ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 DICEMBRE 2009



AUGURI !
Quella che vedete è una ulteriore applicazione delle sartie volanti:
dal punto di vista della stabilità del Comet 12 è del tutto inutile, però

starmene lì appeso mi ha fatto ringiovanire di oltre trent' anni
ricordando i tempi delle derive e dell' intramontabile Fliyng-Dutchmann.

Il panorama che si gode da lì è un po' più vasto: ecco la prua, con la sua bella onda al mascone.



Le intenzioni dell' articolo di questo mese sono quelle di aiutarci a vivere in barca insieme a chi ci è più caro nel modo più sereno possibile, non curandoci tanto dei difetti delle dotazioni di sicurezza o dei difetti dell' acciaio del pulpito di prua, quanto piuttosto esaminando quali siano i NOSTRI difetti.
N
on so se alla fine ci riuscirò, tuttavia questo è il mio intendimento e pertanto
cari lettori accettate questa mia piccola fatica come un modesto regalo di Natale.

 
NOI E LEI
ovvero
IL "NOSTRO" MODULO DI ELASTICITA'  

Non vorrei che il titolo fosse frainteso, giacché un lettore un po’ più intraprendente potrebbe pensare a una donna con molti amanti.
Invece nelle mie intenzioni “Noi e Lei” significa “Noi e la nostra barca”, dove il “noi” non si rivolge solo ai signori uomini ma a tutti gli armatori in genere, maschietti o femminucce che siano.
Già nel mese di maggio 2007 ho dissertato sul comportamento della coppia in barca dando molto spazio al rapporto tra “lui e lei” e trascurando un po’ il mezzo, poi nei mesi di marzo e maggio 2009 abbiamo diffusamente parlato sul fatto che il mezzo (cioè la barca) possa intendersi come maschio o femmina (e mi permetto di dire “abbiamo” perché i vostri contributi su questi punti sono stati numerosi).
Quel che vorrei tentare di fare oggi è un passo successivo, anzi una fusione: vorrei cercare di considerare insieme i comportamenti di uomo e donna in barca al di là del rispettivo sesso di appartenenza, vorrei tentare cioè di esaminare come ciascuno di noi cresca (o non cresca) frequentando la propria barca.
Volutamente ho usato il verbo frequentare, piuttosto che il verbo navigare, perché non è detto che starsene in barca significhi anche e sempre andar per mare.
Poiché il cammino che dovrebbe portarci a crescere nella vita indipendentemente dal sesso di appartenenza non è certo facile, mi sono parzialmente affidato alla saggezza di Giulio Cesare Giacobbe e di quanto da lui espresso nel bellissimo libro “Alla ricerca delle coccole perdute”, libro che opportunamente mia moglie mi ha regalato dopo il mio sfogo dello scorso mese di marzo.
E’ un libro che secondo me tutti dovremmo leggere con i tempi che corrono.
Come “Cuore” o “I promessi Sposi” potevano essere testi adatti al ventesimo secolo, così trovo questo libro di Giacobbe quanto mai adatto al ventunesimo secolo e a tutte le nevrosi che la specie umana (quasi tutta la specie umana) si sta trovando ad affrontare.
Per Natale o per il vostro compleanno, quindi, accanto a “Il destino si chiama Clotilde” di Guareschi fatevi regalare anche “Alla ricerca delle coccole perdute” di Giacobbe.
Non percepisco alcun compenso dai rispettivi editori; consiglio i libri e basta per il semplice fatto che mi sono piaciuti e mi hanno fatto capire (insieme ai Vangeli di Marco e Giovanni) qualcosa di più della vita.
Il che non è per niente poco.
Del libro di Giacobbe mi ha molto “preso” la suddivisione in tre modelli comportamentali che l’ autore pone a base del processo evolutivo dell’ essere umano: la fase del bambino, quella dell’ adulto e quella del genitore.
Non posso qui riscrivere tutto il contenuto del libro e trovo difficile il riassumerlo in poche parole, pertanto cercherò di applicare al rapporto con la barca queste tre bellissime tappe dell’ evoluzione dell’ individuo (con tutti i limiti dettati dal mio livello culturale, si intende).

IL BAMBINO E LA BARCA
Attenzione, o pazientissimo lettore, non si tratta del rapporto tra la barca e nostro figlio quando era piccolo, quanto piuttosto di come vive la barca un adulto che si crede tale ma che invece è ancora bambino !
Il titolo più appropriato di questo paragrafo infatti dovrebbe essere: come vive la barca l’ adulto-bambino.

Digressione assolutamente necessaria.
Di adulti-bambini ce ne sono moltissimi…io stesso lo sono, anzi tutti lo siamo.
Mi spiego meglio.
Se consideriamo una persona adulta (indifferente se maschio o femmina) sui 40 anni,  essa può comportarsi da bambino, da adulto o da genitore in situazioni e tempi diversi, oppure (caso più grave) può arrivare a comportarsi sempre e costantemente da bambino.
Io stesso infatti mi pavoneggio considerandomi intriso della saggezza e della pacatezza proprie del livello di genitore, ma qualche volta cedo al vizio di fare il bambino.
Poiché mi rendo conto che non è per nulla chiaro ciò che ho appena scritto, è meglio che inizi da principio.

Consideriamo quindi questo primo caso dell’ adulto-bambino in barca che, ai fini di una corretta navigazione, reputo di gran lunga più importante della indagine sulle tensioni di rottura di kevlar e carbonio.

Chi è il bambino?
E’ colui che ha bisogno di affetto e protezione, ha bisogno di essere al centro dell’ attenzione, ha paura del resto del mondo, vuole sempre essere ricoperto da dimostrazioni di affetto, non può ammettere di essere abbandonato e piange se non gli si prestano cure, coccole e attenzioni.
Ma soprattutto il bambino non è capace di amare, bensì pretende solo di essere amato.
Se queste sono le cose che - ahimè - pretendiamo dal nostro compagno/compagna di vita siamo degli adulti-bambini.
Può capitare però che il nostro compagno/compagna non riesca a darci queste cose e che pertanto noi cominciamo a cercarle nella nostra barca.
La barca ci dà protezione?
La barca ci infonde sicurezza?
Dentro di noi sentiamo che la barca sa coccolarci?
Esigiamo che essa non ci tradisca mai con una qualche avaria?
Piangiamo se dobbiamo separarcene?
Vogliamo che essa ci ami?
Pretendiamo che ami solo noi?
Ecco, nauticamente siamo degli adulti-bambini.
Cosa potrà dire o quale giudizio potrà farsi di noi in tale evenienza il nostro compagno/compagna di vita?
Senza dubbio egli (o ella) condurrà una vita grama: forse si separerà definitivamente da noi, deluso (o delusa) di aver scelto come partner un essere infantile; questo è l’ ovvio comportamento nel caso egli (o ella) sia un adulto-adulto.
Oppure potrà passare la vita insieme a noi, crogiolandosi nel sopportare questo stato di antitesi che lo porterà via via ad una gelosia impossibile, perchè avvertita non verso un altro essere umano ma verso un ammasso di legno alluminio e resina.

(Piccola digressione tra parentesi: questo comportamento di un partner adulto-adulto è non privo di risvolti puerili, perché la gelosia è tipica espressione dell’ adulto-bambino….
Insomma, la convivenza con un adulto-bambino può provocare nel partner adulto-adulto o l’ interruzione della stessa con conseguente separazione, o la regressione alla fase di adulto-bambino.
Oggigiorno infatti è sempre più frequente l’ unione matrimoniale (o no) tra due adulti-bambini, perché nella nostra società è sempre più frequente durante l’ evoluzione della persona la mancanza del raggiungimento dei livelli superiori di adulto e di genitore (Giacobbe insegna)).

Si noti la doppia chiusura di parentesi alla fine dell' espressione, tipica - ahimè - di una mentalità scientifica quale io possiedo.

Nel caso più felice invece il compagno/compagna di un adulto-bambino in barca potrà comprendere la situazione e fargli da genitore…questo è un caso molto più raro che porta spesso a forti rassegnazioni da parte di chi è cresciuto molto di più, che in genere è la rappresentante del sesso femminile.
Intendo dire che questo caso è più frequente laddove l’ adulto-bambino è il maschio e l’ adulto-genitore è la femmina: è vero, ciò non depone a favore di noi maschietti perchè inevitabilmente ci ritrae come degli immaturi, ma è una conseguenza ineluttabile della statistica…
C’ est la vie!

L’ ADULTO E LA  BARCA (o meglio, la barca vissuta dall’ adulto-adulto).
L’ adulto è l’ egoista per eccellenza, perché non ha paura, pensa solo alla propria soddisfazione, non ha bisogno degli altri, pensa ragiona e vive in funzione del proprio egocentrismo e gode della propria indipendenza.
Ah, quante unioni vanno in malora semplicemente perché uno di due è un egocentrico (o peggio lo sono entrambi) !
Soprattutto l’ adulto ama se stesso.
La barca pertanto è un vero e proprio strumento attraverso il quale egli riesce a dimostrare tutto il suo potere e a soddisfare tutti i suoi voleri.
La barca è il territorio dove egli impera e serve in tal senso a far vedere a tutti gli altri il dominio assoluto dell’ io sulle strutture, sugli ormeggi, sulle onde, sulla meteorologia, sugli altri, sugli astri e anche su Dio.
La barca - e ovviamente chi ci gravita intorno - devono essere assoggettati alla sua volontà, in qualsiasi momento del giorno e della notte.

E’ questo il caso delle persone che vivono la barca sempre ed esclusivamente per loro piacimento: “Io tra un’ ora vado in barca. Chi vuole venire con me bene, gli altri che si fottano !”
E’ il caso delle persone che mollano gli ormeggi “ogni tempo”: “E chi se ne frega del bollettino, io non ho paura e parto lo stesso !”
E’ il caso delle persone che ti sanno mettere molto a disagio : “Ascoltami bene io non ho bisogno di te. Se vuoi venire bene, sennò tanto a manovrare mi arrangio lo stesso !”
E’ il caso delle persone che si vantano delle loro imprese di navigazione: “Quella volta sì che l’ ho scampata bella, vero Elena ?...Che mare…E che vento da strappare anche le budella !”
E’ il caso delle persone che pongono la regata al di sopra di tutto: “E che me ne frega se Paolo si è slogato una spalla, gli impegni sono impegni. Mandalo a remengo, troviamone un altro !”
Questo nauticamente è l’ adulto-adulto e praticamente è un caso disperato.
Come vive infatti il partner di un adulto-adulto ?
Malissimo: per un partner è il caso peggiore che ci sia, un vero e proprio Purgatorio.
Credo sia opportuno distinguere due casi, malauguratamente distinti per sesso.
Nel caso l’ adulto-adulto sia maschio, la sua compagna ha naturalmente due sole alternative: o seguirlo o lasciarlo.
Se lo segue dovrà sopportare notti insonni, ormeggi fluttuanti, traversate condite con tuoni e saette, incroci con petroliere al limite del brivido, navigazioni sotto il solleone da far spellare anche un rinoceronte, brividi di freddo nei turni impossibili dalle tre di notte in avanti, umidità a volontà nelle uscite domenicali di novembre, appuntamenti mancati e conseguenti figuracce con amici e parenti, litigate furibonde con portuali e meccanici sugli orari delle consegne, cause continue con compagnie di assicurazione e periti per il mancato serraggio di un dado, scenatacce con vicini di ormeggio condite con turpiloqui prettamente discotecari.
Insomma se non lo segue e opta per l’ immediata separazione è meglio.
Nel caso l’ adulto-adulto sia femmina (caso nauticamente molto raro, ma possibile) il suo compagno avrebbe le stesse alternative di cui sopra, ma ritengo più probabile che opti per il suicidio.
In mare.
Di notte.
Durante l’ ennesima tempesta.
Con un cielo rischiarato da fulmini in arrivo.
E’ una immagine molto romantica (alla Goethe, intendo) che ben si inserisce nel contesto di una vicenda nordica.
Naturalmente il grande salto verrà eseguito non prima di aver ingurgitato una dose massiccia di birra e rhum, perché anche il compagno, almeno per una volta, avrà potuto provare l’ emozione di sentirsi un adulto-adulto.

IL GENITORE E LA  BARCA (o meglio, la barca vissuta dall’ adulto-genitore).
L’ attento lettore avrà visto un parallelo di origine dantesca in questa umile trattazione…come Dante e Virgilio dall’ Inferno passarono al Purgatorio e infine all’ Empireo paradisiaco, così eccoci giunti al top della condizione del navigante e della persona: l’ adulto-genitore.
Chi è il genitore ?
Il genitore è già soddisfatto di se stesso e non ha paura di nulla.
Il genitore è in pace con il mondo e con sé, talmente in pace e talmente pieno di benessere (inteso come stare bene, non come avere soldi) da sentire una grande voglia di riversare amore verso gli altri, tutti gli altri (non solo verso i suoi famigliari). 
(*)

(*) Orrenda digressione asteriscata.
Scusatemi, ma a me 'sta cosa che famigliari va scritto con la g se si tratta di un sostantivo, mentre va scritto familiari senza la g se si tratta di un aggettivo, mi sta sui nervi: mi sembra di subire un decrerto ministeriale fatto da un ministro antipatico e indagato.

Ma voi riuscite a spiegargliela 'sta cosa al telefonino quando messaggiate ?

Il genitore vorrebbe essere il papà o la mamma di qualsiasi persona che incontra nel suo cammino quotidiano, vorrebbe assisterla, donarle un po’ del suo tempo, rifocillarla, ascoltarla e trovare una soluzione ai suoi problemi.
Soprattutto, quindi, il genitore vuole amare gli altri con dedizione e gratuità.
Egli potrebbe incarnare benissimo la missione di uno psicologo o di un prete (che siano in grado di svolgere la loro attività in regime di volontariato).

Il genitore è la sintesi perfetta di pagine e pagine di suggerimenti comportamentali che tutte le religioni da millenni si ostinano a insegnarci e che da millenni noi ci ostiniamo a non mettere in pratica. 
(Che bella frase!)


In barca l’ adulto-genitore è premuroso, non fa mai gravare la navigazione o la sosta come una imposizione.
Con lui tutto è mediato e concordato, anche gli ordini alle manovre sono condivisi, perché spiegati in precedenza; egli prende raramente in mano il timone perché ha già insegnato agli altri membri come si fa a governare la barca; egli sa quali sono i ruoli di bordo più faticosi e umili (la cucina e la manutenzione del wc) e si prodiga in tal senso autonomamente, anche confezionando piccoli spuntini a sorpresa tra una sgorgata e l’ altra della tazza (quella del wc, non quella della cucina).
Egli sa preparare i crostini con il pesto e la maionese non prima di aver tolto mezzo rotolo di carta igienica dal sifone del cesso; egli si alza la notte spontaneamente se c’è una drizza che sbatte o se una cima di ormeggio stride, perché gli altri abbiano a dormire profondamente.
L’ adulto-genitore sa creare giochi per intrattenere gli ospiti più piccoli e naviga col meteo favorevole; sa distrarre chi denuncia sintomi da mal di mare ed è pronto a rinunciare alla navigazione e a rientrare immediatamente se ciò succede.
Egli ospita equipaggi in difficoltà.
Egli si ferma a chiacchierare con vecchiette che vendono i quattro cetrioli del proprio orto, snobbando l’ ipermercato vicino.
Egli non loda mai le proprie imprese e non mugugna mai se il resto dell’ equipaggio non lo abbraccia: egli è già appagato nel vedere felici gli altri.
Che si può dire del suo partner ?
Una bella vita, indipendentemente a quale livello egli sia giunto, egli o ella non ha problemi a navigare con uno così ! 
Un vero Paradiso.
Ci potrà mai essere un aspetto negativo nell’ adulto-genitore ?
Sì.
L’ unico problema è che umanamente - purtroppo - egli non riesce ad essere un adulto-genitore 24 ore su 24 come detto in precedenza, altrimenti sarebbe un Santo o un Budda e cioè sarebbe asceso allo stato di semi-divinità (o divinità vera e propria).

Molto cinica digressione dettata dal costume della società attuale.
La condizione di semi-divinità (o divinità) è lo stato che tutte le religioni vorrebbero che noi comuni mortali raggiungessimo ma, siccome le religioni sono state inventate dagli uomini, esse dimostrano un vero e proprio grossolano tallone di Achille: si riesce infatti a raggiungere detta condizione non solo amando il prossimo ma anche sborsando molto in offerte, fuochi d’ artificio, templi, incensi, processioni e fiaccolate, altari, televisioni, giornali….
Pensate, non solo potete uccidere vostra moglie e poi pentirvene, ma ci sono delle particolari "offerte speciali" in base alle quali potete lasciarla vivere, divorziare, risposarvi e - dulcis in fundo - fare la comunione a San Pietro !
Naturalmente in questo caso non è sufficiente che vi pentiate (come nel semplice caso dell' uxoricidio), sed etiam (ma anche) è necessario che sborsiate....
  Quia sic transit gloria Mundi atque creditum Ecclesiae (Perchè così passa e se ne va la gloria dell' Umanità insieme alla fiducia nella Chiesa).

Essendo quindi l' adulto-genitore un essere umano e non un Dio, capita durante la navigazione, la crociera o la regata che in qualche occasione egli regredisca di livello trasformandosi quindi in adulto-adulto (caso piuttosto raro) o in adulto-bambino (caso molto più frequente).
Quindi giustamente nessuno è perfetto; l' importante è che tale fenomeno regressivo duri poco, una mezz' ora non di più, altrimenti la cosa diventa insopportabile per il resto dell' equipaggio .

Dovrebbe durare giusto il tempo di una incazzatura nel primo caso (quello di regressione a adulto-adulto).
Dovrebbe durare giusto il tempo di una richiesta di una carezza nel secondo caso (quello di regressione a adulto-bambino).
Poi tutto come prima, beninteso, ognuno al suo posto: l’ adulto-genitore deve continuare a fare l’ adulto-genitore.
Perché la cucina e il cesso devono continuare a funzionare più e meglio di prima.
Perché lo spettacolo, in questa magnifica commedia che è la nostra vita, deve continuare.

Come vorrei che i potenti fossero degli autentici adulti-genitori ! 

E’ il mio augurio di Buon Natale che voglio estendere sia al più ricco sfondato dei ricchi sfondati del nostro pianeta, sia al mucchietto di pelle e ossa che in questo preciso istante sta crepando di fame e sete in un posto sconosciuto del mondo insieme a qualche svariato migliaio di suoi coetanei.

Vi saluto con queste dieci tonnellate lanciate di bolina larga a sette nodi e mezzo, 
confidando che il prossimo anno ci faccia navigare tutti altrettanto veloci 
e attendendovi nel 2010 con una serie di articoli senza dubbio molto più tecnici.

BUON NATALE & BUON ANNO,  MIEI  MERAVIGLIOSI  LETTORI !
PARAFRASANDO LA PUBBLICITA' DEI COSMETICI, 
IO SO CHE VOI VALETE.

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