1° Considerazione.
Non so se lo sai, ma i classici conduttori elettrici di rame che compongono gli impianti elettrici di casa dell’ auto e della barca vengono dimensionati seguendo il criterio di affidare loro circa 3 Ampère di corrente per ogni millimetro quadrato di sezione (escludendo altre considerazioni sulla natura del rivestimento isolante e delle loro temperature di esercizio).
Poiché nel caso di un fulmine agevolmente si può arrivare a una corrente di 20000 A (e oltre), significa che per assorbirla senza danni occorrerebbe avere un conduttore di rame di 6700 mmq di sezione che corrispondono a porre in opera un cavo di 4,6 cm di diametro!
Poiché le sartie delle nostre barche sono di acciaio (che conduce un po’ peggio del rame), si arriverebbe a doverle dimensionare adottando un cavo del diametro di 5 cm. Assurdo!
Non è nemmeno pensabile di ripartire tale sezione su tutte le sartie e stralli che tengono su l’ albero perché comunque il fulmine ne sceglierebbe senz’ altro uno per scaricarsi a terra, e sia il costo che soprattutto il peso del metallo portato così in alto fanno capire subito che la cosa è improponibile.
Non solo, ma cosa succederebbe se una corrente elettrica del genere si scaricasse, oltre che lungo la sartia, anche attraverso il metallo della esigua superficie di contatto dei perni di collegamento delle estremità della sartia? Probabilmente (diciamo pure sicuramente) si fonderebbe tutto.
Mi chiedo allora che senso abbia mettere un fusibile tra landa e chiglia dato che, per riuscire a fonderlo, il fulmine deve aver “attraversato” sia la sartia che i vari perni e arridatoi.
Insomma che senso ha cercare di far di tutto perché l’ albero o i componenti delle manovre fisse si fondano?
2° Considerazione.
Tutta la strumentazione di bordo (sulla indispensabilità della quale sarà molto interessante tornare in un prossimo incontro) è fatta di due tipologie fondamentali: strumenti analogici e strumenti digitali.
I primi sono quelli con le lancette sul quadrante (come i tradizionali orologi svizzeri) ed oggi sono ancora usati come contagiri, termometri e manometri; i secondi sono quelli a cristalli liquidi con le cifre nere (come gli orologi made in China) ed oggi sono usati come voltmetri, amperometri, log, ecoscandagli e strumenti del vento.
Il loro principio di funzionamento è profondamente diverso.
Se i primi hanno una piccola bobina sensibile sia ai campi elettrici che a quelli magnetici e sono alquanto elaborati e piuttosto delicati, i secondi invece hanno un piccolo schermo trasparente che in alcuni punti si opacizza se stimolato da un impulso elettrico e sono molto più semplici (dovrebbero costare meno di 2 centesimi di euro al Kg).
Mentre gli strumenti analogici sono sensibili alle variazioni di campo elettro-magnetico dell’ ambiente esterno anche se sono spenti, i digitali, se non sono alimentati, non risentono assolutamente di quello che può loro capitare intorno.
In definitiva se durante un temporale si tengono spenti gli strumenti, quelli digitali non dovrebbero subire danni, quelli analogici sì.
Il contagiri del motore della mia barca infatti è saltato a 15 metri di distanza dal fulmine, pur non essendo lo strumento sotto tensione.
Anche quello della barca di Luciano (Cencherle) è saltato così come anche altri strumenti digitali; in questo caso però l’ equipaggio era a bordo e l’ impianto era sotto tensione.
Ora torniamo alla domande precedenti, cominciando dall' ultima.
Esiste pericolo per gli impianti e la strumentazione di bordo ?
Per tutti gli strumenti e l’ impiantistica di bordo sarebbe bene che i fulmini si scaricassero il più lontano possibile dalla barca e anzi, per gli strumenti analogici, sarebbe bene che i fulmini se ne stessero lontani addirittura anche dalle barche ormeggiate nelle vicinanze.
Pertanto avere l’ albero a massa (cioè avere la barca-parafulmine) non va certo bene.
SOLITA DIGRESSIONE: si potrebbero proteggere gli strumenti dal fortissimo campo elettrico prodotto dal fulmine avvolgendoli in una piccola gabbia di ferro (tipo quella usata per le gabbie dei polli), ma l’ installazione non risulterebbe bella né funzionale (ve l’ immaginate il cruscotto avvolto in una gabbietta?)
Esiste pericolo per l’ integrità strutturale dello scafo ?
Sull’ integrità strutturale dello scafo non sono mai venuto personalmente al corrente di eventi tali da aver prodotto danni: è vero che il sartiame o parte dell’ albero potrebbero fondersi o venire in qualche modo schiantati e potrebbero finire in mare o rovesciarsi sulla coperta, ma lo scafo come potrebbe rompersi ?
Come potrebbe un fulmine preferire di attraversare lo spessore di vetroresina o di legno al piede dell’ albero per scaricarsi a mare, piuttosto che sfruttare l’ acqua presente sui fianchi esterni dello scafo tra lande e mare ?
Occorrerebbe una combinazione che ha dell’ impensabile, in cui l’ aria fosse secca lo scafo fosse asciutto e un fulmine colpisse l’ albero e forasse lo spessore di chiglia e paramezzale !
Oppure potrebbe capitare - se la barca avesse l’ albero poggiato in coperta - che si fondesse istantaneamente la mastra e che l’ albero (se esiste ancora, perché se si è fusa la mastra forse si è già fuso anche l’ albero) scendesse di colpo e piombasse come un ariete sulla chiglia sottostante forandola.
Senz’ altro, con un foro così attraverso la carena, la barca andrebbe a fondo quasi istantaneamente.
Bene, ringraziamo quindi Luciano (Michielin) e ammettiamo pure che questo fulmine possa capitare con una probabilità di uno ogni 24 anni (o ancora minore perchè, come detto sopra, scafo e coperta dovrebbero essere completamente asciutti e un "fulmine a ciel sereno” credo sia ancora più raro); ammettiamo quindi pure che in tale remotissima evenienza avere l’ albero a massa sia meglio.
Ora veniamo alla domanda più scabrosa: Esiste pericolo per l’ equipaggio ?
Se l’ equipaggio è sottocoperta credo che il pericolo non esista: non è solo l’ esperienza di Luciano (Cencherle) e di sua moglie che me lo fa sostenere, ma anche il fatto che scafo e coperta, se sono bagnati, funzionano come la gabbietta metallica citata nella digressione (per i più rigorosi si tratta di una specie di gabbia di Faraday).
Se invece l’ equipaggio (in questo caso è meglio dire il timoniere, in quanto è l’ unico fesso che deve restare fuori durante la navigazione in simili evenienze) si trova in pozzetto, una certa dose di pericolo esiste.
Il complesso sartie-strallo-paterazzo non è sufficiente a costituire una gabbia di Faraday a protezione della persona, però è impensabile che il fulmine scelga di scaricarsi sul timoniere piuttosto che lungo l’ albero e i cavi metallici.
Si può ammettere piuttosto che lo spostamento d’ aria creato dall’ onda di pressione della scarica (il tuono, insomma) possa scaraventare a terra (pardon !) in acqua il cosiddetto “fesso”.
Penso senz’ altro che anche in questo caso sia bene che il fulmine stia il più lontano possibile dalla barca.
Allora che conclusioni possiamo trarre ?
La mia opinione è che sia assai meglio NON avere l’ albero a massa, ma lascio a te caro lettore tutti i commenti e le considerazioni possibili.
TI ASPETTO IL PROSSIMO MESE
PERCHE' ANCH' IO HO QUALCOSA DA DIRE SULL' OSMOSI....
NE PARLANO TUTTI E ALLORA NE PARLERO' ANCH' IO,
MA A MODO MIO, PERO' !