ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
GIUGNO 2016

GENTILEZZA E TESTARDAGGINE
ovvero
UN CAMPIONE DI SCI IN BARCA

 

Queste righe sono dedicate a un signore che per fortuna o purtroppo ho incontrato durante la crociera di un anno fa.
Poiché sono righe che considero più o meno istruttive in quanto ancora una volta denunciano i miei limiti di navigante, 
trovo opportuno riportarle qui a beneficio di chi vorrà leggerle affinché costui non ricada negli stessi miei errori di valutazione.

 
La bora quando scende dal Velebit non scherza mai 

Lo scorso mese di giugno, lasciati gli amici frocieristi a Simuni sull’ isola di Pag, ho riportato la barca a casa insieme a mia moglie: è stata un’ esperienza tutto sommato bella, nonostante il clima non idilliaco e le forze muscolari non eccezionali di entrambi, ma con alcune ore di tensione dovute ancora una volta alle condizioni meteo decisamente poco favorevoli.
Prima di proseguire sono però costretto a spendere due parole sulla baia di Simuni e sull’ isola di Pag, attraverso la seguente DIGRESSIONE.


DIGRESSIONE
Ci sono talmente tante cose che vorrei raccontare sull’ isola di Pag (come per esempio la terrazzetta della Konoba di
Didova Cuča a Simuni che vedete qui sotto, oppure la foresta di olivi di Lun, o il museo del sale di Pag) che penso proprio ne farò argomento di un prossimo articolo.

Perciò questa digressione finisce qui.
FINE DELLA DIGRESSIONE


Lasciata quindi con la mia signora l’ isola di Pag a bordo di Siddharta in una mattina con bora moderata (25-30 nodi in poppa), ci siamo rifugiati a Brguglje e il giorno dopo abbiamo fatto una capatina a Rava (sia Mala che Vela, cioè sia Piccola Rava che Grande Rava) dove non eravamo mai stati, per valutarne le possibilità di ormeggio per una futura crociera; infatti più si conosce e meglio è.
Poiché però il meteo annunciava venti da SE con possibilità di temporali (che notoriamente arrivano da W o NW), la sera abbiamo preferito ormeggiare al molo della baia di Bok nel paese di Brbinij, che conoscevamo bene per esserci stati tante altre volte.
Si tratta infatti di un posto piacevole e ottimo per lasciar passare le sfuriate dei temporali, in quanto immediatamente sopravvento trovate a disposizione un robusto molo in calcestruzzo e siete attorniati da alberi più alti di quello della vostra barca (per lasciare sfuriare eventualmente anche i fulmini).

Al nostro arrivo al molo in pietra di Bok c’ era solo una barca a vela di una decina di metri il cui proprietario, vedendoci arrivare in due, è sceso subito a terra a tenderci il corpo morto.
Gentilissimo.
Eseguito l’ ormeggio di prua perché il molo in pietra è piuttosto alto mi sono sentito di ringraziarlo con un bicchiere di birra e, nella sua confusione tra Tarvisio e Treviso (città dalla quale provengo), mi ha confessato di essere un campione di sci (slalom gigante) nato a Brbinij, con polso e caviglia spezzati durante una gara.
“Curioso” ho pensato, “un campione di sci nato a Brbinij !”
Un po’ come dire un fuoriclasse di America's Cup nato a Madonna di Campiglio.
Altre barche sono poi giunte più tardi, ma tutte si sono ormeggiate con i corpi morti al di là della barca dello sciatore e tutte con la poppa verso il molo.
Così è arrivata la sera e poi la notte con un vento da SE sempre più incalzante.
Nessun temporale, ma scirocco sempre più teso.


La baia di Bok è aperta a E ma lo scirocco da SE vi entra allegramente e, complice la ristrettezza alla fine, 
il moto ondoso ne viene esaltato proprio quando arriva contro il molo

La posizione delle barche era tale da presentare il fianco al vento e Siddharta era la prima e la più esposta; le onde invece entravano nella baia spingendo contro il molo con una direzione obliqua così da imprimere agli scafi sia il beccheggio che il rollio.
Dopo una notte quasi del tutto insonne che mi ha visto più volte tirare i due corpi morti con i winch di poppa per tenere la prua lontana dal molo, verso mattina quelle barche che il giorno prima erano arrivate più tardi se ne sono giudiziosamente andate via una alla volta da quello scomodo ormeggio, mentre l’ amico sciatore se ne è stato beatamente seduto al piccolo e unico bar a sorseggiare una birra con gli amici del paese.
Verso metà mattina la situazione è diventata insostenibile: le onde hanno cominciato a salire sopra il molo mentre Siddharta e la barca dello slalomista parevano due cavalli imbizzarriti trattenuti a stento dagli ormeggi ora di poppa, ora di prua.
Era quasi impossibile salire a bordo o scendere a terra.
Lo sciatore ogni tanto lasciava gli amici per venirmi a dire “Good ! Ormeggio bene, eh?” ed ignorando i miei inviti a lasciare quel posto.
Il fatto era che non potevo in alcun modo mollare un qualsiasi ormeggio altrimenti, con quel vento al traverso, sarei finito immediatamente contro la barca dello sciatore, né tantomeno potevo scivolarmene via di poppa perché eseguendo la manovra gli avrei tranciato le draglie con la mia ancora.
Insomma ero prigioniero di un pazzo a cui non importava nulla di mandare a remengo la sua e la mia barca.
Anche la di lui signora, che stava per ammazzarsi nel salire in barca, era fermamente convinta che quel posto era l’ ideale e che nulla l’ avrebbe convinta ad andarsene.
Impotenti e col cuore in gola per l’ imminente sfacelo della barca, mia moglie ed io ce ne stavamo seduti in disparte quando miracolosamente verso le 11 si è materializzato il ragazzo che viene a riscuotere la tariffa di ormeggio, tutto meravigliato del fatto che ce ne stavamo lì con tutto quel putiferio di vento e di onde.
Fatto presente col mio limitatissimo inglese che per me era “Impossible exit” finché lo sciatore non se ne fosse andato via, il ragazzo si è immediatamente convinto della situazione e giudiziosamente si è messo a fare opera di convincimento nei confronti del suo compaesano e della di lui signora.
Dopo una decina di minuti è arrivata la fumata bianca !
Il campione di slalom gigante si è arreso ai consigli del suo compaesano ormeggiatore (che per fortuna sapeva più di acqua salata che di nevi eterne) e, mollati gli ormeggi a terra e i due corpi morti, se ne è andato via.
Siddharta, che aveva le bitte incandescenti non vedeva l’ ora di andarsene così, con una retro molto decisa e dando tutta la poppa alle onde, riuscì finalmente ad allontanarsi dal molo.
In questa storia i miei errori sono stati i seguenti:
- ormeggiare al molo di in una baia esposta a S con previsioni di vento da SE (anche se dovevano arrivare temporali da NW che però sono giunti solo la notte seguente);
- fidarmi del corpo morto teso da terra da uno sconosciuto (sopravvento alla sua barca) senza pretendere di legarmi a quello che avrei scelto io (sottovento alla sua barca);
- ritenere che un indigeno conosca bene il posto in cui è nato;
- non allarmarmi quando ho saputo che era un montanaro dotato di barca e non un marinaio dotato di sci;
- non essermene andato prima, quando le condizioni ancora lo permettevano, confidando che il SE sarebbe calato per lasciar spazio ai temporali;
- ritenere che se un marito è stupido almeno sua moglie abbia buon senso.
Comunque i bulloni delle bitte di Siddharta hanno retto e la sera ce ne siamo tornati a Brguglje in attesa dei temporali che sono puntualmente arrivati verso le 9 di sera, ma che ho affrontato per benino verificando la bontà della cima del gavitello, legando la prua di Siddharta sia alle bitte che al verricello dell’ ancora con due cime diverse e regolandone le tensioni in modo che si aiutassero a vicenda.

 

La botta è arrivata da NW intorno ai 50 nodi (forse anche di più), ma non è durata più di 5 minuti.
Poi, nella notte verso l’ 1.30, è entrata di prepotenza la bora, ma la baia di Brguglje è nota per essere uno degli approdi meglio ridossati per tale vento.
La mattina seguente la bora ha continuato con vivissimo entusiasmo ma siamo riusciti a navigare ugualmente solo con la randa con 2 mani; diverse barche hanno tentato di navigare col genoa srotolato e mezzo sventato, finché non han capito che stavano rompendo tutto.
Povere barche dei charter: condannate alle sollecitazioni forti non si sa bene perché !
Finalmente la sera anche la bora si è stancata, vuoi per l’ aumento di pressione, vuoi per la lontananza dal Velebit, così ha deciso di andarsene definitivamente a dormire lasciando il posto all’ anticiclone estivo e alle temperature altrettanto estive.


Questo è il solito gabbiano a Premuda...non so se sia sempre lo stesso, tuttavia ci ha sempre dato molta confidenza

Già, l’ anticiclone estivo: finalmente col suo arrivo abbiamo messo via i pile !    Chissà se lo sciatore se ne era tornato al bar con gli amici! 
Peccato che, insieme alla bora, erano finite anche le nostre ferie. 

   

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