A circa
metà delle isole dalmate, tra la lunghissima Dugi Otok (in italiano Isola
Lunga) e l’ aspra Kornati (Isola Incoronata) si apre uno stretto passaggio che
mette in comunicazione il Lavdaraskji Kanal (canale di Lavdara) con Luka
Telascica (Porto Tajer) e quindi l’ Adriatico.
E’ un
passaggio alquanto elaborato, perché esattamente in mezzo vi è l’ isolotto di
Catina che pertanto lo divide in due passaggi distinti: dei due varchi quello
meridionale detto Prolaz Proversa Vela (Passaggio di Proversa grande) è
navigabile con molta attenzione per barche con un pescaggio massimo di m 2,
mentre quello settentrionale detto Prolaz Proversa Mala (Passaggio di Proversa
piccolo) è stato reso navigabile per barche con un pescaggio massimo di m 4,5 grazie
alla dinamite.
Al di là di
questo particolare, che ovviamente fa preferire quest’ ultimo passaggio all’
altro, il fascino delle rive e dell’ ambiente circostante è notevole.
Si naviga
tra brulli declivi bianchi e paglierini, in un susseguirsi continuo di
cambiamento di panorami e su un mare di un azzurro intenso.
Meglio di
tante parole fanno le immagini, infatti l’ invenzione della fotografia ha un
po’ spiazzato i poeti…
Proprio a
metà del passaggio settentrionale, dove una corrente di qualche nodo è sempre
presente, sorge un ristorante (in cui per la verità non ci siamo mai fermati a
mangiare) e proprio di fronte, sulla sponda più meridionale dell’ adiacente Dugi
Otok (Isola Lunga), si apre in una baietta dotata di gavitelli.
E’ una
piccola baia molto invitante, soprattutto perché per molti di noi è il primo
ancoraggio in ambiente prettamente “stile Kornati”; tuttavia il continuo
passaggio di imbarcazioni non garantisce una quiete duratura, anche di notte,
inoltre c’è in questo posto un’ altra caratteristica alquanto negativa che ho
sperimentato purtroppo durante una notte di più di dieci anni fa.
Qualcuno di
voi potrà dire che dopo più di dieci anni è strano che io consideri ancora
presente quella brutta caratteristica, ma proseguendo la lettura si renderà
conto che non mi sto sbagliando.
Vi arrivai
con la barca che avevo prima, il Polaris 33, e con a bordo la mia famiglia.
Gavitello
libero, serata con tramonto bellissimo, quindi un favoloso chiaro di luna che
subito tinse di riflessi argentati le magre erbe che ricoprono entrambe le
sponde del passaggio.
Maldestramente
nell’ ultima tappa fatta in un marina avevamo dimenticato di vuotare il sacco
dell’ immondizia.
Poco male:
pensammo bene di mettere il sacco in pozzetto, sennò ci avrebbe profumato il
sonno, e ce ne andammo a dormire; l’ indomani avremmo provveduto.
Non ricordo
ora cosa contenesse di così aromatico quel sacco, sta di fatto che man mano che
la luna descriveva la sua parabola nel cielo, il nostro Polaris fu meta per
tutta la notte di un andirivieni continuo di topi, dei quali si percepiva
distintamente da sotto coperta lo zampettare frettoloso e intermittente sulla
tuga, poi la pausa silenziosa della discesa lungo la cima di ormeggio al
gavitello, quindi il tuffo nell’ acqua e addirittura lo sciabordìo delle prime
bracciate (oh, scusate, delle prime zampate).
Forte dell’
esperienza di Luciano (colui che a suo tempo ho citato per la capacità che
aveva la sua barca di attirare i fulmini e che andò incontro anche all’
estenuante esperienza di avere un topo in barca) ebbi paura del loro ingresso
in barca e quindi dormimmo (si fa per dire) con tutti gli osteriggi chiusi.
Liberarsi
di un topo che stazioni all’ interno della barca è veramente un’ impresa: non
si riesce ad immaginare la capacità e la
velocità che hanno questi roditori sia di danneggiare tessuti, legni,
intercapedini schiumose, cavi elettrici, sia di nascondersi in luoghi per noi
del tutto inaccessibili.
I danni
possono essere veramente notevoli, soprattutto all’ impianto elettrico, senza
contare l’ incessante scia di defecazioni (sono riconoscibili perché appaiono
come semi di mela di dimensioni variabili e proporzionali alla stazza del loro
autore) che genera collane igienicamente poco desiderabili.
Il mattino
seguente non avemmo più alcun dubbio delle effettive e ripetute visite dei
roditori: alcune cacchette stazionavano pigramente abbandonate sulla tuga,
sotto al gommone.
Questa fu
la ragione per la quale non mi sono mai più fermato a passare la notte a Prolaz
Proversa Mala.
Nella foto ho cercato di simulare due cacche di topo così come io le vidi anni fa...
Se vedete qualcosa del genere sulla vostra barca, datevi subito da fare: eviterete seri danni.
Sono
consapevole che i topi la fanno da padrone sia nelle nostre città che nei porti
o nelle baie ma, come dice bene il proverbio, “occhio non vede, cuore non
duole”.
Se i topi
non li vedi, un luogo di giorno ti appare meraviglioso e non pensi minimamente
che la sabbia dove poggi i tuoi piedi o le acque dove ci fai il bagno ne siano
infestati di notte.
Mia moglie
non fu contenta di questa esperienza: ancor oggi le resta il ricordo.
Pensandoci
bene però, in barca non dovrebbero mai esser presenti rifiuti “odorosi”.
Sacchetti,
contenitori, bottigliette, confezioni…tutti oggetti in plastica o comunque
composti da materiali accoppiati ad essa non posso certo essere gettati a mare,
ma gli scarti di cibo sì.
Anzi i
pesci nella loro vita non aspettano altro che riuscire a mangiare e quindi non
possono altro che essere felici quando trovano qualcosa di organico cui
dedicarsi.
Residui di
pane, carne e pesce non creano quindi problemi per la loro distruzione e il
conseguente riciclaggio; residui di frutta e verdura nemmeno, perché aggrediti
dall’ acqua e dai raggi UV.
L’ olio è
invece un problema: se vi è rimasta in cucina una padella unta, prima del suo
lavaggio va asciugata con carta assorbente così da poter essere poi molto
parsimoniosi col detersivo.
So che
alcuni skipper non usano affatto il detersivo per i piatti, ma adottano il
sistema del lavaggio in acqua di mare e il risciacquo con quella dolce.
E’ un modo
di operare che mi trova d’ accordo nel caso di traversate oceaniche, non certo durante
la stagione estiva standosene in baia insieme a un’ altra ventina di barche,
come spesso succede dalle nostre parti.
Se tutte le
barche facessero così, le baie si trasformerebbero presto in pozze oleose
iridescenti.
Quindi la
carta assorbente intrisa di unto va inesorabilmente a far parte del sacchetto
della spazzatura, insieme ai bicchierini di yogurt vuoti, alle carte di
confezionamento degli affettati, ai contenitori delle uova, alle bottiglie in
PET, ecc….
Pertanto è
impensabile che il sacco dopo qualche ora non ci inebri con un misto di muffa
cadaverica e piedi sudati.
A proposito
delle bottiglie in polietilene ho da darvi un suggerimento che forse sarà
stupido, ma che adottiamo con successo da un sacco di anni.
Immagino
che molti di voi prima della crociera si rechino al supermercato e acquistino
un numero variabile di bottiglie da un litro mezzo di acqua minerale Ferrarelle,
Goccia di Carnia, Guizza, San Benedetto, San Pellegrino, Brio Blu, Fonti di
Boario, Levissima, ecc…e che, una volta vuotate, contribuiscano ad ingombrare
il sacco della spazzatura.
Bene, il
suggerimento stupido è il seguente: chi stira a casa vostra ?
Voi, vostra
moglie o la governante ?
Non
importa; in tutti i casi anche voi avrete un ferro da stiro a vapore nel quale
metterete dell’ acqua distillata per evitare la formazione di calcare.
L’ acqua
distillata vi viene venduta, sempre al supermercato di cui sopra, in tanichette
di plastica da cinque litri che, una volta vuotate, possono benissimo essere
riempite con l’ acqua del rubinetto o, come facciamo noi, con l’ acqua di una
fontana pubblica che si trova a circa
Avrete così
dell’ ottima acqua minerale (se dal vostro rubinetto esce roba imbevibile
protestate col vostro sindaco pretendendo che i soldi dell’ IMU vadano a finire
nella manutenzione dell’ acquedotto) e il vantaggio sarà che i contenitori
saranno molto ben stivabili perché di forma paralellepipeda e, essendo ogni
anno gli stessi, limiteranno di molto il volume dei rifiuti.
Ovviamente,
per avere l’ acqua fresca, ogni sera travaserete dalla “tanichetta di turno” il
quantitativo necessario in bottiglie che potranno essere messe nel frigo.
Forse i
vostri ospiti (in genere sono i figli) protesteranno perché l’ acqua non sarà
gassata né leggermente frizzante con le bollicine delle rocce vulcaniche come
dice la pubblicità.
La
soluzione anche in questo caso è molto semplice: lasciateli una mezza giornata
senz’ acqua a pulire la coperta della barca sotto il sole; vedrete alla fine
come apprezzeranno il bicchiere di acqua del rubinetto portata da casa !
Vi diranno:
“Ah, grazie ! Non c’ è nulla di più buono dell’ acqua quando si ha sete!”
Bene,
poiché questo ultimo esempio si può estendere a molti altri casi che lascio
alla vostra fervida immaginazione, vi lascio con la seguente morale e con un
susseguente Post Scriptum:
vogliamo
non rovinare l‘ incanto di una notte al chiaro di luna trascorsa in un luogo
meraviglioso ?
Ricordiamoci
allora di limitare i rifiuti non biodegradabili, di non lasciare l’ immondizia
all’ aperto, di sigillare bene il sacco e di chiudere bene oblò e osteriggi.
P.S.
Tolte le
storielle del comandante Kolemancič e del nostro-omo Scarpacič, tutto ciò che
scrivo in questo sito è realmente accaduto e sto facendo di tutto per far sì
che non accada più in futuro.
Credo che quest’
ultima eventualità sarà difficile che capiti a coloro che qui leggono, mentre capiterà
molto più facilmente a coloro che qui non hanno letto.