Sull’
onda emotiva della grande acqua alta di Venezia del 12/13 novembre sono stato
invitato da Rete Veneta a partecipare alla trasmissione “Veneti schiacciati
dalla Crisi” del 18 novembre u.s. condotta dalla giornalista Mirella Tuzzato.
Parlo
di onda emotiva perché, come sempre succede in Italia nel campo dei lavori
pubblici, non riusciamo MAI a fare prevenzione, ma sempre dobbiamo fare i conti
con le disgrazie.
Anche
la stessa parola “disgrazia” non va bene, perché è come ammettere che la natura
ce l’ abbia con noi e faccia di tutto per farci scappare qualche morto e farci
spendere un sacco di soldi, senza considerare che (forse) una qualche responsbilità ce l' abbiamo anche noi.
Durante
la trasmissione che è durata due ore e che se ne avete la voglia e la pazienza
potete consultare col vostro computer sul seguente link
http://www.reteveneta.it/Video.aspx?search=veneti_schiacciati
ho
avuto sì la soddisfazione di dire ciò che penso su questa
opera (e non solo), ma ho anche avuto la gioia di
parlare telefonicamente col prof. Luigi D’ Alpaos che quando ero
studente di
ingegneria a Padova era assistente del prof. Augusto Ghetti (quello per
capirci
che fece la perizia sul limite di invaso per la diga del Vajont, poi
purtroppo inascoltato
sempre in nome del dio Danaro con le conseguenze che tutti noi
conosciamo e che per ricordarvi lascio alle seguenti due immagini del
paese di Longarone il giorno dopo…).
Anche
il prof. D’ Alpaos, nella sua carriera accademica, fece appelli che non vennero
mai ascoltati.
Naturalmente
chi avrebbe dovuto ascoltare era (ed è) la classe politica e amministrativa del
nostro Bel Paese (e del nostro bel Veneto).
Ma
purtroppo OGGI non si tratta più dei
nostri quattro politici di turno che non ascoltano la scienza e i tecnici (che invece quella
perseguono e a quella si ispirano) e che intascano fior di mazzette e somme
girate dai beneficiati di incarichi che loro stessi hanno dato, no, si tratta piuttosto dei
politici a capo dei grandi paesi, quelli per intenderci che assommano
estensioni immense e immense masse di persone, come gli Stati Uniti, la Cina,
l’ India…
Principalmente
questi sono i responsabili dei danni che inevitabilmente arrivano anche a casa
nostra, ma noi pure abbiamo quotidianamente la nostra dose di complicità, visto
che abbiamo sconsideratamente accettato da anni di sprecare energia.
"Mea culpa" dovremmo dirci, ogni giorno: lo
spreco di energia lo attuiamo infatti ogni giorno, in ogni momento
della nostra vita, purtroppo senza più ormai rendercene
conto.
Dai
computer sempre accesi, ai telefonini sempre collegati, alle auto sempre più
ingombranti, alla pretesa di vestire sempre allo stesso modo sia d’ estate che
d’ inverno…tutto compone a consumare sempre più energia e, siccome consumarla significa
anche produrla, siamo diventati tutti degli enormi “divoratori di energia”.
"Eh, indietro non si torna" sento sempre ripetere quando affronto questo argomento..
Il
grossissimo guaio è che tutta questa energia non lascia il
nostro pianeta, ma
vi resta ingabbiata sotto forma di aumento di temperatura ambientale
globale (per qualche addetto ai lavori si tratta del 3° principio
della termodinamica).
Questo comporta che OGGI le masse
d’aria possano acquistare sempre più energia e la scarichino sotto forma di
precipitazioni e venti sempre più devastanti.
Nelle
occasioni in cui su queste pagine mi sono dedicato alla meteorologia, ho sempre
sottolineato come i “cambiamenti climatici” non avvengono con la lentezza del
susseguirsi delle ere (qualche secolo, se non di più), ma con la rapidità di un
lustro (un quinquennio, o poco meno).
Per
esempio la crescita del livello medio del mare misurata rispetto allo zero
idrometrico di Punta della Salute a Venezia è stata di +24,1 cm nel 2007 +27,8 cm nel 2008 +33,4 cm nel 2009 +40,5 cm nel 2010.
Qualcosa
di pazzesco!
EMISSIONI DI CO2 DAL 1960 E TREND DI SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI
La
faccenda dello zero idrometrico è una cosa molto seria alla
quale non diamo mai l' importanza che invece diamo alle balle
propagnadistiche raccontate dal politico di turno per accaparrarsi
qualche voto in più; Venezia, quasi alla sommità
dell' Alto Adraitico, è da secoli sede di misure e misure
che hanno senso solo se viene definito uno zero; questo è
stato definito "solo" nel 1897 e si trova a Punta della Salute, a Venezia
appunto.
Un
qualsiasi diagramma di marea riporta la linea orizzontale del medio mare
riferita allo zero idrometrico di cui sopra (in azzurro), ma appare oggi col suo andamento
armonico periodico traslato verso l’ alto di una trentina di cm rispetto a tale
riferimento (in arancio).
Pertanto dal 1897
il livello medio del mare è salito (eustatismo) e il livello del
suolo sotto Venezia è sceso (subsidenza), portando al risultato
finale a quei valori complessivi di cui sopra.
Non ci vuole un genio
per capire che, se anche non si verificassero più aumenti di
subsidenza, questa tendenza all' eustatismo continuerà
fintatoché Americani, Cinesi,
Indiani, Europei, Italiani, Veneti, Veneziani ecc. ecc. non
consumeranno di
meno, cioè “raffredderanno” un po’ il pianeta.
Quali sono le conseguenze di questo
“non voler tornare indietro”?
Il livello medio del
mare si alzerà sempre più, lo scirocco continuerà a soffiare non più a 25 Kn
come un tempo ma a 50 Kn (circa 100 Km/h), le depressioni bariche saranno
sempre più accentuate e le “acque alte” su tutto il litorale veneto saranno
sempre più alte e frequenti.
Questo panorama si
avvererà sia che il MOSE funzioni, sia che il MOSE non funzioni.
Il limite di
prestazioni per il sistema MOSE è di 180 cm sul livello di cui
sopra (che sta già diventando un limite superabile), ma deve
funzionare perfettamente e integralmente nel suo complesso di
elementi discontinui.
Se funzionasse parzialmente,
cioè per esempio se qualche suo elemento non galleggiasse affiancandosi perfettamente agli altri, potrebbe crearsi
un flusso di marea entrante su quell’ elemento; ma allora anche quello vicino
si abbasserebbe, instaurando probabilmente un "effetto domino" che vanificherebbe il sistema.
Se invece proprio non
funzionasse resterebbe tutto come è ora, con l’ aggravio di eventi sempre più
forti e frequenti.
Se volete conoscere il mio
parere in merito al funzionamento del MOSE (e non solo) vi invito a seguire la trasmissione
del 18 novembre sul link che vi ho indicato sopra, ma ve lo risparmio.
In definitiva, lasciando perdere il disprezzo per i politici e gli
amministratori già indagati e condannati che non mi risulta
siano né negri né meridionali, il probelma tecnico
è il seguente: considerato che per quattro volte al giorno sopra
le cerniere delle paratoie mobili (che sono poggiate sul fondo) ci
passa l' acqua a velocità variabili ma più che
sufficienti a spostare la sabbia, considerato che occorre tenere in
massima efficienza dette cerniere, considerato che le paratoie sono in numero di
diverse decine, considerato che si trovano a 12 m di
profondità per la bocca di Lido e a 14 m di profondità
per quella di Malamocco, considerato che è impensabile operare
la pulizia delle stesse cerniere con una squadra di palombari
muniti di scopetti a idrogetto per la sabbia e/o scalpelli per gli
organismi animali...tutto ciò considerato come verrà
fatto il mantenimento dell' efficienza delle cerniere?
E se venisse fatto non simultaneamente ma a lotti successivi, come possiamo essere sicuri al 100% che al momento dell' alta marea tutte le paratoie si troveranno con le cerniere in efficienza e quindi capaci di sollevarsi tutte insieme?
Il
funzionamento o meno
del MOSE riguarda però solo Venezia, Chioggia e le isole della
laguna (che
comunque non è poco, visto che solo Venezia con i suoi monumenti
indorati rappresenta una grossa fetta del nostro P.I.L.), ma resta da
considerare anche la situazione per tutto il
litorale veneto con le spiagge e i porti turistici che lo compongono.
Dal Polesine in su, Albarella,
Rosolina Mare, Sottomarina, Pellestrina, Lido di Venezia, Cavallino, Jesolo
Lido, Eraclea Mare, Duna Verde, Altanea, Porto Santa Margherita, Caorle, Brussa,
Bibione, costituiscono un insieme quasi continuo di stabilimenti balneari e di
darsene.
Succede che ad ogni verificarsi
di un evento “forte” sparisce la spiaggia e tutte le strutture balneari vengono
danneggiate.
E qui, MOSE o non MOSE,
non c’è nulla da fare, a meno che non si difenda tutto il
litorale con dighe in scogliera parallele e/o alternate alla
costa che facciano rompere le ondate prima del loro arrivo in spiaggia.
Anche qui idraulicamente ci sarebbe da dire parecchio, ma mi limito
alla digressione seguente che può essere di una qualche
utilità anche per il diportista...
DIGRESSIONE FRANGENTE
Un’ onda marina si
studia attraverso la definizione di vari parametri (su questo vi ho
abbondantemente annoiato negli articoli di Settembre 2019 e Ottobre 2019); in
quell’ occasione riportai la relazione H/L = 0.14 che definisce il rapporto tra
altezza d’ onda e lunghezza d’ onda affinché essa non franga.
Questo però vale in
acque profonde, per onde formate dal vento.
Ma quello che non vi ho
ancora scritto è una formuletta semplice semplice che definisce invece quando
un’ onda rompe in conseguenza del fondale che sale, cioè quando si approssima
alla riva.
H/D = 0.78, significa
che sopra un fondale di 1 m è costretta a frangere un’ onda alta 78 cm.
Questo può torna utile
se si sta navigando in acque profonde con moto ondoso rilevante e si voglia
entrare in porto.
Stimando l’ altezza
delle onde e conoscendo la profondità del mare all’ ingresso del porto, si può
prevedere se si avrà a che fare o meno con frangenti all’ imboccatura del porto
stesso.
Per esempio se sto
navigando con un moto ondoso di 2 m devo aspettarmi dei frangenti sopra un
fondale di 2.5 m; la consultazione della carta nautica o del pianetto del porto
mi darà una stima di ciò che mi aspetta…
FINE DELLA DIGRESSIONE
FRANGENTE
Oppure, lasciando pedere la meccanica delle onde, non si voglia
tornare a "raffreddare" il pianeta.
Già, ma chi lo fa?
Chi torna indietro, OGGI?
Quale politico se la sentirebbe di rincorrere OGGI un
P.I.L. in regressione non imposta, ma bellamente cercata?
CONSUMO DI ENERGIA DAL 1960 E CORRISPONDEDNTE AUMENTO DELLA TEMPERATURA MEDIA
I Russi hanno fatto una
colletta di un milione di Euro in favore di Venezia.
I Veneziani hanno
richiesto l’ esborso di un Euro ad ogni turista per tutto il 2020 in favore di
Venezia.
Bello!
Ma cosa significa “in
favore di Venezia”?
Mettere una pezza su un
copertone che l’ anno seguente avrà bisogno ancora di un’ altra pezza?
Non varrebbe la pena,
piuttosto, che “in favore di Venezia” ce ne andassimo a lavorare in bicicletta?
Che i nostri figli
andassero a scuola a piedi o con l’ autobus, invece che accompagnati in auto?
Che sopportassimo il
caldo d’ estate, invece che attaccare il climatizzatore?
Che ci mettessimo il
maglione di lana d’ inverno anche in casa?
Che telefonassimo meno
e ci mandassimo meno messaggi restando meno connessi?
Che mangiassimo
alimenti prodotti vicino a casa nostra?
Che non pretendessimo
di ricevere già il giorno dopo un acquisto fatto in rete?
Sono tutte occasioni di
far funzionare di meno motori e far spostare di meno carrozzerie
nell’aria...Ma nello stesso tempo sono anche occasioni di
ridurre il P.I.L. e diminuire posti di lavoro per l’ industria e il commercio.
Ma OGGI non si tratta più solo di muovere meno veicoli per respirare
aria meno inquinata come fino a qualche anno fa, ma anche di non avere più la casa inondata dal mare o da
un fiume o demolita da una frana o da una valanga.
Per noi
diportisti significa andare incontro ad un meteo più
prevedibile, a dei temporali meno catastrofici, a delle darsene
più sicure... Non è uno scherzo: i danni riportati nelle
darsene in Alto Adriatico lo scorso novembre sono stati enormi. Non
voglio fare il Cassandro di turno, ma perdere la barca ormeggiata dove
si pensava fosse al sicuro sta diventando sempre più probabile.
Ciò che fa veramente
paura è che in questo clima (è proprio il caso di usare questa parola) l’
ultima demenziale pubblicità della Mercedes vanta un SUV da 510 Cv per andare
da 0 a 100 Km/h in 3.8 s…”Con il
4.0 V8 biturbo da 510 CV, la Mercedes GLC AMG 63 sfodera potenza e coppia da
vera sportiva”.
Anche
Ferrari ha presentato il modello "Roma" con otto cilindri da
più di 600 CV che mi permetteranno di raggiungere i 100 Km/h in
3.2 s!
Karo amiko, ma sai cosa
me ne faccio di andare da 0 a 100 in 3.8 s quando la mia casa è da buttare e le
colonne della cripta di San Marco corrose dal sale hanno ceduto?
Karo amiko, hai pensato che se viaggi con 510 CV collabori al crollo
dei monumenti fregandomi la parte del P.I.L. che mi arriva dal turismo?
Karo amiko, piuttosto della Mercedes o della Farrari offrimi
una bici carenata che mi porti a fare la spesa consumando appena qualche milliWatt…
Karo amiko, non credi che sia il momento di kambiare marcia?
Karo amiko, ma che esempio stai dando ai tuoi figli?
Karo amiko, non vedi che ragionano meglio di te?
E non lo fanno domani, ma
OGGI !
"IL 12 DI QUESTO MESE..." letterina a mio padre
Mio carissimo papà, il 12 di questo mese saranno cent' anni che sei nato.
Sono già 34 anni che ci hai lasciato e per i lettori di
questo sito non rappresenti nulla; tuttavia la tua vita e i tuoi
insegnamenti so che sarano importanti anche per chi vorrà
leggere queste righe; spero il lettore mi perdonerà se userò questo sito di
nautica per ricordarti.
L' 8 settembre 1943 avevi solo 23 anni ma le vicissitudini di una
guerra, come sempre voluta da pochi e combattuta da molti, ti
hanno caricato su un carro bestiame e ti hanno deportato in un campo di
concentramento nazista in Polonia.
Hai sempre avuto l' amore e il buon senso di non raccontarmi nulla di
quei miserabili anni, durante i quali per sopravvivere hai mangiato
erba e un paio di stivali fatti bollire nell' acqua. Ciò mi ha
fatto capire molto bene perchè in seguito ti arrabbiavi quando in tavola
avanzava anche solo una briciola di pane...
Inoltre mi ha fatto capire molte ma molte altre cose che, consciamemte
o no, mi hai trasmesso: come l' insofferenza per il potere e la
violenza, la nausea per il fanatismo
politico, la diffidenza per il popolo tedesco, l' apprezzamento per l'
anarchia.
Il fondamento della tua educazione è stato il rispetto per il diritto di vivere e di esprimersi sia mio che degli
altri perché,
quando parlavi di anarchia, dicevi sempre: "la libertà è
fare ciò che vuoi rispettando la stessa cosa negli
altri"...concetto molto ma molto difficile da mettere in pratica, ma
nello stesso tempo talmente bello da diventare sacro.
Un concetto che dovremmo tutti tenere stampato nella mente quando ci
accendiamo una sigaretta, o permettiamo al cane di cagare sul
marciapiede, o saremmo tentati di frodare il fisco...
La sacralità nel concetto di anarchia sta
nel rispetto della fratellanza, che all' antitesi sostituisce la
complicità, al confronto preferisce la collaborazione.
E' un qualcosa che va ben oltre sia ai partiti politici che alle
religioni: ma come farlo capire a quanti preferiscono vivere
nell' ignoranza e, invece di ragionare autonomamente, si affidano
a
pochi sbraitanti balordi travestiti da politici o da santoni? E
di tali ignoranti in giro per il mondo, purtroppo, OGGI ce ne
sono sempre di più.
Ogni volta che rileggo il capitolo 14esimo di "Tre uomini a zonzo" di
J.K.Jerome (famoso scrittore umoristico inglese autore anche di "Tre
uomini in barca, per non parlar del cane") penso a te...e non solo:
circa 15 anni prima del Nazismo Jerome scriveva: "Finora il
tedesco ha avuto la somma fortuna di essere ben governato; se continua
così, per lui le cose andranno a gonfie vele. I guai
cominceranno, però, quando per un caso qualunque si
guasterà qualche ingranaggio della macchina di governo."
Come penso ancora a te quando leggo ciò che Giovanni Guareschi (autore di Don Camillo e Peppone) rispose a sua moglie Margherita che, quando lo accolse di ritorno dal campo di concentramento dove
era stato rinchiuso dai nazisti e dove aveva perso 46 chili, gli disse: ”Sembra
che tu la guerra l’ abbia vinta!”
“Sì - rispose lo scrittore - mi sento un
vincitore perché in 25 mesi sono riuscito a non odiare nessuno!”
Da te, carissimo papà, mi sono sentito amato più che da qualsiasi altra donna io abbia incontrato nella vita.
Tu mi hai desiderato e cercato, volevi fortissimamente un figlio e, una
volta tornato dal campo, questo è stato l' ideale della tua
vita: diventare padre....
...E un bravissimo papà lo sei propio stato.
Come vorrei che OGGI tanti altri uomini sentissero forte questo stesso
desiderio e riuscissero a portarlo a termine come hai fatto tu:
rincorrere meno i soldi, non bramare al successo, avere meno beni, caricarsi più
responsabilità, vivere con più impegno, fare più fatica ma diventare
papà!
Se facessimo più figli forse le chiese non sarebbero così vuote... forse resteremmo
davvero più giovani...e forse la previdenza sociale avrebbe
più risorse.
Non
so come ringraziarti per avere sofferto, per essere tornato, per
avermi voluto, per avermi educato, insomma per avermi amato. A presto,
papà!