ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 APRILE 2013

Il sentierino delle Unije

 

Sono andato in cerca di una conferma della mia ormai scarsa memoria in una vecchia antologia della letteratura Italiano del liceo…
…E infatti l’ ho trovata: è una delle più belle e difficili poesie di Eugenio Montale: LA CASA DEI DOGANIERI.
Non voglio trasformare un sito dedicato alla nautica da diporto in un salotto letterario, ma consentitemi : quando una cosa è bella è bella !
Vi prego, tra una riga e l’ altra socchiudete gli occhi mentre rileggete :

sul rialzo a strapiombo della scogliera…
v’ entrò lo sciame dei tuoi pensieri….
libeccio sferza da anni le vecchie mura…
e il calcolo dei dadi più non torna…
un filo s’ addipana…ne tengo ancora un capo…
oh l’ orizzonte in fuga…
il varco è qui ?
ed io non so chi va e chi resta….

CHE MERAVIGLIA ! 

Un merletto di emozioni, di pensieri e di paesaggi racchiuso in una fragrante conchiglia di versi.
Come mai questo mio ricordo liceale, che ai patiti della fibra di carbonio, dei carichi di rottura e dell' osmosi sembrerà del tutto fuori luogo ?
Il tutto risale ai primi giorni del mese di luglio 2012, la scorsa estate insomma, in cui ho legato ancora una volta Siddharta a un gavitello alle Unije.
Di Unije ho già parlato nell’ articolo di marzo 2011 in cui descrivevo a modo mio i “caselli” della A 777.
Allora - ricordo - definii le Unije “un piccolo sogno, un respiro delicato, una nuvola senza tempo”.
Scusatemi se ora ci torno sopra ma quando un luogo ti colpisce in modo particolare, ecco che esso resta nei tuoi occhi e nel tuo cuore.
E così è per Unije e per la passeggiata che dal molo del paesino si protende verso NW.
E’ una passeggiata assai breve ma molto intensa : inizia lasciandosi alle spalle la modesta animazione che regna alla radice del molo, che di fatto ha le funzioni della piazza del paese, e continua procedendo lungo un sentiero tracciato tra i cortili delle case che si affacciano sul mare sulla destra e totalmente aperto verso l’ infinito dell’ orizzonte sulla sinistra.
La costa non è molto alta, la scogliera infatti è tre-quattro metri sul mare, ma è sufficiente per far frangere le onde del Quarnaro e per dominare l’ orizzonte.
Ad un certo punto tra le case ne spiccano due di particolari.
Una è semi nascosta da un olivo che troneggia in mezzo al cortile con i rami tenuti su da molti sostegni artigianali, mentre il cortile dell’ altra è ornato da una pianta che sembra una gigantesca fontana verde: è il famoso “fighér” (fico) di settant’ anni di età che io ho voluto ricordare citandolo (forse non proprio a proposito) quando inventai i personaggi della Mirella e del comandante Kolemancic in un raccontino che ho pubblicato nel giugno 2012.
Il fico settantenne invece esiste veramente e fa una magnifica mostra di se' proprio in riva al mare.

Quante mamme, nonne e bimbi avranno giocato sotto di esso, quante chiacchiere e quanti tramonti si saranno stemperati tra i suoi rami, quanti pensieri avranno volteggiato sulla sua cima fino a volar via.
Lasciato il grande albero, dopo un brevissimo tratto il sentiero si stringe tra un muretto a destra e l’ unica casa che si erge a sinistra, costruita direttamente sul mare.
E’ una casa in pietra con una struttura talmente semplice che pare un monolite completamente circondato dal vento e sospeso sulle onde.
E’ questa la casa che mi ha fatto tornare alla mente la poesia di Montale; per me è la materializzazione della “Casa dei Doganieri".
Dietro vi tramonta inesorabilmente il sole e sotto vi giocano continuamente le onde.

E’ il posto deve vorrei lasciare questo mondo, è il posto dove riesco a ricordare solo i piaceri della vita che ho vissuto.
Lì viaggiano i miei pensieri durante l’ inverno, lì mi rifugio nelle pause del lavoro, lì sostano i miei desideri.
E’ la casa dove “ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende”.
E' un piccolo-grande monumento.
E’ la casa dove posso ricordare che è entrato il mio amore, con tutto lo sciame dei suoi pensieri.
Con quell’ amore ho fatto una famiglia, ho giocato, ho vissuto; ma ora la vecchiaia porta a dimenticare: tu non ricordi, tu non ricordi, altro tempo frastorna la tua memoria.
I ricordi perdono di importanza, perchè sta per arrivare il momento, quel momento.
Il filo della vita si è quasi tutto svolto eppure ne tengo ancora un capo in mano, ma quando quel momento arriverà il varco sarà lì; il varco è proprio lì in quella casa : è la casa di questa mia sera.
Allora e solo allora, quando passerò quel varco che tutti prima o poi dovremo attraversare, quando giungerà la sera della mia vita proprio non avrà alcuna importanza sapere chi va e chi resta.
Struggente malinconia ?
No, io lo leggo semplicemente come un felice e dolcissimo epilogo.

Ma la passeggiata di Unije non finisce qui.
A beneficio di coloro che sono meno malinconici e più romantici, un po’ più avanti - passata la Casa dei Doganieri - spunta in alto sulla destra in mezzo a un vero e proprio giardino mediterraneo un abbaino : è la Pensione Unijana, un albergo graziosissimo letteralmente appoggiato in un paesaggio grandioso.
Appena più avanti il sentiero sale leggermente e diventa un più stretto e selvaggio, tant’ è che in breve ci si trova immersi tra agavi, rosmarini e mirti.
E’ la parte più solitaria e romantica della passeggiata, dove diventa piacevolissimo sedersi e godere dello scendere del sole sull’ orizzonte sconfinato del Quarnaro.
Se ci sediamo è l' infinito leopardiano che ci sorprende e ci tiene incollati lì sopra il mare, mentre le foglie delle agavi incorniciano il tramonto e i profumi delle erbe incensano l’ aria…“E il naufragar m’ è dolce in questo mare”.


Ebbene, per arrivare fin qui non avete fatto il giro del mondo con la vostra barca, né avete preso aerei e perso coincidenze, né avete percorso eterne piste sconnesse; non avete nemmeno dovuto raggiungere le famigerate “isole distantissime”, perchè vi trovate a circa 90 miglia da un qualsiasi porto dell' alto Adriatico.
Ora che vi siete riempiti gli occhi e il cuore di luci e profumi incantevoli è tempo di tornare al molo, dove in una delle due Konobe troverete birra e calamari alla griglia con un po’ di verdure cotte e potrete cenare con circa 14 euro.
Sì, godetevi la cena e dimenticate le struggenti malinconie e i dolcissimi epiloghi.
Dopo aver dato soddisfazione anche allo stomaco diventa più facile unificare la morte alla vita, pensandole un tutt’ uno.
Siamo troppo abituati a considerare vita e morte come contrasto continuo ed eterno tra un fatto positivo e uno negativo, come esistenza e assenza, come piacere e maledizione.
Invece penso che sia più facile considerarle come un unico filo conduttore, ricco di eventi e di pensieri, di emozioni e di sentimenti; un grande cerchio,
un pacifico mulinello che ci ha preso dal ventre della nostra madre (e chissà dove eravamo prima) e ci ha abbracciato facendoci godere e soffrire per un po’ di anni, pochi se paragonati al tutto, e che poi ci deposita lievemente su una spiaggia che ancora non abbiamo avvistato (e chissà quali sorprese ci serberà).

Una gioia : questo grande cerchio è una gioia immensa, come un tramonto alle Unije.

 

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