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GENNAIO 2019

 Buon 2019 da... PELLESTRINA

Trovo giusto dedicare almeno uno dei miei articoletti all’ isola di Pellestrina anche perché, oltre che essere un bel posticino, pare che tutti coloro che portano il mio cognome vengano da lì.

L’ isola di Pellestrina è quasi uno scherzo della natura.
Nemmeno il Giappone (l’ Impero del sol levante) gode della grandiosità di vedere da ogni suo punto sorgere il sole dall’ acqua e poi vederlo anche tramontare in acqua, ma è ciò che succede ogni giorno sull’ isola di Pellestrina.
L’ isola di Pellestrina è stretta e lunga; è molto, molto stretta e anche abbastanza lunga ed è orientata quasi esattamente per nord-sud, come l’ ago di una bussola.
A levante si oppone alle onde del mare Adriatico, a ponente fa da cornice alla laguna Veneta.
Una unica strada la percorre e per un bel tratto questa isola è così stretta che non ce ne starebbero due.
Una unica diga, o meglio un argine, la difende dalle onde provocate dalle burrasche di Scirocco: i Murazzi.
Una volta pare che fosse composta da due isole e che tra di esse vi fosse un ulteriore accesso alla Laguna, oggi non più esistente; tant’ è che esiste oggi una località di nome Porto Secco.
Ma sono solo due le località che raggruppano un po’ di case e che si possono di fatto definire “paesi”: San Piero in Volta più a nord e Pellestrina più a sud.
La vita è così semplice da apparire spartana: il sole sorge e tramonta tra mille riflessi su una terra così galleggiante da apparire sempre in navigazione sospesa nel nulla.
Si pesca e si gioca a carte.
Si fa il bagno in mare in un’ acqua che sia la lontananza delle foci dei fiumi che lo scherzo delle correnti mantiene sempre trasparente.
Si vive con l’acqua salata del mare che è sempre in movimento ma che è sempre la stessa da una parte, e con l’ acqua salmastra della laguna che è sempre ferma ma che non è mai la stessa per il flusso continuo delle maree dall’ altra.


La spiaggia di Pellestrina ha acque sempre limpide ed è quasi del tutto deserta

L’ esuberante bellezza degli edifici di Venezia e la scontrosità della sua gente abituata ad essere assalita dai turisti qui sono cose molto lontane…
Il turista nell’ isola di Pellestrina si sente a casa sua, perché con gli abitanti condivide l’ umiltà della vita.
Il turista a Venezia si sente sopportato, perché un istante dopo che se n’ è andato ne arrivano tre che vogliono prendere fisicamente il suo posto...
Qui no.

  
Il bacino di San Marco a Venezia  e  uno scorcio di Sa Pietro in Volta a Pellestrina

Il turista qui diventa un tutt’ uno con gli isolani.
Anche l’ abitato di Pellestrina è diviso in Sestieri, come Venezia, ma qui essi sono solo quattro e hanno il nome dei quattro cognomi che formano la popolazione di questo lembo di terra: in ordine alfabetico Busetti, Scarpa, Vianello e Zennaro.
Non è un caso che uno di questi sia anche il mio cognome.


Una casa di San Pietro in Volta

Per il diportista l’ accoglienza è legata al pescaggio della sua barca.
Con una barca che pesca meno di 1 metro ogni posto è buono, esistono banchine in muratura o pontili in legno (lato lagunare) in entrambi i due paesi, sia davanti alle abitazioni che davanti ai ristoranti.
Se il pescaggio è oltre 1 m ci sono invece poche possibilità: ci sono tratti di banchina sia a San Piero in Volta che a Pellestrina che permettono l’ accosto a barche con queste caratteristiche, ma occorre valutare con lo scandaglio volta per volta se sia possibile ormeggiarsi.
Occorre tuttavia tener presente che si è completamente esposti al traffico di andirivieni tra Chioggia e Venezia che, come una strada statale sull’ acqua, è sempre intenso: battelli di linea, pescherecci, chiatte da lavoro, diportisti… ce n’è per tutti i gusti e il movimento va avanti per tutta la giornata e, qualche volta, anche la notte.
Non stupitevi di nulla navigando lungo i canali della laguna veneta…può capitare di incontrare veramente di tutto!

 SERVE NA MAN ?

Un altro problema per affiancarsi alle banchine è rappresentato dalle correnti di marea (più sensibili a San Piero in Volta considerata la vicinanza alla bocca di porto di Malamocco): in dipendenza dal flusso e riflusso bisogna accostare sempre con la corrente proveniente da prua.


Una Banchina a San Pietro in Volta con fondale di 2.70 m al medio mare

C’è una ulteriore accortezza non trascurabile per l’ approdo: esistono nelle immediate vicinanze alle banchine delle briccole (pali in legno) mozzate sotto il livello dell’ acqua; esse sono segnalate da un gavitello o da una tanica galleggiante legata alla sommità della briccola; bisogna starne alla larga.
C’è infine, poco distante dall’ unico distributore di carburante immediatamente a sud dell’ abitato di Pellestrina, una piccola darsena banchinata con ormeggio libero.
In questa darsena i fondali sono di circa 3 m, ma solo lungo la banchina sud; lungo gli altri lati sono inferiori ai 2 m.
Esistono diverse abitazioni da locare, come anche qualche ristorante-locanda che ha delle camere a disposizione; tra questi raccomando la “Locanda Stravedo” a san Piero in Volta: non potete perdervi il tramonto estivo in laguna standovene seduti su un tavolino della locanda!
Tra i due paesi di San Piero in Volta e Pellestrina c’è anche il cantiere dell’ ACTV, cioè dei mezzi pubblici di trasporto di Venezia; si tratta praticamente dell’ "officina degli autobus" di una città di terra ferma.
Passandoci davanti (se non si è capito il canale dragato che unisce Malamocco a Chioggia rasenta sul lato lagunare tutta l’ isola di Pellestrina) è interessante darci una sbirciatina…
Per arrivare al’ isola di Pellestrina conviene pernottare alla darsena della Certosa o di Sant’ Elena a Venezia se si proviene da NE, alla darsena di San Felice o de Le Saline di Chioggia se si proviene da S.


Tramonto dalla darsena della Certosa a Venezia

La navigazione lungo il canale lagunare si può fare anche a vela, occorre tenere presente però che in condizioni di tempo buono (senza perturbazioni atmosferiche in arrivo o appena passate), la mattina la brezza proviene sempre da NE, il pomeriggio sempre da SSE.
Data la ristrettezza del canale (e il traffico) è impensabile tirar bordi di bolina e pretendere anche che gli altri manovrino per dare la precedenza, pertanto occorre considerare di navigare solo con le andature portanti: da Venezia a Chioggia la mattina, da Chioggia a Venezia il pomeriggio.
Navigando a motore il problema naturalmente non sussiste.
Se non si è del posto è opportuno astenersi dalla navigazione notturna a meno che non si disponga di un radar e lo si sappia leggere: imboccare e uscire dai canali individuandone le briccole e le dame e distinguere i fanali di via degli altri se sullo sfondo ci sono le luci delle isole è tutt’ altro che facile.
Può anche capitare che qualche “pratico locale” a bordo di un cofano (barchino stretto e lungo dotato di fuoribordo sempre super-dotato) se ne vada a spasso a manetta senza alcuna luce accesa; certo qualcuno può rassicurarsi dicendo che lui vede i fanali degli altri, ma ritengo sia più prudente che noi diportisti si navighi finché c’è luce.
E’ bello osservare come anche la laguna sia diversa navigando da Venezia a Chioggia…dall’ orizzonte ritagliato dai profili dei campanili delle isole di Venezia e dal moto ondoso incessante senza direzione definita del bacino di San Marco, si passa quasi istantaneamente all’ aprirsi dell’ orizzonte e all’ acqua ferma del tratto davanti al Lido fino a Malamocco.
Poi gradualmente, lambendo l’ isola di Pellestrina, ci si trova con mezzo orizzonte occupato dalla terra e dalle pietre dell’ isola da una parte e dall’ infinito lagunare con i profili conoidali dei Colli Euganei dall' altra; infine arriva Chioggia che è un misto di tutto.
La parte più larga dell’ isola di Pellestrina è l’estremità meridionale, dove è presente un bosco sede dell’ oasi Lipu di Cà Roman.
Per arrivarci c’è l’ autobus, ma direi comunque che il mezzo ideale per percorrere l’ isola sia senza dubbio la bicicletta (per i meno allenati tenere presente quanto detto sulla direzione del vento…).
Dal punto di vista strettamente balneare posso affermare che in tutta la costa italiana del nord Adriatico non ho mai visto l’ acqua così limpida e così poca gente in riva al mare.
La spiaggia è libera da qualsiasi infrastruttura balneare ed è altrettanto libera da persone.
Trattandosi di un litorale dell’ alto Adriatico, il fatto è quasi stupefacente ma è assolutamente reale.
Se si preferisce arrivarci via terra, e non in barca, è consigliabile servirsi del treno fino alla stazione di Venezia, quindi prendere il motoscafo pubblico fino al Lido, quindi l’ autobus che – come in un film di Indiana Jones – correrà fino a Malamocco, poi salirà sul traghetto e infine raggiungerà San Piero in Volta e Pellestrina: praticamente un viaggio!
Una curiosità: la laguna Veneta ha fondali molto ridotti: si parla di decine di cm…
I canali navigabili, opportunamente dragati a 2.50 – 3 m, permettono il transito praticamente a tutte le unità da diporto; il bacino di san Marco e i canali per la navigazione delle navi 
vanno ovviamente oltre (come quello del Porto di Lido 12 - 6 m, quello di Malamocco 12 m, quello di Chioggia 8 – 6 m) ; tuttavia vi sono dei punti all’ interno delle tre bocche di porto dove l’ azione delle maree su tutto lo specchio acqueo della laguna produce delle correnti molto forti.
Uscendo dalla bocca di Malamocco, pur navigando ancora dentro la laguna, ho visto lo scandaglio arrivare a 45 m !

 

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