ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
AGOSTO 2017


DRAGAGGI

 “Quando uno comincia a scrivere sulla burocrazia significa che non ha più nulla da dire”....
E’ una frase triste, ma purtroppo realistica…quando si è raccontato molto di barche, di sogni, di psicologia, di materiali, di rotte, di compravendite, di guai, di soddisfazioni, di onde, di burrasche, ecc.  purtroppo vien voglia di sfogarsi con la burocrazia!
La burocrazia è un argomento su cui è facilissimo sfogare il proprio malcontento così come è altrettanto facile non riuscire a risolvere assolutamente nulla, perché di fronte alla macchina statale siamo ahinoi del tutto impotenti…(e qualcuno non mi venga a dire che basta votare in un altro modo, perché “votare” nel nostro bel paese purtroppo non equivale a “scegliere”…)
Tuttavia permettetemi di dire qualcosa su questo argomento....Hai visto mai che, dato che la legge ammette che un figlio di non-si-sa-chi possa avere due padri ma nessuna madre o due madri ma nessun padre, qualcuno magari possa trovare qualche spunto per “riuscire a fare qualcosa”.


Una delle tante “burocrazie” che non capisco nella pubblica amministrazione del nostro bel paese (per i distratti intendo l’ Italia) è la “burocrazia dei dragaggi”.
Dragare significa abbassare la quota del fondo di un bacino idraulico naturale attraverso l’ escavo dei materiali depositati sul fondo.
Naturalmente lo scopo di queste operazioni è sempre di carattere commerciale…di per sé la natura non ne ha bisogno: la natura non ci chiede di usare le navi per trasportare di tutto e di trovar loro un posto per farle attraccare, né di adoperare le nostre barchette da diporto per goderci la vita e di legarle da qualche parte, né di aiutare a far scorrere la portata di piena di un fiume attraverso una pianura, perché tanto essa si arrangia da sola modificando il paesaggio come e quando vuole.
Quindi il dragaggio è solo e soltanto una esigenza nostra di uomini, legata alle nostre attività commerciali, o di piacere, o residenziali (quest’ ultima nel caso di zone alluvionabili).

    

Detto ciò parrebbe logico o quantomeno intelligente far in modo che questa operazione fosse la più semplice possibile (dato che vogliamo risponda proprio ad una nostra umana esigenza)… Perché – consentitemi - è veramente da scemi far di tutto per complicarsi il raggiungimento proprio di quello scopo che da sé stessi si è posto come meta da raggiungere…è come bere da una bottiglia senza fondo quando si è assetati….Eppure!
Iniziamo…..
Se non lo sapete c’è una sentenza del Consiglio di Stato che dice:

Sentenza del Consiglio di Stato n. 6488/2012                                     
Il porto turistico è una opera pubblica e un servizio pubblico di rilevanza economica.
Il Consiglio di Stato, alle prese con una complessa vicenda che ha riguardato il Porto di Tropea, ha evidenziato come la normativa di settore relativa alle strutture per nautica da diporto di cui al D.P.R. 2 dicembre 1997 n. 509, nella quale sono compresi i porti turistici, non lasci dubbi in merito alla classificazione di questi ultimi come opere di “rilevante interesse pubblico”, a cui applicare la disciplina pubblicistica in materia di appalti.

 

Interessante e ineccepibile!
Però il D.P.R. citato (509/1997) che regola la disciplina del procedimento di concessione di beni del demanio marittimo per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto a norma dell’ art. 20 comma 8 della L. 15 marzo 1997 n° 59, afferma che i soggetti che approvano i progettii
sono una conferenza dei servizi composta da:
a)    
la regione;  
b)    
il comune;  
c)    
la circoscrizione doganale;  
d)    
l’ autorità competente al rilascio della concessione demaniale;  
e)    
l’ ufficio del genio civile opere marittime;
f)     
l’ ufficio del territorio del ministero delle finanze;  
g)    
altre amministrazioni (per esempio l’ ASSL che per i dragaggi rilascia il parere chimico-fisico, o la Soprintendenza regionale ai beni artistici e paesaggistici, o naturalmente e dulcis in fundo l' Ufficio Marittimo competente per territorio (Capitaneria, Ufficio Circondariale, Ufficio Locale)).
Si comprende bene che ottenere il parere favorevole da tutti è una impresa enorme, anche perchè  - perlomeno nel caso dei dragaggi - tali enti NON si riuniscono in una conferenza dei servizi, ma esprimono pareri del tutto indipendentemente uno dall'altro.
Considerando poi i tempi necessari perché tutti esaminino e tutti giudichino, si arriva facilmente ad ottenere che per eseguire dei lavori di dragaggio - che per molti siti interessati da elevato trasporto solido legato alle mareggiate sono stagionali o non prevedibili o talvolta quasi improvvisi - le barche siano costrette a starsene ferme all’ ormeggio per tutta una stagione (o anche per più stagioni).
Nel 1997 fu il Presidente delle Repubblica Oscar Luigi Scalfaro che ha firmò il D.P.R….
Ma questo signore ritiene di aver scritto e approvato una cosa intelligente?

Certo il D.P.R. ha valenza generale, prende infatti in considerazione anche la costruzione di un porto turistico dal nulla e ciò può essere un progetto ambizioso, impattante e/o non gradito, quindi suscettibile di pareri diversi…Ma dragare il canale di accesso di un porto turistico esistente che danno può arrecare alla collettività ?
L’ unico problema può dipendere dalla discarica di materiale eventualmente inquinante infatti, a seconda del bacino idraulico interessato dal dragaggio (fiume, lago, laguna, mare), i materiali sul fondo possono essere di natura diversa, sia naturali sia altamente inquinanti.
Quindi sul fatto che sia necessario eseguire dei prelievi e delle analisi chimico-fisiche prima di eseguire il dragaggio nessuno ha nulla da obiettare e pertanto il nulla osta dell’ ASSL ci sta.
Ma la regione, il comune, la circoscrizione doganale, l’ autorità competente al rilascio della concessione demaniale, l’ ufficio del genio civile opere marittime, l’ ufficio del territorio del ministero delle finanze, la Soprintendenza regionale ai beni artistici e paesaggistici, la Capitaneria di porto perché dovrebbero essere contrari ?
Perché non dovrebbe far piacere agli enti sopracitati che per esempio, come spesso succede, un privato si accollasse l’ onere della manutenzione di un accesso ad un porto ?
Perché serve il loro consenso, se si tratta di una operazione ovvia ed anzi auspicata dal Consiglio di Stato dato che “il porto turistico è una opera pubblica e un servizio pubblico di rilevanza economica” ?
Perchè non è sufficiente una comunicazione ?
Perché far perdere tempo e risorse sia a chi richiede che a chi esprime il parere ?

 

Ma le assurdità non finiscono qui…
Le raccomandazioni tecniche che seguono sono parte integrante del Decreto Interministeriale del 14.04.1998, del DPR del 02.12.1997 n° 509, della Legge 15 marzo 1997 n° 59:

Le presenti raccomandazioni tecniche costituiscono gli aggiornati “standard di settore” prodotti dall’Associazione Internazionale Permanente dei Congressi di Navigazione” (ora “Associazione
internazionale di navigazione”), come riportato all’allegato 1 – punto 1 – 3° capoverso e all’allegato 2 – punto 1 – 3° capoverso del Decreto Interministeriale del 14.04.1998 “Approvazione di requisiti per la redazione di progetti da allegare ad istanze di concessione demaniale marittima per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto”.

Detti progetti (di livello preliminare e definitivo) sono quelli previsti rispettivamente dall’art. 3 – comma 2 e dall’art. 6 del DPR del 02.12.1997 n° 509 “Regolamento recante disciplina del procedimento di concessione di beni del demanio marittimo per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto, a norma dell’articolo 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997, n° 59”.
Con voto del 27.02.2002 n.212 la terza Sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha espresso parere favorevole sulle raccomandazioni tecniche di che trattasi….

ESTRATTO: A2. Canale d’accesso al porto
La esecuzione di un canale di accesso in fondali sabbiosi o limosi presenta problemi di mantenimento nel tempo se realizzato all’interno della “fascia attiva”, sensibile ai fenomeni di modellazione morfologica per effetto del trasporto solido, con gli inevitabili riflessi sulla sicurezza della navigazione.                                                                                                                                 In Italia, generalmente, la profondità di chiusura della “fascia attiva” ricade tra i -6 ? -9 m rispetto al l.m.m.   In ogni caso, si suggerisce di condurre un attento studio rivolto a quantificare la frequenza dei dragaggi necessari al mantenimento del canale ed i conseguenti oneri economici.     Caratteristiche geometriche raccomandate (relative alla più grande imbarcazione che si prevede possa essere ospite del porto, tenuto conto della eventuale funzione del porto medesimo quale rifugio per imbarcazioni da diporto in difficoltà, in mancanza di un vicino porto più grande):
larghezza  (calcolata alla quota di fondo): indicativamente non inferiore a 5 volte la larghezza della più grande imbarcazione (per doppio senso di circolazione);
profondità  (rispetto al l.m.m.): immersione dell’imbarcazione più grande, aumentata della somma di metà dell’altezza dell’onda massima che si può presentare in corrispondenza dell’imboccatura, del valore medio delle basse maree sizigiali, degli effetti barici, di un franco sotto-chiglia (pari al 15% della immersione della imbarcazione più grande, e comunque non meno di 0,3 m per fondali sabbiosi o limosi e non meno di 0,6 m per fondali rocciosi).
Indicativamente, la profondità del canale d’accesso non può essere inferiore a -3,0 m dal l.m.m.;

pendenza delle scarpate: la verifica geotecnica di stabilità globale delle scarpate deve garantire un
coefficiente di sicurezza non inferiore a 1.5.

Leggendo io capisco che, a seconda degli eventi atmosferici che possono in qualche modo modificare larghezza profondità e pendenza delle scarpate, un ente (pubblico o privato) ha il dovere di mantenere quelle caratteristiche geometriche per un canale di accesso ad un porto turistico, affinché questo sia possa considerare tale.
Praticamente significa che se c’è un porto turistico con posti barca al massimo di 10 m di lunghezza, quindi con la possibilità di ingresso e ormeggio di barche con un pescaggio di m 1.80, con un’ onda massima presentabile all’ imboccatura di 1 m, con un valore medio delle basse maree sigizali di m – 0.40, un valore di effetto barico di m 0.10, c’è bisogno di assicurare una profondità del canale di accesso di m (1.80 + 0.50 + 0.40 + 0.10 + 0.30) = 3.10 m
Infatti l’ ultima riga delle raccomandazioni tecniche parla di profondità non inferiore a -3,0 m dal l.m.m.
Caro Stato che rappresenti la collettività con tutti i suoi interessi di cui sopra, innanzitutto se obblighi al mantenimento di certi parametri geometrici per gli accessi a un porto turistico definendolo opera pubblica e servizio pubblico di rilevanza economica” dovresti pensarci tu…
Se però non ne hai le risorse economiche e allora possiamo pensarci noi privatamente come associazioni che gestiscono le darsene, perché mai ci ostacoli in tutti i modi per fare detta manutenzione?

Vedi, caro Stato, io non posso e non voglio qui trattare tutti i casi possibili di cui non conosco nemmeno l’ esistenza (per esempio potrebbe succedere che esista un porto turistico abusivo gestito dalla criminalità organizzata che ne dragasse il fondo per ampliarlo a suo piacimento e poi scaricasse i fanghi in piazza del duomo a Milano); certo sarebbe possibile, ma io non sto da quella parte, né voglio incoraggiare nessuno a fare questo.
Io posso e voglio qui trattare i casi (e sono molti) di darsene e porti turistici in alto Adriatico che sono soggetti ad insabbiamento annuale e che ogni anno eseguono le stesse analisi chimico-fisiche ritrovando quella stessa sabbia che le onde accarezzano e spostano dal mare alle lagune e viceversa.
Sono quelle stesse sabbie con cui da centinaia di anni la repubblica di Venezia si trovava ad aver a che fare, quelle stesse sabbie che per essere scavate e trasportare altrove (spesso sulla stessa battigia dei litorali erosi delle spiagge) quel qualcuno che se ne vuole assumere gli oneri deve ogni anno richiedere i permessi di a), b), c), d), e), f)…..
Non solo, gli Uffici Marittimi (consapevoli che il Nord-Est d' Italia sia stato più volte bombardato durante i due ultimi conflitti mondiali) prescrivono anche sia eseguita la bonifica bellica, sempre sullo stesso tratto dello stesso canale dove ogni anno si draga.....! 
Ma quante bombe nascoste ci potranno mai essere su uno stesso posto già dragato l' anno precedente ?
Ma perché questo continuo macinamento di risorse e di complicazioni (per non essere molto più volgare) ?

Credo di interpretare il parere di molti affermando che non ce ne frega niente che i parlamentari passino anni a discutere sulle leggi elettorali (che alla fine servono per riuscire a far prendere la pensione a più amici di partito possibile); noi qui chiediamo di vivere in semplicità.
Vogliamo che le procedure filino rapide e facili per poter lavorare altrettanto rapidamente e facilmente.
Vogliamo semplicemente poter vivere, poter lavorare e soprattutto poter condannare esemplarmente chi sgarra.
Perché se è giusto condannare penalmente un mafioso che scarica non-si-sa-dove fanghi con idrocarburi e cromo esavalente, non è giusto condannare penalmente chi ripasce un litorale con quella sabbia che il mare ogni anno sposta e riporta in fondo al canale di accesso, cosa che i giudici fanno perché sono chiamati a far rispettare leggi concepite scioccamente da uomini politici sciocchi.

 


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