LA PAURA
Che brutto augurare un Buon Natale con
questo titolo, no ?
Ma,
ahimè, è da due anni che siamo
soffocati da messaggi che cercano di convincerci che è doveroso
avere paura, al
di là dei dati più o meno oggettivamente raccolti e
interpretati...
Per un vecchio ingegnere come me i dati rappresenterebbero l'
essenza della tranquillità: sapeste quante notti mi sono
coricato col pensiero fisso sull' esattezza di un calcolo che dipendeva
da un dato; e sapeste che sollievo la mattina seguente verificare che
quel dato era oggettivo e corretto!...
Perchè sotto a quel calcolo c' era la mia firma, con la mia responsabilità. Tutta mia.
Oggi
invece i dati che dovrebbero guidarci verso la verità e la
tranquillità sono usati come un disgustante bombardamento:
abbiamo appreso ormai con certezza che i dati vengono
sistematicamente ignorati o esaltati a seconda di quel che si vuole
politicamente ottenere.
Ma caspita, non sono dati riguardanti il raccolto delle albicocche,
bensì quelli della letalità o meno di una epidemia!
Si propaganda a livello ufficiale (Istituto Superiore della
Sanità) con una disinvoltura e (quindi una
inaffidabilità) nauseante un bilancio che va da
150.000 a 3.800 morti come se fosse la stessa cosa...
e ci si
litiga anche sopra!...Aveva ragione Socrate che la ricerca della
oggettività non esiste più laddove esiste l' interesse di
pochi per plagiare le folle.
Un dato deve essere un dato per tutti e su quello si può ragionare; se non è lo stesso dato per tutti esso non ha alcun valore e serve solo a litigare e a dividere.
Sono
35 anni che mia moglie lavora in sala operatoria; l' anno scorso venne
spostata di ufficio dalla direzione sanitaria in terapia intensiva sia
nell' ondata di primavera che in quella di autunno; si ammalarono
molti dei suoi colleghi e, nonostante le precauzioni e gli scafandri,
capitò anche lei; anch' io a casa con lei ho avuto dei sintomi;
trascorremmo una
settimana senza sapere se si trattasse di una banale influenza o del
"perniciosissimo" Covid... L' esito del tampone ufficiale fatto in
reparto
mentre era febbricitante infatti NON LE FU MAI
RECAPITATO !...Sicché tornò al lavoro senza quarantena
(Grazie, Aulss 2...Brava!)... Solo
questa primavera, sottoponendoci di nostra iniziativa all' eame
sierologico, scoprimmo che lei era (ed è) piena di anticorpi
naturali ed io no. Nessuno è stato in grado di spiegarcelo, ma
la beffa è che la "paura sociale che ha sede presso il governo"
ha decretato che gli anticorpi naturali non contano una cicca rispetto
a quelli che il "cosiddetto vaccino" può formare (e annullare nel giro di qualche mese) e ciò
contro ogni
evidenza scientifica.
Il risultato è che mia moglie non crede più nella
medicina che reputa a ragione pienamente asservita alla politica,
piange quasi tutti i giorni, è assolutamente delusa di
ciò che le hanno insegnato e che ha messo in pratica con
dedizione ed entusiasmo e, se vuole lavorare, deve "vaccinarsi" o
sottoporsi a tampone rapido ogni due giorni a proprie spese, pur
essendo nautralmente immune e pur non essendo ancora stata
ufficialmente sospesa da quella stessa autorità che si professa
paladina della salute dei cittadini !
Non solo, ma alcuni suoi colleghi la considerano una rompiballe che lotta stupidamente contro i mulini a vento, mentre
considerano se stessi degli eroi per essersi vaccinati e quindi aver salvato il Paese !
Scusate lo sfogo, ma è pazzesco!
Mi dispiace che il valore dei ragazzi del 1899, veri giovanissimi
eroi che si sacrificarono nel 1918 per darci questo bel Paese,
venga
equiparato a coloro che si vaccinano non per convinzione, ma per non
dover rinunciare allo
stipendio.
Questa lapide si trova in
località di S. Croce del Montello (TV) ed è stata posta
dal Sodalizio Nazionale Ragazzi del '99.
E' presso la scuola intitolata a E.A. Mario, dove fu combattuta una
furiosa battaglia e ricacciato oltre il Piave l' eserciro Austriaco.
Sarà perchè sono nato qui, ma è un ricordo che ogni volta mi annoda la gola...
Trovo quindi molto appropriato parlare un po’ della paura: forse ne verrà fuori un articolo poco nautico, forse molto più moralista, forse anche religioso…
Cominciamo dalla nautica.
Nauticamente la paura io la vedo così: hai
mai navigato col mare in burrasca?
Diciamo un mare 6 o 7 e con un vento forza
7 o 8?
In tutti questi 56 anni in cui ho navigato a
me è capitato in due occasioni; una volta in Adriatico e una volta in Tirreno.
Sistemato l’ equilibrio della barca con
delle vele appropriate, in sostanza si tratta solo di mantenere una rotta nel
susseguirsi incessante delle onde.
Ma, come è noto dalla fisica, le onde non
hanno proprio tutte la stessa velocità di propagazione: alcune, che sono
leggermente più alte, prendono ancora più vento e camminano un po’ più forte.
Il che vuol dire che in un punto
imprecisato dello spazio sono in grado di raggiungere l’ onda che le precede e,
in un attimo imprecisato del tempo sono in grado di sommarsi ad essa formano
quel che viene detta “l’ onda anomala”.
Quindi navigare durante una burrasca
significa aspettarsi prima o poi che la propria barca si trovi proprio in quel
punto e in quel momento; può non succedere mai, ma può anche succedere.
Ora ti chiedo: è saggio navigare con la paura che ciò
accada?
O è più saggio affrontare al momento l’
onda che il buon Dio ci manda, contenti di aver superato quelle passate?
Perché la paura, nel momento, può
trasformarsi in panico e ciò non solo non è saggio, ma è addirittura deleterio.
Tutto questo discorso, apparentemente
legato alla nautica, mi serve a dire che nella nostra vita è la stessa cosa.
In Africa (e non solo) in questo momento
stanno vivendo miliardi di persone che pur non avendo nulla riescono a
sorridere; io ne ho conosciute.
Ciò accade semplicemente perché non hanno
paura.
“Ma come fanno a non avere paura ?” dirai
tu, adottando il ragionamento perfettamente integrato alla logica del benessere
economico nord-occidentale.
Infatti me lo sono chiesto anche io.
La risposta è semplicissima: la paura non
esiste se non pensi al futuro; o meglio, non esiste se per te il futuro rappresenta speranza e non preoccupazione.
Lo dico meglio: il passato è passato e quelli
ne sono contenti perché ora sono ancora vivi; al futuro ci penseranno domani,
quando sarà diventato l’ “ora”; quel che è giusto fare adesso è pensare all’
“oggi”.
Noi, qui, siamo stati invece abituati a vivere
adesso preoccupandoci del domani; lo facciamo continuamente: per il nostro
posto di lavoro, per il conto corrente in banca, per la salute nostra e dei
nostri figli, addirittura ci preoccupiamo non solo del nostro futuro ma anche
del loro.
L’ onda anomala potrà arrivare... chi lo
sa…ma la affronterò quando arriverà, se arriverà !
Adesso è importante che io
superi le onde con cui mi trovo a convivere ora, ed è giusto che io sia
contento di avere superato quelle con cui mi sono trovato ad aver a che fare
ieri.
Ecco, questo modo di vivere è prettamente
cristiano: Matteo 6,25-30 è una sintesi perfetta di ciò che sto dicendo e che ogni
cristiano sarebbe tenuto a seguire.
“Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello
che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la
vita non vale forse più del cibo il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli
del cielo: non seminano, non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre
vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?
E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la
propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i
gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche
Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Ora, se Dio veste così l’ erba del campo, che oggi c’è e domani si
getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?”
In questi anni e per svariati motivi ho
avuto a che fare con molti sedicenti cristiani, anche preti, ed ho notato che
trovano una difficoltà enorme a seguire questo brano evangelico.
Se glielo sottolinei che, come battezzati,
sarebbero tenuti ad affidarsi a Dio, o ti rispondono con un banale “eh, sì hai
voglia… e come si fa di questi tempi !”, oppure ti rispondono citandoti altri brani
evangelici a loro giustificazione, tipo “anche Gesù ha avuto paura di soffrire
e morire nella veglia prima di essere catturato”.
Sono entrambe giustificazioni di una fede molto tiepida che i primi
scaricano sul “modus vivendi” attuale e quindi sul
prossimo, i secondi addirittura su Gesù, dimenticando che dopo
aver detto “Padre
allontana da me questo calice” ha anche detto “…ma
sia fatta la Tua e non la
mia volontà”.
Ma il paradosso è ancor più radicato:
infatti il cosiddetto “cristiano tipo”, cioè quello (come noi) derivante dall’
educazione filtrata dal Medioevo, dal Patto Atlantico e dalla Comunità Europea,
è vero che è ancora in grado di pregare Dio ma non ringraziandolo per la
vita trascorsa ieri, quanto chiedendogli di proteggerlo per la vita che dovrà affrontare
domani.
Insomma Dio, poveretto, si trova a non venir
più ringraziato per la pancia piena e la buona salute che abbiamo ricevuto
ieri, ma piuttosto a doverci combinare gli eventi di domani per farci mantenere
il lavoro, il conto corrente in banca, la salute nostra e anche quella dei
nostri figli…
Ma sai quanti ce n’ è di cristiani così?
Tutti ansiosi, tutti infelici, con il
timone in mano ma terrorizzati dalla possibilità dell’ arrivo dell’ onda
anomala.
Sorrisi niente; tanto con la mascherina
non si vedrebbero nemmeno.
Vaccinati a più dosi, ma ugualmente
distanti, perennemente preoccupati, mascherati, diffidenti…
Sempre più costretti a rincorrere richiami di dosi vaccinali su richiami, ogni tre mesi e ogni autunno....
Sempre più imbottiti di paura...
Fino a qualche anno fa se vedevi uno
disteso a terra per strada lo soccorrevi.
Oggi lo faresti o ne avresti paura?
E lo stesso vale per mare….
Mi viene in mente la parabola del buon Samaritano (che ho già citato una volta in questo sito nell’ agosto 2018) che potrebbe essere riadattata così:
Un
uomo scendeva le scale per andare al lavoro e al portone incappò nei briganti
che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo
morto. Per caso, un sacerdote passava di là e quando lo vide gli
chiese il green pass ma, non ottenendo risposta, passò oltre dall'altra parte.
Anche un impiegato dell’ Agenzia delle Entrate, pure battezzato e giunto in quel
luogo, lo vide ma passò oltre perché non indossava la mascherina in quanto i
briganti gli avevano portato via anche quella. Invece un Cristiano, che stava
andando a fare la spesa, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Egli
non era vaccinato, né portava la mascherina ma, contando nella fiducia in Dio,
gli si fece vicino e gli fasciò le ferite; poi chiamò un taxi, lo portò al Pronto Soccorso
e si prese cura di lui.
Ecco,
a me non fa ridere.
Anche
perché è andata a finire che: il tassista non ha voluto caricare nessuno; il
Cristiano ha dovuto sorreggere il malcapitato portandoselo quasi sulle spalle;
la gente che via via hanno incontrato non ha offerto alcun aiuto ma invece ha
criticato il comportamento rischioso del Cristiano; qualcuno gli ha gridato
dietro “incosciente, stai mettendo a repentaglio la vita di tutti !”; al P.S.
hanno immediatamente vaccinato il malcapitato e hanno fatto il tampone
a pagamento al Cristiano; il medico ha redarguito il Cristiano intimandogli di
“non fare mai più così” ma di chiamare l’ ambulanza; il poliziotto di servizio
al P.S. ha interrogato lungamente il Cristiano e verbalizzato tutto; passata la
mattina i negozi hanno chiuso e il Cristiano non ha potuto fare la spesa; dopo
due giorni l’ ASSL ha mandato il conto del ticket al Cristiano per l’
assistenza al malcapitato in quanto “sprovvisto di tessera sanitaria”; dopo un
mese la Prefettura ha elevato una sanzione a carico del Cristiano per
“omissione di atti di ufficio” in quanto “entrò in contatto con persona senza
accertarsi delle generalità del malcapitato e del suo stato vaccinale”; il
Cristiano si è trovato nell’ imbarazzo tra il rinnegare il Vangelo o la
legislazione vigente; dopo tre mesi il malcapitato, guarito e forzatamente
vaccinato, è andato ad abbracciare il Cristiano.
Il Cristiano è scoppiato in lacrime ed è
tornato ad avere fiducia in Dio.
Intanto le onde si erano succedute e non era passata alcuna onda anomala.....................avevano causato solo qualche piccolo danno, facendo perdere agli alberi solo qualche ramo meno forte (non si sa bene se 3.800 o 150.000) come da millenni sempre succede quando tira vento.
Ora
mi viene in mente quella brevissima poesia di Giuseppe Ungaretti
che si intitola "Soldati" e che fu scritta ancora una volta nelle
trincee della prima guerra mondiale.
Una poesia di tre versi o forse uno solo, non fa differenza.
Pochissime scarne parole, ma di un peso incredibile.
Ognuna di esse offre l' apertura di un mondo.
Ma è riservata a chi vuole soffermarsi un attimo.
E' per chi naviga durante una burrasca.
E' per chi vuole meditare senza la frenesia che la paura incute.
Perchè è una poesia per chi la paura l' ha superata.
Perchè alla fine è la poesia della vita di ognuno di noi.
Si sta
come d' autunno
sugli alberi le foglie.
BUON NATALE !
Ti auguro, inoculato o non inoculato lettore, di non sentirti un eroe ma una persona comune;
e spero tanto che tu consideri queste righe come un messaggio di speranza ma con la "s" rigorosamente minuscola.
Il prossimo mese parlerò di
acqua alta e il prossimo ancora tornerò a parlare di
barche.
Ora permettimi di inviare un caro augurio particolare all' amico Christian Signorelli, direttore di Udicer Nautitest,
con cui ho condiviso tanta passione per le barche e tante perizie e certifcazioni per il diporto.