oggettività, sia  dalle emozioni della soggettività ?
Sì, credo sia possibile, vorrei parlarne in questo e nel prossimo articolo.
Credo che quel che occorre sia l’ essere dotati del cervello di un diportista libero di pensiero, cioè saggio….e come al solito ci sta bene un esempio di quel che vorrei esprimere.
Vorrei presentarvi Anacleto, il diportista saggio.
Anacleto possiede un 36 piedi da crociera (circa 11 m di barca) di nome Lulù con cui ci porta a spasso la famiglia.
Lulù ha la drizza della randa con la calza sfilacciata in più punti, tant’ è che se ne vede l’ anima e ogni volta che Anacleto issa la vela, dopo la prima bolina, la randa scende di un bel po’ di centimetri lungo l’ inferitura.
Anacleto decide di sostituire la drizza, ma non sa nulla, ma proprio nulla, di rigging (ha scoperto su Wikipedia che si tratta della parte di nautica che si occupa di scegliere e dimensionare gli accessori e le manovre fisse e correnti per sostenere l’ albero e “far funzionare” le vele).
Così l’ emisfero psicologico di Anacleto gli suggerisce di rivolgersi a un Rigger…Già ma dove lo trovi un Rigger ?
La cosa più semplice è andare in un negozio di accessori nautici.
Il problema è che al negozio Anacleto troverà tanti rotoli di cime colorate con le etichette dei prezzi e un signore gentile che dovrebbe consigliarlo sulla base di: “Ho bisogno della drizza della randa per Lulù che è lunga 11 m”.
Il commesso consiglierà sulla base di quello che ha sentito dire da chi gli ha fornito il materiale e lascerà Anacleto imbarazzato nella scelta tra una cima da 10 mm in Poliestere Prestirato da 2 euro al metro (carico di rottura 1200 Kg), e una cima da 10 mm in Spectra da 8 euro al metro (carico di rottura 4000 Kg).
Entrambe sono assai belle: l’ una gialla con i puntini blu e l’ altra viola con i puntini verdi.
Poiché Lulù ha la tuga gialla, l’ emisfero psicologico di Anacleto propenderebbe per la cima in Poliestere Prestirato perché meglio si abbinerebbe, ma Anacleto è un diportista saggio e quindi vuole lasciare spazio anche all’ emisfero ingegneristico.
Alla prima bolina Anacleto non vuole vedere le pieghe sulla randa, quindi non vuole che la drizza si allunghi troppo quando è sotto carico.
Quindi Anacleto non vuole sapere quanto regge la drizza (come sta tentando di fare il venditore leggendo i carichi di rottura dei varia diametri): ad Anacleto del carico di rottura non gliene frega niente perché la parte di ingegnere che è in lui gli dice che non deve tirare su un trattore dal fosso;  vorrebbe piuttosto conoscere di quanto quella drizza si dilata, cioè di quanti centimetri deve essere stirata prima che riesca a spostare il trattore dal fosso.
Così, nel web, Anacleto scopre che la grandezza della fisica che misura ciò si chiama modulo di elasticità (E) e che per il Poliestere più o meno prestirato vale intorno a 700-800.000 Kg/cmq, mentre per lo Spectra vale circa 1.400-1.800.000 Kg/cmq (cioè circa il doppio).
Anacleto non conosce le formule fisiche della teoria dell’ elasticità, però ama ragionare e confrontando i valori di E già capisce che, a parità di diametro e di forza che tira, la cima in Poliestere rispetto a quella in Spectra si dilaterà del doppio.
Quindi se non vuole che la drizza si dilati troppo quando cazza la randa di bolina stretta, dovrà orientarsi sullo Spectra.
Sì, ma occorrerà una cima da 10 mm, basterà da 8, oppure occorrerà da 12 ?
L’ emisfero ingegneristico di Anacleto esclude a priori il diametro da 6 mm, perché è un diametro troppo sottile per essere alato a mano, ma per fare la scelta occorrerà qualche altra nozione in più che Marco Scarpa ha tutta l’ intenzione di pubblicare il mese prossimo.
Dove ?
Ma in questo sito, perbacco…e dove sennò !


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