VERSO LE REGATE ANTISISMICHE ?
...Erano
ingenue riunioni di appassionati dotati di barche piccole, leggere e
parzialmente pontate (derive) dalle forme e dalle dimensioni più disparate, che
un paio di domeniche all’ anno decidevano di sfidarsi tra loro.
Sto
parlando degli anni a cavallo tra 1960 e 1970, in cui la vetroresina per gli
scafi e il dacron per le vele
rappresentavano “la novità tecnologica” del futuro; ed
era vero!
Per
tutta la seconda metà del 1900 (e anche oggi) questi due materiali hanno di fatto
monopolizzato la cantieristica e la a vela da diporto.
Ma
non è qui mia intenzione parlare dei materiali delle barche da regata e della
loro evoluzione; mi premeva piuttosto porre in evidenza un altro aspetto.
Ricordo
che allora i circoli organizzatori e i comitati di giuria erano la stessa cosa:
si trattava di persone comuni, guidate dalla sola passione, che durante la
settimana facevano tutt’ altro mestiere e che, nell’ occasione, diventavano figure
particolari.
Un
Fireball in compensato marino "fatto in casa", due FD in vetroresina Alpa e
un Vaurien in vetroresina Cima su cui sono con mio padre.
Queste
persone, che più spesso erano degli autentici personaggi, si
davano da fare a procurare una vecchia pilotina che faceva da
battello-giuria, il gommone del genitore di qualche ragazzino imbarcato
da qualche parte, alcuni palloni
cha facevano da boa (particolarmente apprezzati quelli della
pubbblicità del CYNAR),a loro si aggregavano le mogli disposte a
preparare panini e
bibite e, come oracolo universalmente accettato e rispettato da tutti,
consultavano
un libriccino dove venivano elencate alcune regole molto semplici di
precedenze
in mare.
L’
elettrauto e la parrucchiera del paese partecipavano come sponsor
elargendo l’
offerta per l’ acquisto di una coppa o due (era bello vedere la
targhetta sotto il trofeo con scritto "Salone Ilenia" oppure "Officina da Osvaldo") e tra i
concorrenti c’era sempre il
giovanotto che spalmava di Crema Nivea la carena della barca, sperando
in una
drastica diminuzione dell’ attrito con l’ acqua
salata, ma che poi appoggiava lo scafo alla sabbia prima di vararlo (l' ho fatto anch' io) !
Tutto
il resto della giornata veniva "costruito" dalla brezza e dal semplice entusiasmo dei partecipanti.
Avete
provato oggi ad organizzare una regata velica?
Mmm,
brutto argomento, vero?
Eh
sì, mi dispiace ma è proprio brutto!
E’ uno degli innumerevoli esempi in cui la cultura italica, associata recentemente alla capacità legiferante della Comunità Europea, riesce a produrre tutta il suo catastrofico e paralizzante carico di borbonica-teutonica burocrazia.
La cosa funziona pressappoco così: non potete essere delle figure di appassionati qualsiasi, ma dovete essere costituiti in un Club Velico affiliato alla Federazione; quindi regolarmente dotati di statuto, contabilità, organi societari, assemblee… Che titoli avete per poter organizzare una regata? Avete una scuola vela con istruttori federali? Avete fatto richiesta di inserimento nel calendario delle manifestazioni della zona alla quale appartenete? Di quanti mezzi di salvataggio disponete? A bordo e a terra di quanto personale disponete? E‘ personale qualificato, nel senso che trattasi di giudice federale, allievo giudice federale, istruttore federale e di quale livello, posa-boe, oppure sono ignoranti improvvisati? Tutto questo personale è in regola col tesseramento federale? Di quanti apparati VHF fissi o portatili disponete? Avete un defibrillatore? Avete il personale qualificato per farlo funzionare?
Bene,
siete sulla buona strada....Non aspettate troppo però,
perchè tra qualche anno dovrete avere disponibili una sala
operatoria, un primario e due aiutii che, per un drastico
ridimensionamento delle spese dell' ALSS, troverete a buon mercato
perchè disoccupati...
Ora
potete pensare anche ai concorrenti, che ovviamente devono essere tesserati e
quindi in regola con la certificazione medica agonistica.
La certificazione
medica è naturalmente normata da leggi, decreti e aggiornamenti dei decreti, tant’ è che
spesso le società sportive chiedono ai medici sportivi dichiarazioni e allegati
di esami che i medici non ritengono opportuno fare eseguire per contenere i
costi della sanità, oppure che ritengono opportuno non allegare perché altrimenti
la loro assunzione di responsabilità che mettono in calce al certifcato apponendovi la loro firma a che servirebbe?
Guai se poi dimenticate di avvisare per tempo l’ ufficio marittimo competente per
territorio, fornendo data, orario, coordinate del campo di regata, lista dei
mezzi e personale impiegato.
Naturalmente
tutti i concorrenti e i membri della giuria devono conoscere e rispettare le
regole di regata che la America’s Cup ha via via provveduto ad esasperare in
questi anni.
Immaginate
ora un possibile dialogo tra gli appassionati di cui sopra e la federazione:
Appassionati:
“Ma noi vorremmo sfidarci per scherzo con tre Optimist e due Sciacchetrà, così
per passare la domenica!”
Federazione:
“Ah no, e cosa fate se dalla cittadina vicina arrivano sedici equipaggi di
Laser e due J24 ? E se dalla Slovenia
arrivano tre IMS ?”
Appassionati:
“Ma noi il resto della settimana facciamo altro! Non abbiamo nemmeno il certificato
medico!”
Federazione:
“Ma non si può organizzare una regata in queste condizioni…Se volete fare una
regata dovete uniformarvi alle nostre norme”.
Appassionati:
“Ma non c’è una via di uscita? Dove lo troviamo per domenica un defibrillatore
e il personale che lo sappia usare?”
Federazione:
“Beh, se le cose stanno così, allora noi rinunciamo agli entroiti del
tesseramento e voi, invece di una regata, potreste organizzare una manifestazione
velica”.
Appassionati:
“Ah, una Manifestazione Velica…!”
Già,
una manifestazione velica, eccolo qui “l’ escamotage” all’ italiana.
La
soluzione alle imposizioni della normativa c’ è sempre nel nostro bel paese.
Se
scrivo “manifestazione” invece che “regata” il
panorama dal punto di vista giuridico
cambia completamente…La federazione non è più
responsabile nel mandare il giudice (o i giudici) e quindi gli
appassionati facciano pure come vogliono.
Quale
stupenda magìa possiede la lingua italiana!
Mi
viene in mente che tutto ciò che ho appena descritto è
nel nostro magnifico
paese applicabile a qualsiasi altra attività. Ve ne faccio un
esempio che pare
scritto ai tempi del Goldoni, invece è attualissimo; chiedo
scusa del linguaggio velatamente veneziano (ma che ritengo
sia comunque comprensibilissimo) e chiedo scusa anche della
noiosità del testo (ma che è del tutto reale e voluta).
“Entra, entra Todero; cosa mi hai
portato stamane ?”
“Ghe go portà el notissiario, sior
Conte…e anca un estrato”.
“Un estratto ? E di che cosa, di
grazia”.
“Boh, cò rispeto, mi no save cossa che
zè un estrato…zè roba de lege, credo”.
“Ah, un aggiornamento normativo, vuoi
dire. Ben, metti là il notiziario; stamattina cominceremo con l’ aggiornamento.
Mmmm...”
L.R. n° 16 - TITOLO I - La
costruzione in zona sismica
CAPO II - Vigilanza
sulla costruzione in zona sismica
Art. 5 (Disciplina
dell'autorizzazione)
1. La realizzazione delle opere e degli interventi edilizi di cui
all'articolo 2 e delle eventuali variazioni strutturali delle opere previste
dai progetti originari e' soggetta al preavviso scritto e al contestuale
deposito dei progetti presso il Comune competente per territorio, ai fini di
cui agli articoli 6 e 7.
3 bis. Ai fini di cui all'articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica
380/2001, la rispondenza dell'opera eseguita alle norme tecniche per
la costruzione in zona sismica:
a) e' accertata dal collaudatore con le modalita' di cui
all'articolo 6, comma
b) e' asseverata dal
direttore dei lavori, in relazione agli interventi su costruzioni esistenti che
assolvono una funzione di limitata importanza statica, con esclusione di quelle
di cui all'articolo 6, comma 2, lettera a);
“Todero, non si capisce nulla ! Ma de’ Diana, come fanno….”
c) e' accertata in sede di collaudo dell'intera opera, in relazione
agli interventi di variante in corso d'opera che assolvono una funzione di
limitata importanza statica.
4. Le disposizioni di cui al comma 3 non si applicano agli edifici
e alle opere di cui all'articolo 6, comma 2, lettera a).
5. Le stazioni appaltanti i lavori pubblici presentano l'istanza
di autorizzazione di cui al comma 2, prima di iniziare le procedure di
affidamento dei lavori.
Note:
1Comma 3 sostituito da art. 100, comma 1,
lettera a), L. R. 17/2010
2Comma 3 bis aggiunto da art. 100, comma 1,
lettera b), L. R. 17/2010
“Veramente,
Lustrìssimo, l’ ingegnèr me ga dato anca questo fòllieto par vu, dizendo che
anca questo zè un agiornamento che ga fato el governo par calcolàr le struture
e che vu gavè da dirghe come preferì che i archi staga suzo”.
“Come
sarebbe, Todero, se preferisco che gli archi stiano su. Certo che voglio che
gli archi stiano in piedi, che razza di domanda è questa ?”
“No,
sior Conte el me perdoni. Vu bisogna che ghe dizè al’ ingegnèr come che
li vol far star in piè”.
“Tu
mi burli, Todero. Certo hai capito male. E’ meglio che legga anche questo
appunto”.
“Sono normati i criteri del metodo
semiprobabilistico agli stati limite basati sull’ impiego dei coefficienti
parziali di sicurezza. La verifica della sicurezza nei riguardi degli stati
limite ultimi di resistenza si effettua con il metodo dei coefficienti parziali
espresso dall’ equazione formale Rd >= Ed. La verifica della sicurezza nei
riguardi degli stati limite di esercizio si esprime controllando aspetti di
funzionalità e stato tensionale….Omissis… L’ aspetto prestazionale diventa
fondamentale nell’ approccio di calcolo, sia esso verificabile agli stati
limite o alle tensioni ammissibili. L’ analisi statica presuppone la
limitazione per opere nelle quali i modi di vibrare siano poco influenti per la
ripartizione delle azioni sismiche, mentre l’ analisi modale con modello
lineare o non lineare meglio si adatta a tipologie costruttive
pluiripiano….Omissis….. Sulla base delle prestazioni attese della costruzione, il
committente deve scegliere il grado di rischio e il grado di danno al quale
ritiene ragionevole che vada incontro l’ opera; la definizione di tali
prestazioni avrà la funzione di guidare il progettista attraverso l’ analisi
probabilistica alla scelta del tempo di ritorno, degli spettri sismici di
azione orizzontale e verticale sia per gli stati ultimi di esercizio, che per
quelli di salvaguardia della vita che, insieme alla definizione del periodo
proprio di oscillazione della struttura permetteranno di stimare le azioni
sismiche di ingresso”.
“No
so, sior Conte, no staga a domandarmelo !”
“Todero,
io pago i lavori perché la barchessa stia in piedi, cosa significa “il
committente deve scegliere il grado di rischio e il grado di danno al quale
ritiene ragionevole che vada incontro l’ opera”? Che io devo tollerare dei
danni se viene un terremoto ? E allora a che mi serve pagare i lavori ? E come
fa l’ ingegnere a sapere come far stare in piedi la roba con tutta questa
accozzaglia di chiacchiere incomprensibili ? Ma sono diventati matti a Roma ?”
“Veramente,
sior Conte, anca qua in Regiòn a Venessia i scrive le stesse robe; anzi, me ga
dito l’ ingegnèr (che in confidenza non ghe ne pol più) che al Genio Civìl,
sicome non i capisse più gnanca là come che ze giusto far i calcoli, i ghe
domanda ai ingegnèri de presentàr i conti fati col compùter, ma de farli anca a
màn, par vedar se le robe coincide..”
“Ma
questa è una barzelletta, Todero !”
“Lustrìssimo
no, non me parmetarìa mai; i vòl che sia fato cussì, inoltre la lege che vu
gavè leto par prima i la ga fata in Regiòn a Venessia, no a Roma”.
“Ma
dove siamo finiti, Todero ! Non ho nemmeno voglia di leggere il notiziario.
Chiamami
l’ ingegnere…e anche l’ impresario…Anzi, no, non chiamarmi nessuno, voglio
riflettere…
Todero,
perché siamo così complicati ? Perché
ci danniamo tra noi complicandoci la vita ? Le
barchesse a Masèr hanno 600 anni e non hanno una crepa. Perchè per spostare due
finestre occorre fare tutta ‘sta roba ? Ma in 600 anni quanti terremoti ci sono
stati ? E perché se invece che a Masèr le barchesse fossero a Malcontenta
cambierebbe tutto ? Ma chi sono i pazzi che decidono e scrivono queste cose ?
Io devo scegliere il grado di rischio e di danno… Follia pura ! Todero,
c’è qualcosa di sbagliato…di molto sbagliato. E l’ ingegnere che ha comperato
il computer e dopo deve fare lo stesso i conti a mano…E le pagine di carta
straccia…Tutta carta che dovrebbe servire a distribuire le responsabilità che
poi nessuno ha….Ah, adesso ci sono: se sono io che decido il grado di rischio e
di danno poi la colpa è mia. Ho pagato i lavori ma la responsabilità è mia…Beco
e bastonà, insoma....Todero,
Todero!”.
“Comandi,
Lustrìssimo”.
“Cosa
faresti tu al mio posto ?”
“Vu
me fè lunsinga, Lustrissimo”.
“Via,
via Todero, parla orsù!”
“Veramente,
Lustrìssimo vu me dè licenza ?”
“Ma
sì, parla, parla pure liberamente”.
“Eco,
sior Conte, mi farìa tuto el teritorio zona sismica, tuto preciso: nord , sud,
isole..uguale insoma. Dopo metarìa che tuti i edifici ga da stàr in piè fin al
6° Richter…(me ga dito l’ ingegnèr che ze facile, basta metàr le forse
orizzontali come el 30 % de la gravità) e dopo, invesse de lassàr i impiegati
dei Comuni e del genio Civìl drento i ufìssi a remenàr carte, i mandarìa fora
nei cantieri tuti i giorni a vèdar che le imprese lavori ben, che no le
imbrojasse coi materiali insoma”.
“Mmm,
Todero, cos intendi per “stàr in piè” ?”
“Che
no i se spaca, Lustrìssimo…Che se anca vièn ‘na remenada co fa el 6° Richter,
venisse qualche crepèto sui intonaci, ma che no cascasse basso gnente”.
“E
se, mettiamo, a Masèr venisse una scossa più forte ?”
“Lustrìssimo,
certo che la vegnarà prima o dopo…Prima o dopo vegnarà anca la fine del mondo;
come che se gà tirà su e Alpi, cussì le tornarà dabasso, ma no ze scrito da
nessuna parte che noialtri gavemo da restàr vivi e che restemo in eterno. Metèmo
che desso, in ‘sto momento, spuntasse un vulcàn qua soto dove che semo…Cossa
dirà la gente e le autorià ? Che ze stà un fato eccessionale, ‘na calamità, un
disastro, un rosegòto, un cataclisma…E che el Lustrìssimo sior Conte e anca mi,
povareto, gerimo restài imprigionài in mezà e che no ze stà gnente da fàr. Ghè
farà un bel funeràl in gondola par vù, e un bel masso de fiori par mi…. E dopo,
tuto come prima, co tuto el rispeto par vù”.
“Sì,
mio caro Todero, hai perfettamente ragione. Ma cosa rispondo adesso all’
ingegnere ?”
“Ah,
Lustrìssimo, zè facile. Vu ghe dizè che la barchessa ga da stàr in piè fin al
6° e che vu ve fidè dei calcoli fati a man come che se fazeva ‘na volta; che al
Genio Civil invesse el ghe mandi più carte che sia possibile, cò tanta ma tanta
confusiòn, che i ghe meta un mese a no capirghene gnènte e che el ghe meta in
fondo ‘na bela firma che el sior Conte ghe va ben cussì e che sicome zè el sior
Conte paga e anca el zè in casa propria, cussì verrà disposto. Piutosto ghe
diga al’ ingegnèr che l’ impresa fassa el cemento bon assai che zè quel che
conta, de no imbrojàr sui materiai !”
“Sì,
Todero, dici bene. Questo
per casa mia, ma per quel che riguarda le complicazioni in generale, cosa mi
consigli di fare secondo la tua saggezza ?”
“El
sior Conte ancora me lusinga: mi son un povarazzo ma, se gavesse le possibilità
del sior Conte non ghe pensarave un momento: lotàr no serve contro i stupidi,
ze mejo migràr.
Un sagio capo de ‘na
mandria riesse a guidarla anca se in mezo ghe zè qualche bestia stupida, ma un
capo stupido manda la mandria zò pal buròn e sta ale poche bestie sagie
abandonàr la mandria e salvàrse !”
“Mmm,
già, così dovrei andarmene...All’ estero suppongo...Dovrei lasciare Venezia
agli stupidi, insomma “.
“Lustrìssimo,
podè anca restàr, come volè, ma dovarè far i conti cò le comlpicaziòn dei
stupidi parchè, anca se ve metè a lotàr usando la politica o, pezo, cò le armi,
no ghe ne vegnarè mai fora… I stupidi vinze sempre, semplicemente parchè no i
segue le regole del’ intelligenza. E
dir che la vita sarìa cussì semplice: i teremoti i serve come le prime
sventajae de bora de autuno: le foje e i rami sechi e deboli se rompe e i va in
tera e resta suzo solo i rami boni…zè la potatura naturale dele piante. Cussì i
teremoti i fa cascàr le case più deboli e vecie o quele costruìe pezo…Cossa ghe
zè de sbajà ? Parchè andarghe contro a la inteligènsa dela natura ? Tanto,
Lustrìssimo, spero ch’ el sia convinto che l’ eternità par nojaltri no esiste
“.
Mi
dispiace, caro lettore, ma io sto dalla parte di Todero.
Come
tutto ha una fine, e le pareti di un edificio non fanno eccezione, è sbagliato
ricercare a oltranza la responsabilità attraverso la complicazione delle norme.
Una
normativa complessa, come è diventata quella che gestisce il mondo delle
regate, non fa altro che invogliare gli umani a scansare quelle responsabilità
che le norme vorrebbero loro affibbiare.
E
più le norme sono complesse meglio gli umani riescono a scansarle:
commercialisti e avvocati sono maestri nell’ insegnarci come fare, spesso
infatti li paghiamo proprio per questo.
Il
risultato però qual è?
Che
oggi le regate sono quasi del tutto appannaggio dei professionisti.
E’
un bene o è un male?
Mi
guardo bene da dare una risposta, perché ci sono ragioni che depongono a favore
del bene e ragioni che depongono a
favore del male.
Piuttosto
trovo più saggio spostare la domanda sul confronto tra giusto e sbagliato.
E,
a tal proposito, vorrei riportare una frase di Carlo Sciarrelli con la quale
concluse il XII capitolo del suo bellissimo libro “Lo Yacht”.
"La stazza è la chiave per capire lo yacht. Non ci si lamenti della sua macchinosità. Le stazze semplici hanno dato solo tipi estremi, di breve vita. Si cerchi di immaginare come verrebbe fuori uno yacht da corsa nato senza nessuna formula, senza nessun vincolo, né di lunghezza, né di superficie velica, né di costo. Con tutta probabilità la regata verrebbe vinta dallo yachtsman più ricco. Pensandoci bene, direi che finisce così anche se si usano le formule di stazza".
Ecco,
questa sentenza sciarrelliana è, nel suo essenziale umorismo, inoppugnabile.
E’
giusto o è sbagliato?
E’
proprio questo il modo corretto per fare emergere i talenti, che la Federazione
è chiamata a fare ?
Qualche dubbio resta, anche perchè da un lato molti
cercano (Federazione compresa) di sostenere
e propagandare nelle scuole che la vela non sia uno stport di
élite, ma dall' altra....
Mah,
sento nostalgia, molta nostalgia !
Nostalgia della libertà di pensare e soprattutto di poter fare.
Nostalgia delle irresponsabilità non normate che però
erano molto più responsabili delle responsabilità normate.
Nostalgia del vivere e del praticare sport senza l' incubo di un procedimento giudiziario incombente.
Scusami per lo sfogo Federazione Italiana della Vela: forse
è solo la conseguenza della mia incipiente vecchiaia !