ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
AGOSTO 2018

PERICOLO !

Avevo scritto un articolo diverso per questo mese di agosto, ma poi – considerato il momento storico che stiamo attraversando e che in un lampo potrebbe essere già passato oppure aggiornato oppure dimenticato – ho trovato più giusto spostare a settembre quanto avevo già preparato e dedicare piuttosto questo mese di agosto alle seguenti considerazioni….

Parlare di pericoli in mare è facile, non c’è che l’ imbarazzo della scelta; dalla famigerata “costa sottovento” al verricello dell’ ancora, alle scottature, alle botte sui winch, ai litigi, alle punture dei ricci, alle capocciate sul boma, all’ “uomo a mare”….
Vorrei però soffermare la vostra attenzione su un altro tipo di pericolo, molto più “generico” ma molto più “subdolo”.

Non ho certo le capacità né l’ autorità di giudicare chi abbia ragione o torto sul “trattamento ai migranti” che l’ Europa sta discutendo più o meno insieme agli Stati Uniti d’ America.
Anzi ritengo che proprio nessuno abbia le capacità e l’ autorità di poterlo fare, anche se i commenti si sprecano a tutti i livelli.
Solo il futuro, con le dinamiche sociali che la storia costruisce e disfa continuamente, ci dirà come andrà a finire.
Esiste però in noi e fuori di noi un continuo “tira e molla” tra le ragioni per accogliere e integrare e quelle per respingere e ignorare, più o meno consapevolmente certi che in entrambi i casi i problemi da affrontare siano e saranno molti.
La storia, che dovrebbe essere maestra di vita, da sempre ci insegna che le genti si spostano.
Ci insegna anche che quelle genti che si spostano possono essere o non possono essere gradite alle genti che non si spostano, che questo genera tensioni e conflitti, che ci sono altre genti che su queste tensioni ci speculano sopra, che i campi di concentramento sono sempre esistiti, che i diritti umani pur essendo normati e riconosciuti di fatto non esistono, che le ragioni degli spostamenti o delle stanzialità ci sono da entrambe le parti, così come da entrambe le parti ci sono responsabilità o addirittura colpe, e anche purtroppo che gli esseri umani ridotti in schiavitù ci sono sempre stati.
Questo la storia ce lo dice da millenni, ma pare che – finite le scuole – tutti non lo vogliamo più assolutamente ricordare.
Fatta questa premessa, ognuno naturalmente è libero di fare tutte le proprie considerazioni e di fare le proprie scelte, ma mi pare di individuare un “pericolo nautico sostanziale” in fondo a questo argomento.
Quando scopriamo che qualche politico d’ accordo con qualche alto comandante della Guardia di Finanza si è messo a frodarci tutti costruendo una struttura di corruzione ed evasione, la cosa più istintiva che ci viene in mente è di non pagare più le tasse: se le istituzioni danno questo esempio, perché io cittadino dovrei comportarmi onestamente?
Così quando scopro che uno Stato (o più Stati) non recuperano in mare dei naufraghi o negano loro l' approdo, perché dovrei farlo io con la mia barca?
Questo è un pericoloso “modo di pensare” che va ben oltre la “legge del mare” e che si basa solamente su una emulazione che va di moda oggi; l’ azione morale, che dovrebbe essere assolutamente libera ed istintiva, diventa l' emulazione di un comportamento altrui: se l’ altro fa così (ed è uno Stato) allora anche io è giusto che faccia così.
Allora quelle persone che hanno bisogno di soccorso non sono l’ evidenza di un qualche cosa che socialmente non funziona e di cui siamo tutti invitati ad eliminare le cause, ma diventano semplicemente un “fastidio” che in qualche modo si deve gestire, o che è più facile non gestire.
Il naufrago, perché di fatto si trova in questa situazione, è fonte di fastidi ed è molto più facile discutere sulle cause legittime o illegittime per le quali si trova in tale situazione, piuttosto che caricarlo a bordo e portarlo in ospedale.
Se ci trovassimo con la nostra barca ad avvistare una zattera di salvataggio alla deriva con dentro delle persone che ci sentiremmo di fare?
Probabilmente li considereremmo naufraghi.

E se la stessa cosa succedesse avvistando un gommone carico all’ inverosimile di persone che faremmo?
Probabilmente li considereremmo migranti.

Sono diversi i naufraghi dai migranti?
In terra forse sì, ma sopra le onde?
Sono comunque delle persone o, seguendo la moda di cui sopra, sono un’ altra “cosa”?
Assai probabilmente nel primo caso le cause che hanno portato quei naufraghi a trovarsi alla deriva su una zattera sono dipese da una avaria su una imbarcazione da diporto o da lavoro; quelle persone stavano in ferie a divertirsi o avevano un lavoro con cui campare e far campare la famiglia. In entrambi i casi prima che la loro barca colasse a picco non erano in una situazione di bisogno.
Assai probabilmente invece nel secondo caso le cause che hanno portato quei migranti a trovarsi alla deriva su un gommone sono dipese dalla vendita delle fabbriche di armi europee al capo del governo del paese di loro provenienza, dagli accordi nascosti e illegali tra gruppi finanziari e eserciti di mercenari, da controlli mafiosi del mondo del lavoro locale che suddivide le possibilità di sopravvivenza a suo piacimento, da malattie non curabili nel paese di origine, dalla propaganda televisiva delle campagne pubblicitarie dei paesi cosiddetti del "bengodi" dove i cani e i gatti hanno ormai sostituito i figli quanto ad affetto e capricci esauditi….In tutti questi casi erano in una situazione di bisogno.
Allora, interrogando la nostra coscienza, verrebbe naturale aiutare più i migranti che i naufraghi, in quanto i primi sono più bisognosi dei secondi; non certo fare il contrario.
La legge del mare però dice che vanno aiutati tutti, perché tutti in quel momento sono in una situazione di bisogno.
Può una legge di uno Stato dire una cosa diversa?

Che argomento scomodo, vero?
E’ più facile per questo mese di agosto parlare di ferie e di belle baie da scoprire, no?
Scusatemi, ma io non riesco a tuffare l’ ancora della mia barca e farmi un bicchierino di Prosecco fresco se di là del promontorio un centinaio di “cose” se ne stanno a ballare sulle onde in attesa di qualcuno che tenda una mano.
Non ci riesco, la mia coscienza me lo vieta.
Attenzione che la parola “coscienza” non è un modo di dire che uno può avere o non può avere.
Tutti l’ abbiamo ma, come i nostri muscoli, non per tutti è allenata allo stesso modo.
La coscienza non fa parte del nostro corpo, né dei nostri sentimenti; la coscienza non va allenata in palestra o andando al cinema.
I sensi mandano i segnali alla sfera sentimentale che spinge all’ azione i muscoli; ma se tutto si fermasse a ciò le nostre azioni sarebbero comandate solo dai sentimenti…un vero grossissimo guaio, perché i sentimenti spessissimo ci portano a sbagliare e di grosso: guai a prendere la decisioni solo in base ai sentimenti!
Le più grandi cazzate (di cui poi ci pentiamo) generalmente le commettiamo proprio quando i sentimenti comandano le nostre azioni.
Però siamo dotati anche di coscienza che esula dai collegamenti neuronali e che non è né dentro né fuori di noi: è la sfera della nostra spiritualità dove esiste la moderazione, la saggezza, l’ interpretazione, il discernimento.
E’ la parte di noi, che per ciascuno è più o meno sviluppata e matura, che è in grado di farci fare le scelte morali su come parlare e agire per cercare di fare agli altri e a noi il minor male possibile.
Mica una stronzata!
Ora uno mi può promulgare (mi pare che si dica così) una legge o una norma qualsiasi, ma se la mia coscienza mi dice che non riesco ad applicarla io non la applico.
Se sulle onde trovo un miliardario il cui panfilo è andato a picco oppure trovo una famigliola di disgraziati violentati pieni di fame e di lividi, la mia coscienza mi dice di accoglierli a bordo della mia barca comunque.
Perché comunque sono persone sopra le onde.
"Bravo!" dirà qualcuno, "così vai salvare anche i delinquenti!" 
Vero, ma potrebbe essere che il miliardario sia diventato tale perchè ha portato via i miliardi degli altri sottratti alla banca di cui era presidente, ed è quindi molto più delinquente di un migrante che ha rubato due galline perchè aveva fame.
...E comunque la mia coscienza non mi dice di valutare i fastidi, di considerare i tornaconti, di giudicare la provenienza, di immaginare il futuro.
Soprattutto la mia cosceinza non è in grado di giudicare.
La mia coscienza va oltre qualsiasi norma timbrata o non timbrata UE.
Mi viene in mente la canzone “Il pescatore” di Fabrizio De André che null’ altro è che rivisitazione della parabola del Buon Samaritano del Vangelo, mi pare di Luca.

Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.

Per chi non lo sapesse un “Samaritano” all’ epoca era un miscredente, uno senza fede.
Per chi non lo sapesse “compassione” significa immedesimarsi e far proprie le condizioni di chi sta peggio di noi in quel momento.
Non c’è nemmeno bisogno di regole scritte: la coscienza ti fa agire senza guardare con chi hai a che fare…ci possono essere i gendarmi, puoi aver a che fare con un assassino, anche un prete può passare indifferente tirando dritto, che tanto poi tu non sai nemmeno come si comporterà colui che hai tolto dai guai…
Ma non sta a te giudicare su questo, né è di questo che ti deve preoccupare.
La tua coscienza ti parla e non riesci a non ascoltarla.
Essa va oltre ai partiti politici e alle religioni.
E’ tua.
E’ il tuo grande tesoro.
E’ proprio lei che trasforma la tua vita in un paradiso (se la ascolti) o in un inferno (se non la ascolti).
Vedi un po’ tu.
La tua coscienza non ti dice se sei cristiano o musulmano o buddista.
La tua coscienza se la ascolti ti fa stare bene con te stesso.

Deve essere però una coscienza sincera: Italia, Francia, Spagna, Germania, Polonia, Ungheria sono paesi cristiani, alcuni a fortissima matrice cattolica.
La gente di questi paesi dice di credere a Dio e ai Vangeli, ma invece di comportarsi come lì è scritto, amando il prossimo come Dio ha amato noi, mette prima di tutto il bene per se stessi.
Una religione estremamente difficile da seguire il cristianesimo.

La crisi del cristianesimo è il populismo: prima vengo io, poi gli altri.
La crisi del populismo è il cristianesimo: prima vengono gli altri e poi io.
Quindi una delle due posizioni è falsa: o siamo dei falsi populisti o siamo dei falsi cristiani.
Per questo la tua coscienza va oltre ai partiti politici e alle religioni.
Seguila!
Ti sentirai meglio.

Un uomo saliva dall' Eritrea alla Francia e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto su una barca. Per caso, un sedicente cristiano incrociava quella medesima rotta e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un uomo politico, giunto in quel luogo, dette disposizioni per non accoglierlo e passò oltre. Invece un diportista ateo, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino dandogli da bere, gli fasciò le ferite disinfettandole; poi, caricatolo sopra la propria barca, se ne fregò dei divieti, lo portò nell' ospedale più vicino e si prese cura di lui. Il giorno seguente estrasse duecento Euro e li diede all' ASSL dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.

Tra l’ altro una cosa ulteriore che il commercio e la politica insieme hanno rovinato è proprio il Prosecco….qualsiasi terreno oggi è DOC purché sia nel Triveneto, vanno bene sia le grave alluvionali  collinari che l' argilla di pianura; le autoclavi globalizzano la vinificazione variando a piacimento temperatura e pressione; ogni bottiglia si distingue solo per l’ etichetta perchè il contenuto non profuma più di frutta; il vino ha tante bollicine che pare una Coca Cola del Minnesota.   Tutto uguale....
Meglio lasciar perdere l' aperitivo e andare a salvare chi sta sulle onde.
Io la penso così.

 

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