ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
DICEMBRE 2018
SCOGLI

Questo mese non mi riconosco proprio più.
In genere per dicembre preparo un articoletto pieno di umanità e dolcezze, considerata l’ imminenza del Natale, invece quest’ anno mi è venuto di scrivere di urti contro gli scogli...
...Eppure la vecchiaia dovrebbe intenerire il cuore; evidentemente in me fa l’ effetto opposto.

Già qualche tempo fa ho parlato del fatto che i pericoli più grandi per le nostre barche non sono rappresentati dalle difficoltà che esse trovano durante la navigazione, ma dai possibili urti che esse trovano nella vicinanza alla terra e alle strutture portuali.
Raramente un comandante di una nave è in apprensione quando naviga (a parte quando si trova dalle parti di un uragano o di acque infestate dai pirati), ma lo diventa sempre di più quanto più si avvicina alla terra.
Questo per un fatto semplicissimo: le barche sono progettate per stare libere fra le onde e non ingabbiate dagli ormeggi vicinissimo a banchine, pali, moli, catene, scogli e banchi sabbiosi.
State pur certi che in caso di incidente i danni maggiori (o quantomeno più frequenti) capitano quando le barche sono vicine a riva.
Non è facile rendersi conto delle sollecitazioni che entrano in gioco quando una barca sbatte contro un molo o si arena su un banco di sabbia. 
Forse qualcuno tra voi si ricorda delle vittime che povocò il crollo a Genova non già del viadotto Morandi, ma della torre di controllo del porto.
Poiché noi comuni mortali (e semplici marinai della domenica) siamo molto più avvezzi a guidare una automobile che governare una barca, mi permetto di fare una piccola considerazione quasi ingegneristica tirando in ballo una grandezza della fisica di cui ho già parlato: la quantità di moto.
La quantità di moto è il prodotto della massa di un corpo per la sua velocità.
Una automobile della massa di 1000 Kg che viaggia a 50 Km/h possiede una quantità di moto di 1000 x 50 x 1000/3600 = 13.900 Kgm/s.
(la moltiplicazione per 1000 e la divisione per 3600 servono per passare dai Km/h ai m/s…roba che hanno imposto quando hanno creato il Sistema Internazionale di Unità di Misura, ma a noi frega relativamente!)
So che questo numero dice poco ma teniamolo in considerazione: 13.900 Kgm/s.
Finché l’ auto viaggia tranquilla la quantità di moto se ne sta altrettanto tranquilla.
Ma se quell’ auto si trova di fronte ad un ostacolo e quindi deve fermarsi, o i freni sono in grado di fermarla prima dell’ ostacolo o avviene l’ urto.
Tutti noi siamo consapevoli di cosa succede ad un’ auto che vada a sbattere conto un muro a 50 Km/h con una quantità di moto di 13.900 Kgm/s ....Un macello!
Orbene, adesso mettiamo quello stesso conducente al timone di una barca di 10 m (massa circa 5000 Kg) che avanza a 5 nodi e mezzo.
La velocità in m/s è 5.5 x 1852/3600 = 2.83 m/s, quindi la quantità di moto vale 5000 x 2.83 = 14.150 Kgm/s un po’ superiore a quella dall’ auto.
Domanda: i danni che potrà fare un muro contro quell’ auto e le persone che ci stanno dentro sono paragonabili e quelli che potrà fare un molo o uno scoglio contro quella barca e le persone che ci stanno sopra?
Certo che sì, anche perché in barca non si è legati al sedile con la cintura di sicurezza.
Una persona di 70 Kg a bordo di quella barca, che finisse contro uno scoglio, si trova a dover fare i conti con una variazione di quantità di moto pari a 70 x 2.83 = 198 Kgm/s che si riduce a zero quasi istantaneamente (diciamo un decimo di secondo).
Significa che su quella persona va ad agire un forza di 70 x 2.83 / 0.1 = 1981 N, cioè circa 200 Kg!
Insomma uno spintone fortissimo in orizzontale che catapulta la persona verso una qualche parte della barca.
Pensiamo ora a ciò che succede nella giunzione tra la lama di deriva e lo scafo (dove ci sono i prigionieri, per intenderci) dove quella stessa improvvisa decelerazione dovuta all’ urto induce una forza di circa 5000 x 2.83 x 1/10 = 141500 N, vale a dire poco più di 14 tonnellate!
Circa la metà (dato che la chiglia ha una massa circa la metà di quella della totalità della barca) va a scaricarsi sul giunto e sui prigionieri tra chiglia a scafo: 7 tonnellate in orizzontale…una bella botta, no?
Più del dislocamento di tutta la barca.

Le cose vanno un po’ meglio se invece che contro un molo o contro uno scoglio quella barca finisse su un basso fondale di sabbia: in questo caso ciò che cambia sostanzialmente è il tempo di arresto, che resta comunque di difficile valutazione.
Maggiore è il tempo di arresto, minore è la decelerazione e quindi minore è la forza.
Se invece che 1/10 di secondo avviene in 3/10 di secondo, la forza diventa un terzo.
Fatte queste semplici considerazioni (che più che fisiche sono addirittura aritmetiche) non so cosa resti da dire se non il fatto che:
le barche non hanno il freno a mano e nemmeno a disco, né a tamburo;
la risalita del fondale davanti alla chiglia per fondali sabbiosi attraverso l’ ecoscandaglio non sempre è prevedibile per tempo;
la presenza di scogli sommersi deve essere trattata con estrema cautela;
l’ equipaggio deve essere allertato a reggersi con convinzione a qualcosa di solido o a starsene seduto;
la velocità con cui si manovra approssimandosi alla terra (moli o altri ostacoli) deve essere sempre la minima necessaria per governare.
Su quest’ ultimo punto mi permetto di fare una ulteriore precisazione: avvicinarsi a una banchina di ormeggio alla velocità di 2 Kn è già moltissimo.
E’ una velocità che consente a un unità da diporto di governare assai bene, ma di aver bisogno di molto spazio per fermarsi….
Anche 1 Kn (circa 0.5 m/s, cioè circa 2 Km/h) è sufficiente per manovrare.

Quindi le manovre devono essere fatte il più lentamente possibile.
La rapidità nelle manovre di ormeggio è giustificata solo quando c’è vento o corrente e si è esposti ad essi, ma in questi casi occorre essere molto abili e soprattutto avere un equipaggio altrettanto abile e ben istruito.
Poiché ogni ormeggio è diverso dall’ altro (anche se si tratta sempre di accostarsi allo stesso pontile le condizioni meteo sono diverse da un giorno all’ altro così come un tramonto su uno stesso luogo non è mai uguale ad un altro) le istruzioni da impartire all’ equipaggio devono essere meditate prima, aggiornate e impartite chiaramente.

   

Talvolta in questi anni mi sono trovato ad aver a che fare con situazioni “scabrose” ma, studiando preventivamente la faccenda e dando istruzioni precise, me la sono sempre cavata (anche senza elica di prua).
Qualche rarissima volta mi è capitato di aver fallito la manovra al primo colpo.
Ricordo una volta di aver preparato cime e parabordi e di aver istruito ben bene l’ equipaggio, come sempre (c’era vento e non c’erano bitte o anelli a terra presso la banchina), ma di aver fallito ugualmente.
Era una banchina alla quale bisognava accostarsi, fare scendere una parte dell’ equipaggio affinché tenesse ferma la barca (come se fossero delle bitte umane), mentre il resto dell’ equipaggio doveva predisporre una cima lunghissima per andarsi a legare ad un anello molto lontano, sopravvento e irraggiungibile con la barca a causa del basso fondale.
Al secondo tentativo invece andò tutto bene.
Come feci?
Semplice: la prima volta avevo ordinato di scendere a terra a un mio amico e a mia moglie, ma quest’ ultima non aveva la forza necessaria a tenere ferma la barca (una moglie non è adatta a fare da bitta provvisoria).
La seconda volta semplicemente scambiai persona: al posto di mia moglie scesi a terra io insieme al mio amico e le mia braccia con le sue riuscirono a fare da bitte temporanee mentre mia moglie a bordo e poi a terra portava la cima più lunga per giungere all’ anello. 

  

La faccenda del freno a mano che manca e del fatto che a bassa velocità si governa molto limitatamente è ben evidenziata dalla manovra dell’ ingresso e uscita delle grandi navi dal bacino di San Marco a Venezia: considerato il traffico enorme che esiste lì (tra parentesi navigarci è un ottima esercitazione per i neo patentati che vogliono fare pratica, ma di questo parleremo tra qualche mese) i rimorchiatori sono sempre due: uno a prua che tira e uno a poppa che in pratica fa da freno e anche da timone.
A proposito del traffico delle grandi navi in bacino di San Marco c'è un fatto che mi rode dentro da diversi anni...

Chissà quando - invece che continuare a buttare a mare i nostri soldi col progetto del Mose - costruiremo finalmente un terminal in mare per le grandi navi e usando barche più piccole per portare i turisti in città… e chissà quando per le acqua alte - invece che pensare ai cassoni pneumatici con le cerniere poggiare sul fondo - penseremo finalmente a una serie di porte vinciane affiancate che hanno le cerniere verticali che non si insabbiano mai!
Queste non sono certo una novità: è dal 1500 (anzi a cavallo tra ‘400 e ‘500) che Leonardo le ha pensate, ed io (come voi) sono veramente stufo di pagare una parte di tasse per finanziare dei progetti che mi permetto di considerare delle scemenze.
Cerniere orizzontali sul fondo!……Con la marea che sposta la sabbia sopra di esse per quattro volte al giorno!....Come se qualcuno si diverstisse a smerigliare con una lima le cerniere senza mai turni di riposo e senza che esse si muovano: una solenne baggianata per la quale mi ero già sfogato con i miei amici e famigliari una decina di anni fa.
Che poi, considerato che il fenomeno delle “acque alte” si verifica a Venezia solo per qualche ora e solo due/ tre volte l’ anno con la concomitanza di depressione barica, vento di scirocco e luna in sigize (allineamento tra sole luna e terra), tanto valeva risolvere il problema eliminando le cause.
Per esempio basta progettare un freno a mano per rallentare la terra quando spira scirocco...
Il freno a mano trattiene la terra nella sua rotazione per qualche ora così la marea si blocca finché il vento di scirocco non si è calmato; poi ad un comando dell' U.T.R.A.P.A.L.V.S.L.A.A. (Ufficio Tutela e Rinascita delle Aree Portuali e delle Acque Lagunari Venete e delle Sponde e Litorali dell' Alto Adriatico, riuscite ad immaginare quante gente ci lavora?), il freno a mano viene sbloccato e la terra riprende la sua rotazione con le maree che le vanno dietro...
…Una idea eccezionale !

Ve ne do un' altra. 
Un mega fotovoltaico in Sicilia che fornisce energia elettrica per fare funzionare un grande frigorifero tra la foce del Po e la punta dell' Istria: il mare ghiaccia e forma una ecobarriera all' onda di marea e alle onde di scirocco... Poi, al solito comando dell' 
U.T.R.A.P.A.L.V.S.L.A.A., il frigo viene spento, la barriera ghiacciata si fonde e tutto torna come prima...
...Un' altra idea eccezionale !

Idee forse di difficile realizzazione, ma di sicuro successo e soprattutto di costo assi inferiore al Mose....Adesso basta sennò in Svezia mi danno il premio Nobel.

 
Questo non è un fotomontaggio, ma una notizia riportata il 6 ottobre 2018 dalla stampa locale

 Che dire ancora?  
Protezione dalle acque alte, ferrovie ad alta velocità, manutenzione di viadotti e ponti, scuole antisismiche sono tutti lavori da fare.
Ma pensiamo di farli per far lavorare sempre i soliti tecnici e le solite imprese con i soliti risultati ?

Buon Natale, o naviganti, ci hanno detto che cambierà....
...io come voi passo e resto in ascolto

TORNA A ARTICOLI E CHIACCHIERE