ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
GENNAIO 2013

 

  BUON 2013,  LETTORI  DI NAUTICAUTILE !

POTEVATE ASPETTARVI UN CALDO AUGURIO DA UN TIPO COME ME ?
CERTO CHE NO, E QUESTA FOTO - TROVATA DA MIA FIGLIA NEL WEB - MI E' PARSA MOLTO APPROPRIATA.

   Così, per inziare questo duemilatredici in letizia, vi annuncio che ho preparato per voi un bel po' di articoli in cui si parlerà ancora di GPS, di ancoraggi mal fatti, di poesia e letteratura, di buona cucina, di onde e di non so che altro ancora ma sempre - naturalmente - riferendoci alla nostra comune passione per il mare e per la navigazione.

Prima di procedere, pubblico un estratto della lunga lettera che Italo Masotti mi ha scritto il mese scorso.

Caro Ing. Scarpa,
La fine d'anno si avvicina e sento il bisogno di ringraziarla per le sue " chiacchere mensili" che attendo ogni mese quasi con ansia. Sono sempre interessanti, ma quest'anno penso che "the winner is ....." il mese di giugno! Spero che lei e famiglia stiate tutti bene. Noi cerchiamo di difenderci. Quest'anno avevamo in programma una crociera intorno allo stivale, ma ci crede se le dico che pioggia e venti da sud ci hanno bloccati a Lavagna dal 20 aprile al 5 maggio. Lo so, un vero marinaio non si fa fermare da "un po' di mare", ma io più che altro sono ormai un vero pensionato....Comunque abbiamo cercato di non farci mancare la nostra dose di mare e, a fine giugno, siamo volati in Grecia e, a bordo di un vecchio Grand Soleil 45 di un amico ci siamo fatti 5 settimane nelle Sporadi. Solite baie, meltemi modesto, poco traffico per la totale assenza dei tedeschi poco amati di questi tempi a quelle latitudini. Abbiamo cercato come al solito, di fare anche i turisti sulla terraferma  per cui ci siamo beccati una razione megagalattica di sassi vecchi, ma da un po' di tempo non posso evitare di fare dei confronti. Ma lo sa che l'Italia è tanto bella quanto sconosciuta? Vabbè, ai primi di settembre ci siamo presi il nostro Freedom e ci siamo goduti una quindicina di giorni all'Elba, non mancando una fantastica escursione nell'incantevole centro-Italia (Orvieto, Bolsena, Civita di Bagnoregio ecc.). Bellezze da mozzare il fiato per non parlare del cibo. Peccato che i nostri rappresentanti facciano a gara per rovinarci la vita; l'Italia potrebbe essere veramente il Paradiso in terra.
Smetto di annoiarla e approfitto per inviarle ( è il primo in Italia) il programma dell'ennesimo rally intorno al mondo che il mio amico Jimmy Cornell (sì quello delle Pilot Charts), malgrado la sua non più giovane età, ha deciso di lanciare. 
Tanti auguri e buon vento per un felice 2013. Con i più cordiali saluti

Italo Masotti

Grazie ancora Italo per i suoi pensieri, così giovani, così entusiasti della vita e così pieni di buon senso. Mi lasci dire che per i pensionati come lei quello che stiamo attraversando è un bel periodo, credo anche meritato: oggi il mondo del lavoro sta andando così male che chi è in pensione può definirsi un benestante, indipendentemente dalla pensione.
Il duemiladodici è stato un anno da dimenticare per quel che concerne le entrate (quelle nostre): stiamo facendo tutti una fatica incredibile a dimostrare all' Agenzia delle Entrate che il lavoro non c'è e che siamo proprio stufi dei privilegi di coloro che fanno le leggi e poi sono i primi a disattenderle...Riusciremo a tirarli via tutti dalle loro cariche e fare in modo che finalmente lavorino come noi per guadagnarsi la pagnotta, 
oppure continueremo a strisciare a terra subendo ancora i furti legalizzati da parte dei partiti politici ? 
Ah, come vorrei poter scegliere un candidato senza che questo fosse legato ai ricatti del partito !
Ah, come vorrei col mio lavoro poter pagare lo stipendio a un uomo politico senza che una gran parte del mio sudore 
se ne fugga via all' estero sottoforma di lingotti o di droga !
Ah, come vorrei che chi delinque finalmente non godesse più di credito presso la gente !
Come vorrei poter scaricarlo a terra
toccandolo con un cavo come fosse un elettrone in eccesso sulla carrozzeria di un' automobile !
Ovviamente il paragone cade a proposito perchè questo mese parleremo della....

...MESSA A TERRA SULLE NOSTRE BARCHE

Corona di boschi e cime innevate, muggiti in lontananza, ronzii di api in vicinanza, altare su ceppo di abete, omelia del sacerdote inneggiante alla bellezza del creato, immancabile cappello di alpino come chierichetto: è una probabile descrizione di una Messa a terra.
Tuttavia le nostre “barche della domenica” sono dotate di un altro tipo di messa a terra ed è di questa che vorrei parlare.
Anzi queste righe fanno seguito a quanto detto lo scorso mese di settembre a proposito degli zinchi, perché anche qui c’ entrano gli elettroni ma in modo assai meno “corrosivo” di quanto già visto.

Il concetto di messa a terra è naturalmente legato a quello di impianto elettrico e può essere trattato portando ad esempio l’ impianto elettrico di casa nostra, ma trattandosi in questo caso di corrente alternata (e quindi in presenza di una fase e anche di un neutro) verrebbero a complicarsi troppo le cose.
Allora è forse meglio introdurre l’ argomento citando l’ impianto elettrico della nostra auto che, anche se non sembra, risulta essere molto più verosimile a quello della nostra barca.
L' energia elettrica nella nostra auto è immagazzinata dall' accumulatore (la batteria) che quando è carica è in grado di erogare corrente a un po' più di 12 V di differenza di potenziale.
La differenza di potenziale (d.d.p.) equivale più o meno all’ altezza della cascata d’ acqua dalla quale noi potremmo ricavare l’ energia con un mulinello: più il salto è alto e più è grande l’ energia che potremmo ricavare dalla caduta dell’ acqua a parità di portata.
Ci hanno insegnato che per accendere una lampadina bisogna collegare due fili tra i poli della batteria e la lampada, così da “chiudere” il circuito elettrico; in effetti così l’ energia prodotta nella batteria viene a trasformarsi in calore e quindi in luce all’ interno del filamento della lampadina.
Per accendere un faro dell’ auto non occorre però avere a disposizione due fili così da chiudere il circuito elettrico tra la lampadina e i poli dell’ accumulatore; se infatti il polo negativo di quest’ ultimo è collegato alla carrozzeria dell’ auto (cioè “è a massa”), sarà sufficiente imbullonare alla stessa carrozzeria il faro e con un unico filo chiudere il circuito tra la lampadina e il polo positivo dell’ accumulatore; insomma, sarà la carrozzeria dell’ auto a fare da filo conduttore.
Ciò è possibile per due motivi fondamentali: la carrozzeria dell’ auto e anche la sua scocca sono di metallo e in più l’ auto è isolata da terra da quattro pneumatici di gomma.
Quando passiamo ad analizzare la nostra barca le cose sono un po’ diverse.
Lo scafo della barca e la sua coperta (a men che non siano di acciaio o di alluminio) sono di plastica o di legno - e quindi di materiali cattivi conduttori – pertanto non è possibile sfruttare la “carrozzeria della barca” per imbullonarci dei fari e accenderli mettendo a massa la carrozzeria stessa.
Oltre a ciò la barca non è propriamente ben isolata dalla terra perché in mezzo c’è l’ acqua di mare che, come sappiamo già, non è poi una così cattiva conduttrice.
Così conviene pensare alla barca come un aggeggio che, non essendo isolato da terra da quattro pneumatici di gomma, può benissimo affidarsi all’ acqua per trovarsi a contatto con un corpo a potenziale elettrico zero; quindi il polo negativo dell’ accumulatore possiamo benissimo attaccarlo al motore che, tramite invertitore, asse ed elica, è in pratica collegato al mare.
Oppure, operando in modo più appropriato, possiamo collegarlo ad una piastra metallica ben fissata all’ esterno dello scafo, anch’ essa quindi a contatto con l’ acqua marina.

La classica piastra di messa a terra esterna allo scafo

Le due soluzioni sono entrambe valide, tuttavia la seconda mette decisamente più ordine perché tiene separato il collegamento di massa (la piastra) da quello delle corrosioni operate delle correnti dovute ai potenziali di ossido-riduzione (albero dell’ elica), argomento di cui abbiamo parlato lo scorso mese di settembre.
Questo modo di disporre la massa nelle nostre barche tuttavia non serve - come nell’ auto - per risparmiare fili conduttori (ogni lampada a bordo infatti ha due fili che la collegano con gli accumulatori), bensì per avere un punto dell’ impianto che se ne stia a potenziale elettrico sempre uguale a zero.
E’ questo un accorgimento importante ?
Lo è senza dubbio nel caso in cui le differenze di potenziale in gioco siano elevate e quindi pericolose per la nostra salute (è il caso delle nostre abitazioni e degli edifici industriali, dove raggiungono centinaia di Volts), lo è di meno se ci troviamo a che fare con potenziali di soli 12 V.
Vero è però che nella nostra barca esiste un apparato che è in grado di produrre energia elettrica trasformando una parte di quella meccanica prodotta dal motore: è l’ alternatore, capace di produrre una differenza di potenziale ora positiva, ora negativa, a frequenza elevata; esso ha bisogno di confrontarsi con un livello “zero” di d.d.p. per fare il suo lavoro.
Oltre a ciò è anche vero che alcune parti della barca possono andare occasionalmente soggette a potenziali elettrici elevati, è il caso delle scariche atmosferiche di cui abbiamo già parlato abbastanza negli articoli di gennaio 2007, febbraio 2007 e febbraio 2010; infatti su alcune imbarcazioni alla piastra esterna della messa a terra (o direttamente alla chiglia) viene collegata una sartia fungendo così da parafulmine.
E’ un bene ?       E’ un male ?        L’ argomento resta sempre aperto.

 In questa barca di un noto cantiere francese la landa di dritta è collegata direttamente ad un prigioniero della chiglia: è un esempio di vero e proprio parafulmine, dotato però in questo caso di un cavo di soli un paio di mm di diametro ! 

Per quanto mi riguarda non vedo alcuna controindicazione ad avere una piastra di messa a terra esterna allo scafo alla quale sia collegata la massa del motore, m
antengo ancora delle riserve invece sul fatto di collegarci un sartia, per le ragioni esposte negli articoli già citati.
Infine un particolare non trascurabile è che la piastra esterna della messa a terra in genere è di rame e non è ovviamente soggetta a corrosione perché non deve cedere ioni metallici positivi all’ acqua ma eventualmente solo elettroni; la conseguenza è che può essere tranquillamente verniciata con l’ anti-fouling, diversamente dagli zinchi.
Ora qualcuno di voi si chiederà perchè scrivo queste cose, così banali e risapute.
Il fatto è che più di una volta, per esempio, qualche diportista mi ha chiesto se è corretto attaccare alla piastra di messa a terra esterna allo scafo il cavo del neutro della presa dell’ impianto di alimentazione proveniente dalla banchina…
Intendiamoci: per impianto di alimentazione proveniente dalla banchina intendeva il cavo in corrente alternata a 220 V di d.d.p. che ormai si trova in tutti i porti turistici.
Ciò mi ha fatto pensare che le cose che riteniamo ovvie forse non lo sono così tanto…prova lampante è il fatto che tutti sappiamo che si devono pagare le tasse eppure l’ evasione fiscale resta enorme.
Ebbene, la risposta alla domanda di cui sopra (quella di attaccare il cavo, non quella di pagare le tasse) è no.
L’ impianto della banchina è già collegato a terra per conto suo attraverso il cavo (quello col rivestimento isolante colorato in giallo-verde) e quindi scarica benissimo attraverso di esso senza aver bisogno di giungere al mare attraverso la nostra piastra.


In genere all' interno dello scafo il cavo di massa è imbullonato alla piastra, in questa barca invece lo è ad un prigioniero della chiglia,
il che significa che tutta la pinna di deriva fa da messa a terra.

Tra parentesi (perchè non c' entra con l' argomento di oggi) notate, sia in questa barca di un noto cantiere sloveno sia in quella precedente, le
piccole dimensioni delle piastre di diffusione dei carichi sul guscio...Nel primo caso si tratta di un 32 piedi, nel secondo di un 36....
La vetroresina del guscio resisterebbe alla condizione di carico di alberi in acqua, ovvero di scuffia a 90° ?
(In proposito vi rimando all' articolo di Gennaio 2010 e vi invito a ragionarci sopra).

Tornando agli elettroni, sembrerà paradossale ma i dubbi delle persone non bisogna mai darli per scontati…
Pensiamo un po' alla fisica: 
ci sono delle sue parti che, pur essendo messe in discussione sia dalle teorie che dalle sperimentazioni delle alte energie, continuano a funzionare benissimo nel quotidiano: è il caso della meccanica, della termodinamica e dell’ elettromagnetismo : tutto il mondo in cui viviamo si sposta e funziona in base a queste leggi e da secoli continua a farlo senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
C’è invece una parte della fisica che si chiama elettronica che funziona quando pare a lei e sembra fregarsene di qualsiasi forma di disciplina; fa un po’ come fanno il cane e il gatto: il primo obbedisce sempre al padrone mentre il secondo, vivendo comunque in piena autonomia, agisce solo facendo quel che gli pare.
Se qualcuno tra voi non è convinto di quel che ho appena scritto (sull’ elettronica, non sul gatto) attenda il prossimo mese in cui darò ampia dimostrazione sperimentale (e quindi con validità riconosciuta da qualsiasi laboratorio di ricerca universitario) di quanto or ora da me affermato.


Volevo finire questo incontro mensile con la foto di un gatto, poi invece mi è caduto lo sguardo
su questa foto molto spinta scattata dal solito Luciano Michielin...
So che per "foto molto spinta" molti tra voi intendono un' altra cosa, ma non saprei come altro definire questo azzardatissimo controluce.
E' stata scattata durante il lato di bolina della Barcolana 2011; il fortissimo contrasto mi è piaciuto perchè vi trovo una relazione con il giovane 
2013.
Prevedo infatti che si tratterà di un anno ricco di luci, ombre e contrasti sociali...e sono certo che le luci verranno accese dai giovani.

AL PROSSIMO MESE, IN CUI RICORRERA' IL 7° COMPLEANNO DI QUSTO SITO !

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