ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 DICEMBRE 2007
E' Natale, state pronti...Sta per rinascere il bambino che è in noi.




Confessiamocelo: già navighiamo poco durante tutto l’ anno; durante il periodo natalizio poi, proprio non se ne parla....Eppure a ciascuno di noi sarà capitato almeno una volta di uscire in mare in dicembre.

A me è capitato almeno tre volte: in occasione di una regatina di circolo e di due trasferimenti.
Il ricordo più curioso che mi è rimasto nella memoria è stato di dover rompere lo strato di ghiaccio col tangone per poter uscire dal posto barca; quello forse più scontato è stato di consumare abbondantemente il cioccolato fondente per combattere il freddo.
Mai però sotto Natale ho avuto ricordi di essere stato brutalmente colpito dal vento: sembra quasi che in questo periodo dell’ anno esso faccia pace col resto del mondo e si diverta a limitarsi ad accarezzare i cristalli di brina che si formano la mattina sugli arbusti secchi o sugli arridatoi e sui pulpiti delle barche.
Ricordo anche di aver passato una volta la notte in barca senza alcun riscaldamento e che la temperatura interna della cabina scese a + 1 °C: ciò mi fece (e mi fa tutt' ora) considerare quali cose si facciano e quali situazioni si sopportino in nome dell’ amore che abbiamo per le nostre barche.

Ah, se riuscissimo a sentire lo stesso amore per tutte le persone che incontriamo ogni giorno e anche per quelle che non abbiamo mai incontrato né mai incontreremo !
Quante e quali cose saremmo allora in grado di sopportare ?
Penso che se io riuscissi ad amare tutto il mio prossimo riuscirei a sopportare anche quelli (e quelle) che da bordo dell’ automobile rigorosamente tedesca, rigorosamente fuoristrada ma gommata da strada, rigorosamente piena di centimetri cubi e di cavalli e rigorosamente nera ma nello stesso tempo lucidissima (il SUV), sporgono la mano dal finestrino e mi gettano addosso la cenere della sigaretta mentre li sto superando in bicicletta al semaforo.
Oppure li sopporterei quando mi superano in coda e poi prepotentemente mi stringono per infilarsi più avanti di me, dato che dalla direzione opposta sta per arrivare un pullman di linea.
Oppure li sopporterei quando, per rispondere al telefonino, bloccano il loro mezzo in mezzo alla strada  fregandosene accuratamente di chi ci sia dietro o di fianco (ma a che gli servirà mai un' auto così ingombrante!).
Insomma, penso che se amassi veramente il mio prossimo riuscirei a sopportare anche i maleducati e gli arroganti.

Gli arroganti esistono soprattutto nel mondo della politica e dello spettacolo (dove vivevano confinati fino a qualche tempo fa) ma oggi ce ne sono anche nel mondo della nautica, dove si fanno notare molto bene. Per nostra fortuna essi sono pochissimi: se infatti gli arroganti rappresentano il 10 % degli automobilisti, ecco che di questi solo il 2 % ha la barca (e di questi ultimi solo il 5 % naviga).
Pertanto il possibile incontro con qualche arrogante in mare (o in porto) si limita solamente a un caso su  diecimila, cioè dieci su centomila, ovvero cento su un milione.

Ho pensato che per Natale un miracolo potrebbe far sì che quell’ arrogante che naviga facesse un’ adozione a distanza: allora, con la percentuale di cento su un milione, significherebbe che su 55 milioni di persone potrebbero essere adottati a distanza ben 5500 bambini !
Ma è un miracolo che un arrogante pensi a un’ adozione a distanza.

Tu che mi leggi - però - so che non sei un arrogante, proprio per il fatto che mi leggi.

Buon Natale, mio buon amico !

 

 LA NOTTE ALL'  ANCORA 
QUANDO LE CONDIZIONI DEL TEMPO 
SONO PESSIME.

 
 Il temporale sta per arrivare e la barca di Carlo è ancora in mare. 
Carlo deve valutare immediatamente se farà a tempo ad arrivare ad ormeggiare prima del temporale o meno...
Nel secondo caso è bene che se ne resti in mare e si allontani da terra il più possibile.

 

Questo mese, come annunciato, vediamo cosa si può fare quando si è sorpresi all' ancora da pessime condizioni meteo.
Per condizioni pessime intendo dire che durante la notte (o in altro momento) arriva un temporale con raffiche fortissime e di direzione non prevedibile….e questo non è affatto un caso raro.
E’ bene anche sottolineare che per temporale non intendo solo il passaggio di nuvole con pioggia e tuoni e fulmini, bensì l’ improvviso manifestarsi di vento che in pochi secondi può arrivare anche a 60 nodi e durare qualche minuto cambiando anche di direzione.
Oltre che dalla grande e improvvisa intensità, il guaio maggiore viene causato proprio dalla direzione del vento che sarà del tutto sconosciuta.
E’ vero che il temporale è visibile (di giorno), ma la direzione del colpo di vento ad esso associato non è mai così facilmente individuabile né è mai così ovvia; quando poi si è vicini alla costa (come quando si è ancorati in baia o legati in una darsena con tanti ostacoli molto vicini alla barca) la faccenda diventa proprio rischiosa.

Secondo me va detto subito che se il bollettino meteo dà possibilità di temporali è bene non dare fondo all’ ancora: ho visto troppe barche viaggiare senza controllo e andare a sbattere contro altre barche o contro gli scogli per pensare il contrario.
E' molto più saggio cercare posto per tempo in marina o al gavitello, vale a dire che la ricerca di un ormeggio affidabile può essere fatta anche il giorno prima perché l’ ascolto metodico dei bollettini offre questa possibilità; l’ ormeggio poi va fatto il meglio possibile, già predisponendone i rinforzi.
Un caso classico è rappresentato dall’ ormeggio in marina col corpo morto di prua e le cime di poppa in banchina: se non si tira molto bene il corpo morto di prua PRIMA dell’ arrivo delle raffiche, DOPO (cioè quando il temporale è in atto) diventa impossibile farlo e la banchina è lì, a pochi centimetri dallo specchio di poppa (oppure verosimilmente poppa e banchina sono già diventati una cosa sola).
Ci sarebbe la possibilità di prendere la cima del corpo morto con una seconda cima più sottile legata con un nodo parlato, e tirare su quest' ultima con un winch….ma farlo con 60 (anche solo 40) nodi di vento e sotto al pioggia o la grandine diventa comunque un lavoro impossibile.

Se comunque si è stati così poco previdenti (o molto sfigati) da trovarsi all’ ancora all’ arrivo del temporale, qualcosa di buono si può ancora fare.
Ricordo due episodi di notti del genere: uno trascorso a bordo di una barca di 80 piedi a Veli Rat (in italiano Punte Bianche) all’ estremità settentrionale di Dugi Otok (in italiano Isola Lunga), l’ altro trascorso a bordo di una barca di 46 piedi in una splendida baia presso Vela Luka, all’ estremità occidentale dell’ isola di Korcula.
Le raffiche più forti furono quelle del primo episodio, e anche le più curiose: ricordo 55 nodi da ovest e, una decina di minuti dopo, 45 nodi da est !
Ararono quasi tutti quella notte; la barca su cui ero a bordo (24 metri per 40 tonnellate circa di dislocamento) bordeggiava all’ ancora come una deriva…10 secondi con mure a dritta, 10 secondi con mure a sinistra; erano stati dati 50 metri di catena su un fondale di fango di 8 metri.
Quello che mi colpì, intravvedendo tra la pioggia le barche che avevano spedato perché le loro ancore aravano, fu la grande differenza di comportamento nella navigazione a motore tra motoscafi e barche a vela.
I motoscafi erano in grossa difficoltà: dovevano tenere la poppa al vento (perché non riuscivano a tenere la prua), ma non riuscivano ad andare dove volevano; le barche a vela invece (anche se con molta meno potenza a disposizione) riuscivano a tenere la prua al vento e a mantenere la posizione anche sotto l’ infuriare delle raffiche. 

Digressione seria : anche con la mia barca sono riuscito molto bene a tenere la prua al vento navigando durante un temporale; ricordo che addirittura riuscivo ad avanzare (il GPS mi dava 3 nodi di avanzamento contro i 6 che avrei potuto fare in condizioni normali) e ciò mi diede molta sicurezza perché mi permise di tenere in rotta la barca anche sotto raffiche.
E’ da dire però che ero relativamente tranquillo proprio perché intorno avevo solo acqua e la terra più vicina era a circa un paio di miglia, in quanto stavo navigando e non ero all’ ormeggio. 

 


Ecco, sta passando... Tutto sommato sembrava peggio di quel che è stato.

 

Del secondo episodio (quello avvenuto all’ estremità occidentale dell’ isola di Korcula) ricordo questo fatto istruttivo.
In baia c’ erano circa una decina di barche, sufficientemente lontane tra loro, e tutte ancorate alla ruota.
Poiché il meteo annunciava possibilità di temporali e il fondale era di circa 7 metri, noi ritenemmo opportuno dare 40 metri di catena.
A pomeriggio inoltrato giunse vicino a noi una barca spagnola all’ incirca delle nostre dimensioni (46 piedi) che per dare fondo andò avanti ad armeggiare per circa un' ora in quanto scelse di afforcare.
Questo fu l’ errore, nel senso che se è vero che ciascuno è libero di scegliere il tipo di ancoraggio che preferisce, è anche vero che deve tenere conto della situazione preesistente: se tutti gli altri sono alla ruota, afforcare può creare dei problemi.
Successe naturalmente che sotto il temporale (proveniente come sempre da dove vuole lui) tutti quelli che erano alla ruota (compreso noi) “ruotarono” nello stesso modo mentre lo spagnolo non ruotò.
Un bel colpo di autoscontro del nostro giardinetto di dritta con il suo mascone di sinistra fece sobbalzare i due equipaggi raccolti nelle rispettive dinette.
Se vi dicessi che ero stato fuori a far la guardia per tutto il tempo e proprio in quel momento ero sceso dabbasso scommetto che nessuno mi crederebbe, invece è andata proprio così.

Il bello della faccenda fu che, nonostante il botto, non ci furono danni apprezzabili per le barche ma lo “skipper spagnolo” – saputo che avevamo dato 40 metri
di catena – sentenziò che avevamo sbagliato noi perché tutti quei metri di catena erano, secondo lui, troppi.
Insomma egli sosteneva che avremmo dovuto tenere il calumo più corto, così da "ruotare di meno"...
Ma pensa un po', ed era anche arrivato dopo di noi !

Al di là degli incontri e degli aneddoti, è bene ricordarci le cose importanti da farsi all' ancora durante un temporale: 
- stare di guardia (è ovvio, ma è bene ricordarlo lo stesso), 
- indossare le cinture di salvataggio, 
- accendere il motore e tutte le luci esterne di bordo,
- istruire l’ equipaggio per issare l’ ancora e liberare la barca (nel caso serva) nel più breve tempo possibile, 
- sistemare i parabordi.

Se infatti - come è assai probabile - l’ ancora ara, c’è pochissimo tempo per riprendere il controllo della barca e, con vento fortissimo, in 10 secondi la barca può percorrere facilmente 25 metri e più.
Il che vuol dire che in un minuto si può scadere di  ben 150 metri, e quindi si può facilmente andare a sbattere contro altre barche o contro la riva.
Le luci servono perché durante un temporale la visibilità è ridottissima anche di giorno (invece è bene farsi vedere il più possibile dagli altri, così come è importante riuscire noi a vedere il meglio possibile gli altri).

Questo è più o meno ciò che si vede in una rada durante un temporale di notte.
Chissà perchè queste foto non si vedono mai nei depliants delle pubblicità delle barche.

Naturalmente durante la eventuale manovra è bene che i membri dell’ equipaggio incaricati del suo svolgimento non tocchino albero e sartiame (la possibilità di prendersi un fulmine esiste), cosa facile a dirsi ma non a farsi.
L' importante è riuscire a starsene lontani dagli altri e naturalmente dalle rive; a tal fine un membro dell' equipaggio costantemente davanti allo schermo del GPS (se c'è) può essere di aiuto prezioso...ricordo che durante un temporale (anche in pieno giorno) non si vede un accidente.
Riuscire a evitare abbordi o incagli per una decina di minuti, è in genere ampiamente sufficiente, poi il temporale perde di forza e la situazione dell' ormeggio ridiventa gestibile. 

Un' ultima riflessione di carattere psicologico: non c'è alcun motivo per avere paura. 
Lo skipper ha un ruolo fondamentale nel gestire la situazione emotiva dell' equipaggio: le barche sono progettate e costruite apposta per affrontare il cattivo tempo, quindi non sussistono problemi strutturali di alcun tipo; l' unico problema è sempre rappresentato dalla terra, non dall' acqua. 
Poichè le barche NON sono progettate e costruite per andare addosso alla terra, questa è l' unica attenzione che bisogna avere: tutte le risorse intellettuali e fisiche devono essere indirizzate unicamente a tenere la barca lontana dalla terra, tutto il resto passa in secondo ordine.

 

Ora vi saluto, scusandomi se sono stato talvolta noioso in questo 2007;
vi do appuntamento al mese (e anno) prossimi per terminare il tema iniziato.

   Per la prossima primavera sto preparando un paio di articoli
 sull' andatura di bolina che si preannunciano alquanto tecnici,
   ma che alla fine, come al solito, sfoceranno nel pratico.  
   
 

Adesso vi voglio abbracciare tutti :

Abbraccio Pierluigi e la sua Cocalettona, i fratelli Pappagallo dell' Agenzia DOC Mare di Conegliano, tutto il Treviso Sailing Club (ciao Antonio), Paola Nonsocomesichiama che mi ha aiutato a portare a casa una volta la mia barca e che timona veramente bene, Christian Signorelli  Monica e Marilena di Udicer-Nautitest, Tonino Bellopede dell' Agenzia Sestante di Lignano, mio cognato che ancora non si è sposato, mio cugino Felix prodiere di tante avventure, Bat che in barca mi ha fatto scoprire tanti bei posti,  Luciano Michielin e Luciano Cencherle, Marinella segretaria del Mariclea e tutti i soci del club, Ivo e la sua immensa bilancia alla foce del Piave, Alessandra Impallomeni direttrice della darsena dell' Orologio, Marcellino che trova sempre vento, Nicola che ho consapevolmente aiutato a innamorarsi del mare, il perito Beppo Pelizzari dei Cantieri Marina San Giorgio e la sua segretaria tedesca dagli occhi color del cielo, Jens della Veleria Adriatico di Latisana, tutta la redazione de "Il Parlato", Carlo Cuzzato del marina Hannibal di Monfalcone, Renzo Zavatta dell' ex-cantiere Comar che ha costruito tutti i mitici "Comet", i fratelli Gianni e Mario Pornaro complici e rivali di tante boline, Bepi Anselmi che quando parla del Flying Dutchmann ancora si commuove, Dario e Anna che forse reincontrerò ancora in qualche baia, tutti i clienti che ho avuto modo di conoscere in questi anni e tutti i miei lettori che ancora non conosco...(ma che prima o poi conoscerò),

e naturalmente abbraccio il mio maestro, l' indimenticabile ZIO PINO. 

      NON ASCOLTATE CIO' CHE DICE LA VOSTRA RAGIONE, 
ASCOLTATE PIUTTOSTO IL VOSTRO CUORE :

AMATE TANTO
 
PERCHE' LA VITA E' UN ATTIM0 E PERCHE' 
- COME SCRISSE QUEL GENIO DI UNGARETTI

"LA MORTE SI SCONTA VIVENDO"
!
 

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