ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
FEBBRAIO 2017


MA PERCHE' .... ?

Ti ricordi, o fedele lettore, l’ articolo dello scorso settembre 2016 laddove facevo un parallelo tra la qualità del lavoro 
di un grosso fornitore di attrezzature nautiche di Bremen e quella di un anonimo artigiano di Calatafimi ?
Ebbene, Marioalbertogianniandreatemistocle - lettore che mi ha chiesto di mantenere l’ anonimato – mi ha scritto la seguente lettera.

Gentile ing. Scarpa, leggendo il suo ultimo articolo di settembre non ho potuto fare a meno di pensare ad uno dei miei ultimi acquisti fatti presso il fornitore tedesco che cita.
In particolare ho ordinato 2 giubbotti autogonfiabili molto venduti e pubblicizzati (e non di primo prezzo) con relative cinture di sicurezza (discorso a parte meriterebbero i giubbetti autogonfiabili sui quali ora come ora non son più convinto dell'effettiva efficacia).
Essendoci mio malgrado molto spesso in mezzo, non ripongo particolare fiducia nei sistemi di certificazione di qualità e nelle marchiature, tuttavia, dato che c'è una normativa che mi impone di dotarmi di dispositivi di protezione individuali marchiati CE pretendo che chi me li vende (in particolare se blasonato) mi fornisca prodotti CE (se non altro per evitare multe fatte per far cassa).
Orbene appena ricevuto il "pacco" non ho potuto non notare che tutte le marchiature stampigliate negli autogonfiabili, nonché nelle istruzioni o etichette erano con le lettere CE attaccate tipiche dei China Export. Mi sono quindi premurato di contattare il fornitore richiedendogli fra l'altro il certificato di conformità che non era altresì presente nella confezione. Mi ha fatto strano inoltre che non c'era scritto "Made in Estonia" ma bensì un molto vago "Manifactured by XXXXX, Estonia".
Dopo svariate mail, telefonate e solleciti dove mi è sempre stato risposto molto gentilmente che mi ringraziavano per l'interessamento, che si sarebbero informati, di stare tranquillo che è il più grande produttore europeo di autogonfiabili, il tutto si è concluso con un: "Il nostro responsabile prodotti mi ha confermato al 100% oggi la validità dei prodotti e del simbolo su di essi riportato. La ringraziamo della segnalazione e restiamo a Sua disposizione via email o telefonicamente".
In sostanza ci hanno messo 15 giorni per darmi una risposta in cui nessuno si espone e nessuno mi manda un certificato di conformità che alla fine era l'unica cosa che avevo chiesto.
Per quieto vivere e per non perdere ulteriormente tempo ho lasciato perdere la questione nonostante la non risposta. 
Alla luce di tutto non posso quindi che essere pienamente d'accordo con lei riguardo alla storiella dell'artigiano e della certificatissima ditta tedesca!
Quanto a Germania e Trinacria... no, non sono affatto sicuro del risultato scontato.
Saluti e buon vento.

       

Che dire?
Un bel po’ di domande sorgono nel mio cervello e forse anche nel tuo, o perplesso lettore.
Il sistema qualità di un’ azienda funziona ?
Il sistema qualità di un’ azienda è utile ?
C’è differenza tra un prodotto certificato CE e non ?
C’è differenza tra un prodotto certificato CE e uno “certificato” China Export ?
La Comunità Europea costruisce meglio della Cina ?
La Comunità Europea costruisce veramente ciò che certifica ?
La Comunità Europea costruisce ?
Ma poi, in definitiva, a me che navigo cosa serve veramente ?
Cosa serve veramente alle pattuglie di Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Carabinieri quando mi controllano le dotazioni di sicurezza ?
Quale valenza ha in pratica la marcatura CE sui giubbotti ?
Quel legislatore che ha scritto e firmato la norma di aggiornamento sulla dotazione di sicurezza è a bordo con me o sta nel suo ufficio ?
E’ corretto che lui si debba responsabilizzare per me che sono il comandante della mia unità da diporto ?
E promulgando una norma di che cosa lui effettivamente si responsabilizza ?
Se mi si annega un membro dell’ equipaggio in primo luogo la responsabilità non è comunque mia, marcatura CE o non marcatura CE ?
Credo che potrei andare avanti ancora con le domande, che sono più dubbi che domande, ma ciò probabilmente non ci farebbe procedere oltre col buon senso.
Vorrei però provare a rispondere a qualche dubbio…..
Il sistema di qualità di un’ azienda funziona se si produce in modo onesto e corretto, cioè senza fregare sulla qualità dei materiali e attuando i processi di lavorazione così come il progetto del prodotto impone.
Il sistema di qualità di un’ azienda (che elenca ciò che occorre per fare e come lo si deve fare affinché in qualsiasi momento un’ altra persona sia in grado di produrre allo stesso modo) è perfettamente inutile se non si produce in modo onesto e corretto.
La differenza tra un prodotto certificato CE e non certificato CE può non consistere nella qualità, ma consistere solo in un timbro o una targhetta che possono assolutamente e facilmente essere contraffatti.
La differenza tra un prodotto certificato CE e uno “certificato” China Export può essere nulla, in quanto una ditta europea può comperare quello stesso prodotto fatto in Cina e marcarlo CE (…e chissà quante volte è già successo e succederà).
La comunità Europea costruisce meglio della Cina ?  La Comunità Europea costruisce veramente ciò che certifica ?  La Comunità Europea costruisce ?...
Non ho dati con cui supportare delle risposte valide, il ventaglio delle varie produzioni diventa troppo largo.
So per certo che chi fa un qualsiasi prodotto vuole (e talvolta deve) guadagnarci il più possibile, pertanto anche il luogo di produzione con tutte le sue variabili legate all’ approvvigionamento delle risorse, alla manodopera, alle spese di produzione, alle imposte, alla distribuzione e alla commercializzazione, gioca un ruolo fondamentale nel guadagno (o nella perdita) finale; quindi se produrre in Cina costa meno, chi produce nella Comunità Europea ha una sola scelta: farlo in Cina o comperarlo in Cina e limitarsi a commercializzare in Europa quel prodotto.
In definitiva a me che navigo serve un giubbotto che tenga con la testa fuori dall’ acqua un uomo caduto in mare e svenuto, che duri più anni possibile anche se stivato in un gavone all’ umido, che sia ben visibile di giorno e anche di notte se illuminato.
Alle pattuglie di Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Carabinieri serve invece che il giubbotto sia in regola con le vigenti normative, cioè che abbia applicati i timbri o le targhette prescritte in quel momento dal politico che ha legiferato.
A questo punto direi che la marcatura CE sui giubbotti non ha alcuna valenza pratica.
Il legislatore che ha scritto e firmato la norma di aggiornamento sulla dotazione di sicurezza non è certo a bordo con me e non ha la minima idea delle condizioni in cui sto operando io in quel momento.
E’ semplicemente assurdo pensare che lui possa o debba responsabilizzarsi per me che sono il comandante della mia unità da diporto; anche perché, guarda caso, lo fa ciclicamente ogni po’ di anni promulgando varianti che impongono aggiornamenti di timbrature e di prestazioni, come se le persone dopo 5 o 10 anni avessero bisogno di prestazioni diverse per potere stare a galla.
Promulgando una norma egli non assume comunque alcuna responsabilità né civile né penale, se non una piccola eventuale responsabilità di carattere elettorale.
Sì, se mi si annega un membro dell’ equipaggio in primo luogo la responsabilità è mia, sia che io abbia dotato la mia barca di giubbotti marcati CE o meno.

   

Bene, dopo questo sfogo più o meno emotivo e abbastanza inutile di cui mi scuso, sarebbe bene  analizzare ciò che dice la norma, che è la Circolare Ministeriale del 18/03/2009.

Normativa Giubbotti di Salvataggio         Circolare Ministeriale  18/03/2009
Le nuove normative in materia di sicurezza sui dispositivi di galleggiamento ed i giubbotti di salvataggio, valide solo in Italia e non nel resto dell'Unione Europea, sono state pubblicate e rese effettive con la Circolare Ministeriale del 18/03/2009: le EN 393, 395, ...In vigore da oltre 10 anni sono state sostituite con le Nuove EN ISO 12402.

LIVELLO PRESTAZIONALE E NORMA DI RIFERIMENTO

CONDIZIONI DI UTILIZZO SECONDO LA NORMA DI RIFERIMENTO

CRITERI DI SELEZIONE IN BASE  ALLA NORMA UNI EN ISO  12402-10

REQUISITI SECONDO IL REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE  DEL CODICE DELLA NAUTICA

  275       

UNI EN ISO 12402-2

Attività da diporto svolte in mare aperto e/o con condizioni meteo estreme, con possibilità di attendere anche per molto tempo ed in acque molto agitate, l'eventuale soccorso

 

Dispositivi utilizzabili da qualsiasi tipo di utente, che può indossare abbigliamento pesante e/o indumenti di protezione speciali.

Giubbotti di salvataggio che forniscono un grande supporto ad un utente privo di sensi, cosicché se necessario ruoti e mantenga le vie aeree libere anche in acque molto agitate.

 

Dispositivi idonei ad ogni utilizzo.

150

UNI EN ISO 12402-3

Attività da diporto svolte in mare aperto e/o con condizioni meteo sfavorevoli, con possibilità di attendere in sicurezza l’eventuale soccorso anche in acque agitate

 

Dispositivi utilizzabili da qualsiasi tipo di utente, che può indossare abbigliamento adatto al maltempo. Giubbotti di salvataggio che forniscono un buon supporto ad un utente privo di sensi, cosicché se necessario ruoti e mantenga le vie aeree libere anche in acque agitate.

 

Requisiti minimi per: navi da diporto adibite al noleggio (Allegato VIII); imbarcazioni da diporto adibite al noleggio (Allegato IX); imbarcazioni e natanti da diporto adibiti a noleggio “entro le 12 miglia” (Allegato X).

TUTTE LE UNITA' CHE SVOLGONO NAVIGAZIONE OLTRE 6 MIGLIA NAUTICHE DI DISTANZA DALLA COSTA DEVONO AVERE A BORDO CINTURE DI SALVATAGGIO COME REQUISITO MINIMO AL LIVELLO PRESTAZIONALE 150

 

100

UNI EN ISO 12402-4

Attività da diporto svolte in acque interne e/o costiere, in condizioni meteo molto favorevoli, con possibilità di attendere ’eventuale soccorso in acque calme

 

Dispositivi per utenti non necessariamente capaci a nuotare e che indossino abbigliamento leggero. Giubbotti di salvataggio che forniscono un supporto minimo ad un utente privo di sensi, cosicché se necessario ruoti fino ad avere le vie aeree libere.

 

REQUISITI MINIMI PER IMBARCAZIONI CHE SVOLGONO NAVIGAZIONE DAI 300 METRI DALLA COSTA ED ENTRO LE SEI MIGLIA NAUTICHE O IN ACQUE INTERNE DEVONO AVERE A BORDO CINTURE CON REQUISITO MINIMO LIVELLO PRESTAZIONALE 100

50

UNI EN ISO 12402-5

Attività sportive e ricreative, in acque interne e/o in mare, svolte sottocosta e con possibilità di ricevere un immediato soccorso.

 

Dispositivi per utenti capaci a nuotare. Non sono giubbotti di salvataggio ma aiuti al galleggiamento.

 

Requisiti minimi per utilizzatori di tavole a vela, acquascooter e unità similari.

Da indossare permanentemente.

 

Quindi la normativa in vigore non prevede la marcatura CE ma la conformità alle EN ISO 12402.
Poiché il tutto è un bel pacchettino volutamente intricato come solo la normativa comunitaria sa fare, ecco che il Comando Generale delle Capitanerie di Porto ha emanato delle “circolari esplicative” n° 68485 del 28.07.2009 e n° 94937 del 07.11.2009 che riporto di seguito contenute nel seguente estratto dal sito della L.N.I.:

A questo punto, caro lettore, non so se le mie risposte abbiano portato un contributo alla tua scelta dei giubbotti di salvataggio (o al mantenimento di quelli che hai già a bordo); so però che ancora una volta nella mia mentalità di ingegnere e navigante solo la pratica detta la vera legge del mare.
Quindi se prego due membri del mio equipaggio (magari sia il più pesante che il più magro, che ha meno riserve di grasso) di gettarsi in acqua con il giubbotto che ho a bordo e di fingere di essere svenuti e verifico che la loro bocca e il loro naso siano ragionevolmente distanti dalla superficie dell’ acqua, io mi sento tranquillo perché più di così non posso fare; e quel giubbotto per me funziona indipendentemente da quello che potranno affermare Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Carabinieri.
Mi facciano pure una montagna di verbali secondo il loro umore o secondo il loro senso della legalità, io continuerò ad usare quel giubbotto perché in esso ho riposto la mia fiducia di comandante di unità da diporto.…E non la riporrò in un altro giubbotto pieno di timbri a meno che non mi fornisca le stesse prestazioni.

 

In altre parole io mi fido del collaudo che io faccio, non di quello eseguito non si sa da chi (nei timbri e targhette non c’è scritto) su un prototipo che può benissimo essere diverso da quello che ho acquistato al negozio.
Chi mi assicura infatti che tra prototipo e prodotto commercializzato la riserva di galleggiabilità sia la stessa, le cuciture siano le stesse, le fibbie e le cinghie siano le stesse, il filo o il sigillante sia lo stesso ?
Risposta: solo l’ onestà e il rispetto per gli altri del fabbricante.
E allora ritorniamo a quanto scritto nel settembre 2016.
Tutta questa accozzaglia di norme non seve a nulla.
Ma se la legge giustamente dice che la responsabilità è comunque mia di comandante, perché non sono libero io di scegliere le dotazioni in cui io ho fiducia perché io le ho provate ?
Ma perché…?

 Per concludere questa paginetta consentitemi un momento di relax e di protagonismo.... 
E' nel link che segue: si tratta del seguito dell' articolo del mese scorso, quello sui temporali,
che  non poca impressione hanno lasciato nel sottoscritto e nell' equipaggio di Siddharta!

L' ECO DELLA ROMAGNA

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