ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
   GENNAIO 2009

BUON ANNO A TUTTI.

Se come me siete così "malati di mare" da risentire già, complice la stagione invernale, dell' astinenza forzata dal navigare, ho pensato di rendervi più lieto questo periodo dedicando un paio di incontri a un tema senz' altro piacevole.
Poichè fuori dalle nostre finestre imperversa il gelo ho ritenuto bene infatti iniziare questo 2009 dedicando un paio di articoli all' arcipelago delle isole Kornati, come suggeritomi qualche mese fa da Luca Cesca.

Associare queste isole col freddo inverno della Pianura Padana (e con la crosta di ghiaccio posata sulla coperta della nave nella foto) è un contrasto troppo invitante e nello stesso tempo è una idea che può influenzare la programmazione delle ferie della prossima estate.
Mi scuso con coloro che alle Kornati ci sono già stati in diverse occasioni e che quindi saranno forse più esperti di me, perchè non troveranno nulla di nuovo in queste righe.
Son certo però che qualche curiosità (o qualche mia interpretazione delle curiosità) non sarà nota a tutti e quindi possa costituire comunque una novità.


BANDO ALLE CIANCE !

CARI LETTORI HO IL PIACERE DI PRESENTARVI 

                                                                                                                                                                         
        IL  PARADISO - INFERNO  DELLE  KORNATI      
1° PUNTATA

 

INTRODUZIONE
“Le Incoronate sono una musica pietrificata. E veramente la loro selvaggia bellezza non si può descrivere, si può soltanto sentirla nel cuore. La visione romantica dell’ interminabile labirinto delle lagune e delle baie, degli avvallamenti e delle rocce imponenti, dei promontori e delle scogliere, per secoli morsicati dai denti del tempo, dal mare e dai venti salsi, giace quieta come un gigantesco polipo stregato con migliaia di tentacoli ramificati sui quali picchiano, si arrampicano e spumeggiano rabbiosi i destrieri robusti e sbrigliati che corrono dalle lontane praterie azzurre con le candide criniere sventolanti al vento”.

Sono molto numerose le descrizioni che sono state fatte di questo arcipelago che, secondo me, più che fatto da isole si dovrebbe definire composto da vere e proprie cime di montagne; quella sopra riportata è della scrittrice croata Nada Marinkoviç.
Scrittori, poeti, agenzie turistiche, diportisti, ognuno ha descritto questi paraggi con parole e frasi fantastiche e avvincenti; anch’ io mi permetterò di farne una descrizione a beneficio di chi ancora non ci è stato perché un fatto è innegabile: brutte belle che siano, queste isole non lasciano certo indifferenti anzi riescono ad emozionarci profondamente, in positivo o in negativo.
Nonostante tutte le belle parole che sono state usate nei loro confronti potrà parere strano che io abbia verso di esse un’ impressione non del tutto benevola ma, proseguendo nella lettura, ne darò ampia giustificazione.

IL PAESAGGIO
La prima volta che vidi le Kornati fu nel lontano 1973 (avevo 18 anni): fu una visione fugace, dall’ Adriatico, durante la tappa Lussinpiccolo-Barletta di una crociera in Grecia a bordo di "Mamalù", la barca dell’ indimenticabile zio Pino.
Non fui molto impressionato: vidi solo una parte dell’ arcipelago, all’ ora del tramonto, da una distanza di sei-sette miglia e il ricordo fu di una serie di scogli giallastri e conici alquanto repellenti.

Ci tornai svariati anni dopo, intorno al 1992 sempre durante una crociera, arrivandoci stavolta dall’ altra parte (cioè da est) durante un pomeriggio e una notte passata al marina di Zut.
Ricordo che salii in cima al monte che tutt’ oggi sovrasta il marina e la visione mi colpì molto, così tanto da dire a me stesso: “qui devo tornare con la mia famiglia” come se avessi preso l’ impegno di far vedere a moglie e figli il Colosseo, le Piramidi d’ Egitto o una qualche meraviglia del mondo.
Infatti gli anni successivi ci tornai per altre cinque volte, con famiglia e senza, andando a ficcarmi con la barca dentro i canali e le baie di quell’ insieme di cime di monti, che visto dall’ alto appare come un gruppo di lenti di morbillo gettate a caso sulla pelle della superficie del mare.
Mi piace definire queste isole come “cime di monti” per il fatto che esse sono tremendamente brulle e quindi mi ricordano le cime delle Alpi che, per la loro altezza, sono proprio assolutamente spoglie.
Forse è questa la caratteristica delle Kornati più evidente e forse è anche l’ unica.
Se infatti si parte da Trieste e si scende navigando verso sud-est, dopo l’ Istria si seguono le isole foranee della Dalmazia tra rocce calcaree rivestite di terriccio rossastro che offre nutrimento a pinete e svariate specie arbustive: molta vegetazione riesce ad arrivare fino a lambire l’ acqua del mare all’ interno delle baie più riparate, come a Krivica sull’ isola di Lussino o come a Ilovik.
Poi, giunti all’ estremità meridionale di Dugi Otok (Isola Lunga) nei paraggi del passaggio di Prolaz Proversa, all’ improvviso più nulla : il paesaggio diventa quasi candido.
Solo rocce chiarissime spaccate dal gelo e dalla pioggia ricoperte da erbe giallastre e da qualche rarissimo arbusto.
Più giù, scendendo ancora un po’ di latitudine e passato l’ arcipelago, ecco che dopo Primosten (Capocesto) compaiono di nuovo le pinete e il verde si fa ancor più rigoglioso.

Queste due foto aeree (si tratta di due cartoline) sono state prese circa dallo stesso punto,
vale a dire tra il faro di Sestrice e Prolaz Mala Proversa, immediatamente a NW delle Kornati.
La prima guarda verso nord-ovest (si vede la parte meridionale di Dugi Otok con il lago salato di Mir e Luka Telascica), la seconda guarda a sud-est (si vedono in primo piano parte dell' isola di Katina, Prolaz Vela Proversa, l' isola Kornat e il resto dell' arcipelago): balza agli occhi la differenza del paesaggio.

La navigazione da nord-ovest verso sud-est delle Kornati assomiglia in scala molto più ridotta ad un volo d’ aereo sopra il Sahara.
L’ ipotesi più plausibile di questo stato di cose è quella di un grande incendio: è plausibile ma non comprensibile.
Non si capisce infatti come qualcuno abbia trovato il tempo e l’ energia di “passare il fuoco” tra un’ isola e l’ altra, contando che sono (circa) 147 e si sviluppano su un’ area di una settantina di chilometri quadrati.
Ma così è: non ci sono alberi, o quasi, e quei pochi sono stati evidentemente reimpiantati perchè si trovano nelle immediate vicinanze dei microscopici villaggi che popolano (si fa per dire) l’ arcipelago.
E’come se una forza misteriosa avesse fatto sprofondare le isole nell’ acqua salata facendo morire tutte le piante, quindi le avesse fatte riemergere e non avesse più fatto cadere la pioggia su di esse.
Vero è che navigare di giorno nel canale che passa in mezzo all’arcipelago (i canali per la verità sono più d’ uno, ma lo vedremo più avanti) è come sorvolare la luna: il mondo circostante ha solo due colori: blu e bianco: mare blu e rocce bianche.
E’ bello?
Se il concetto di bellezza è una visione che associa a se'  il concetto di benessere (cioè che ci fa stare a nostro agio) direi proprio di no.
Non è la visione di un ambiente che fa stare bene; direi anzi che si tratta di un ambiente alquanto inquietante (se non repellente), così diverso da quello in cui siamo abituati a vivere.
Infatti, una volta passati due giorni all’ ormeggio nell’ arcipelago (che sono quelli per i quali vengono staccati i biglietti di ingresso da parte delle autorità del Parco Nazionale), le persone normali sentono il bisogno di portare la barca verso ambienti più “naturalmente ortodossi”.
Gli amici triestini mi consentano questo paragone con la loro amatissima Barcolana: è come una curiosità naturale, ti fa voglia esserci in mezzo ma una volta vista non ci torni più se non per farla vedere anche agli altri.
So che il mio giudizio è alquanto drastico, ma per poter vivere qualche settimana alle Kornati bisogna avere la sensibilità (o la tempra) di Andrija e di Davorka Skraçic, che io non ho.
Di Andrija parlerò più avanti.
Comunque in questa descrizione ritengo doveroso citare anche delle cifre che possano dare l’ idea della consistenza di quei paraggi e magari riportare anche qualche citazione famosa che possa poeticizzare quanto ho abbastanza freddamente scritto.
L ‘arcipelago delle Kornati copre una fascia delle coste foranee dalmate che è lunga circa 20 Miglia e larga circa 7  Miglia.
Il censimento delle isole e degli scogli che lo formano è giunto in epoca recente al numero di 147; le isole maggiori sono Kornati e Zut ma l’ andamento geo-morfologico si sviluppa lungo quattro diverse “catene di cime di monti”.


La carta è vecchia, ma l'intrico di isole e canali in questo arcipelago è comunque notevole.

Partendo dal largo del mare Adriatico si ha una prima “catena” di isole e scogli molto variegata che inizia con l’ isola  Aba, presso la quale c’è il faro di Sestrice (Sorelle), e finisce con una manciata di scogli dove c’è il faro di Blitvenica (Lucietta).
Tra questa dorsale foranea tutta sbriciolata e la lunga dorsale compatta dell’ isola Kornati si apre il Canale di Kornat, sostanzialmente rettilineo con andamento nord-ovest  sud-est.
Quindi c’è una nuova catena formata dall’ isola di Katina, dall’ isola maggiore (Kornat) e dall’ isola Smokvica (dove c’è l’ unico fanale di tutto l’ arcipelago).
Proseguendo verso il continente si apre il canale di Zut, quindi sorge la catena formata  dall’ isola Glamoç e dall’ isola  Zut.
Infine spuntano dalle acque gli isolotti di  Kurba Mali, Balabra, Sit, Sçitna e Gangarol, che lasciano poi lo spazio all’ isola di Pasman e finalmente alla costa continentale.
Tutta questa breve descrizione è immediatamente comprensibile se si guarda una qualsiasi carta nautica.

Nel caso si volesse scendere a terra per fare due passi su queste isole, ritengo opportuno consigliare di portare con sè un paio di scarponi da montagna: i sentieri sono rari e hanno il fondo decisamente alpinistico.
Nel caso poi in cui si volesse fare del "trekking in libertà", oltre al divieto (bisogna ricordare che si tratta di un Parco) gli spostamenti si complicano moltissimo: la superficie rocciosa delle isole non è infatti quasi mai uniforme e risulta spaccata da infinite fessure verticali molto profonde sopra le quali si è costretti il più delle volte a saltare dall' una all' altra; naturalmente per procedere c'è il rischio di finirvi dentro e l' avventura diventa molto poco piacevole.

Venendo ora a scendere nei particolari di carattere “nautico-utile”, vorrei finalmente parlare un po’ dell’ ormeggio e della navigazione nell’ arcipelago delle Kornati, ovviamente limitatamente alle mie modeste ma spero per voi utili esperienze e contando che si tratta di un Parco Nazionale a tutti gli effetti.
Questo mese mi occuperò degli ormeggi, lasciando al mese prossimo le indicazioni sulla navigazione, sulla storia, sulle curiosità e su dintorni. 

GLI ORMEGGI
I biglietti per ormeggiare nell’ arcipelgo vengono staccati dai Rangers del Parco che, più o meno garbatamente, si avvicinano verso sera alle barche ormeggiate ai gavitelli: purtroppo non sono aggiornato sulla tariffa in vigore che riguarda il numero delle persone a bordo; so però che nel 2005 ammontava a 80 kune a persona (circa 12 Euro) e che un analogo biglietto si paga anche per stazionare nel Parco di Luka Telascica (Porto Tajer) che occupa grosso modo tutto il bacino del grande porto naturale a sud di Dugi Otok (e immediatamente a nord di Prolaz Proversa).
Per parlare di ormeggi in questi paraggi preferisco cominciare da Prolaz Mala Proversa, cioè Passaggio di Proversa Piccolo.
Questo stretto, che è stato fatto saltare con la dinamite diversi anni fa, unisce Zara e i canali tra le isole di Pasman e Ugljan con il mare aperto; in genere noi diportisti dell’ alto Adriatico arriviamo qui provenendo dalla costa interna di Dugi Otok. Anche chi proviene dalle coste romagnole arriva da qui, perché deve comunque fare dogana a Bozava.
Il passaggio di Proversa pur essendo un “luogo ameno” (il paesaggio intorno è già stile Kornati, c’è un ristorantino che si chiama "Aquarius" col moletto proprio lì, la via Lattea è visibilissima di notte, ci sono anche i gavitelli nella baietta sulla costa di Dugi Otok) non è un ormeggio dei più tranquilli, causa proprio l’ intenso traffico.
La mattina presto infatti passano talvolta dei pescherecci (che suonano in saluto alla locanda) e il moto ondoso è simile a quella del canale della Giudecca a Venezia; può esserci ressa tra i diportisti per accaparrarsi il gavitello; nel punto più stretto c’è molta corrente (anche oltre 4 nodi e occorre fare molta attenzione mentre si naviga); fare il bagno può essere pericoloso ma soprattutto è pieno di topi che di notte scorazzano tra le barche alla fonda, essendo abilissimi nuotatori.
Insomma a Prolaz Proversa, secondo me, è meglio una “toccata e fuga” piuttosto che un ormeggio.
Del resto le altre possibilità di ormeggio nelle vicinanze sono pressochè infinite….
Luka Telascica verso nord-ovest è immenso e  pieno di baie e di gavitelli,  ma anche verso sud-est ci si può ormeggiare: dietro l’ isola Katina dove c’è l’ altro passaggio di Proversa (Vela Proversa), oppure presso la vicina locanda di rat Suhi (capo Suhi) sull’ isola Kornat.
Se si è particolarmente esigenti o si hanno problemi, senza entrare da est a ovest nel passaggio di Prolaz Proversa, si può scendere fino al Marina ACI di Zut ma di questo non dirò nulla perché, essendo un marina attrezzato, c’è poco da dire.
Le uniche cose che mi sento di dover sottolineare del marina sono la mancanza di rifornimento di gasolio e il consiglio di fare due passi salendo sul monte che sovrasta il porto per godersi il panorama (comodo sentiero).
Volendo addentrarci nell’ arcipelago la caratteristica degli ormeggi è più o meno sempre la stessa: si trovano dei gavitelli nelle vicinanze delle osterie.
Le possibilità di dar fondo all’ ancora sono veramente limitate, come la spiaggia dell’ isola di Levrnaka verso il mare aperto (baia Lojena) che però, essendo ghiaiosa e piuttosto aperta, non fornisce un ancoraggio sicuro, oppure la baia di Zakan, dove però è bene portare una lunga cima a terra se soffia bora.
Inoltre mi pare che in alcune baie sia addirittura proibito dar fondo all’ ancora per ragioni di salvaguardia ambientale.
Generalmente l’ ormeggio ai gavitelli è gratuito (nel senso che è sufficiente pagare il biglietto di ingresso di cui sopra), ma in molti casi esso è riservato ai ristoranti (come a Opat); significa che, oltre a pagare il biglietto di ingresso al parco, si può ormeggiare solo se poi si va a mangiare al ristorante, altrimenti no.
Se si vuole un corpo morto occorre andare al molo del ristorante di Zakan o ai pontili del marina ACI di Piskera;
del ristorante di Zakan parlerò il prossimo mese nell' appuntamento dedicato alla cucina, del marina ACI di Piskera (che è stagionale) non so dire molto per il semplice fatto che non ci sono mai stato.
Francamente non so nemmeno perchè l' abbiano realizzato, e questo per tre motivi: in primo luogo chi arriva alle Incoronate vuole
 ormeggiare in baia cercando la solitudine e non certo il vicino di barca con la chitarra; in secondo luogo il bacino del marina soffre di notevole risacca sia con bora (le barche sono traversate e si urtano) che con scirocco (c'è onda all'ormeggio); in terzo luogo occorre stare molto attenti nell' avvicinamento: bassi fondali rocciosi e scoglietti affioranti sono di casa.
Per sentito dire, sono più numerose le chiglie che si sono impiantate sugli scogli del marina di Piskera che i politici che facciano i loro interessi.

Nelle baie dell' arcipelago ci sono per la verità numerosi altri piccoli moli di pietra con alcuni corpi morti: si trovano nelle vicinanze dei rari edifici ma in tutti questi casi il pescaggio è quasi sempre limitato a 1,5 – 2 metri, quindi occorre fare attenzione. E' bene poi rispettare il fatto che alcune di quelle casette sono affittate in stagione oppure vi risiedono i proprietari (che vengono per lo più da Murter) e quindi i moli sono giustamente a loro riservati.

L' approdo di Vruljie, il più grande villaggio dell' isola di Kornat, con il suo "bosco di pini".
E' un approdo abbastanza ben ridossato, anche con la bora.

Non è detto poi che le baie siano dotate di gavitelli in tutte le stagioni: per strane ragioni di rilascio di concessioni, una baia può avere i gavitelli un anno e non averli più l’ anno successivo.
Va sottolineato inoltre che non tutte le baie sono ben ridossate, sia per il loro orientamento (e questo è un fatto ovvio), sia per la conformazione orografica che le attornia (e questo è assai meno ovvio).

Consiglio di rileggere la frase che ho appena scritto perchè pare piuttosto teorica e invece (purtroppo) è di una fatale e rilevante praticità.... i miei occhi hanno visto ! 

Siccome non voglio avere sulla coscienza il naufragio della barca dei miei lettori, scriverò su questo argomento diverse righe nel paragrafo seguente, laddove emergeranno sia il frutto delle mie esperienze, sia la limitatezza delle stesse in quanto purtroppo non ho ormeggiato in TUTTE le baie e né tantomeno con TUTTE le condizioni meteo possibili.

Spero di ritrovarvi qui il prossimo mese con la seconda puntata del Paradiso-Inferno delle Kornati.

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