ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 DICEMBRE 2006
HIP HIP HIP AUGURI  !
   HIP HIP HIP AUGURI  !
       HIP HIP HIP AUGURI  !


Anche quest' anno arriverà il Natale 
Consentitemi di non farvi gli auguri, ma di farli piuttosto a tutti coloro nel mondo che non hanno nè di che mangiare nè di che bere, a tutti coloro che non sanno che cosa sia una barca o un timone,  a tutti coloro che per fortuna non sanno  quanti soldi spendiamo per i nostri capricci nautici....
E dico per fortuna nostra perchè, se lo sapessero, senz' altro noi in coscienza avremo di che vergognarci in eterno !

In certi paesi 13 Euro al mese sono sufficienti per sfamare e dare una opportunità di vita a un bimbo; io ci credo perchè l' ho visto con i miei occhi...
L' augurio che vi faccio di cuore è che nella vostra vita lo possiate  vedere e apprezzare anche voi. 


Con il signor Luca Cesca ho avuto in questo periodo un notevole scambio epistolare: il signor Cesca si è rivolto a me per chiedermi dei pareri in merito all' aquisto della sua prossima barca a vela.
Tra le altre cose il signor Cesca mi scrive: 

"Sono andato al Salone di Genova...(omissis)...accorgendomi di notare alcuni particolari importanti secondo lo "Scarpapensiero"...(omissis)...Mi riferisco ad un'atteggiamento mentale molto più critico e osservando i nuovi modelli esposti a Genova , devo dire che ne sono rimasto abbastanza deluso :  i cantieri più commerciali, in effetti, rifniscono le imbarcazioni in modo non dissimile dal camper che ha mio fratello, con moltissimi ( troppi ) particolari tutti in plastica, mobilio in vera formica, serbatoi in pvc posizionati alle estremità delle imbarcazioni, paglioli avvitati o con ispezioni ridicole, giunzioni scafo/coperta/falchetta (osservate solo in corrispondenza dei gavoni dell'ancora) a volte effettuate con viti autofilettanti senza nemmeno un controdado, tughe altissime tutte finestrate,  attrezzature di coperta ridotte all'osso....... insomma tutto quanto da Lei denunciato in aggiunta alle considerazioni sulla tendenza progettuale odierna, da me certamente non rilevabile, così chiaramente espresse sul Suo sito.

GRAZIE LUCA !
Non può sapere quanto piacere mi ha fatto il leggere queste cose; significa che i miei sforzi (piccoli ma sinceri) per aiutare a capire stanno dando i loro frutti !
Lo "Scarpapensiero", come da lei simpaticamente definito, non è altro che il mio fermo invito rivolto all' utenza nautica italiana a ragionare con la propria testa, al di là della pubblicità, delle certifcazioni ISO 9000 e fischia, e dell' immagine.
Credo anzi che dobbiamo con forza lottare contro l' "immagine", che da anni ormai ha deturpato la qualità non solo di ciò che comperiamo, ma anche della nostra vita di persone "autentiche" che devono vivere in un mondo "autentico" che certamente NON è fatto di fotomodelle, NON è fatto di manager, NON è fatto di party, NON è fatto di violenza, NON è fatto di ideali irraggiungibili, bensì di gente comune che spesso soffre molto e che ha solo bisogno di scambiarsi più Amore.

Mi scuso per questo accenno di moralismo (so che alle volte può dare fastidio) ma - ahimè - anche il fastidio spesso nasce dall' uso distorto che viene fatto dell' immagine.


L' ARTICOLO DEL MESE
Ovvero la conclusione di quanto detto sull' onda e la velocità degli scafi


Le onde e la velocità dislocando

Talvolta mi considero malato, altre volte invece penso di essere semplicemente un inguaribile appassionato sentimentale. 
Il fatto è che se uno mi chiedesse quali sono le curve che preferisco, invece di rispondere “Quelle del corpo delle donne” risponderei “Quelle dello scafo di una barca a vela”.
E’ fuori dubbio che l’ attrazione sessuale mi faccia apprezzare le rotondità e le proporzioni del fisico femminile, ma è altrettanto vero che raramente l’ ingegno umano sia riuscito, collaborando con la Natura, a plasmare la materia ai fini della ricerca delle prestazioni come nel caso della progettazione degli scafi a vela.
Sul corpo di una donna noi uomini non possiamo intervenire: la Natura lo ha immaginato, creato, levigato, proporzionato secondo ragioni fisiologiche e ha fatto in modo che a noi maschietti piacesse così.
Nel corso dei secoli il nostro gusto, al quale le nostre compagne sono senz’ altro attente, ne ha variato e ne varia un po’ i rapporti (tanto seno, poco seno, fianchi grossi, gambe lunghe, ecc…) ma non l’ abbiamo “fatto noi”.

Lo scafo di una barca a vela invece è nato nella mente dell’ uomo come evoluzione di una zattera, ha seguito le forme delle onde del mare, ha imitato le pinne dei pesci e le ali degli uccelli,  e finalmente è approdato alle forme di una vera e propria scultura da esporre in un museo di arte più o meno moderna.
Tutto questo preambolo per dire che, comunque io le guardi, le linee di uno scafo a vela mi attirano, mi rapiscono, mi fanno ricercare le ragioni per cui sono state volute così, e mi fanno diventare molto critico…
Un po’ come succederebbe a un maturo play-boy toscano che venisse chiamato a far da giuria in un concorso di bellezza di miss in Versilia.

Allora, tornando a quanto abbiamo detto gli scorsi mesi sulla relazione tra onda e velocità, come dovrebbero essere il dritto di prua e lo specchio di poppa di uno scafo a vela che debba correre il più veloce possibile in regime di dislocamento ?
Poiché come abbiamo visto la sua LWL (lunghezza al galleggiamento) è legata alla sua velocità massima, converrà farlo il più lungo possibile, quindi con prua e poppa a piombo, cioè esattamente perpendicolari alla superficie dell’ acqua.
In effetti, guardando i progetti degli ultimi anni soprattutto per gli scafi più piccoli si vede che la tendenza è proprio questa.
Ma allora risulta incomprensibile un fatto: come mai una volta gli scafi avevano la prua e la poppa “sporgenti”, vale a dire erano dotati dei cosiddetti “slanci” che tanto eleganti erano da vedere ?
Come mai le stesse barche di Coppa America di oggi hanno dei vistosi slanci, sia di prua che soprattutto di poppa ?
La ragione è ancora una volta piuttosto semplice e la vedremo proseguendo il nostro discorso, non prima però di aver letto la seguente:

BREVE DIGRESSIONE ESSENZIALE tinta acero naturale
Occorre che io ora definisca tre diverse lunghezze, altrimenti risulterebbe incomprensibile il resto dell' articolo.
LOA (lunghezza fuori tutto): è la massima lunghezza dello scafo comprese eventuali infrastrutture come pulpiti, bompressi ecc.
LH (lunghezza di costruzione): è la massima lunghezza del puro scafo, strutturalmente inteso, fuori dall’ acqua.
LWL (lunghezza al galleggiamento): è la massima lunghezza tra le estremità bagnate dello scafo.

Ovviamente queste tre diverse lunghezze in uno scafo possono essere coincidenti o meno.

 


Le imbarcazioni di "linee antiche" quando navigano di bolina stretta con vento filano che è una meraviglia, 
al lasco purtroppo vanno un po' meno, 
ma il supplizio più grande è farle entrare tra i pali di un marina manovrando a motore e a macchina indietro.

Il mitico Carlo Sciarrelli che amo qui ricordare direbbe: "Oggi queste barche non sono capite" 


Immaginiamo allora di progettare uno scafo a vela che abbia la LH pari a 9 m; potremmo fare in modo quindi di idearlo con la prua e la poppa a piombo, così che anche la sua LWL fosse di 9 m; in questo modo la velocità massima raggiungibile sarebbe di 7,3 nodi.
Questo è vero ma succederà con quale intensità del vento e con quale andatura ?
Se verosimilmente poniamo che tale velocità venga raggiunta con un vento di 15 nodi al traverso, cosa succederebbe se invece il vento fosse di 5 nodi solamente?
Evidentemente la velocità sarebbe inferiore, ma allora anche l’ onda formata dallo scafo sarebbe più corta di esso.
Non servirebbe quindi avere disponibile tutta la LWL anzi, a questo punto sarebbe dannosa perché lo scafo avrebbe un sacco di superficie bagnata in più e quindi maggior attrito con l’ acqua.
Insomma con meno vento si sprecherebbe in attrito una parte di energia che invece potrebbe tradursi in un po’ di velocità in più.
Se è molto più probabile che questa barca navighi in condizioni di vento scarso piuttosto che di vento vivo, converrà allora favorire la sua velocità proprio quando la spinta sarà inferiore e quindi converrà ridurre la sua LWL di una certa percentuale.
Ecco che allora mentre la LH resterà di 9 metri, la LWL potrebbe ridursi a 8 m o anche meno: in questo caso il progetto avrà gli “slanci” che io potrò scegliere se porre a prua, a poppa o ad entrambe le estremità.

Una volta i materiali usati nella costruzione portavano a scafi molto più pesanti di oggi e quindi occorreva molto vento per farli camminare; essi infatti avevano molti slanci, soprattutto a poppa, ma in tal modo avevano poca superficie bagnata e potevano raggiungere buone velocità anche con poco vento.


Oggi che la costruzione è molto più leggera e che le velocità critiche (quelle massime raggiungibili in regime dislocante) vengono raggiunte anche con brezze moderate, si tende invece giustamente a eliminare gli slanci.

Del resto, immaginando uno scafo con gli slanci che avanzi nell’ acqua, è facile vedere che il formarsi dell’ onda di prua e di poppa non fa altro che “accarezzare” lo scafo anche nei punti dove esso, standosene in quiete all’ ormeggio, non risultava bagnato.
In altre parole la sua LWL aumenta sempre di più man mano che aumenta la sua velocità, purchè gli slanci siano molto vicini alla superficie dell’ acqua (vedi le linee di poppa delle barche di Coppa America). 
Sarebbe assurdo avere una barca leggera con molti slanci, così come altrettanto assurdo sarebbe avere una barca pesante senza slanci.
Come è la vostra o quella su cui avete messo gli occhi ?
Vi consiglio caldamente di darci un’ occhiata prima di acquistarla: spero proprio che nonsia come invece è qualche barca moderna, cioè pesante e senza slanci, altrimenti a vela vi vedreste superare agevolmente da barche molto più vecchie della vostra….ed è proprio ciò che accade più spesso di quanto si creda; è un fatto che fa inorgoglire gli armatori di barche vecchie ma allo stesso tempo fa incavolare molto gli amatori di quelle nuove, i quali ovviamente hanno speso molti più soldi dei primi.

 

“Eh, che vvuò fa” - diceva zio Pino mentre portava di bolina a 7 nodi e mezzo la sua Alpa 12 del 1967 lasciandosi indietro barche molto più giovani e più costose – “la gente pensa che il mondo appartenga ai più ricchi, ma qualche volta non è così, soprattutto se è un mondo così vicino agli elementi naturali come è quello della vela”.

E come al solito, ancora una volta, zio Pino pur non avendocela coi ricchi diceva assai bene !

 

Vi aspetto il prossimo anno con l’ argomento
ELETTRIZZANTE 
a suo tempo annunciato...

 

 BUONA FINE D' ANNO e andateci piano voi "della Padania" col prosecco.

E voi "del Golfo" piano coi botti... che zio Pino vi vede!


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