ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 APRILE 2014

Appena dopo aver pubblicato nel web l' articolo del mese scorso molti di voi mi hanno scritto o telefonato
per esprimere la loro completa condivisione con quanto espresso.
Qualcuno si è azzardato a scrivere che le riviste nautiche si guardano bene da prendere certe posizioni,
inneggiando invece sempre e comunque alle novità proposte dalle industrie del settore;
altri invece sostengono che certe contestazioni o prese di posizione assurde dipendono solamente da ignoranza.
Avevo terminato citando le "barche in discarica", così anche oggi parleremo un po' di rifiuti, anche se in modo molto più "domestico".


QUALCOSA  SUI  RIFIUTI...
...e  su chi li apprezza.

Penso che siano pochi i diportisti dell’ Adriatico che non siano mai passati per Prolaz Proversa.

A circa metà delle isole dalmate, tra la lunghissima Dugi Otok (in italiano Isola Lunga) e l’ aspra Kornati (Isola Incoronata) si apre uno stretto passaggio che mette in comunicazione il Lavdaraskji Kanal (canale di Lavdara) con Luka Telascica (Porto Tajer) e quindi l’ Adriatico.
E’ un passaggio alquanto elaborato, perché esattamente in mezzo vi è l’ isolotto di Catina che pertanto lo divide in due passaggi distinti: dei due varchi quello meridionale detto Prolaz Proversa Vela (Passaggio di Proversa grande) è navigabile con molta attenzione per barche con un pescaggio massimo di m 2, mentre quello settentrionale detto Prolaz Proversa Mala (Passaggio di Proversa piccolo) è stato reso navigabile per barche con un pescaggio massimo di m 4,5 grazie alla dinamite.
Al di là di questo particolare, che ovviamente fa preferire quest’ ultimo passaggio all’ altro, il fascino delle rive e dell’ ambiente circostante è notevole.
Si naviga tra brulli declivi bianchi e paglierini, in un susseguirsi continuo di cambiamento di panorami e su un mare di un azzurro intenso.
Meglio di tante parole fanno le immagini, infatti l’ invenzione della fotografia ha un po’ spiazzato i poeti…


Proprio a metà del passaggio settentrionale, dove una corrente di qualche nodo è sempre presente, sorge un ristorante (in cui per la verità non ci siamo mai fermati a mangiare) e proprio di fronte, sulla sponda più meridionale dell’ adiacente Dugi Otok (Isola Lunga), si apre in una baietta dotata di gavitelli.
E’ una piccola baia molto invitante, soprattutto perché per molti di noi è il primo ancoraggio in ambiente prettamente “stile Kornati”; tuttavia il continuo passaggio di imbarcazioni non garantisce una quiete duratura, anche di notte, inoltre c’è in questo posto un’ altra caratteristica alquanto negativa che ho sperimentato purtroppo durante una notte di più di dieci anni fa.

Qualcuno di voi potrà dire che dopo più di dieci anni è strano che io consideri ancora presente quella brutta caratteristica, ma proseguendo la lettura si renderà conto che non mi sto sbagliando.
Vi arrivai con la barca che avevo prima, il Polaris 33, e con a bordo la mia famiglia.
Gavitello libero, serata con tramonto bellissimo, quindi un favoloso chiaro di luna che subito tinse di riflessi argentati le magre erbe che ricoprono entrambe le sponde del passaggio.
Maldestramente nell’ ultima tappa fatta in un marina avevamo dimenticato di vuotare il sacco dell’ immondizia.
Poco male: pensammo bene di mettere il sacco in pozzetto, sennò ci avrebbe profumato il sonno, e ce ne andammo a dormire; l’ indomani avremmo provveduto.
Non ricordo ora cosa contenesse di così aromatico quel sacco, sta di fatto che man mano che la luna descriveva la sua parabola nel cielo, il nostro Polaris fu meta per tutta la notte di un andirivieni continuo di topi, dei quali si percepiva distintamente da sotto coperta lo zampettare frettoloso e intermittente sulla tuga, poi la pausa silenziosa della discesa lungo la cima di ormeggio al gavitello, quindi il tuffo nell’ acqua e addirittura lo sciabordìo delle prime bracciate (oh, scusate, delle prime zampate).
Forte dell’ esperienza di Luciano (colui che a suo tempo ho citato per la capacità che aveva la sua barca di attirare i fulmini e che andò incontro anche all’ estenuante esperienza di avere un topo in barca) ebbi paura del loro ingresso in barca e quindi dormimmo (si fa per dire) con tutti gli osteriggi chiusi.
Liberarsi di un topo che stazioni all’ interno della barca è veramente un’ impresa: non si  riesce ad immaginare la capacità e la velocità che hanno questi roditori sia di danneggiare tessuti, legni, intercapedini schiumose, cavi elettrici, sia di nascondersi in luoghi per noi del tutto inaccessibili.
I danni possono essere veramente notevoli, soprattutto all’ impianto elettrico, senza contare l’ incessante scia di defecazioni (sono riconoscibili perché appaiono come semi di mela di dimensioni variabili e proporzionali alla stazza del loro autore) che genera collane igienicamente poco desiderabili.
Il mattino seguente non avemmo più alcun dubbio delle effettive e ripetute visite dei roditori: alcune cacchette stazionavano pigramente abbandonate sulla tuga, sotto al gommone.
Questa fu la ragione per la quale non mi sono mai più fermato a passare la notte a Prolaz Proversa Mala.


Nella foto ho cercato di simulare due cacche di topo così come io le vidi anni fa...
Se vedete qualcosa del genere sulla vostra barca, datevi subito da fare: eviterete seri danni.

Sono consapevole che i topi la fanno da padrone sia nelle nostre città che nei porti o nelle baie ma, come dice bene il proverbio, “occhio non vede, cuore non duole”.
Se i topi non li vedi, un luogo di giorno ti appare meraviglioso e non pensi minimamente che la sabbia dove poggi i tuoi piedi o le acque dove ci fai il bagno ne siano infestati di notte.
Mia moglie non fu contenta di questa esperienza: ancor oggi le resta il ricordo.
Pensandoci bene però, in barca non dovrebbero mai esser presenti rifiuti “odorosi”.
Sacchetti, contenitori, bottigliette, confezioni…tutti oggetti in plastica o comunque composti da materiali accoppiati ad essa non posso certo essere gettati a mare, ma gli scarti di cibo sì.
Anzi i pesci nella loro vita non aspettano altro che riuscire a mangiare e quindi non possono altro che essere felici quando trovano qualcosa di organico cui dedicarsi.
Residui di pane, carne e pesce non creano quindi problemi per la loro distruzione e il conseguente riciclaggio; residui di frutta e verdura nemmeno, perché aggrediti dall’ acqua e dai raggi UV.
L’ olio è invece un problema: se vi è rimasta in cucina una padella unta, prima del suo lavaggio va asciugata con carta assorbente così da poter essere poi molto parsimoniosi col detersivo.
So che alcuni skipper non usano affatto il detersivo per i piatti, ma adottano il sistema del lavaggio in acqua di mare e il risciacquo con quella dolce.
E’ un modo di operare che mi trova d’ accordo nel caso di traversate oceaniche, non certo durante la stagione estiva standosene in baia insieme a un’ altra ventina di barche, come spesso succede dalle nostre parti.
Se tutte le barche facessero così, le baie si trasformerebbero presto in pozze oleose iridescenti.
Quindi la carta assorbente intrisa di unto va inesorabilmente a far parte del sacchetto della spazzatura, insieme ai bicchierini di yogurt vuoti, alle carte di confezionamento degli affettati, ai contenitori delle uova, alle bottiglie in PET, ecc….
Pertanto è impensabile che il sacco dopo qualche ora non ci inebri con un misto di muffa cadaverica e piedi sudati.
A proposito delle bottiglie in polietilene ho da darvi un suggerimento che forse sarà stupido, ma che adottiamo con successo da un sacco di anni.
Immagino che molti di voi prima della crociera si rechino al supermercato e acquistino un numero variabile di bottiglie da un litro mezzo di acqua minerale Ferrarelle, Goccia di Carnia, Guizza, San Benedetto, San Pellegrino, Brio Blu, Fonti di Boario, Levissima, ecc…e che, una volta vuotate, contribuiscano ad ingombrare il sacco della spazzatura.
Bene, il suggerimento stupido è il seguente: chi stira a casa vostra ?
Voi, vostra moglie o la governante ?
Non importa; in tutti i casi anche voi avrete un ferro da stiro a vapore nel quale metterete dell’ acqua distillata per evitare la formazione di calcare.
L’ acqua distillata vi viene venduta, sempre al supermercato di cui sopra, in tanichette di plastica da cinque litri che, una volta vuotate, possono benissimo essere riempite con l’ acqua del rubinetto o, come facciamo noi, con l’ acqua di una fontana pubblica che si trova a circa 1 chilometro da casa nostra.
Avrete così dell’ ottima acqua minerale (se dal vostro rubinetto esce roba imbevibile protestate col vostro sindaco pretendendo che i soldi dell’ IMU vadano a finire nella manutenzione dell’ acquedotto) e il vantaggio sarà che i contenitori saranno molto ben stivabili perché di forma paralellepipeda e, essendo ogni anno gli stessi, limiteranno di molto il volume dei rifiuti.
Ovviamente, per avere l’ acqua fresca, ogni sera travaserete dalla “tanichetta di turno” il quantitativo necessario in bottiglie che potranno essere messe nel frigo.
Forse i vostri ospiti (in genere sono i figli) protesteranno perché l’ acqua non sarà gassata né leggermente frizzante con le bollicine delle rocce vulcaniche come dice la pubblicità.
La soluzione anche in questo caso è molto semplice: lasciateli una mezza giornata senz’ acqua a pulire la coperta della barca sotto il sole; vedrete alla fine come apprezzeranno il bicchiere di acqua del rubinetto portata da casa !
Vi diranno: “Ah, grazie ! Non c’ è nulla di più buono dell’ acqua quando si ha sete!” 

Bene, poiché questo ultimo esempio si può estendere a molti altri casi che lascio alla vostra fervida immaginazione, vi lascio con la seguente morale e con un susseguente Post Scriptum:
vogliamo non rovinare l‘ incanto di una notte al chiaro di luna trascorsa in un luogo meraviglioso ?
Ricordiamoci allora di limitare i rifiuti non biodegradabili, di non lasciare l’ immondizia all’ aperto, di sigillare bene il sacco e di chiudere bene oblò e osteriggi.

P.S.
Tolte le storielle del comandante Kolemancič e del nostro-omo Scarpacič, tutto ciò che scrivo in questo sito è realmente accaduto e sto facendo di tutto per far sì che non accada più in futuro.
Credo che quest’ ultima eventualità sarà difficile che capiti a coloro che qui leggono, mentre capiterà molto più facilmente a coloro che qui non hanno letto.

 

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