ARTICOLI  CHIACCHIERE  E  COSE TRA NOI
 FEBBRAIO 2006

  

IL GPS

L’ elettronica a bordo è un argomento affascinante; penso che quello che paghiamo all’ atto dell’ acquisto sia il brevetto (o l’ idea), perchè per quel che riguarda la “sostanza” (cioè la plastica, lo stagno, il silicio), compriamo con 1500 Euro ciò che in effetti vale circa 50 centesimi.

Il limite dell’ elettronica infatti non sono mai le prestazioni...Queste sono a dir poco più che eccezionali e si superano continuamente anno dopo anno anzi, mese dopo mese.
Il limite piuttosto sono proprio i materiali con cui gli strumenti sono fatti e la loro affidabilità agli agenti atmosferici.
Conosco alcuni armatori di motoscafi che non si sono mai lamentati del corretto funzionamento della strumentazione elettronica, mentre conosco molti amici velisti che ne sono disperati.
Beh, vorrei ben vedere che non fosse così: un GPS imbarcato su un motoscafo lavora sempre all’ ombra e protetto da una cabina, quello a bordo di una barca a vela se ne sta nei pressi della ruota del timone, accanto agli strumenti della stazione del vento e a quello di controllo dell’ autopilota.
Il risultato è che questi poveri agglomerati plastici si sobbarcano sia il sole a 50 gradi in luglio, sia la pioggia e la neve d’ inverno.
Non possiamo certo pretendere che dopo due stagioni tutto funzioni ancora per benino!    
Fa parte di quell’ ineluttabile destino cui noi velisti (più o meno consci del nostro masochismo) dobbiamo sottostare.

Un fatto invece su cui possiamo intervenire in modo assai sensato è di opporci - all’ acquisto di simili gingilli - a quell’ intrigante sistema cosiddetto dell’ “interfacciamento”.
So che tutti sanno cos’ è, quindi volutamente non ne parlo.

Ciò che forse non tutti sanno è che spesso la “catena” di strumenti (per intenderci anemometro, bolinometro, log, scandaglio e autopilota) funziona solo se funzionano tutti.
Insomma se l’ anemometro si trova un bella mattina ad avere un contatto ossidato, non solo non sapete che angolo state tenendo con il vento apparente (che di per sé non sarebbe un gran guaio, anzi divertirsi a timonare guardando i fiocchetti del genoa è magnifico), ma piuttosto non sapete né quanta acqua avete sotto la chiglia né potete lasciare il timone perchè sia autopilota che ecoscandaglio sono simultaneamente entrati in sciopero.

Quindi è meglio avere tanti strumentini quanto più possibile indipendenti tra loro...Funzioneranno senza tener conto di svariati dati, ma almeno funzioneranno!
E se proprio uno non dovesse andare almeno siamo subito in grado di capire qual’ è.

C’ è ancora un’ altra cosa su cui vorrei soffermarmi e riguarda il GPS, strumento di cui peraltro non posso dire che bene: che abbia lo schermo in bianco e nero o a colori, minuscolo o grandissimo, che stia sempre con la cartografia orientata per nord o che segua la prua della barca, resta comunque un accessorio prezioso.
La Barcolana del 1999 la ricordo per il ritorno alla base: un nebbione fitto dalle 20 di sera mi accompagnò da Lignano fino a mezzanotte, cioè fino a quando arrivai a destinazione (che è un gran bel posticino ma non sono così fesso da dirvi dov’ è).
Forse sarei riuscito ad arrivarci lo stesso anche senza GPS navigando lungo la batimetrica dei 5 metri e contando gli aloni delle luci delle varie località lungo la costa, ma senz’ altro con molti più rischi e facendo molto più tardi, invece... ecco che esattamente dove avevo memorizzato il way-point (trenta metri fuori delle mede luminose di inizio del canale) scorsi l’ alone della luce verde e quello della luce rossa dell’ ingresso alla darsena.

“Beh, che c’è di tanto particolare?” chiederà il solerte lettore.

Ecco, c’è che - contrariamente a ciò che ho fatto io - su molte barche di amici e conoscenti ho notato che lo skipper si è premunito di memorizzare (ritengo per gioco) non il way-point delle mede o dei segnali foranei di atterraggio, ma il way-point del proprio posto barca!

Ciò è sommamente ridicolo perchè fa venire in mente un confronto aeronautico: è come se un pilota d’ aereo, negli attimi precedenti l’ atterraggio, invece di preoccuparsi di allineare il proprio velivolo con la pista cercasse di atterrare direttamente all' interno dell’ hangar. 
C’è da meditare, no ? 

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