LE DONNE E IL WC MARINO
Vorrei
ardentemente che l’ articolo di questo mese venisse letto soprattutto dalle
donne perché, se è vero che senza di esse non esisteremmo noi maschietti,
è pur
vero che talvolta esse riescono a creare dei disagi che possono trasformarsi in
problemi assai poco piacevoli da gestire.
Chiedo
scusa per la citazione biblica che segue, ma ritengo che sia quanto mai
pertinente: nella Bibbia c’è scritto pressappoco che Dio metterà inimicizia tra
la donna e il serpente, infatti quella gli schiaccerà la testa e questo le
insidierà il calcagno.
E’
un brano che segue la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre in
seguito al fatto che la donna, tentata dal serpente, abbia mangiato del frutto
dell’ albero e abbia convinto anche l’ uomo a mangiarne.
Sui
vari punti del testo che attraverso similitudini (che solo gli antichi ebrei riuscivano a escogitare) si prestano a svariate
interpretazioni non stiamo ora a disquisire…andremmo decisamente fuori tema.
Mi
permetto invece di estendere lo stesso concetto al rapporto tra la donna e il wc
marino, rapporto che risulta assai tormentato….
Il
wc marino è un ordigno pensato per potere funzionare sotto il livello dell’
acqua del mare per fare in modo che con la forza di un braccio una persona
possa farvi affluire l’ acqua e quindi espellerla insieme agli escrementi.
Tutto
ciò avviene attraverso un pistone collegato a due circuiti idraulici
indipendenti che sono collegati al mare attraverso due valvole, una per l’
aspirazione e una - di diametro maggiore - per l’ espulsione.
Non
occorre una laurea in ingegneria ambientale per capire che affinché il tutto
funzioni le valvole devono essere aperte !
“Poco
male se sono chiuse” - dirà qualcuno – “il sistema non funzionerà !”
Ebbene
le cose non stanno proprio così.
Per spiegare ciò che può succedere in caso di valvole chiuse devo cominciare dall’ inizio, cioè dalla psicologia femminile (che sicuramente non riguarda proprio tutte le donne, ma quasi).
Non
so per quale arcano motivo, ma le donne sono molto vergognose di tutto ciò che
riguarda i loro escrementi; fare anche solo sapere che ogni tanto hanno bisogno
del wc è già una cosa quasi inammissibile.
Probabilmente
ciò si rifà alla tradizione post-biblica che vuole l’ uomo un essere sporco
mentre la donna deve essere una persona pulita: quindi mentre l’ uomo è
giustificabile se parla o denuncia dei bisogni derivanti dalle sue orine o
feci, per la donna ciò non deve essere accettabile.
Insomma
per l’ universo al femminile la cacca e la pipì pare che siano o debbano essere
cose stratosfericamente riservate e appartenenti ad un altro cosmo.
Quando
poi si aggiungono anche delle perdite emorragiche dovute al ciclo mestruale,
pare proprio che tale segreto debba essere custodito in modo assoluto e
perpetuo.
Ciò
fa sì che in barca la donna usi il wc di nascosto, rigorosamente senza
informare nessuno di tale necessità e senza alcuna intenzione di fare
verificare ad altri se il wc marino funzioni correttamente e se le valvole di
cui sopra siano state posizionate correttamente.
Mi
risulta incomprensibile quale scandalo inaudito possa provocare il fatto che un
uomo possa vedere il contenuto della tazza prima dell’ espulsione, comunque è così.
Fatta
questa premessa, veniamo adesso al problema.
Se le valvole sono aperte il wc funziona correttamente; ma nell’ eventualità che la valvola di espulsione (la più grossa) sia chiusa e qualcuno (qualcuna) si ostini a pompare, può avvenire un bel guaio: per fare sì che l’ acqua del mare a livello superiore del wc non torni indietro, tra il pistone e il tubo di espulsione è inserita una valvola tricuspide di non-ritorno, molto simile a quella che ognuno di noi custodisce all’ interno del proprio cuore (immagine romantica, sigh !).
E’
una valvola in gomma, invisibile dall’ esterno del wc, formata da tre lembi che
si aprono verso l’ esterno del tubo di espulsione ma che si chiudono se il
flusso andasse verso l’ interno; i lembi permettono il passaggio dei liquidi,
della cacca e della carta, purché non sia eccessiva e appallottolata.
A
valvola aperta il funzionamento dei lembi della tricuspide è regolare.
A
valvola chiusa e insistendo nell’ azionare il pistone, per una
ragione di sovrappressione nel ramo di tubo a valle, i lembi di
questa
valvola tricuspide si rivoltano dall’ altra parte e la valvola fa
l’ esatto
contrario di ciò che è chiamata a fare: non espelle
più nulla e fa invece rientrare
l’ acqua di mare.
Capite
bene quale arcana situazione si viene a creare in caso di tazza piena !
In
questo malaugurante caso non rimane altro da fare se non chiudere tutte le
valvole, munirsi di stracci assorbenti, secchio, cacciavite, chiavi inglesi e
smontare il raccordo contenente la valvola tricuspide (talvolta spostando anche
la tazza che, ricordo, è piena) per girarla nuovamente.
Poiché
il tubo di espulsione è lungo in quanto deve arrivare sopra al livello del mare
e deve costituire un sifone rovescio, smontando il raccordo esso deve per forza
svuotarsi di ciò che gli era stato pompato dentro.
E’
un lavoro assai poco piacevole per l’ uomo (non ho ancora conosciuto una donna
che lo abbia mai fatto) che non solo contempla nella tazza i residui non
espulsi, ma che deve anche metterci le mani e il naso....Infatti
questo è propriamente un “mestiere da uomo” che, come essere “sporco”, è
autorizzato a farlo.
Non
si creda però che in questa situazione la donna sia a proprio agio !
Essa
invece è molto ma molto a disagio perché diventa conscia che un suo attimo di
sbadataggine è andato a vanificare tutte le attenzioni, le precauzioni, e le vergogne
psicologiche di cui sopra.
Ovviamente
l’ uomo ha prima istruito l’ equipaggio (donna/donne comprese) sulle posizioni
delle valvole e sull’ uso del pistone (sarebbe veramente un gran pirla se non
lo avesse fatto); ma il problema nasce lo stesso proprio nel caso lui l’ abbia
fatto, ma lei non abbia messo in pratica dette istruzioni.
Le donne (quasi tutte le donne) hanno molti neuroni che funzionano continuamente e l’ individuazione della posizione della leva che determina se la valvola è aperta o chiusa è cosa di scarsa importanza rispetto a tante altre cose che al momento della spiegazione-dimostrazione occupavano le varie connessioni neuronali femminili; non solo, ma il fatto di dimostrare di non aver capito chiedendo ulteriori chiarimenti al momento della dimostrazione diventa ammissione di debolezza di fronte all’ uomo che ha appena dato istruzioni; pertanto la donna considera che sia meglio fare finta di aver capito lasciando al caso le eventuali conseguenze.
L’
uomo le conseguenze le sa (soprattutto quando si trova ad aver già eseguito una
volta l’ intervento di inversione della tricuspide) e quindi si dimostra in
genere molto motivato e disponibile a fare la verifica dell’ apertura delle
valvole anche un momento prima che il wc venga usato ma, per le ragioni più o
meno bibliche di cui sopra, la donna non la chiede mai.
Quindi
la donna si nasconde nel wc, evacua e pompa lo stesso, valvole o non valvole.
Naturalmente
al guaio poi si succederanno i “mi dispiace”…”guarda che guaio”…”se avessi
saputo”…ecc., che in realtà sono del tutto sinceri ma disperatamente
ritardatari.
Questo
è più o meno ciò che succede nel rapporto tra la donna e il wc marino e, credo
ne conveniate, è un rapporto di inimicizia che potrebbe avere ragioni risalenti
al Vecchio Testamento.
Comunque
vi sono dei casi isolati in cui, nonostante qualsiasi donna disponga di tanti
neuroni che sanno lavorare in simultanea, essa è in grado di prestare la
massima attenzione alla posizione delle leve delle valvole durante le
istruzioni (in quei momenti riesce a interrompere i circuiti che riguardano la
scelta della crema solare, la data di scadenza delle mozzarelle, la scelta del
costume, la decisione di fare il bagno o meno, la data della seconda
mestruazione della figlia) e la posizione di valvola aperta viene correttamente
memorizzata.
Questa
donna non creerà alcun problema e il rapporto col wc marino risulterà di piena
e fattiva collaborazione: ella non schiaccerà la testa ad alcun serpente e
questo non cercherà di morderle il tallone; in altre parole il rapporto con i
prodotti del proprio metabolismo fisiologico sarà trattato come un contratto di
assicurazione della macchina, quindi di esso renderà note le clausole e i
pagamenti all’ uomo che curerà serenamente solo la periodica manutenzione dell’
indotto, senza trovarsi a dover eseguire in emergenza interventi a cuore aperto
sulle valvole in esso contenute....(cardiochirurgia idraulica).
Peccato che donne così, capaci di far funzionare tutti i neuroni ma nello stesso tempo anche di riuscire a distinguerne un processo alla volta, siano estremamente rare !