ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
    DICEMBRE 2010    

   E' DI NUOVO NATALE    

Qualcuno mi ha chiesto se la foto del gabbiano che appare sulla home-page è truccata. 
No, è assolutamente vera: si tratta di un gabbiano croato, molto affamato e sicuro di se stesso, che ha pensato bene di posarsi sul salvagente mentre stavamo facendo uno spuntino alla fonda a Premuda.
 
Ho pensato bene di andargli incontro per stringergli la zampa, ma non ha apprezzato il gesto. 
Come talvolta fanno alcune persone, si era avvicinato solo per aver da mangiare. 

L’ attento lettore ormai avrà capito che nel mese di dicembre mi piace affrontare argomenti nauticamente morali, più che nauticamente utili, pertanto i promessi articoli sull' A 777 slitteranno a partire dal prossimo appuntamento.
Sono del resto personalmente convinto della straordinaria utilità della moralità nella nostra vita, molto più dell’ utilità delle caratteristiche tecniche della fibra sintetica con cui è fatta una drizza: mentre la prima infatti ci aiuta nei rapporti con gli altri e nella vita sociale in genere, la seconda non rappresenta altro che un piccolo capriccio.

Il mese di dicembre è per la nostra cultura (che mi permetto di definire pseudo-cristiana) il mese di Natale e, a Natale, viene nonostante tutto ancor oggi spontaneo sentirsi un po’ più buoni.
Anche sul solo fatto di che cosa significhi per me “cultura pseudo-cristiana” e “sentirsi un po’ più buoni” varrebbe la pena di scrivere un intero libro, ma qui è più giusto restare ancorati alla nostra comune passione cioè al mondo della nautica.
Ebbene, c’ è una cosa bellissima che noi velisti possiamo fare: creare il sorriso sul viso delle persone.
E’ naturalmente una cosa che tutti possono fare, velisti e non velisti, ma a noi può riuscire meglio di altri.
Non so perché ma le persone che hanno sorriso quando le ho portate in barca con me hanno serbato quel ricordo scolpito nella memoria per sempre; se poi quelle persone erano anche convinte che non sarebbero mai potute salire sopra una barca a vela, la cosa è venuta ad assumere i connotati di una vera e propria magìa.
Questo caso è successo principalmente quando ho portato in barca delle persone colpite da una qualche forma di handicap.

In tutti questi anni e in occasioni diverse ho imbarcato per brevi navigazioni delle persone che noi esseri “normali” sbrigativamente definiamo “handicappati”.
Innanzitutto questi due brutti termini andrebbero corretti in persone “normalmente abili” e “diversamente abili”.
Il perchè è presto detto: è normalmente abile colui che è in grado di compiere i movimenti e i ragionamenti che la maggior parte delle persone sa fare.
E’ diversamente abile colui che è in grado di compiere i movimenti e i ragionamenti in forma diversa, usando il cervello in modo diverso o sfruttando mezzi meccanici di ausilio per i movimenti.
Se ancora non è chiaro, ci tengo a sottolineare il fatto che esistono persone che lavorano, votano, si divertono, si accoppiano, ma che sono così deficienti (è proprio la parola più adatta: dal latino “deficere”, cioè mancare di qualcosa) da ubriacarsi e drogarsi e poi mettersi al volante ammazzando altre persone.
Eppure vengono considerate "normalmente abili" !
Così come esistono persone cosiddette "diversamente abili" che non camminano, non si accoppiano ma che sono così forti da possedere una carica vitale in grado di superare qualsiasi forma di nevrosi e di depressione e addirittura di farla superare anche ad altri. 

Per stare su col morale vi propongo alcuni filmati di persone normalmente abili che Nicola Spagnol ha trovato nel web.

HANDICAP O NORMALITA' ?

La qualità delle immagini non è un gran che, ma ciò che si vede fa pensare: spessissimo persone normalmente abili si trovano ad avere il cervello non collegato col resto del corpo, oppure incapace di prevedere ciò che inevitabilmente poi accade.
Avrei altri filmati da farevi vedere, sempre rigorosamente in campo nautico, ma li terrò in serbo per altre occasioni.
Ora preferisco raccontare le mie piccole esperienze.

In due occasioni diverse ho ospitato in barca due paraplegici: uno è mio cugino Luca, le cui gambe non sono mai state in grado di sorreggerlo e l’ altro è un amico di un amico di cui non ricordo più il nome.
Poiché in entrambe le occasioni non ero solo, li abbiamo semplicemente presi in braccio per scavalcare il pulpito e quindi li abbiamo fatti sedere in pozzetto; il resto è stato solo una piacevole gita in barca.

Alcuni ragazzi Dawn facevano parte di un gruppo che, per l’ iniziativa del Treviso Saliling Club (alla quale ho aderito anch’ io), sono stati ospitati per una giornata su diverse barche di soci.
Anche in questo caso la navigazione è stata normalissima, dato che l’ unico (piccolo) problema si è manifestato quando ho dovuto suddividere i turni al timone, perché ciascun ragazzo voleva stare alla ruota il più a lungo possibile.

Ad una regatina di circolo organizzata dal club di cui sono socio, sono stati invitati anche alcuni invalidi civili e mi è stato chiesto di ospitarne uno in barca: “Certamente !” , ho risposto.
Un incidente in camion di qualche anno prima aveva provocato a Loris l’ amputazione della gamba sinistra dal ginocchio in giù, ora sostituita da un arto artificiale.
Con le sue braccia è salito e sceso da solo, ha timonato per l’ ultima bolina e il risultato (non per merito suo ma per merito di tutti) è che siamo arrivati primi.

Con Paolo, non vedente, qualche volta ci troviamo per fare un po’ di ciclismo col suo tandem.
Sentendomi parlare di barca a vela mi ha chiesto di provare l’ emozione di navigarci: per me è stato assolutamente entusiasmante fargli toccare il pulpito di prua, lo strallo, il genoa avvolto, le scotte, le draglie, i passavanti, il boma, il pozzetto, la ruota del timone…
Tutta la barca, sopra e sotto, è stata oggetto delle carezze delle sue dita mobilissime e delle sue espressioni di meraviglia; tornando dalla breve gita verso la darsena, si è seduto sulla plancetta di poppa con sua moglie e, mettendo i piedi in acqua, ha intessuto di lodi l’ idromassaggio con l’ acqua di mare: Paolo fa il fisioterapista.

Di Pierlugi e della sua barca ho già parlato qualche anno fa.
Pierluigi, per un banale incidente riportato in casa, è paralizzato dalla vita in giù da quando era poco più che ventenne.
Non l' ho mai portato sulla mia barca, ho navigato invece insieme a lui sulla sua.
La sua energia e la sua volontà sono indomite e contagiose: sembra che nulla lo possa fermare o far deviare dai suoi progetti.
Se penso a quante donne sole e “normalmente abili”, che hanno un ottimo posto di lavoro una bella auto e uno o più appartamenti e tuttavia sono affette da ricorrenti nevrosi o depressioni psichiche (poverette!), quindi confronto quelle vite con la straordinaria vitalità di Pierluigi, mi verrebbe…mi verrebbe…mi verrebbe da tirar giù le mutande a quelle donne e sculacciarle di santa ragione !

Vorrei che il far sorridere fosse uno dei nostri impegni sociali, cari amici velisti.

Sempre più spesso, parlando con altri “armatori”, sento ripetere il solito ritornello: “ Cosa vuoi, mia moglie soffre il mare e preferisce una vacanza più comoda, i miei figli ormai vanno con i loro amici, così mi trovo sempre senza equipaggio e in barca non ci vado quasi più !”
Ma benedetti armatori, guardatevi attorno !
C’ è un mondo intero di giovani e soprattutto di “diversamente abili” che considerano anche una sola uscita in barca a vela come un sogno impossibile, come una meta improponibile delle loro vita, come una montagna dalla vetta irraggiungibile; davanti a queste persone voi tenete in mano, assieme alle chiavi della vostra barca, anche le chiavi per donare loro una giornata di felicità.
Donate un po’ del vostro tempo !
Accendete il sorriso su quei visi !
Non immaginate nemmeno la grande felicità che proverete la sera, dopo essere tornati a casa reduci da una giornata così, ricordando quei volti e quei sorrisi.

E’ il mio invito per questo Natale e per la prossima estate 2011.

Non dobbiamo mai stancarci di dare e se non l’abbiamo ancora mai fatto iniziamo adesso; almeno una volta; vi auguro di essere circondati non solo da un mare di onde, ma anche da un mare di sorrisi.
A noi (associando in questo anche mia moglie) è successo quando siamo andati in Etiopia a prendere uno dei nostri figli, ed è stata una delle cose più belle della nostra vita. 

Buone feste da Marco Scarpa che, da cinquantacinquenne ingenuo 
innamorato della vita, scrive queste cose perché vi vuole bene.

Vi do appuntamento al gennaio 2011 con gli articoli sulla A 777.