ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
GENNAIO 2016 

BUON ANNO, O FEDELI LETTORI DI QUESTA ACCOZZAGLIA DI CHIACCHIERE !
Confidando che questo nuovo 2016 ci porti ad orientarci bene
sia nel nostro bel Paese che fuori, ho pensato di dire qualcosa

SULLE BUSSOLE
cominciando da Alessandro Manzoni

“Carneade, chi era costui?”, disse don Abbondio all’ inizio di uno dei primi capitoli de “I Promessi Sposi”.

 

“Bussole, che sono codeste?”, potremmo dire noi oggi parafrasando Alessandro Manzoni.

Nel lontano 1976, a bordo dell’ Alpa 11,70 dell’ indimenticabile zio Pino, ricordo che andammo da Venezia a Corfù.
Che cosa c' entri questo con Alessandro Manzoni e la navigazione sul lago di Como non lo so neppur io, tuttavia da qualche parte bisogna pur cominciare !
Nel 1976 per le imbarcazioni da diporto non esisteva il GPS, né era disponibile il timone automatico; c’ erano la bussola di rotta, quella da rilevamento e il log, comunque a Corfù si arrivava lo stesso.
Naturalmente ci si arrivava facendo molto uso delle bussole, soprattutto di quella di rotta, ma anche di quella da rilevamento.
Ho ricordi infatti di rilevamenti presi fino all’ultimo istante del crepuscolo, prima del buio della notte, dopo che a turno si era fissato per ore un faro che spariva con infinita lentezza nella foschia della sera… E guai a perderlo di vista !
Poi, sulla base di quell’ ultima lettura in gradi molto poco affidabile perché “presa dalle parti della poppa”, insieme a una lettura al log affetta da precisione ridicola ci si tuffava nel buio contando di avvistare l’ indomani il promontorio del Gargano.

DIGRESSIONCINA VELOCE, VELOCE
Se qualcuno di voi si è chiesto perchè la lettura presa dalle parti della poppa sia molto poco affidabile, farebbe bene a ripassarsi  il capitolo relativo ai rilevamamenti del corso della patente nautica. Tuttavia può arrivare a capirlo lo stesso con una semplice intuizione intellettuale; sono sicuro che ce la può fare perchè è un lettore di questo sito e quindi è abituato a ragionare.
FINE DELLA DIGRESSIONCINA VELOCE, VELOCE

Ciò non significa che zio Pino facesse male le cose, è che se per miglia e miglia esiste un solo punto cospicuo e sta pe venir notte, gioco forza l' unico rilevamanto che si può prendere è quello ed è bene mantenerlo il più a lungo possibile.
Del resto allora non si poteva costeggiare l’ Albania e quindi conveniva attraversare due volte l’ Adriatico per scendere in Puglia: Italia, Jugoslavia, Italia…Bei tempi, in cui i ristoranti e i posti barca in Croazia (si chiamava Jugoslavia) costavano veramente poco !
Oggi invece, standosene bene in vista sulla chiesuola della mia barca che pure ha quasi 30 anni, la bussola di rotta è diventata un’ attrazione per i bambini.
“Guarda, e questa cos’ è ?” essi chiedono infatti ai loro genitori una volta scesi nel pozzetto, proprio come farebbe don Abbondio.
In quel preciso momento i loro occhi si accendono e dentro di loro per un momento si sentono dei piccoli Capitan Cook !
Ovviamente lo stesso non succede loro guardando lo schermo di un GPS, che ricorda più i cartoni animati della televisione piuttosto che le palme di cocco e le acque cristalline dell’ Isola del Tesoro di Stevenson…Ma non importa.
Sta di fatto che, navigando per diporto, oggi la bussola di rotta non la guarda più nessuno.
Tant’ è che con gli anni al suo interno si forma qualche bolla d’ aria che si ingigantisce fino a coprire metà della cupola di vetro; in effetti è una cosa proprio brutta a vedersi.
Ma anche questo importa poco, tanto comunque il GPS ti dice se stai andando dritto proprio dove vuoi e l’ interfaccia col pilota automatico ti sposta la barra o la ruota di quel tanto che serve per startene sempre dentro quel corridoio.
Quindi che la bolla nella bussola ci sia o no “frega niente a nessuno” !
Anche nella mia bussola di rotta si era formata una bella bolla e anch’ io l’ ho tralasciata per qualche stagione, poi mi sono deciso a porvi rimedio perché quella “grande bolla” sulla sommità dell' ampolla proprio non mi piaceva.
Ho cominciato allora a leggere nel web, dato che la professione di “toglitore di bolle dalle bussole da diporto” non è la mia.

  ... IL TOGLITORE DI BOLLE ...     

Per la verità devo ancora capire quale sia la mia professione, ma reputo sia una cosa normale per un sessantenne eclettico quale sono io…
Così ho scoperto che per riempire le ampolle delle bussole si usano diverse sostanze: si va dalla miscela di acqua e alcool, alla paraffina liquida, al petrolio raffinato per illuminazione.
Il glicole (liquido antigelo) può servire ma è poco viscoso (non rallenta la bussola nelle sue oscillazioni) ed è colorato (verde-azzurro).

DIGRESSIONE ISTANTANEA
Fate attenzione che ho usato giustamente l’ aggettivo “viscoso” e non “denso” perché il loro significato è completamente diverso.
Per esempio l’ acqua è più densa dell’ olio, ma è meno viscosa: cioè una stessa quantità di volume d' acqua pesa di più ma è meno "appiccicaticcia" dell' olio.
FINE DELLA DIGRESSIONE ISTANTANEA

Alcool, paraffina, petrolio raffinato, glicole sono tutti liquidi facilmente reperibili, ma quale usare?
E soprattutto, occorre svuotare completamente la bussola?
E a quali inconvenienti si può andare incontro?
Così, forte degli insegnamenti di zio Pino, ho cominciato a studiare come togliere la bussola dalla sua sede, (paratia o chiesuola che sia).
Tolte le viti, in genere occorre fare i conti col silicone che orla la sede della bussola e, per far questo è indispensabile un cutter.
Tagliando il contorno siliconato però occorre fare attenzione ai cavetti di alimentazione della illuminazione della bussola che, ovviamente, si trovano sul lato dove c’è la lampadina.
Io, pur sapendolo, sono riuscito comunque a tranciarli di netto.
Bravo !   
Grazie.
Tolta la bussola e disinserito i cavetti è bene portarsela a casa, per continuarne lo studio.
E’ superfluo dire che se essa è dotata di viti di taratura queste non vanno toccate.
Ora bisogna studiare come fare per aprirla al fine di effettuare il rabbocco.
Le bussole “più serie” hanno sul fianco il tappo di riempimento; ma se questo non c’è occorre forare il fianco dell’ ampolla, salvo poi pensare a come riuscire a richiuderlo ermeticamente: (vite autofilettante con O- ring, silicone, colla a caldo, tappo plastico con Attack,…).
Prima di effettuare “l’ apertura” però io sono andato ad esaminare con una torcia elettrica l’ interno dell’ ampolla, sbandando la bussola di circa 90°…
Ho fatto insomma un po’ come fa l’ oculista quando guarda dentro il nostro bulbo oculare con i suoi strumenti.
E’ un esame che ho voluto fare per sincerarmi che il meccanismo basculante non subisse danni ruotando brutalmente la bussola e quindi (alla fine dell’ intervento) farmi restare con la rosa dei venti miserevolmente e perennemente storta.
Accertatomi che raddrizzando il tutto non si registravano danni alla rosa, la quale se ne tornava regolarmente al suo posto, ho continuato le operazioni senza però arrischiarmi a ribaltare totalmente la bussola di 180°.
Prima di pensare a svuotarla del tutto però, ho tolto poche gocce del liquido presente (che chiamerò 1) e ho fatto delle prove di densità col liquido con cui volevo effettuare il rabbocco (che chiamerò 2) in un flaconcino di plastica o di vetro trasparente.
Ho proceduto per passi successivi nel modo seguente:
al liquido 1 nel flaconcino trasparente ho aggiunto un po’ di alcool: il liquido è diventato torbido, significa che 1 è un derivato dal petrolio e quindi l’ alcool non andava bene per rabboccare; conclusione deduttiva: nella mia bussola non è stata usata una miscela di acqua e alcool.
Ho rifatto allora la prova aggiungendo stavolta al liquido 1 della paraffina liquida: la soluzione è rimasta limpida ma è successo che i due liquidi si sono separati: 1 si è posizionato sopra 2.
Ottimo! 
In questa condizioni ho potuto rabboccare con la paraffina.
Se invece 1 si fosse stratificato sotto 2, averi dovuto provare con un altro liquido.
E’ importante che 1 stia sopra 2 perchè significa che 2 ha una densità maggiore di 1 così, rabboccando, il liquido 2 se ne starà in fondo e sul vertice della cupola non si vedrà alcuna separazione tra liquidi.
Solo se non si riesce a trovare un derivato del petrolio che sia più denso di 1 (cioè che se ne stia sotto il liquido contenuto nella bussola) occorre far uscire tutto il liquido 1 e sostituirlo interamente con 2.
Ovviamente tutte queste operazioni (di prelievo e poi di rabbocco) vanno fatte con la bussola ruotata di 90° ed essa non subirà alcun inconveniente.

Il rabbocco va eseguito con una siringa e molta, molta pazienza.
Alla fine del rabbocco, col tappo ancora aperto e la bussola ribaltata di 90°, è bene ruotarla leggermente ancora un po’ così da far uscire proprio tutta l’ aria e rabboccare ancora; non solo una volta, ma è bene ripetere questa operazione più volte.
Quindi, soddisfatto, ho riavvitato il tappo.
Finito.
Ora la bussola tornerà al suo posto a fare (ancor più) bella mostra di sé a tutti i bambini che saliranno sulla mia e sulla vostra barca; per il resto è certo che noi continueremo a non guardarla durante la navigazione.
E’ un bene o è un male?
Mah, ormai siamo diventati schiavi delle letture digitali !
Anche gli orologi, che con le loro lancette ci hanno dato per anni le letture analogiche, sono stati sostituiti dai quadranti a cristalli liquidi dove le letture sono rigorosamente digitali.
Così è per gli strumenti di bordo, come i gradi della rotta sul quadrante del pilota automatico o del GPS.
Il bello (brutto) è che noi crediamo ciecamente alla lettura digitale, per il semplice fatto che se il quadrante dell’ orologio indica 8.44, tutti noi leggiamo così: “Sono le otto e quarantaquattro”.
Mentre con il quadrante dell’ orologio analogico (quello con le lancette) uno di noi leggerebbe “sono le otto e tre quarti”, un altro “manca un quarto alle nove”, un altro ancora “sono le otto e quarantacinque”.
Il bello (brutto) è che magari tutti e tre con le lancette hanno letto l’ ora più o meno giusta, mentre tutti con le cifre hanno letto l’ ora sbagliata semplicemente perché l’ orologio digitale non era regolato.
A questa eventualità in genere nessuno ci pensa.
Ricordo che quando comperai Siddharta, la mia barca, c’ era un errore tra la bussola di rotta e la lettura sulla bussola dell’ auto pilota di ben 170°…Insomma l’ una mi diceva che andavo a Sud, l’ altra che andavo a Nord.
Ovviamente era l’ indicatore digitale dell’ auto pilota ad essere starato, non la bussola magnetica di rotta.
Pigiando sui bottoncini della regolazione elettronica dei cristalli liquidi posso infatti “battezzare il magnetismo terrestre” col nome che voglio: posso chiamare il Nord come 360°, o come 147° o come 200°, o come mi piace di più…
Quindi con gli strumenti digitali anche se tutti leggiamo lo stesso numero non significa che esso corrisponda alla verità.
Per cambiare discorso, ma non più di tanto, succede che questa abitudine a non guardare più la bussola di rotta, ma a fare uso del GPS, ha tolto la voglia di carteggiare.
Una volta si tracciava la rotta vera con la matita sulla carta e (tralasciando la conversione che tanto era abbastanza inutile per attraversare l’ Adriatico, considerato il cocktail di venti variabili, correnti e scarroccio che porta a un errore di impossibile determinazione) letto il valore in gradi si cercava di seguirlo il meglio possibile sulla rosa dei venti della bussola, dandosi il cambio più volte al timone perché era una cosa piuttosto noiosa.
Oggi non si traccia nulla: si parte, si guarda sullo schermo del GPS il simboletto che rappresenta lo scafo dall’ alto, si traguarda un po’ zummando e si imposta così il pilota automatico, senza nemmeno preoccuparsi se la sua bussola segna 100° o 99°, o 104°.
Tanto, dopo un po’ di ore, si torna a guardare dov’ è il simboletto e si decide per un +1° o un -1°.
Tutto qui.
Carteggio?
Non serve.
Rotta vera?
Non serve.
Squadrette?
Ah, fragili; si spaccano subito!
Matite?

Nemmeno per fare la spesa!
Poi, un bel momento, salta il fusibile degli strumenti… e il GPS va a farsi benedire.
Pochi sanno il fusibile cos’ è. 
Quasi nessuno sa dove si trova.
Già, e poi il ricambio… dov’ è?

      

P.S. 
Achtung!
Se sapete che: 
- il fusibile serve a protezione del circuito elettrico,
- se si fonde potrebbe indicare un qualche problema di sovraccarico nella strumentazione (che va individuato e eliminato), 
- il fusibile che alimenta la strumentazione della vostra barca  e che ha fatto “morire” sia il GPS che l’ auto-pilota è proprio quello che conoscete bene e che avete individuato,
ma non avete disponibile un fusibile di ricambio della stessa sezione (in grado cioè di fondere all’ intensità di corrente in Ampère prevista per quel circuito), 
allora votatevi alla carta stagnola !
Un cioccolatino, una caramella o della stagnola da cucina vi potranno essere di aiuto, ma solo fino al porto più vicino dove un elettrauto potrà rifornirvi di un nuovo fusibile tarato sulla base di quello bruciato (che ovviamente non dovrete aver gettato a mare !)
Ma potrebbe anche essere successo che un indefesso topolino abbia limato i suoi denti in un punto imprecisato dei conduttori tra il quadro elettrico e gli strumenti…
Così, da buoni marinai, non vi resta che tirar fuori la carta nautica, le squadrette, la bussola da rilevamento, la matita e finalmente potrete divertirvi un po’….Non fa male.
In questa ultima ipotesi (quella dell’ erosione di un eventuale conduttore) il problema più grosso non sarà arrivare alla meta, ma sarà catturare il topo !

IL PROSSIMO MESE USCIRA' UN ARTICOLO SULLA CUCINA DI BORDO.
IMMAGINATEVI COSA CI POTRA' SCRIVERE SOPRA UN INGEGNERE.
"ROBA DA NON CREDERE !" 
Come disse il comandante Mancuso in "Caccia a Ottobre Rosso".

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