ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
FEBBRAIO 2012

  ...E QUESTO MESE LE CANDELINE SULLA TORTA DI COMPLEANNO SONO SEI,  

 CHE SIGNIFICANO BEN SETTANDADUE ARTICOLI SCRITTI FINORA IN QUESTO SITO. 

      PROPRIO UNA BELLA ACCOZZAGLIA DI CHIACCHIERE !     

 
43° Barcolana : siamo partiti 8 minuti dopo il via, ma con due semplici virate in poppa durante il primo lato 
abbiamo guadagnato circa 1300 posizioni : solo in Barcolana possono succedere queste cose !

MALA TEMPORA CURRUNT...purtoppo ! 
Vorrei festeggiare serenamente i 6 anni di compleanno di questo mio sito,
ma se guardo ciò che succede in giro mi vien poca voglia di far festa.

Avevo appena finito di vergognarmi delle "prestazioni immorali" del precedente governo con gravissime ripercussioni sulla mia credibilità internazionale di cittadino italiano, che oggi mi vergogno per le "divagazioni professionali" di un comandante che ha fatto fuori oltre 120 mila tonnellate di stazza con tutto il loro contenuto umano e chimico : un bel po' di vittime e un potenziale inquinante da far rabbrividire il porto di Marghera !
Dal punto di vista che riguarda più strettamente la morale di noi naviganti, come mi guarderanno la prossima estate gli Sloveni, i Croati, gli Austriaci, i Tedeschi, i Francesi, i Polacchi, gli Inglesi, quando con la mia barca
che sventola il tricolore accosterò alle loro barche già ormeggiate  ?
Penseranno che oltre al debito pubblico e alla sua possibile insolvenza io rappresenti anche l' incapacità a governare una barca e la vigliaccheria ad abbandonare il mio equipaggio ?
Non lo so, forse non sarà proprio così, tuttavia me ne vergogno ugualmente.

Non voglio qui parlare del fatto, sia perchè la cronaca come al solito ne parla troppo, sia perchè non voglio guastare l' aria di festa di questo compleanno; quindi, tanto per continuare a chiacchierare, questo mese riprendiamo il discorso dei pesi a bordo...non prima però di ringraziare pubblicamente Italo Masotti (classe 1938) e di citare Franco Frasson
.
Di Italo ho già pubblicato nel mese di giugno 2011 la bella lettera che mi ha scritto; pensate quindi alla sorpresa che ho avuto quando il postino per Natale mi ha recapitato un pacco contenente l' ultima edizione delle Pilot Charts di tutti gli oceani redatta da Jimmy e Ivan Cornell (e tradotta in italiano dall' inesauribile Italo).
Ancora grazie Italo, un dono veramente splendido !
In quello stesso mese di giugno 2011 avevo anche invitato voi lettori ad andare a votare in occasione del referendum del 12 giugno; ebbene uno di voi - il signor Franco Frasson - si è risentito di questo mio invito e in un paio di lettere mi ha accusato di credere di essere il depositario della verità (?) sia relativamente a quell' invito che relativamente alla cura dell' osmosi.
Ho riflettuto molto sulla cosa e, nello scusarmi con voi nel caso vi avessi dato in qualche occasione una presuntuosa impressione di onnipotenza, credo di essere libero di scrivere in queste pagine ciò che penso e che sento : essere liberi nel pensiero e nelle azioni non significa per forza essere depositari della verità e comunque è senza dubbio meglio piuttosto che seguire una guida politica che ci imponga come pensare e agire; ma questo è un discorso che esula dal tema che abbiamo inziato e che magari potremo riprendere tra qualche mese (sempre tenendo l' occhio sulla nauticautile naturalmente).

OGGI CONTINUAMO LE NOSTRE CHIACCHIERE CON 

UN TANTO AL KILOGRAMMO
Ovvero la barca del vip-skipper

La volta scorsa avevamo esaminato la situazione in termini di variazione di pesi e di assetto per un ipotetico 12 metri progettato per vincere e poi adattato dal cantiere per l’ uso crocieristico, distinguendo il comportamento del signor Benfatto da quello del signor Malfatto in termini di stivaggio di dotazioni, accessori e vettovaglie.
Avevamo messo in risalto il fatto che nella commercializzazione ad uso crocieristico il dislocamento (cioè il peso della barca) da 5500 Kg era passato a 9000 Kg con una immersione in più al galleggiamento stimata in circa 17 centimetri e una conseguante enorme riduzione delle prestazioni.

Due sono i particolari che distinguono queste immagini : la bandiera e l' immersione al galleggiamento. Significa che l' imbarcazione di destra è stata appesantita da zavorra inutile e dannosa per le prestazioni in navigazione infatti, come la bandiera pone in evidenza ( sigh! ), questa barca è destinata a non essere competitiva come le altre...A voi definire con quale tipo di zavorra essa sia stata sovraccaricata.

PICCOLA DIGRESSIONE ACCULTURATRICE

Non si offenda il lettore esperto di mare, ma ritengo giusto chiarire che il dislocamento si misura in chilogrammi (o meglio in tonnellate), mentre la stazza si misura in tonnellate di stazza che non c’ entrano nulla con le tonnellate di cui sopra.
La tonnellata di stazza è una unità di misura di un volume (e vale circa 2.8 metri cubi) che è la misura della capacità di carico di una nave.
La stazza insomma non c’ entra col dislocamento, così come le candele non c’ entrano col motore diesel.
Chiedo scusa e pongo fine alla PICCOLA DIGRESSIONE ACCULTURATRICE

Alla fine ci eravamo lasciati con l’ intenzione di raccontare le avventure (o le disavventure) dell’ armatore sensibile alle novità tecnologiche e disposto a spendere pur di “modificare il progetto nato per la regata (che il cantiere ha trasformato in barca da crociera) così da farlo ridiventare da regata e poter avere una barca da crociera che vince le regate”.
Vale la pena ora di far entrare in scena il nostro nuovo personaggio, cioè il vip-skipper.

Il vip-skipper si chiama Roberto ma si fa chiamare Rudy, ha i capelli grigi, veste con giubbini ricchissimi di scritte come SLAM, Mascalzone Latino, North Sail, indossa rigorosamente jeans da 240 Euro al paio ma che gli stanno addosso “come una camicia di un commissario appesa a una manovella”, ai piedi porta un paio di  Prada-scarpe e mastica in continuazione una pipa spenta che si è azzardato ad accendere un’ unica volta quando l’ ha comperata.

ULTERIORE DIGRESSIONE PER CORRETTEZZA EDITORIALE
La frase “come una camicia di un commissario appesa a una manovella” non è mia, l’ ho letta nel libro “Lo Yacht” di Carlo Sciarrelli; è un modo colorito per dire che la tela dei jeans che ricopre il lato B invece di stare tesa se ne sta flaccidamente pieghettata....

Il pallino del nostro armatore è di modificare il 12 metri nato per la regata (che il cantiere ha trasformato come sappiamo in barca da crociera e per tale gliel’ ha venduto) così da farlo ridiventare da regata, naturalmente senza rinunciare alla cucina, alle due toilette e a tutte le cuccette e armadietti vari.
Rudy ha larga disponibilità economica (se non altro perché ha comperato una barca nuova) e gli piace farsi notare (se non altro perché vuole una “barca da crociera che vince le regate”).
Così, analizzati i pareri delle più alte eminenze grigie dello yachting a suon di collegamenti internet, passati in rassegna svariati articoli delle riviste specializzate e considerato che mantenere il pescaggio ridotto è una risorsa irrinunciabile per andare a pranzo a quella Konoba alle Kornati che conosce solo lui, non gli è rimasto altro che richiedere come optional al cantiere l’ alberatura in carbonio e le vele in kevlar.
In questo modo la sua barca sarà armata come quella che ha vinto l’ ultimo mondiale a Vattel-a-pesk, in Nuova Zelanda.
Naturalmente il cantiere lo assicura ampiamente sul fatto che la “conseguente riduzione di pesi riporterà la barca all’ assetto da regata previsto in origine dal progettista”.
Ebbene, analizziamo questa riduzione di pesi.
Il carbonio ha un peso specifico inferiore all’ alluminio di circa il 35 % e un carico di rottura circa 10 volte superiore; considerando anche una lieve riduzione delle sezioni dovute alle migliori caratteristiche meccaniche del materiale (non possiamo esagerare e ridurle di 10 volte perché ci troviamo di fronte a un’ asta compressa e quindi soggetta a carico di punta), possiamo stimare un risparmio in peso del 50 % (naturalmente limitato al peso dell’ albero e del boma, cioè a circa 85 Kg, e non a tutto il resto del sartiame).

Per le vele vale lo stesso discorso.
Stimando un risparmio di peso nel passare da dacron a kevlar di circa il 30 %, questa riduzione va applicata a circa 45 Kg.
Pertanto con discreta approssimazione Rudy risparmierà il 50% di 85 Kg e il 30 % di 45 Kg, cioè in definitiva circa 55 Kg.
A questo punto bisogna ricordare che quando il cantiere trasformò il 12 metri da regata in barca da crociera l’ aumento di peso (da 5500 a 9000 Kg) fu stimato in 3500  Kg.
Ritengo allora stupefacentemente evidente che quei 55 Kg in meno sui 17 centimetri di immersione in più del galleggiamento hanno sul 12 metri di Rudy lo stesso effetto che si ottiene quando un gabbiano si posa sulla formaggetta di trinchetto dell’ Amerigo Vespucci !

Questo dal punto di vista della LWL (cioè dell’ assetto longitudinale).

Dal punto di vista dello sbandamento laterale le cose cambiano un po’ in meglio.
Avere 55 Kg in meno a riva (non proprio, baricentricamente diciamo a 1/3 dell’ altezza dell’ albero) e stimando un albero alto 16 m dal galleggiamento, significa avere un momento ribaltante inferiore di 290 Kg x m.
Il che equivale a spostare due persone di 70 Kg dal centro barca al trincarino di sopravvento.
Insomma avere alberatura in carbonio e vele in kevlar di bolina stretta è come far sedere due persone normali sul bordo della barca invece che lasciarle sedute in pozzetto….(ma solo di bolina stretta).

Vediamo ora le altre implicazioni dell’ operazione di Rudy, che non sono per nulla trascurabili.
E’ bene infatti ricordare che esiste anche l’ aspetto economico che, come è mia solita abitudine fare, intendo risolvere col costo al kilogrammo, né più né meno che se ci trovassimo a discutere dei bancali di arance appena scaricate dal TIR giunto al mercato ortofrutticolo da Catania.
Se valutiamo infatti la differenza di costo tra la soluzione standard proposta dal cantiere (alluminio + dacron) e quella richiesta da Rudy (carbonio + kevlar), l’ ulteriore esborso a cui andrebbe incontro il nostro intrepido armatore si aggirerebbe intorno ai 6000 Euro per albero e boma più altri 2500 Euro per le vele; in definitiva quel formidabile risparmio di 55 Kg gli verrebbe a costare circa 155 Euro/Kg.
Vale la pena di sottolineare che la barca nuova, completa e ivata costa circa 180000 Euro, pari cioè a 20 Euro/Kg.
20 Euro contro 155, povero Rudy, proprio un bell’ affare!

( PROMEMORIA TRA PARENTESI...
...Per la cronaca una banalissima automobile di media cilindrata tedesca che pesa circa 1000 Kg e che costa circa 23000 Euro, alle quotazioni di mercato ortofrutticolo di cui sopra costerebbe circa 23 Euro/Kg, insomma il 15% in più della barca.
Mi raccomando però, non lagnatevi dicendo che le barche sono care! )

Del resto le considerazioni precedenti relative al costo al chilogrammo possono essere assai opinabili: ognuno di noi è libero di spendere ciò che vuole per qualsiasi accessorio in qualsiasi ambito; è innegabile però che il rapporto costo/peso nel mondo delle regate ha un significato molto diverso rispetto a quello che può avere per colui che va in barca per diletto.
Con tutta la più buona volontà io non riesco ad immaginare che possa esistere uno scafo che sia insieme comodo (cioè grande e a basso pescaggio), veloce (cioè leggero e invelato), maneggevole (cioè snello e con poca vela), asciutto (cioè lento e protetto), boliniero (cioè aerodinamico e a chiglia fonda), cioè in definitiva che vinca in regata e porti a spasso la famiglia.
Ciò porterebbe a un progetto utopistico così pieno di contraddizioni che nemmeno la somma di tutti i politici italiani riuscirebbero mai a eguagliare.
Ma il bandolo della matassa siamo ancora una volta noi, con le nostre esigenze e poi con i nostri acquisti che rappresentano due momenti ricchissimi di contraddizioni.
Infatti come ci lamentiamo della nostra classe politica ben sapendo che essa altro non è che lo specchio della nostra società, così è assai curioso che l’ homo-automobilisticus faccia distinzione tra l’ auto per andare a spasso e l’ auto per correre mentre quando si trasforma in homo-velisticus voglia avere la barca da crociera che vince le regate, pretesa che ha del fantasmagorico.
Da questo punto di vista (mi perdonino i velisti convinti) l’ homo-motoscafisticus risulta essere assai più coerente dell’ homo-velisticus.
L' homo-motoscafisticus infatti basa le sue scelte sul fatto che la sua barca abbia o meno la doccia con idromassaggio: esigenza (meglio sarebbe dire richiesta) soddisfabilissima con un po’ di euro in più.
L’ homo-velisticus invece ha delle pretese che sono fuori di ogni grazia di Dio, quindi irrealizzabili anche spendendo un bel po’ di euro in più.

La sorte vuole che entrambe queste varietà umanoidi hanno la radice comune nell’ unica specie dell’ homo-automobilisticus: costui infatti sa farsi ammaliare molto facilmente dalle varie case automobilistiche con ritocchi estetici e tecnologici (per lo più sono curvature diverse delle carrozzerie e schede elettroniche messe ormai un po’ dappertutto) che saziano le sue voglie di novità ma che miscelano sempre rigorosamente la stessa minestra di base fatta da quattro ruote, un motore e un volante.
Un po' come la continua e inarrestabile progressione dei gigabytes delle memorie dei computer (o dei telefonini, o delle lavagnette, o dei computer-telefonini, o dei computer-telfonini-lavagnette, o dei computer-telefonini-lavagnette-modem-chiavette-video-pagabollette-agenda-prenotaristorante-fornomicroonde-
altimetro-barometro-gps-controllapressionedelnonno), che ha il solo scopo di riuscire a continuare a venderli da parte di chi li produce....Per riuscire infatti a sfruttare pienamente tutte le possibilità che uno strumento elettronico oggi ci offre dovremmo passare tutta la nostra attività giornaliera (e anche le nostre notti) nell' usarlo continuamente.

Vi aspetto il prossimo mese in cui tenteremo molto più tecnicamente, e senza dubbio più
seriamente, di tirare le fila di tutto questo discorso sui pesi; torneremo ancora sul momento di inerzia polare e vedremo quali connessioni esso abbia con le forme dello scafo e col dislocamento....E tutto ciò non solo dal punto di vista delle prestazioni, ma anche da quello del comfort.

 

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