ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
FEBBRAIO 2015
9 ANNI DI ARTICOLI !
Ancora un anno, giusto per arrivare a 10, poi manderò in pensione questo sito, che ne dite ?

Abbiamo iniziato il 2015 con una bella serie di attentati, al che mi è venuto spontaneo fare un confronto.
Chi impugna un' arma può farlo nel rispetto degli altri, come dovrebbe fare un poliziotto, o mancando di rispetto agli altri, come fa un guerrigliero.
Ma anche chi impugna una matita può fare la stessa cosa: la vera libertà non è scrivere o disegnare quel che si vuole, ma è sempre e solo rispettare le idee e le regole degli altri.
Siamo liberi infatti di dipingere il nostro Dio sul soffitto di una cappella, come siamo liberi di non volerlo rappresentare mai... 
...e si tratta di due punti di vista entrambi meritevoli di rispetto che non vanno né offesi, né combattuti.

SULLA REVISIONE DEL MOTORE 2
Suggerimenti e considerazioni nauticamenteutili

Bene, bene! Credo che allo scoccare del decimo anno, vale a dire nel febbraio 2016, dopo la bellezza di 120 articoli dedicati all' andare in barca per diporto potrei prprio terminare le pubblicazioni su questo sito. Per ora continuiamo il tema intrapreso lo scorso mese di gennaio.
Eccoci nuovamente a parlare di questa avventura; eravamo rimasti al punto in cui avevo rimontato il tutto a bordo, ricordate ?
Naturalmente solo a questo punto (e te pareva !) si è verificato un quasi-imprevisto... (e dico quasi perchè me l' aspettavo, avendo già fatto la stessa esperienza con la barca precedente).
Il collettore di scarico, quel dannato pezzo di tubo in ghisa sagomata che collega il blocco dello scambiatore di calore alla tubazione flessibile di scarico, ha pensato bene di fessurarsi. 
Saldare o buttare ?
I collettori di scarico generalmente vengono fusi in ghisa che è un materiale facilmente aggredito dal sale marino e che, una volta corroso, diventa quasi impossibile risaldare.
A suo tempo sulla barca precedente mi era successa la stessa cosa e l’ avevo fatto saldare, ma mi ero ritrovato con il tubo di nuovo fessurato già dopo qualche mese…Così all' epoca avevo pensato bene di farlo rifare in acciaio inox.
Anche in questa occasione ho fatto lo stesso e di enorme aiuto è stato il mio amico Nicola.


Il collettore di scarico originale (a sinistra) e il primo step della ricostruzione del nuovo (a destra)

 
La flangia di collegamento del collettore allo scambiatore e l' inserimento delle due tubazioni, una dentro l' altra

Non riesco a comprendere perché i costruttori dei motori marini eseguano questo pezzo in fusione di ghisa: è il pezzo del motore che più va soggetto a corrosione, perché vibra, ha forti escursioni termiche e convoglia (e vi staziona) acqua salata.
Anche il preservarlo con lo zinco sacrificale alla lunga (parlo di oltre 20 anni) non è sufficiente, così la migliore soluzione è realizzarlo in acciaio inox.
E’ che talvolta la geometria di questo pezzo è alquanto contorta perchè deve convogliare insieme i gas combusti e il flusso d' acqua di raffreddamento che, ovviamente, deve mantenere un certo livello all' interno dello scambiatore; si tratta quindi di inserire un tubo dentro l' altro e trovare un tecnico specializzato che lo sappia rifare tale e quale; non è facile.
Il mio amico Nicola Spagnol che fa tutt' altro mestiere (dirige la trattoria "Al Sile" sita a Casier in un locale storico trevigiano dove vi raccomando di fare tappa...) ma che è dotato di innegabile passione e manualità, ci è riuscito; tant’è che ora si sente pronto ad intraprendere la nuova attività di “costruttore di raiser inox” e che abbiamo concordemente insignito della coccarda di "MINZIONE D' ONORE"  (alla nostra età è infatti più onorevole considerare la minzione piuttosto che la menzione !)

“A lui, intrepido saldatore e aggiustatore, vada la nostra gratitudine, 
insieme al ricordo imperituro e al monito per le generazioni future 
che l’ esempio di cotanti artigiani e forgiatori sparga seme di dedizione
all’ arte manuale e non solo all’ applicazione teorica dello studio”.
Firmato
 Diaz
Mari d' Italia, addì 4 novembre 1918

Scusate, mi sono fatto trascinare…ma senza Nicola il vecchio motore, anche se rinnovato, non avrebbe più potuto essere adoperato.
Per farmi perdonare della altisonante e irriverente dedica appena scritta, vi racconto un aneddoto: una volta finito di saldare, Nicola si ricordò che proprio quel giorno alle ore 14 aveva appuntamento con l' oculista per una banale visita di controllo. 
Avendo saldato tutta la mattina si presentò dal medico con due occhi gonfi, arrossati e con la vista che riempiva l' ambulatorio di oggetti volanti non identficati
, bolle volanti, fuochi d' artificio, mosconi saettanti, ecc...
La prescrizione medica che ne seguì fu traumatica, sia per lo spessore delle lenti che per la gravità della diagnosi...
Poi naturalmente il giorno dopo tutto era spontaneamente tornato a posto.

Così come, dopo ben 5 mesi di assenza dalla pancia della barca, anche il vecchio Nanni-Mercedes tornò a posto e fece risentire la sua voce.

Ora è giunto il momento di parlarvi degli imprevisti e delle migliorie che l’ esperienza di sbarco, revisione e re-imbarco del motore mi hanno procurato e comportato.
Tanto per cominciare in una fredda giornata di fine ottobre ho esaminato lo spazio lasciato libero dall’ assenza del propulsore nel vano motore e mi sono accorto di quanto fosse sporca e tetra la sentina sotto di esso. Tetra è proprio la parola giusta.


La sentina sotto l' invertitore, tetra come il novembrino "Ponte dei morti", dove restavano a mollo i tubi di andata e ritorno del gasolio

Cosicché ho pensato bene di sgrassarla e di dipingerla di giallo così da poter vedere bene le macchie di unto, le rondelle, i dadi, insomma tutto ciò che vi potrà cadere dentro in futuro; dopo aver incerottato per benino le pareti e dopo aver sgrassato il tutto con santa pazienza (e con beato diluente nitro), è bastata una bella sbombolettata spray a più mani e la sensazione di tetraggine è sparita: la sentina ha letteralmente cambiato faccia mostrando un’ espressione molto più ottimistica (sempreché una sentina possa avere un’ espressione ottimista).

 
La stessa sentina vista da prua, dopo la cura di ottimismo

Poi, viste le condizioni del filtro del gasolio che in sole tre stagioni si era completamente riempito di schifezze, ho pensato (oltre naturalmente a cambiarne la cartuccia) di inserire un ulteriore filtro a monte dotato di involucro in plastica trasparente, così da preservare il filtro principale e nello stesso tempo da permettermi di poter controllare la situazione delle impurità.
Dato che c’ ero ho pensato di sostituire i raccordi in gomma con tubi nuovi e di deviarne il tracciato in punti più agevoli e lontani dal fondo della sentina, dove se ne stavano sempre a mollo nell’ acqua che gocciolava dal premistoppa.
Mi sono poi preoccupato che la sostituzione del nuovo filtro fosse la più comoda possibile e sono arrivato alla soluzione seguente: spostamento dei tubi in rame a poppavia della paratia del vano motore e raccordi in gomma con due valvolette piazzate a monte e a valle del nuovo filtro; sistemazione di cui vado molto orgoglioso.


I nuovi raccordi di andata del gasolio, non più sotto l' invertitore ma a poppa dell' astuccio dell' elica, sotto la batteria di avviamento del motore 
in posizione più asciutta.  Le frecce gialle indicano il flusso del carburante dai due serbatoi, quella rossa indica il nuovo filtro trasparente - a monte di quello tradizionale - che ho racchiuso tra due valvolette per poterlo sostituire facilmente.

Altra cosa : avevo sempre un bel da fare ogni qualvolta dovevo fare il cambio dell’ olio perchè il tappo per il vuotamento della coppa era nascosto e posizionato proprio sopra una costola di rinforzo tra due dei supporti dei silent-block.
Nell’ impossibilità quindi di svitare il tappo e servirmi del foro per far scendere l’ olio usato, ogni volta dovevo introdurre un tubicino nel foro dell’ asta del controllo dell’ olio (oil dipstick, come scritto nel libretto di uso e manutenzione del motore) e aspirare e comprimere con una siringa; ogni volta ci impiegavo esattamente la bellezza di due ore e mezza per tirar fuori tutto l’ olio, cosa che mi faceva odiare questa operazione.
Così ho chiesto a Rino, il meccanico, di avvitare sul foro della coppa un tubo piegato a 90° che uscisse di lato. Adesso basta svitare il dado all’ estremità del tubo e, mettendoci sotto una bacinella, tutto l’ olio scende in pochissimo tempo.
Or ora son pronto a darvi un’ ultima importante informazione.

Rino il meccanico, una volta rimontato il motore nella sua officina, l’ aveva ovviamente provato (senza collegare la girante) e tutto aveva funzionato per benino.
Poi però trasportando il motore, sollevandolo, basculandolo, ruotandolo, spingendolo, serrandolo nuovamente sui silet-block, un bel po’ di aria se ne è entrata dentro al circuito di alimentazione.
Abbiamo quindi predisposto per fare un primo avviamento a bordo, sistemando quindi tutti i collegamenti e provvedendo a far circolare provvisoriamente nella girante l’ acqua di raffreddamento presa da un secchio tenuto a bordo.
Così abbiamo spurgato i filtri del gasolio (vedi articolo di giugno 2011), abbiamo fatto girare il motorino di avviamento con gli iniettori aperti più volte e il gas a manetta, ma il motore non ha voluto saperne di partire.
Al che, consultato telefonicamente, Rino ci ha suggerito di spruzzare (con molta moderazione) dell’ etere vicino al filtro dell’ aria, così da far fare al motore qualche scoppio e permettere così alla pompa di iniezione di sputare fuori l’ aria dagli iniettori.
E così abbiamo fatto: insistendo per qualche secondo, il diesel è andato, prima a due poi a tre e infine a regime con un bel borbottìo sonoro e rotondo.
Non vi nascondo poi la soddisfazione nel constatare che mentre prima in folle il motore arrivava a 3000 r.p.m., ora arriva ai 3500.

Felix ha proposto di tenere a bordo la bomboletta spray di etere di scorta, non già per mettere ulteriormente in moto il diesel in caso di emergenza, quanto piuttosto per addormentare coloro che la sera non vogliono saperne di andare a dormire !

Ma non è finita qui.
Infatti la volta in cui sono andato al mare per varare la barca, eseguite le solite operazioni per la messa in moto, sono rimasto molto sorpreso nel constatare che il motore ancora si rifiutava di partire.
Certo con l’ etere esplode tutto (anche l’ acqua distillata) e il motore parte, ma mica in crociera posso andare avanti con la bomboletta in mano ogni mattina per fare partire in motore, no?
Così, dopo ulteriore consulto telefonico ho verificato con l’ aiuto dell’ immenso Luciano Michielin (il mio amico fotografo elettrotecnico) che le candelette di pre-accensione non si scaldavano.
Motivo: un semplice velo di corrosione dei contatti tra le candelette aggravata dalla presenza della vernice a spruzzo con la quale avevo ridipinto tutto il motore.
Così, a pancia in giù sul motore e dotati di carta vetrata, abbiamo ripulito i contatti del circuito delle candelette (che sono collegate in serie, come le lampadine dell’ albero di natale, sicché se una non va non se ne accende nessuna) e ora funziona tutto benissimo.

Perché questa esperienza è stata nauticamente assai utile?
Soprattutto per una faccenda psicologica.

Quante volte infatti sarà capitato anche a voi di sentirvi insicuri di fronte a un semplice bullone da mollare, o a un tubo da pulire, o al funzionamento non regolare di un qualcosa di elettromeccanico?
“Eh, qui ci vuole un meccanico” avrete detto, oppure “Qui ci vuole un cantiere!”, e via così.
Tant’ è che questo bisogno di “assistenza di maestranze specializzate” probabilmente vi ha prodotto un senso di frustrazione perenne che vi ha accompagnato per tutte le crociere che avete fatto: infatti avete sempre temuto che durante i vostri viaggi qualcosa a bordo si potesse rompere e quindi di trovarvi nella spiacevolissima condizione di non saper a che santo votarvi.
Ebbene vi assicuro che sbarcare, revisionare e re-imbarcare un motore vi offrirà una sicurezza in voi stessi che mai pensavate di avere, molto di più di quella che avreste nel farvi installare un motore nuovo da un qualsiasi cantiere.
E questo fatto, oltre che rappresentare un plus valore non indifferente, è innegabilmente una cosa nauticamente molto, molto utile.


...E questo è lo spettacolo che ho visto quando Rino ha aperto il diesel : 
trattasi del collo d' oca dell' albero motore e delle bielle che, alla faccia di un 1700 cc aspirato di 30 anni fa, sembrano quelle di un camion di oggi.
Cose d' altri tempi, pressochè eterne !

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