Quando
ero molto più giovane mi divertivo con le derive a navigare per
qualche ora al giorno nella stagione estiva; poi, da
circa una ventina d’ anni, puntualmente navigo per circa 400
miglia all’
anno.
Tralasciando gli anni della gioventù, il totale è di circa 8000 miglia.
Orbene, per
chi fa qualche sporadica uscita in barca 8000 M potrà sembrare
un valore altissimo, per coloro
invece che in mare ci vanno per professione (sia a vela che su un
mercantile)
8000 miglia sono più o meno l' equivalente di uno sputo o (come
ho sentito dire in un film) l' equivalente di una scorreggia in un
uragano...
Tuttavia
anche a queste persone 957.995 miglia fanno paura.
Novecentocinquantasettemilanovecentonovantacinque
sono le miglia marine che ha percorso rigorosamente solo a vela il Cutty Sark, forse
l’ ultima nave commerciale che andasse veramente e solo con la forza del vento.
Questi
alcuni suoi numeri: è nato in Scozia nel 1869, con 963 tonn di stazza, quasi 65 metri
di lunghezza, quasi 11 di larghezza, poco più di 6 metri di pescaggio e una
cinquantina di metri di altezza di alberatura.
Con
una lunghezza al galleggiamento di oltre 50 m che, come assicura la ben nota
formula della navigazione in regime di dislocamento, comporta una velocità
massima di 17 nodi, il Cutty Sark era in grado di raggiungere e mantenere tale
prestazione, tanto che era in grado spesso di coprire le 300 miglia
giornaliere.
Nella stiva del Cutty Sark oggi
Iniziò
la sua attività come Clipper per il trasporto del the dalla Cina all’
Inghilterra, per finirla poi come trasportatore di lana dall’ Australia.
L’
ultimo suo comandante, il cap. Woodget, riuscì a fargli compiere la traversata
Sidney Londra - naturalmente via Capo Horn - in 73 giorni !
Una
terribile macchina da corsa di acciaio e legno con la stiva sempre il più piena
possibile, così lontana dalle fibre di carbonio e dall’ alleggerimento ad ogni
costo di questi ultimi anni.
Una
nave fortunata per i suoi record, ma sfortunata per la sua epoca di attività perché
ormai troppo vicina alla navigazione a motore e alle caldaie mangia legna e
carbone.
Eppure
una nave estremamente piena di fascino.
Lo
scorso novembre, andando a trovare mia figlia che vive con suo marito a Islands
Garden, il quartiere di Londra esattamente sull’ altra sponda del Tamigi di
fronte a Greenwich, ho avuto il piacere di andarlo a visitare.
Già,
perché ora il Cutty Sark giace a Greenwich, sostenuto da un poderoso telaio di
acciaio che lo ha trasformato in un museo.
Le
foto che allego diranno molto di più di ciò che riesco a dirvi io con queste
righe, tuttavia alcune cose mi hanno decisamente impressionato.
Il museo costruito attorno al Cutty Sark e la sua impressionante chiglia
Innanzitutto
credevo che lo scafo fosse tutto di legno, invece tutte le ordinate e i bagli sono
metallici rivestiti con fasciame e coperta in legno.
Anche
gli alberi sono metallici.
Le
linee d’ acqua fanno sensazione, da qualsiasi parte le si osservi: la chiglia
sembra una linea retta che non finisce mai !
La prua pare che dica: “Togliti di
lì che devo passare”, le chiusura di poppa sono nello stesso tempo potenti e
affilate.
La parte sommersa della prua e un particolare dell' alberatura con una figura sul primo pennone dell' albero di trinchetto
Insomma
uno scafo dislocante curato nelle forme per essere veloce “che più di così non
si può”.
All’
interno ci sono la stiva, un ponte e sopra il ponte la coperta.
Sul
ponte a prua erano previsti gli alloggi dei marinai, ma poiché alla chiamata
per le manovre dovevano salire tutti lungo un’ unica scaletta e si creavano
ingorghi e ritardi (!), ne venne spostato l’ alloggio in coperta, tra l’ albero
di trinchetto e di maestra, accanto alla cucina.
Subito
a poppa dell’ albero di mezzana c’è il cassero (l’ armo è a nave, con tre
alberi: trinchetto, maestra e mezzana) dove è posta la cabina degli ufficiali,
con il quadrato e gli alloggi.
Questi
sono talmente ridotti di dimensioni che non sono riuscito a fotografarli….figuratevi
quelli per l’ equipaggio !
Il quadrato e la vite senza fine della timoneria
Mi
ha fatto impressione il meccanismo della timoneria: dato che la pala del timone
è molto piccola (in proporzione alla lunghezza della nave) significa che il
Cutti Sark, come tutti i buoni velieri, era molto stabile di rotta, quindi
tutti i meccanismi dovevano servire per riuscire manualmente a far ruotare la pala
il cui peso e i cui attriti dovevano essere veramente forti.
Non
credo si possa affermare che a bordo ci fosse qualcuno che se la passasse bene:
forse nella Royal Navy, cioè nella marina militare, esistevano nella fruizione
degli spazi e nella bontà (sigh!) dell’ alimentazione delle grosse disparità
tra ufficiali ed equipaggio (anche se la carne salata e avariata e i topi
facevano spesso comunque parte della dieta), ma qui anche lo stesso comandante
non è che godesse di chissà quali privilegi in più rispetto al resto delle
persone imbarcate; da quanto ho potuto vedere essi (i privilegi) si limitavano
solo alla toilette in un locale al coperto e al fatto di potere dormire da solo.
Nota
devastante: l’ equipaggio aveva diritto solo a un pasto giornaliero.
Una
passeggiata per Greenwich, paese meno frenetico di Londra (dove,
secondo me,
sono tutti più o meno fuori di testa ma si sanno vendere bene e
soprattutto cercano di fregarsi a vicenda molto più di noi) mi
ha permesso di visitare :
-
il Museo Navale dove ci si potrebbe passare una intera giornata,
-
un Pub, dove mio sono arrischiato a mangiare la specialità del posto (Fish and
Chips, merluzzo impanato e patate fritte: gustosissimo, ma la crosta fritta ha
bisogno di tutte le canoniche tre ore per essere digerita…meglio non abusare),
-
le vetrine di “Nauticalia”, il negozio di accessori nautici più vicino al
meridiano fondamentale (Long. 00° 00,4’
W),
-
e “The Royal Osservatory”, dove passa quella linea immaginaria che collega i
poli (e che tanta fatica è costata ai fabbricanti di cronometri ai primi dell’
‘800).
DIGRESSIONE...LONGITUDINALE
Non
è che i fabbricanti di cronometri abbiano fatto fatica per dipingere per terra
il meridiano fondamentale, è che la faccenda della misura della Longitudine è
stato un traguardo molto difficile da raggiungere.
Durante
i secoli delle grandi scoperte la navigazione avveniva perlopiù lungo i
paralleli (si navigava seguendo il sole dall’ alba al tramonto, come fece
Cristoforo Colombo) ma fare il punto tracciando un meridiano era un problema
insormontabile: non avendo infatti un cronometro preciso (per la verità nemmeno
un modesto orologio) non si poteva sapere quanto tempo era trascorso tra l’
osservazione del sole allo zenith sul posto dove si era e lo scoccare del
mezzogiorno sul meridiano fondamentale, cioè l’ ora di Greenwich.
In
tal modo non si poteva calcolare quanta strada separava il punto dove si era
dal meridiano di Greenwich, cioè quale angolo si era percorso lungo un
parallelo (in altre parole quale era la Longitudine).
Vi
rimando, se vi interessa, al libro “LONGITUDINE” di Dava
Sobel edizioni BUR, senza che io stia qui a dilungarmi in questa nostra
epoca dove il GPS la fa da padrone e
le coordinate per fare il punto nave sembrano roba da cavernicoli.
Riporto solo quanto scritto nel retro della copertina del libro:
"Nel 1714
il Parlamento inglese offrì una ricompensa di 20.000 sterline in
oro a chi avesse scoperto come determinare la longitudine di una nave
nell'oecano e questo perchè astronomi famosi come Galileo,
Cassini, Huygens, Newton e Halley avevano cercato invano una soluzione,
rivolgendosi alla luna e alle stelle. Stimolati dalla posta in palio,
altri (scienziati, dilettanti, inventori) avanzarono proposte del tutto
bizzarre.
Fu un
orologiaio autodidatta, l' inglese Jhon Harrison, a trovare la
soluzione: bastava che ogni nave fosse equipaggiata con un cronometro
in grado di segnare sempre l' ora "esatta", quella di Londra, ad
esempio, e un semplice confronto con l' ora locale avrebbe
istantaneamente fornito il valore della longitudine."
FINE
DELLA DIGRESSIONE… LONGITUDINALE
Tornando
al Cutty Sark, all’ interno della sua stiva che ora praticamente è tutta
foderata con le ricostruzioni delle cassette di legno che contenevano le foglie
del the in tutte le loro varianti aromatiche, sono stati ricavati degli spazi
per videogiochi, documenti e proiezioni.
Il
videogioco è una specie di gara tra voi e il cap. Woodget nella rotta
Sidney-London, i documenti sono estratti dei giornali di bordo e della stampa
dell’ epoca, le proiezioni (in bianco e nero) ritraggono momenti della vita di
bordo anche molto impressionanti.
Un video gioco pemette di sfidare il cap. Woodget... si fa per dire, naturalmente !
Le
vite dei marinai appese ai pennoni, mentre con le braccia svolgono il loro
durissimo lavoro per sbrogliare e imbrogliare centinaia di metri quadrati di
tela, fanno meditare assai sul confronto tra le condizioni di navigazione di ieri
e di oggi !
Queste
sono immagini vere degli uomini ai pennoni e a cavalcioni delle catene a
prua per fare manutenzione....Leggi antinfortunistiche ?
Eppure si muore molto di più oggi nei cantieri edili che una volta a bordo delle navi....
Quindi,
tanto di cappello, Cutty Sark !
958
mila miglia significano circa 26 volte il giro del mondo.
Più
o meno il tempo che il mio stomaco ha impiegato a elaborare l’ impanatura del
Fish insieme alle Chips.
Non solo le braccia, ma anche gli stomaci dei marinai di oggi non sono più come
quelli dei marinai di una volta !
Soprattutto
se sono marinai Mediterranei e non Anglosassoni…