ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 APRILE 2015

VERSO LE REGATE ANTISISMICHE ?

 

Ricordo con infinita nostalgia le regate alle quali partecipavo quasi 50 anni fa....

...Erano ingenue riunioni di appassionati dotati di barche piccole, leggere e parzialmente pontate (derive) dalle forme e dalle dimensioni più disparate, che un paio di domeniche all’ anno decidevano di sfidarsi tra loro.
Sto parlando degli anni a cavallo tra 1960 e 1970, in cui la vetroresina per gli scafi e il dacron per le vele rappresentavano “la novità tecnologica” del futuro; ed era vero!
Per tutta la seconda metà del 1900 (e anche oggi) questi due materiali hanno di fatto monopolizzato la cantieristica e la a vela da diporto.
Ma non è qui mia intenzione parlare dei materiali delle barche da regata e della loro evoluzione; mi premeva piuttosto porre in evidenza un altro aspetto.
Ricordo che allora i circoli organizzatori e i comitati di giuria erano la stessa cosa: si trattava di persone comuni, guidate dalla sola passione, che durante la settimana facevano tutt’ altro mestiere e che, nell’ occasione, diventavano figure particolari.

 
 Un Fireball in compensato marino "fatto in casa", due FD in vetroresina Alpa e un Vaurien in vetroresina Cima su cui sono con mio padre.

Queste persone, che più spesso erano degli autentici personaggi, si davano da fare a procurare una vecchia pilotina che faceva da battello-giuria, il gommone del genitore di qualche ragazzino imbarcato da qualche parte, alcuni palloni cha facevano da boa (particolarmente apprezzati quelli della pubbblicità del CYNAR),a loro si aggregavano le mogli disposte a preparare panini e bibite e, come oracolo universalmente accettato e rispettato da tutti, consultavano un libriccino dove venivano elencate alcune regole molto semplici di precedenze in mare.
L’ elettrauto e la parrucchiera del paese partecipavano come sponsor elargendo l’ offerta per l’ acquisto di una coppa o due (era bello vedere la targhetta sotto il trofeo con scritto "Salone Ilenia" oppure "Officina da Osvaldo") e tra i concorrenti c’era sempre il giovanotto che spalmava di Crema Nivea la carena della barca, sperando in una drastica diminuzione dell’ attrito con l’ acqua salata, ma che poi appoggiava lo scafo alla sabbia prima di vararlo (l' ho fatto anch' io) !
Tutto il resto della giornata veniva "costruito" dalla brezza e dal semplice entusiasmo dei partecipanti.
Avete provato oggi ad organizzare una regata velica?
Mmm, brutto argomento, vero?
Eh sì, mi dispiace ma è proprio brutto!

E’ uno degli innumerevoli esempi in cui la cultura italica, associata recentemente alla capacità legiferante della Comunità Europea, riesce a produrre tutta il suo catastrofico e paralizzante carico di borbonica-teutonica burocrazia.

La cosa funziona pressappoco così: non potete essere delle figure di appassionati qualsiasi, ma dovete essere costituiti in un Club Velico affiliato alla Federazione; quindi regolarmente dotati di statuto, contabilità, organi societari, assemblee… Che titoli avete per poter organizzare una regata? Avete una scuola vela con istruttori federali? Avete fatto richiesta di inserimento nel calendario delle manifestazioni della zona alla quale appartenete? Di quanti mezzi di salvataggio disponete? A bordo e a terra di quanto personale disponete? E‘ personale qualificato, nel senso che trattasi di giudice federale, allievo giudice federale, istruttore federale e di quale livello, posa-boe, oppure sono ignoranti improvvisati? Tutto questo personale è in regola col tesseramento federale? Di quanti apparati VHF fissi o portatili disponete? Avete un defibrillatore? Avete il personale qualificato per farlo funzionare?

 

Bene, siete sulla buona strada....Non aspettate troppo però, perchè tra qualche anno dovrete avere disponibili una sala operatoria, un primario e due aiutii che, per un drastico ridimensionamento delle spese dell' ALSS, troverete a buon mercato perchè disoccupati...
Ora potete pensare anche ai concorrenti, che ovviamente devono essere tesserati e quindi in regola con la certificazione medica agonistica.
La certificazione medica è naturalmente normata da leggi, decreti e aggiornamenti dei decreti, tant’ è che spesso le società sportive chiedono ai medici sportivi dichiarazioni e allegati di esami che i medici non ritengono opportuno fare eseguire per contenere i costi della sanità, oppure che ritengono opportuno non allegare perché altrimenti la loro assunzione di responsabilità che mettono in calce al certifcato apponendovi la loro firma a che servirebbe?
Guai se poi dimenticate di avvisare per tempo l’ ufficio marittimo competente per territorio, fornendo data, orario, coordinate del campo di regata, lista dei mezzi e personale impiegato.
Naturalmente tutti i concorrenti e i membri della giuria devono conoscere e rispettare le regole di regata che la America’s Cup ha via via provveduto ad esasperare in questi anni.

Immaginate ora un possibile dialogo tra gli appassionati di cui sopra e la federazione:
Appassionati: “Ma noi vorremmo sfidarci per scherzo con tre Optimist e due Sciacchetrà, così per passare la domenica!”
Federazione: “Ah no, e cosa fate se dalla cittadina vicina arrivano sedici equipaggi di Laser e due J24 ?   E se dalla Slovenia arrivano tre IMS ?”
Appassionati: “Ma noi il resto della settimana facciamo altro! Non abbiamo nemmeno il certificato medico!”
Federazione: “Ma non si può organizzare una regata in queste condizioni…Se volete fare una regata dovete uniformarvi alle nostre norme”.
Appassionati: “Ma non c’è una via di uscita? Dove lo troviamo per domenica un defibrillatore e il personale che lo sappia usare?”
Federazione: “Beh, se le cose stanno così, allora noi rinunciamo agli entroiti del tesseramento e voi, invece di una regata, potreste organizzare una manifestazione velica”.
Appassionati: “Ah, una Manifestazione Velica…!”

 

Già, una manifestazione velica, eccolo qui “l’ escamotage” all’ italiana.
La soluzione alle imposizioni della normativa c’ è sempre nel nostro bel paese.
Se scrivo “manifestazione” invece che “regata” il panorama dal punto di vista giuridico cambia completamente…La federazione non è più responsabile nel mandare il giudice (o i giudici) e quindi gli appassionati facciano pure come vogliono.
Quale stupenda magìa possiede la lingua italiana!

Mi viene in mente che tutto ciò che ho appena descritto è nel nostro magnifico paese applicabile a qualsiasi altra attività. Ve ne faccio un esempio che pare scritto ai tempi del Goldoni, invece è attualissimo; chiedo scusa del linguaggio velatamente veneziano (ma che ritengo sia comunque comprensibilissimo) e chiedo scusa anche della noiosità del testo (ma che è del tutto reale e voluta).

Dialogo tra il Conte e Tòdero

“Entra, entra Todero; cosa mi hai portato stamane ?”
“Ghe go portà el notissiario, sior Conte…e anca un estrato”.
“Un estratto ? E di che cosa, di grazia”.
“Boh, cò rispeto, mi no save cossa che zè un estrato…zè roba de lege, credo”.
“Ah, un aggiornamento normativo, vuoi dire. Ben, metti là il notiziario; stamattina cominceremo con l’ aggiornamento. Mmmm...”

L.R. n° 16 - TITOLO I - La costruzione in zona sismica
CAPO II  - V
igilanza sulla costruzione in zona sismica
Art. 5  (Disciplina dell'autorizzazione)
1. La realizzazione delle opere e degli interventi edilizi di cui all'articolo 2 e delle eventuali variazioni strutturali delle opere previste dai progetti originari e' soggetta al preavviso scritto e al contestuale deposito dei progetti presso il Comune competente per territorio, ai fini di cui agli articoli 6 e 7.
2. L'inizio dei lavori relativi agli interventi di cui all'articolo 6, comma 2, e alle eventuali variazioni strutturali delle opere previste dai progetti originari e' subordinato all'autorizzazione scritta da parte del Comune competente per territorio.
3. L'osservanza delle norme tecniche per la costruzione in zona sismica, in relazione agli interventi definiti dal regolamento di cui all'articolo 3, comma 3, lettera c), fermo restando l'obbligo del preavviso scritto e del contestuale deposito dei progetti ai sensi del comma 1, e' asseverata da una dichiarazione del progettista e, per i soli interventi di nuova costruzione che assolvono una funzione di limitata importanza statica, e' anche accertata dal collaudatore. In tali casi, non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 6.
3 bis. Ai fini di cui all'articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica 380/2001, la rispondenza dell'opera eseguita alle norme tecniche per la costruzione in zona sismica: 
a) e' accertata dal collaudatore con le modalita' di cui all'articolo 6, comma 5, in relazione agli interventi di nuova costruzione che assolvono una funzione di limitata importanza statica;
b) e' asseverata dal direttore dei lavori, in relazione agli interventi su costruzioni esistenti che assolvono una funzione di limitata importanza statica, con esclusione di quelle di cui all'articolo 6, comma 2, lettera a); 

“Todero, non si capisce nulla ! Ma de’ Diana, come fanno….”

c) e' accertata in sede di collaudo dell'intera opera, in relazione agli interventi di variante in corso d'opera che assolvono una funzione di limitata importanza statica.
4. Le disposizioni di cui al comma 3 non si applicano agli edifici e alle opere di cui all'articolo 6, comma 2, lettera a).
5. Le stazioni appaltanti i lavori pubblici presentano l'istanza di autorizzazione di cui al comma 2, prima di iniziare le procedure di affidamento dei lavori.
Note:
1Comma 3 sostituito da art. 100, comma 1, lettera a), L. R. 17/2010
2Comma 3 bis aggiunto da art. 100, comma 1, lettera b), L. R. 17/2010

“Todero, ma è pazzesco! Come farà l’ ingegnere a condurre la pratica per sistemare le finestre nella barchessa di Masèr ? Va ben che è compito suo, ma certo non lo invidio”.
“Veramente, Lustrìssimo, l’ ingegnèr me ga dato anca questo fòllieto par vu, dizendo che anca questo zè un agiornamento che ga fato el governo par calcolàr le struture e che vu gavè da dirghe come preferì che i archi staga suzo”.
“Come sarebbe, Todero, se preferisco che gli archi stiano su. Certo che voglio che gli archi stiano in piedi, che razza di domanda è questa ?”
“No, sior Conte el me perdoni. Vu bisogna che ghe dizè al’ ingegnèr come che li vol far star in piè”.
“Tu mi burli, Todero. Certo hai capito male. E’ meglio che legga anche questo appunto”.

Estratto dalle Norme Tecniche sulle Costruzioni 2008 - Testo unico di pagg. 428 (QUATTROCENTOVENTOTTO)
 “Sono normati i criteri del metodo semiprobabilistico agli stati limite basati sull’ impiego dei coefficienti parziali di sicurezza. La verifica della sicurezza nei riguardi degli stati limite ultimi di resistenza si effettua con il metodo dei coefficienti parziali espresso dall’ equazione formale Rd >= Ed. La verifica della sicurezza nei riguardi degli stati limite di esercizio si esprime controllando aspetti di funzionalità e stato tensionale….Omissis… L’ aspetto prestazionale diventa fondamentale nell’ approccio di calcolo, sia esso verificabile agli stati limite o alle tensioni ammissibili. L’ analisi statica presuppone la limitazione per opere nelle quali i modi di vibrare siano poco influenti per la ripartizione delle azioni sismiche, mentre l’ analisi modale con modello lineare o non lineare meglio si adatta a tipologie costruttive pluiripiano….Omissis….. Sulla base delle prestazioni attese della costruzione, il committente deve scegliere il grado di rischio e il grado di danno al quale ritiene ragionevole che vada incontro l’ opera; la definizione di tali prestazioni avrà la funzione di guidare il progettista attraverso l’ analisi probabilistica alla scelta del tempo di ritorno, degli spettri sismici di azione orizzontale e verticale sia per gli stati ultimi di esercizio, che per quelli di salvaguardia della vita che, insieme alla definizione del periodo proprio di oscillazione della struttura permetteranno di stimare le azioni sismiche di ingresso”.

“Buon Dio del cielo, Todero ! Ma cos’ è ‘sta roba ?”
“No so, sior Conte, no staga a domandarmelo !”
“Todero, io pago i lavori perché la barchessa stia in piedi, cosa significa “il committente deve scegliere il grado di rischio e il grado di danno al quale ritiene ragionevole che vada incontro l’ opera”? Che io devo tollerare dei danni se viene un terremoto ? E allora a che mi serve pagare i lavori ? E come fa l’ ingegnere a sapere come far stare in piedi la roba con tutta questa accozzaglia di chiacchiere incomprensibili ? Ma sono diventati matti a Roma ?”
“Veramente, sior Conte, anca qua in Regiòn a Venessia i scrive le stesse robe; anzi, me ga dito l’ ingegnèr (che in confidenza non ghe ne pol più) che al Genio Civìl, sicome non i capisse più gnanca là come che ze giusto far i calcoli, i ghe domanda ai ingegnèri de presentàr i conti fati col compùter, ma de farli anca a màn, par vedar se le robe coincide..”
“Ma questa è una barzelletta, Todero !”
“Lustrìssimo no, non me parmetarìa mai; i vòl che sia fato cussì, inoltre la lege che vu gavè leto par prima i la ga fata in Regiòn a Venessia, no a Roma”.
“Ma dove siamo finiti, Todero ! Non ho nemmeno voglia di leggere il notiziario.
Chiamami l’ ingegnere…e anche l’ impresario…Anzi, no, non chiamarmi nessuno, voglio riflettere…
Todero, perché siamo così complicati ? Perché ci danniamo tra noi complicandoci la vita ? Le barchesse a Masèr hanno 600 anni e non hanno una crepa. Perchè per spostare due finestre occorre fare tutta ‘sta roba ? Ma in 600 anni quanti terremoti ci sono stati ? E perché se invece che a Masèr le barchesse fossero a Malcontenta cambierebbe tutto ? Ma chi sono i pazzi che decidono e scrivono queste cose ? Io devo scegliere il grado di rischio e di danno… Follia pura ! Todero, c’è qualcosa di sbagliato…di molto sbagliato. E l’ ingegnere che ha comperato il computer e dopo deve fare lo stesso i conti a mano…E le pagine di carta straccia…Tutta carta che dovrebbe servire a distribuire le responsabilità che poi nessuno ha….Ah, adesso ci sono: se sono io che decido il grado di rischio e di danno poi la colpa è mia. Ho pagato i lavori ma la responsabilità è mia…Beco e bastonà, insoma....Todero, Todero!”.
“Comandi, Lustrìssimo”.
“Cosa faresti tu al mio posto ?”
“Vu me fè lunsinga, Lustrissimo”.
“Via, via Todero, parla orsù!”
“Veramente, Lustrìssimo vu me dè licenza ?”
“Ma sì, parla, parla pure liberamente”.
“Eco, sior Conte, mi farìa tuto el teritorio zona sismica, tuto preciso: nord , sud, isole..uguale insoma. Dopo metarìa che tuti i edifici ga da stàr in piè fin al 6° Richter…(me ga dito l’ ingegnèr che ze facile, basta metàr le forse orizzontali come el 30 % de la gravità) e dopo, invesse de lassàr i impiegati dei Comuni e del genio Civìl drento i ufìssi a remenàr carte, i mandarìa fora nei cantieri tuti i giorni a vèdar che le imprese lavori ben, che no le imbrojasse coi materiali insoma”.
“Mmm, Todero, cos intendi per “stàr in piè” ?”
“Che no i se spaca, Lustrìssimo…Che se anca vièn ‘na remenada co fa el 6° Richter, venisse qualche crepèto sui intonaci, ma che no cascasse basso gnente”.
“E se, mettiamo, a Masèr venisse una scossa più forte ?”
“Lustrìssimo, certo che la vegnarà prima o dopo…Prima o dopo vegnarà anca la fine del mondo; come che se gà tirà su e Alpi, cussì le tornarà dabasso, ma no ze scrito da nessuna parte che noialtri gavemo da restàr vivi e che restemo in eterno. Metèmo che desso, in ‘sto momento, spuntasse un vulcàn qua soto dove che semo…Cossa dirà la gente e le autorià ? Che ze stà un fato eccessionale, ‘na calamità, un disastro, un rosegòto, un cataclisma…E che el Lustrìssimo sior Conte e anca mi, povareto, gerimo restài imprigionài in mezà e che no ze stà gnente da fàr.
Ghè farà un bel funeràl in gondola par vù, e un bel masso de fiori par mi…. E dopo, tuto come prima, co tuto el rispeto par vù”.
“Sì, mio caro Todero, hai perfettamente ragione. Ma cosa rispondo adesso all’ ingegnere ?”
“Ah, Lustrìssimo, zè facile. Vu ghe dizè che la barchessa ga da stàr in piè fin al 6° e che vu ve fidè dei calcoli fati a man come che se fazeva ‘na volta; che al Genio Civil invesse el ghe mandi più carte che sia possibile, cò tanta ma tanta confusiòn, che i ghe meta un mese a no capirghene gnènte e che el ghe meta in fondo ‘na bela firma che el sior Conte ghe va ben cussì e che sicome zè el sior Conte paga e anca el zè in casa propria, cussì verrà disposto. Piutosto ghe diga al’ ingegnèr che l’ impresa fassa el cemento bon assai che zè quel che conta, de no imbrojàr sui materiai !”
“Sì, Todero, dici bene. Questo per casa mia, ma per quel che riguarda le complicazioni in generale, cosa mi consigli di fare secondo la tua saggezza ?”
“El sior Conte ancora me lusinga: mi son un povarazzo ma, se gavesse le possibilità del sior Conte non ghe pensarave un momento: lotàr no serve contro i stupidi, ze mejo migràr.

Un sagio capo de ‘na mandria riesse a guidarla anca se in mezo ghe zè qualche bestia stupida, ma un capo stupido manda la mandria zò pal buròn e sta ale poche bestie sagie abandonàr la mandria e salvàrse !”
“Mmm, già, così dovrei andarmene...All’ estero suppongo...Dovrei lasciare Venezia agli stupidi, insomma “.
“Lustrìssimo, podè anca restàr, come volè, ma dovarè far i conti cò le comlpicaziòn dei stupidi parchè, anca se ve metè a lotàr usando la politica o, pezo, cò le armi, no ghe ne vegnarè mai fora… I stupidi vinze sempre, semplicemente parchè no i segue le regole del’ intelligenza. E dir che la vita sarìa cussì semplice: i teremoti i serve come le prime sventajae de bora de autuno: le foje e i rami sechi e deboli se rompe e i va in tera e resta suzo solo i rami boni…zè la potatura naturale dele piante. Cussì i teremoti i fa cascàr le case più deboli e vecie o quele costruìe pezo…Cossa ghe zè de sbajà ? Parchè andarghe contro a la inteligènsa dela natura ? Tanto, Lustrìssimo, spero ch’ el sia convinto che l’ eternità par nojaltri no esiste “.

Me dispiase, caro letòr, ma mi son da la parte de Todero.
Mi dispiace, caro lettore, ma io sto dalla parte di Todero.
Come tutto ha una fine, e le pareti di un edificio non fanno eccezione, è sbagliato ricercare a oltranza la responsabilità attraverso la complicazione delle norme.
Una normativa complessa, come è diventata quella che gestisce il mondo delle regate, non fa altro che invogliare gli umani a scansare quelle responsabilità che le norme vorrebbero loro affibbiare.
E più le norme sono complesse meglio gli umani riescono a scansarle: commercialisti e avvocati sono maestri nell’ insegnarci come fare, spesso infatti li paghiamo proprio per questo.
Il risultato però qual è?
Che oggi le regate sono quasi del tutto appannaggio dei professionisti.
E’ un bene o è un male?
Mi guardo bene da dare una risposta, perché ci sono ragioni che depongono a favore del bene e ragioni che depongono a favore del male.
Piuttosto trovo più saggio spostare la domanda sul confronto tra giusto e sbagliato.
E, a tal proposito, vorrei riportare una frase di Carlo Sciarrelli con la quale concluse il XII capitolo del suo bellissimo libro “Lo Yacht”.

"La stazza è la chiave per capire lo yacht. Non ci si lamenti della sua macchinosità. Le stazze semplici hanno dato solo tipi estremi, di breve vita. Si cerchi di immaginare come verrebbe fuori uno yacht da corsa nato senza nessuna formula, senza nessun vincolo, né di lunghezza, né di superficie velica, né di costo. Con tutta probabilità la regata verrebbe vinta dallo yachtsman più ricco. Pensandoci bene, direi che finisce così anche se si usano le formule di stazza".

  

Ecco, questa sentenza sciarrelliana è, nel suo essenziale umorismo, inoppugnabile.
E’ giusto o è sbagliato?
E’ proprio questo il modo corretto per fare emergere i talenti, che la Federazione è chiamata a fare ?
Qualche dubbio resta, anche perchè da un lato molti cercano (Federazione compresa) di sostenere e propagandare nelle scuole che la vela non sia uno stport di élite, ma dall' altra....

 

Mah, sento nostalgia, molta nostalgia !   
Nostalgia della libertà di pensare e soprattutto di poter fare. 
Nostalgia delle irresponsabilità non normate che però erano molto più responsabili delle responsabilità normate.
Nostalgia del vivere e del praticare sport senza l' incubo di un procedimento giudiziario incombente.

Scusami per lo sfogo Federazione Italiana della Vela: forse è solo la conseguenza della mia incipiente vecchiaia !



Le foto più recenti sono di Luciano Michielin, quelle d' epoca... Bah, Dio solo sa chi le ha scattate...
...Tanto, prima o poi, tutti ci dimentichiamo un po' tutto !

TORNA A ARTICOLI E CHIACCHIERE