ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
APRILE 2021

LE CROSTE

Questo mese e il prossimo vorrei dire qualcosa a proposito di due argomenti che ritengo nauticamente utili.

Prima però, come amo fare, vorrei togliermi un sassolino dalla scarpa che, manco a dirlo, ben si innesta all’ argomento nautico di oggi.

  

E’ che per natura mi piace ragionare in autonomia e trarre delle conclusioni che se non vere possono essere comunque  molto verosimili.
Quando ero molto giovane (una sessantina di anni fa) vi fu da parte del dott. Sabin (a sinistra) una scoperta eccezionale: si trattava del vaccino antipolio contro quella brutta malattia che si chiamava poliomielite e che tanti bambini ha privato dell’ uso di una regolare mobilità.
Come il suo predecessore Pasteur (a destra) aveva già intuito per la rabbia, la campagna di profilassi che ne seguì fu un trionfo per il mondo intero: tutti furono d’ accordo, non ci furono polemiche: genitori e bimbi accettarono la vaccinazione ed anzi non vedevano l’ora che fosse il loro turno.
Fu un successo epocale dettato dalla sincerità della scoperta piena di intenti umanitari e alla completa rinuncia a qualsisasi forma di brevetto (che posto sulla salute globale sarebbe stata una infamia bella e buona).
Soprattutto si trattava di un vaccino, cioè della intromissione nel corpo dell’ agente patogeno, cioè la malattia, per provocare da parte delle difese immunitarie del corpo stesso la formazione degli anticorpi.
Bellissimo.

Oggi le cose sono molto diverse: io sono sempre stato pro-vax e mi sono vaccinato in tutti questi anni per polio, morbillo, rosolia, tetano, pertosse, orecchioni, meningite ecc...  
Ma…
Ma le guerre portano a sperimentare sempre nuovi tipi di armi; già nella prima metà del ‘900 con le due guerre mondiali furono messi a punto armi chimiche.
Dall’ inizio di questo nuovo millennio gli USA temono la progressione economica del gigante Cina, soprattutto da parte di un presidente (appena cacciato) che della supremazia economica ha fatto l’ obiettivo della sua politica.

Ma anche la Cina sta recuperando il "tempo perduto" e si sta dando da fare sia a conquistare il mondo economico, sia a sperimentare bilologicamente di tutto e di più.

Succede che un gruppo di militari statunitensi va in visita in una città cinese e lì si diffonde un contagio.

Succede che ci informano che anche i pipistrelli e il mercato del pesce sarebbero diffusori del contagio.

Succede che il contagio si trasmette a tutto il mondo e che ancora non si sa con certezza chi l' abbia diffuso, né quando avrà fine

Succede che i ricercatori nel mondo isolano il virus, ne studiano le caratteristiche, costruiscono un vaccino, lo sperimentano, ne fanno i test a campione, ottengono i risultati e hanno il benestare da parte delle agenzie internazionali per la salute il tutto in 10 mesi (!).

Succede che i test e i risultati non vengono svolti dalle agenzie internazionali per la salute, ma dalle case farmaceutiche stesse (!).

Succede che le industrie farmaceutiche commercializzano subito i vaccini promettendo dosi stratosferiche (alle volta fanno i contratti con gli stati prima ancora di aver ottenuto il benestare) e, per l’ Europa e l’ America le prime due industrie farmaceutiche a riuscirvi sono made in USA.

Succede che mentre se ne va un presidente USA no-vax ne arriva uno nuovo pro-vax e quelle industrie farmaceutiche ora si trovano impegnate a rifornire gli USA e non riforniscono più come promesso l’ Europa.

Succede che, come per i biglietti delle partite di calcio, diventa possibile acquistare dosi di vaccino e poi rivenderele a prezzo più elevato ricattando gli Stati.

Succede che viene dichiarato fisiologico il fatto che il vaccino provochi complicazioni, ma senza precisare quali esse siano e con quale incidenza.

Succede che mentre il morbillo è sempre stato morbillo riconoscibile e combattibile come tale, oggi ci viene detto che dobbiamo aspettraci continue variazioni di virus.

Succede anche che metre il morbillo dava quasi gli stessi effetti per tutti i contagiati, oggi si può indifferentemente essere portatori sani o finire coi polmoni scassati. per la medesima diagnosi.

Succede che i vaccini che devono ancora arrivare nelle dosi promesse vengono già  dichiarati limitatamente efficaci nel tempo e nelle varianti.

Succede che pian piano, mentre vengono somministrati i vaccini, viene anche detto che esiste e persisterà un continuo interscambio di nuovi virus tra animali e uomo...

Ora permettete che mi sorga un dubbio: mi pare lecito sospettare che l’ altruismo e la sincera intuizione umanitaria del dott. Sabin (e di Pasteur) si sia trasformata oggi semplicemente in una pura e semplice operazione commerciale che fa fuori un po’ di gente per guadagnare e basta., oppure per "sfoltire" una parte di umanità in eccesso.
E se succedesse che dopo che li hanno venduti tutti (i vaccini) un gruppo di altri militari (o di pipistrelli) facesse la stessa cosa con un altro virus in un altro paese del mondo?
Altra campagna acquisti?

Altro ricatto mondiale?

Con quale fiducia posso essere oggi pro-vax?

Anche perché si parla tanto di vaccino, ma quel che iniettano non lo è.

Il vaccino, nella sommaria definizione che ho dato sopra, era l’ arma ai tempi di Sabin.
Oggi il meccanismo è molto diverso: non si inietta più l’ agente patogeno per provocare da parte delle difese immunitarie del corpo stesso la formazione degli anticorpi, ma si iniettano delle goccioline di grasso che a loro volta contengono dell’ acido Ribonucleico codificato che “ordina” alle cellule del corpo di produrre la proteina virale.
Insomma non è più un virus patogeno che viene dall’ esterno, ma sono alcune cellule del nostro corpo a produrre la malattia e quindi le difese.
Dopodiché se esso (virus) arrivasse dall’ esterno troverebbe le difese già costruite (una sorta di "scudo" inattaccabile dalle zampette del virus).

Elaborato, vero?   

Posso dire “innaturale”?   

In effetti, essendo arrivato a 65 anni in buona salute protetto dalle istruzioni del mio DNA che finora ha funzionato benissimo, non ho alcuna voglia di farmelo “elaborare” (come fa per esempio Astra Zeneca con risultati già assai dubbi). 

Vorrei semplicemente poter vivere con la “programmazione” che la natura mi ha donato: mangiare sano, fare attività fisica così da mantenere allenate le mie "difese"...e poi sia quel che sia. 
Questa è la ricetta naturale in cui credo….
Così come credo ai dati, ma sapendo come vengono presi, da chi, con quale accuratezza, con quale margine di errore e da chi poi vengono trasmessi ed elaborati.
Sennò i dati diventano statistica, cioè non certezza, e contano molto meno.

Dopodiché, naturalmente, ognuno è libero di pensare e agire come crede.

La faccenda di impedire l’ attecchimento del virus costituendo sulle cellule una superficie dove le sue “zampette” non si attaccano mi fa venire in mente un aspetto della manutenzione delle barche che, a mio modo di vedere, può favorire l’ insorgere di osmosi.
Si tratta di lasciare proliferare negli anni le “croste”
delle vernici anti-fouling dallo scafo.

E' ovvio che meno uno scafo in vetroresina sta nell’ acqua e meno è probabile che si formi osmosi.
Più lo lasciamo all’ asciutto e più facile è che “dia fuori” l’ umidità.
Ma allora dobbiamo fare in modo che, quando se ne sta sull’  invaso, non abbia addosso l’impermeabile (le croste, appunto).

Molte delle barche che esamino quando qualche cliente mi chiede di farne la perizia sono affette da “croste”: si tratta del fatto che quando viene fatta carena, cioè viene alata la barca e fatta la pulizia dell’ opera viva, la si ricopre di vernice anti-fouling come è corretto fare.
Spesso però si applicano due mani della stessa a tutto lo scafo, non tenendo conto dei diversi punti di più o meno elevata abrasione che il flusso dell’ acqua crea durante la navigazione.
Ricordo di aver già scritto che i bordi di entrata della pinna di deriva e della pala del timone, insieme alla parte dello scafo che è sotto ai masconi, sono i punti dove l’ attrito è massimo e quindi risulta massimo anche l’ asportazione della vernice. Questo intuitivo fenomeno si riduce in caso di anti-fouling a matrice dura (che viene appunto applicata alle barche a motore veloci), esiste invece in modo molto consistente per le anti-fouling auto leviganti adottate sugli scafi a vela.
Per le restanti parti dello scafo però l’ abrasione è molto più ridotta, cosicché nel giro di qualche stagione si assiste al formarsi di spessori di vernice essiccata che possono raggiungere anche valori di alcuni millimetri.

Dopo qualche alaggio e di permanenza all’ aria le croste cominciano a “sfogliarsi”, così avere una carena levigata diventa quasi un miraggio.
Non resta che una cosa da fare: togliere le croste e portare a nudo o quasi il gel-coat.
Il che è un gran bel lavoraccio!
Conosco tre modi pe riuscirci: la raschiatura manuale, l’ abrasione meccanica, la sabbiatura meccanica.


Il primo è il più valido ed economico: si può operare in autonomia usando un raschietto.
E’ molto faticoso e richiede molto tempo a disposizione, ma è il migliore perché fa vedere bene dove si sta operando e quindi permette di dosare bene l’ intensità dell’ asporto delle croste: in altre parole punto per punto si riesce ad intervenire senza causare danni al gel-coat sottostante; il grosso svantaggio è che si procede con estrema lentezza: tre/quattro mq al giorno a persona; è quindi un metodo che funziona se si è autonomi e magari anche in pensione! Occorre ricordare di disporre dei teli sotto alla barca per raccogliere le croste e di munirsi di occhiali per non rischiare la cecità…

Il secondo metodo è più rapido, ancor più faticoso, ma molto meno efficace.
Si tratta di usare una levigatrice orbitale e della carta vetrata; è faticoso perché con le braccia occorre tener su anche il peso della levigatrice; è inoltre un metodo che crea molta polvere; occorre proteggere molto bene occhi e naso, si ha scarsa visibilità perché l’ area dove si interviene è ripetutamente nascosta dalla macchina e poi la carta vetrata si impasta presto e invece di “asportare” tende a “levigare”, col risultato che le croste si polverizzano ma non si tolgono del tutto. Quindi in definitiva il risultato è mediocre.

Il terzo metodo è strettamente professionale, nel senso che occorre pagare l’ intervento a del personale esterno.
E’ il metodo più veloce ed il risultato è molto valido, a patto che l’ operatore abbia la “mano leggera”; il punto dolente in effetti può essere solo questo: occorre che chi esegue il lavoro riesca a togliere le croste senza asportare il gel-coat. La cosa è quasi impossibile, tant’è che in genere tale intervento viene poi seguito da un trattamento preventivo anti-osmosi, vale a dire dall’ applicazione di qualche mano di resina epossidica.
Naturalmente i costi salgono e, spesso, non c’è alcun bisogno di farlo perché lo scafo non presenta osmosi.
Poiché in genere la sabbiatura viene eseguita su gusci in vetroresina, si adotta sabbia silicea e non granuli macinati di ghisa o acciaio, più adatti per sabbiare superfici metalliche.
Esistono catalogazioni per i gradi di sabbiatura secondo ISO8501-1, così come per la rugosità che si vuole ottenere (
in micron) secondo le DIN 4768, ma sono protocolli di carattere industriale.

Insomma per concludere la cosa migliore da fare è dedicarcisi di persona avendo molto tempo a disposizione: il lavoro sarà eseguito bene e non costerà.
Viceversa consiglio vivamente di optare per la sabbiatura raccomandando dolcezza: molto meglio lasciare qualche micron di vernice che non asportare anche parzialmente il gel-coat.

Il prossimo mese vorrei invece dedicare un po’ di tempo ad un aspetto che trovo poco trattato (anzi per nulla), ma al quale invece attribuisco una grande importanza: quello dei rumori in barca.

Post Scriptum:  esiste anche un altro metodo che però non mi sento di consigliare; è praticamente quasi immediato, scarsamente faticoso e di per sè poco costoso, salvo poi dover "risistemarte le cose".
Si tratta di scegliere opportunamente gli scogli giusti e farvi naufragio con mare formato...in effetti la vernice vien via!

  

TORNA A ARTICOLI E CHIACCHIERE