ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
FEBBRAIO 2016

  CHE TRAGUARDO!  QUESTO SITO COMPIE
10 ANNI


      Dalla cima di Kornat verso l' isola Mana             Foto per gentile concessione di Simone Scarso    

L’ anno scorso avevo proposto di mandare in pensione questo sito una volta raggiunto il traguardo dieci anni, ma alcuni di voi - bontà loro - mi hanno fatto desistere.
Tra essi ringrazio in particolare il dott. Gigi Papagni di Bisceglie che, tra l' altro, mi ha dato spunto per l’ articolo seguente.
Ringrazio inoltre Giorgio Minganti di cui vi invito a visitare il blog: sipuoparlare.blogspot.it 
Quindi tirerò avanti finché avrò ancora spunti di fantasia e soprattutto morale alto per scrivere (ma vi assicuro che è piuttosto basso)!

LA CAMBUSA

Più o meno l’ anno scorso il medico dott. Gigi Papagni mi scrisse suggerendomi di dire qualcosa a proposito della cambusa; ancor oggi non ho capito bene cosa in effetti egli si aspettasse da me, dato che il mangiare (e soprattutto il mangiare a bordo) è una faccenda maledettamente personale…
So di innumerevoli libri e articoli di giornali sull’ argomento, dove si disserta affabilmente su pietanze “semplici” che si “preparano in un attimo” e dove il particolare della “barca sbandata” appare come un superfluo intrattenimento per colui o colei che se ne sta vicino ai fornelli.
Tutta l’ attenzione degli autori sta infatti nel consigliare i lettori su che cosa usare per farcire le tartine o i crackers e soprattutto sui vantaggi che l’ uso della pentola a pressione scatena.
Da parte mia, pregiatissimo dott. Papagni, ritengo che il cibo di bordo sia una cosa ancor più personale dello spazzolino da denti; non esiste e non può esistere una ricetta (o un insieme di ricette) che possa andar bene per tutti, pertanto la cambusa che sta all’ origine delle pietanze diventa cosa altrettanto personale.

L’ unica cosa che posso qui scrivere è ciò che ho fatto io in tutti questi anni, guardandomi bene però dal consigliarlo a tutti.
Chiedo quindi al paziente lettore di prendere ciò che segue come uno scherzo, una specie di racconto da “diario di bordo” che può andare bene come no, può piacere come no.


Tolti i miei primi 20 anni di vela (dai 10 ai 30 anagrafici) in cui ho navigato su derive (dove la preoccupazione della cucina non esisteva perché ben più importante era quella di correre il più forte possibile e di mantenere l’ albero fuori dall’ acqua), per i restanti 30 (oggi ne ho 60 anagrafici) ho avuto a che fare con la cucina di bordo.
(Però, 50 anni di vela sono proprio un bel traguardo !!!)
Lo stress più grande che ho dovuto affrontare cucinando a bordo è stato quello del GPL: sapere di aver a che fare con un nemico subdolo che - se c’è - giace a pagliolo e può incendiarsi da un momento all’ altro, non mi ha mai fatto stare tranquillo. Tant’ è che ci ho scritto anche sopra qualcosa, mi pare nel dicembre 2012.
Tolto questo, non ho ricordi di aver mai adoperato a bordo una pentola a pressione !
La pentola a pressione è un’ invenzione fantastica, ma purtroppo a me ricorda l’ inverno.
E’ d’ inverno infatti che ho sempre gustato gli stufati, i cotechini bolliti, le minestre di legumi, tutte pietanze gustosissime che si apprezzano soprattutto quando fuori c’è il vento che ulula tra i rami secchi degli alberi e sul porta-frutta posizionato sul tavolo del soggiorno fanno bella mostra di sé arance e mandarini.
Ma, francamente, pensare a queste ricette in crociera in pieno luglio mi disturba.
Sicché non ho mai - ma proprio mai - sentito il bisogno in barca di avere tra le dotazioni di cucina tale ordigno.
Ovviamente ciò dipende dal fatto che non navigo d’ inverno.
Per la verità mi è capitato di fare qualche trasferimento durante mesi dal clima particolarmente rigido, sia cose brevi sia cose più lunghe, ma in tutti i casi – trattandosi di trasferimento – l’ equipaggio era formato da soli e pochi uomini dediti alla cioccolata, al the caldo, ai biscotti e a qualche sorsata di super alcolici, per poi finire la sera (o il giorno dopo) ad abbuffarsi al ristorante.
Quindi ritengo opportuno tornare alle mie limitate esperienze di crociere familiari nei mesi estivi.
Sull’ argomento ho notato tre modalità di svolgimento del tema “cucina” decisamente diverse:
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Caso A: crociera con amici (soli uomini);
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Caso B: crociera con famiglia o con coppie di amici (mariti-mogli o morosi-morose),
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Caso C: in solitario.
Racconterò brevemente le mie esperienze in merito.

Caso A – Crociera con amici maschi.
  
 Lo psico-chef di Siddharta, impegnato in uno spezza-digiuno 

E’ raro che la sera non si vada al ristorante, quindi la cucina di bordo funziona dalla prima colazione a metà del pomeriggio, con numerosi intermezzi di cui si dirà più oltre.
La colazione è molto varia: c’è chi ama il latte, chi non può vivere senza caffè, chi invece opta per lo yoghurt, ma quasi tutti bevono anche del the.
Il companatico, costituito da biscotti o fette biscottate spalmati di ogni ben di Dio, si alterna bene con altre diavolerie tipo noci, mandorle, muesli, per finire talvolta anche con un bicchier di vino, perché c’è sempre qualcuno che lo apprezza anche la mattina !
Poiché la mattina si presuppone che la barca sia ferma (legata all’ ormeggio del Marina o al gavitello della baia) non v’è alcun problema di preparare qualsivoglia bevanda o cibo.
Certo la faccenda può essere un po’ lunga, ma la colazione è un momento importante per tutta la giornata.
Particolare attenzione va dedicata alle “esagerazioni”.
Talvolta, tra amici, prevale la voglia di strafare (probabilmente per godere di un momentaneo e desiderato senso di libertà) e, per esempio, c’è chi si abbuffa di mandorle e arachidi così da mettere in serio repentaglio l’ evacuazione fecale giornaliera, oppure chi si azzarda già alle prime ore del giorno a stuzzicare l’ appetito con una acciuga.

Per quel che riguarda il pranzo c’è poco da dire: a metà della giornata in genere si naviga, quindi (e saggiamente) gli amici in barca optano per una serie di “spezza-digiuno” articolati lungo la mattina e il pomeriggio.
Si tratta di una serie di spuntini, che può anche non avere soluzione di continuità, bagnati con una bottiglia di vino o un bicchiere di birra: non esiste regola alcuna, nel senso che non esistono ricette precostituite: dalle fette di pane abbrustolito sulla padella con burro e acciughe (birra chiara), ai crackers sovrapposti farciti da una fetta di soppressa (Prosecco d.o.c. di Valdobbiadene), ai grissini che fanno da perno alla fetta di prosciutto crudo di San Daniele (Pinot grigio dei Magredi - Grave del Friuli), alla fetta di pane fresco con pezzetti di Asiago mezzano (Raboso Rosé).
Qualche amico può esagerare usando birra scura insieme a soppressa e acciughe (a very big freedom) ed io non ho mai avuto il coraggio di fermarlo.
La sera, come detto, c’è il ristorante.

Può sporadicamente capitare che la baia dove si sia arrivati ne sia sprovvista, è raro ma può succedere; in tal caso ovviamente si prepara la cena a bordo.
Poiché c’è sempre qualcuno cui piace preparare da mangiare, il risultato è notevole: ho assistito alla preparazione di qualsiasi tipo di pastasciutta (anche quella volta che se n’è andata tutta a mare scolando la pasta fuori bordo col coperchio forato che non è stato trattenuto), di teglie di pomodori gratin al forno, di frittate ripiene di un po’ di tutto (soprattutto di scatolette scadute trovate in fondo ai gavoni), di patate arrostite con molto ma molto rosmarino, il tutto comunque a barca rigorosamente ferma.
Il segreto della riuscita di queste cene viene sempre misurato in termini di bottiglie di vetro di vino vuote da sbarcare….E non ho mai visto una cena che riesca male !

Caso B – Crociera con famiglia e coppie.
  
                Le donne a bordo, ovvero la dieta perenne                      

La cambusa è molto diversa dal caso precedente.
Ci sono le donne.
La colazione non è un abbuffarsi di sostanze diverse, ma diventa un cerimoniale.
Il caffè deve avere la giusta cremosità e deve venir sorbito su un tipo particolare di tazza e solo su quello.
Per non parlar del the, o meglio della tisana, che deve rispondere a precisi canoni quasi farmacologici.
La tal rivista, il tal libro, il tal trattato di genetica e medicina orientale, sono l’ argomento di conversazione durante l’ assorbimento della bevanda mattutina e della tartina biologica a base di fibre disidratate del Madagascar.
Il muesli, sia come cibo che come argomento, può tener banco a lungo e la colazione può protrarsi per qualche ora, modificando ovviamente la navigazione prevista per la giornata.
Se volete aver successo dovete tenere a bordo una collezione completa di infusi più o meno induisti, dagli odori miscredenti e dalle tonalità di colore poco credibili.
Forniranno cerimoniali e discussioni a non finire, tanto che alla fine potrà succedere che sarete costretti a starvene in banchina per tutto il giorno rinviando la navigazione al giorno successivo.
Il resto della giornata non prevede alcuna forma di spezza-digiuno, pertanto gli ingredienti di cui sopra (acciughe, soppressa, formaggio Asiago ecc.) non servono.
Un pacco di crackers farà parte della dotazione di bordo perché “non si sa mai che restiamo senza pane”, ma in genere non verrà aperto e sarà destinato a scadere nel gavone stagione dopo stagione.

Il pranzo si salta, soprattutto se si naviga.
Non ho mai incontrato una donna che non sia in dieta.
Probabilmente, se non lo è, non è una donna.
Quindi si passa invariabilmente alla cena, a meno che a bordo non vi sia qualche ragazzino (figlio) che ovviamente a metà pomeriggio non ce la fa più.
Ma allora si provvederà comunque con gli stessi ingredienti della colazione della mattina, magari con la variante di una scatoletta di tonno o di un paio di cucchiaiate di Nutella sopra una fetta biscottata.
La cena non è detto che si svolga al ristorante anzi, forse ci si va più spesso quando si è con gli amici uomini che non quando si è con le donne.
E’ che la sera lo spirito materno condito con la voglia di “far vedere agli altri che cosa si è capaci di fare” conduce la donna a voler cucinare.
Ovviamente a barca ferma e con gli uomini fuori a chiacchierare o a far lavori, comunque ben lontani dalla cucina.

Il merito infatti delle pietanze cucinate deve essere rigorosamente delle donne così, e solo così, dopo qualche mese potranno raccontare agli amici e alle amiche di quanto sono state valorose nel cucinare a bordo di una barca.
Potrà succedere comunque che nonostante l’ appetito accumulato (che a sera inoltrata si sarà trasformato decisamente in fame) la cena sarà pronta con un certo ritardo: e non si tratterà comunque di tacchino farcito o braciole di maiale con funghi e polenta, ma di riso Basmati con burro e limone.
Le esigenze della dieta infatti saranno sempre presenti, anche a cena.
Anche a cena le dissertazioni supereranno la consistenza delle portate, in particolare verteranno sulla opportunità di mantecare il riso o meno, oppure sulla percentuale di miscela tra burro e limone (in sua vece qualche donna a bordo suggerirà il lime, perché “Alle Barbados lo fanno con il lime, ed è squisito”).
Il resto delle dissertazioni riguarderà i complimenti reciproci tra donne (e non si sa quanto autentici) sulla larghezza delle cosce e sulle sporgenze dei fianchi.
Insomma, agli uomini non resterà che bere, bere e bere !
E poi andare molto tardi al ristorante passando per una gelateria con una scusa qualsiasi.

Caso C – In solitario.
 
           In genere il "solitariato" coincide con i trasferimenti invernali...         

E’ il trionfo della libertà, non solo culinaria.
Mi è capitato di gustarla in qualche rara occasione di trasferimento invernale, in solitario appunto.
Qui tutto è ammesso, senza alcuna regola.
Una volta ho cenato con una minestra Knorr molto calda - dose per tre persone - e basta; poi me ne sono andato a letto e in cabina ho dormito con una temperatura interna di +1 °C.
Un’ altra volta ho pranzato con pane, tonno, cioccolata e birra, eppure sono ancora vivo e garantisco che ho digerito tutto.
Direi che la cambusa del solitario per brevi navigazioni consiste semplicemente nel “far fuori ciò che è avanzato” dalle crociere precedenti.
Del resto in tali situazioni a me va bene tutto; ciò che mangerò diventa proprio l’ ultima delle mie preoccupazioni.
Mantenere un corretta idratazione (è lo stomaco che me lo dice con i suoi messaggi) e trangugiare il giusto grado di calorie (sono le mani che me lo dicono con la loro temperatura) sono le uniche due cose che contribuiscono a formare la cambusa del navigatore solitario.
Naturalmente si tratta di un navigatore solitario di basso livello, quale sono io e numerosi altri tra voi; non si tratta certo di un navigatore solitario sul serio, come di chi fa il giro del mondo !

Riassumendo, per quanto riguarda l’ argomento della cucina e della cambusa di bordo direi che non ho proprio alcun criterio standardizzato: persino la pianificazione delle bevande pro-capite, prima di andare a fare spese al supermercato, la considero abbastanza inutile.
Per anni ho cercato di prevedere quante bottiglie di acqua, quante di bibite, quante di birra, quante di latte occorrevano prima di partire e alla fine ho sempre miseramente fallito il conto: o c’era troppa roba, o ce n’ era troppo poca.
Il fatto è che un’ estate non è mai uguale all’ altra: una settimana calda e afosa e una settimana di venti freschi e asciutti possono far variare il consumo delle bevande anche del doppio (o della metà, secondo il caso) non solo, ma talvolta qualche invitato alla crociera porta con sé una scorta di bottiglie che tu non avevi proprio previsto.
Ah, una cosa mi viene da aggiungere e probabilmente l’ ho già sottolineata più volte in altri articoli che ho scritto: si tratta della navigazione notturna.
Se si pensa di farla (o se ci si è costretti) e non la si è mai fatta, occorre considerare che in mare la notte fa proprio molto freddo, anche nella piena stagione estiva.(*)
Quindi occorre attrezzarsi di conseguenza, con merendine caloriche, cioccolato e alcoolici.
Non date ascolto alle donne !  Potrete sempre smaltire il tutto con una bella nuotata l’ indomani.

(*) Anche questa è una faccenda soggettiva: di notte io ho particolarmente freddo perché sono magro; ho navigato di notte con amici più grassi che freddo non ne avevano (..e comunque le cioccolate e l’ alcool se li sono fatti fuori ugualmente !)


         La scogliera di Luka Telascica al tramonto               Foto per gentile concessione di Luciano Michielin    

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