AARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 DICEMBRE 2011

Quando arriva il mese di dicembre mi diverto sempre a cercare di scrivere qualcosa di nauticamente carino, che nelle mie intenzioni vorrebbe essere un misto di altruismo e saggezza condito da qualche sdolcinatura.  Diventa tuttavia sempre più difficile essere altruisti e saggi, visto come va il mondo in cui i nostri genitori col  loro amore ci hanno portati a vivere; penso per esempio alle fasi iniziali della prossima Coppa America che, come credo saprete, verranno disputate a Venezia il prossimo mese di maggio 2012.
Ebbene, un fatto che senza ombra di dubbio è prima sportivo e poi di immagine viene presentato dai giornalisti con le parole "il sindaco Orsoni batte il collega De Magistris" "Venezia usurpa Napoli" ed altre amenità che non fanno altro che trasformare in politica e in contrapposizione ciò che non è. 
Non abbiamo più bisogno di Scapoli contro Ammogliati, né di Coppi e Bartali, né tantomeno di Destra e Sinistra; siamo veramente stufi di contrapposizioni inesistenti che servono solo a pochi per mascherare l' inefficienza e i traffici illeciti a danno dei tanti.
Riappropiamoci del nostro buon senso e della nostra buona volontà che, insieme alle nostre mani e al nostro intelletto, ci fanno superare qualsiasi ostacolo sia economico che sociale.

Comunque, tornando al misto di altruismo e saggezza, forse in qualche occasione ci sono riuscito e in altre no ma - come scrisse Gualpertino da Torre Guaceto nelle sue Historie Aquatiche - “Ne la proximatio de illo tempore qui Natale dictus, in meo corde multae dulces notae celestiali musicae infondunt, et tanto exulta meus animus qui toto universo amo” che, trattandosi di linguaggio medioevale a metà strada tra latino e italiano, mi guardo bene dal tradurre.

 
Meus amicus…Oh, scusate…Il mio amico Nicola che ogni tanto mi manda qualche articolo o qualche filmato interessante ha una moglie che si chiama Dania; qualche mese fa Dania mi ha inviato la storia di Haggi Statti che, essendo un personaggio greco, propriamente col latino ha poco a che fare.
Oggi la Grecia fa molto notizia per la sua agonia verso il fallimento ma, nell’ augurare a questa nazione di farcela a spazzare via malgoverno e corruzione senza spargimento di sangue in piazza (e soprattutto di riuscire nella cosa più difficile, cioè di farsi governare poi da una democrazia pulita e non da una dittatura), giova ricordare quanto del bene abbia fatto questo paese in passato alla filosofia, alla politica, all’ architettura, all’ arte… e alla Regia Marina italiana !

Quante volte ci è successo di ammirare edifici stupendi o residenze monumentali del passato oppure opere pubbliche grandiose che oggi sono diventate patrimonio dell’ umanità e quante volte ci è capitato di non sapere chi ne sia stato l’ autore o l’ ideatore; magari qualche trasmissione o qualche libro ci hanno informato che migliaia di vite umane sono andate perdute nella loro costruzione, ma nulla ci hanno detto sul loro progettista: è il caso per esempio delle piramidi d’ Egitto o degli acquedotti romani; sappiamo l’ identità dei politici di turno che le hanno ordinate ma non quelle di coloro che le hanno ideate e costruite.

La Storia è ingiusta perchè talvolta glorifica i pazzi e dimentica i capaci.

Così immagino che molti di noi nulla sappiano di un certo  Georghius Haggi Statti
Se infatti col vostro computer andate a trovare lo zio Google e gli chiedete: “Caro zio Google, chi era Haggi Statti ?” vi verrà fuori pressappoco la storia che qui vi riassumo.

Nel 1913 presso Rodi, nella magnifica isola di Karpathòs (proprio quella da cui il mio cognome si onora di provenire), la corazzata italiana Regina Margherita diede fondo nella baia di Pegadia.

PICCOLA DIGRESSIONE : La regina Margherita è una donna che vi trovate fra i piedi un po’ dappertutto, proprio come quando andate in una libreria e vi trovate circondati da libri di Bruno  Vespa.
Andate sul monte Rosa ? C’è una capanna Regina Margherita.
Andate ad Anagni? Trovate il convitto Regina Margherita.
Andate a Torino ? Trovate l’ asilo Regina Margherita. 
Andate a Palermo ? Trovate l’ Istituto magistrale Regina Margherita.
Andate a Racalmuto ? Trovate il Teatro Regina Margherita.
Finchè entrate in una pizzeria qualsiasi e ordinate una pizza ai carciofi e prosciutto perché non ne potete più !

Tornando alla baia di Pegadia, sarebbe meglio dire che la corazzata non diede proprio fondo ma cercò di dare fondo, in quanto la profondità (stimata non si sa da chi) invece che di in una trentina di metri si rivelò di ben 84 metri.
L'ancora della corazzata - non avendo toccato il fondo prima di esaurire la catena - mandò in tensione la catena stessa, sganciò il maniglione, ferì una decina di marinai, ammazzò il comandante colpito dal maniglione e, naturalmente, tutta la ferramenta finì in mare.
Venne quindi deciso di recuperare l'ancora ma ai quei tempi solo i pescatori di spugne osavano scendere in apnea, su fondali però molto più modesti; senonché si fece avanti un certo Georghius Haggi Statti, pescatore di spugne, che si offrì per il recupero.
 
Dopo una iperventilazione, Haggi Statti si gravò di una pietra del peso di 14.5 Kg (legata con una cimetta che doveva servire da guida e da recupero veloce) e si immerse verso un fondale che oscillava fra i 64 e gli 85 metri, senza indossare maschera e pinne.
Effettuò numerose immersioni a profondità sempre crescenti, arrivando a toccare anche per 7 volte una profondità di 77 metri.
Dopo 21 immersioni in 4 giorni e toccando anche la profondità di 84 metri, Haggi Statti recuperò l'ancora lasciando tutti meravigliati e facendo fare ardite considerazioni scientifiche al medico di bordo, che arrivò ad ipotizzare che il pescatore potesse (grazie alla pressione) assorbire ossigeno anche dalla pelle. 
Dalla visita medica fatta dal dottore risultò che Haggi Statti non era granché fisicamente: aveva un enfisema polmonare, 20-22 atti respiratori e 80-90 battiti cardiaci al minuto, timpani distrutti e funzione uditiva scarsa, un' apnea a secco di 40 secondi che in acqua oscillò fra 1.30 e 3.30 minuti.
Bene, nulla viene riportato relativamente al compenso che venne dato a Haggi Statti (se mai un qualche compenso gli venne offerto dalla Regia Marina Italiana), tuttavia quel che questa storia mi suggerisce è la seguente serie di riflessioni.

A questo mondo è esistita (e esiste) un sacco di gente valida e noi non lo sappiamo. 
Certe persone con il loro ingegno e il loro sacrificio ci hanno donato patrimoni di una bellezza incomparabile come ville, regge o templi in giro per il mondo, oppure hanno elargito il loro amore disinteressato a centinaia di altre persone bisognose e senza che di loro ne sia rimasta alcuna traccia o menzione; sono straconvinto infatti che di Santi ce ne siano stati e ce ne siano molti di più di quanti non siano “ufficialmente investiti” di tale titolo dalle autorità religiose.

Il nostro corpo è in grado di offrirci delle incredibili potenzialità e noi invece ci ostiniamo a snobbarle rifugiandoci nelle comodità e nelle tecnologie a ogni costo. 
Oggi nessuno più si azzarda a fare lavori faticosi: il minatore, il muratore, il pescatore di spugne…Chi tra noi penserebbe per sé o per i propri figli di fare questi mestieri, se per dissodare i nostri 20 metri quadrati di orto richiediamo l’ uso di una motozappa, per tagliare 5 metri di siepe comperiamo il decespugliatore, per lucidare i fianchi della barca ci procuriamo la levigatrice orbitale ? Chi tra noi rinuncia alla climatizzazione estiva nell’ auto, nei negozi, nei ristoranti, negli uffici ben sapendo però che fa male all’ apparato respiratorio ed è energeticamente dispendiosissima ?

Ma soprattutto quante persone sanno essere generose quando noi invece definiamo questa virtù proprio come l’ opposto della “furberia”? 
Troppi sono gli esempi quotidiani che inneggiano all’ essere “furbi”, cioè all’ agire sempre e soltanto se c’è tornaconto personale e senza preoccuparsi del danno o dei danni che si producono al resto della società.  Non solo, ma alle persone che si comportano in tal modo diamo addirittura la nostra fiducia nel rappresentarci politicamente e amministrativamente e noi stessi tendiamo ad estendere questo comportamento immorale a tutti i campi del lavoro e dello svago.

Persino il mondo della nautica non ne è immune, con tutti gli esempi di arroganza agli ormeggi, ai distributori, alle toilette dei marina, con tutti gli esempi di illegalità nell’ occupazione degli spazi lungo le banchine portuali, con tutti gli esempi di evasione delle imposte sulle tariffe d’ ormeggio e sulla vendita di barche e accessori, con tutti gli esempi di prepotenza nella condotta della navigazione che poi procura solo incidenti e vittime.
Ma esiste anche la forza delle persone valide. 
Con questo non voglio dire che tutti dobbiamo esser in grado di immergerci a 84 metri con una pietra per zavorra senza maschera e pinne; semplicemente so per certo che ciascuno di noi ha delle qualità e probabilmente ne possiede anche parecchie.
Essere una persona valida non significa però limitarsi ad essere consapevoli delle proprie virtù, significa piuttosto metterle a disposizione degli altri. 
Se tu sai fare un lavoro che per altri è impossibile ma te lo tieni per te, allora non servi a nulla: è come se tu fossi un invalido. 
Quante volte, standocene sulla nostra barca, ci è capitato di assistere a situazioni difficili che si verificavano su barche vicine; magari noi saremmo stati capaci di risolverle in modo sicuro e brillante, tuttavia ce ne siamo stati lì fermi a guardare (e magari a criticare). 
Ecco, così facendo ci siamo comportati da invalidi.  
Io credo che dobbiamo riflettere sulle cose che sappiamo fare, su ciò insomma che ci viene facile e quasi spontaneo; tutti noi abbiamo qualche buona qualità.

Se nella nostra cassetta degli attrezzi abbiamo un completo assortimento di chiavi a brugola e il nostro vicino di barca non sa come fare a smontare uno zinco, offriamogli la nostra attrezzatura, non aspettiamo che sia lui a chiedercela. 

Se la nostra corporatura snella ci permette di salire in testa d’ albero e vediamo un equipaggio che è in difficoltà per questa operazione, offriamogli il nostro aiuto. 

Se un equipaggio ridotto e un po’ avanti con l’ età non riesce a prendere il gavitello e noi (o i nostri figli) in un attimo potremmo farlo dal gommone, diamo loro una mano (o invitiamo i figli a farlo).    
Vorrei qui ricordare che questa nostra Italia, oggi così giustamente bistrattata dal resto del mondo per l’ “immoralità” della gestione della cosa pubblica, per fortuna ha persone come Giovanni Soldini che, nella regata intorno al mondo, saputo del capovolgimento della barca di Isabelle Autissier prima di capo Horn, dimenticò la regata, girò la barca e si mise a bolinare fino a trovare l’ avversaria e a salvarla.  
Noi non saremo mai né degli Haggi Statti, né dei Giovanni Soldini, ma anche noi abbiamo delle potenzialità ed è un vero peccato tenercele per noi.  
E’ importante però che, come Haggi Statti e Giovanni Soldini, siamo noi ad offrirci.
Così saremo persone valide.
Diamo dunque esempi di validità e smettiamola di dare esempi di invalidità, che porta con sé solo critiche e ricerca di assistenzialismo.      
L’ assistenzialismo è sempre a spese degli altri, ma quegli altri siamo anche noi e tutto poi si ritorce anche su di noi.
Noi rappresentiamo un valore, sempre.
Auguro a voi tutti di dimostrarlo, con un cacciavite o con una penna, con un bansigo o con un gommone, con una scotta o con un bacio…

Buon Natale, amici di mare,
“Quia satisfactio atque ricompensa magnae sunt si in virtutem vivis”,
perché pieno di soddisfazioni e ricchezze sarà colui che vive virtuosamente…. 

Lo scrivevano un po’ più di duemila anni fa proprio coloro che di imperatori, di trionfi, di repubblica, di guerre, di diritto, di calunnie, di onestà, di senati, di congiure, di civismo, di terme, di affari, di navi, di strade, di scuola, di acquedotti, di cristiani, di teatri, di spettacoli, di eserciti e di chissà quali e quante altre cose se ne intendevano proprio parecchio e ai quali noi oggi somigliamo - ahimé - molto poco.  
Forse l’ unica cosa che i Romani ancora non praticavano era proprio la navigazione da diporto, ma non è detto: recenti scavi in una zona qualche miglio a ENE di Punta Campanella, estremità della penisola Sorrentina, hanno portato alla luce lo scafo di un Comet 770 datato intorno al 77 d.C., in ottimo stato e del tutto esente da osmosi. Dai documenti di bordo rinvenuti in un' anfora si è appreso che il proprietario era un certo Aemilius di professione “V.V.”  
Eminenti storici hanno per anni cercato di interpretare il significato di tali iniziali, giungendo a due ipotesi: la prima suggerisce di attribuire alle lettere il significato di “Virtute Vigilans”, vale a dire “sorvegliante sulla virtù degli uomini” (una esclusiva casta di persone di vasta cultura dedite alla pratica e alla diffusione della informazione e della saggezza); la seconda suggerisce invece il significato di “Velli Vector”, letteralmente “trasportatore di pelo” (una generosa categoria di persone dedite al favoreggiamento degli spostamenti di fanciulle indigenti e molto bisognose da un ricovero all’ altro). 
Poiché entrambe le professioni mi paiono nobili e degne di approvazione (!), non saprei a quale interpretazione dare più credito

Vero è che i Romani erano proprio avanti in tutto !

Italianamente e qualunquemente,
con lo sfondo di questo tramonto autunnale immortalato dal solito Luciano Michielin,
auguro a voi e alle vostre barche liete festività e
un futuro pieno di buoni propositi e soprattutto di scelte sagge.