ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
LUGLIO 2006

Mi scrive Michele TESTA da S. Daniele del Friuli (che guarda caso è mio cognato):
"Grazie Marco,  il sito è molto bello ti fa venire la passione!! Ti mando un pezzo dell' articolo di giugno  dove se vuoi puoi correggere una piccola imprecisione: l'ho sottolineata.
Benedetto cognato grazie, non sai la fatica che faccio a far lavorare bene i miei sottoposti! 
Per la cronaca sappi che l' editore sono io, il direttore responsabile del sito è Marco Scarpa, il vicedirettore è Marco Scarpa, il redattorecapo è Marco Scarpa, l' inviato speciale è Marco Scarpa, il grafico è Marco Scarpa, il tipografo è Marco Scarpa e il correttore di bozze è Marco Scarpa.
Con una simile squadra mai che mi riesca di far lavorare per bene tutti quanti: c'è sempre qualcuno che sbaglia!
Ho corretto l' errore e mi scuso con tutti gli altri lettori...
Io speriamo però proprio che me la cavi meglio prossimamente, 
che se non succederebbe così è meglio che si chiudesse baracca.

QUESTO MESE, COME ANNUNCIATO, PARLIAMO DI...........

LE DOTAZIONI DI SICUREZZA - 1° PUNTATA

 ... E COMINCIAMO COL FUOCO !

Quando si parla di fuoco a bordo in genere è sempre saggio parlare di prevenzione, perchè la cura (se per cura intendiamo il tentativo di estinguere il principio d’ incendio) può funzionare solo se è portata in un tempo brevissimo, cioè entro dieci o venti secondi. Nonostante si cerchi di prevedere tutto il prevedibile è possibile però che tale "fattaccio" capiti anche a noi, soprattutto se siamo dei tranquilli e prudenti diportisti.

CHE DICE LA NORMATIVA ?

La normativa prescrive la presenza di un estintore a bordo dei natanti (unità inferiori ai 10 m di lunghezza di costruzione e cancellate dai R.I.D.) indipendentemente dalla potenza del motore, mentre per le imbarcazioni (unità dai 10 ai 24 m di lunghezza di costruzione) ne prescrive uno in plancia (per i velisti è il pozzetto), uno in prossimità del motore e uno in ciascuno degli altri locali o gruppi di locali adiacenti (vedi Tabella Estintori annessa al D.M. 232/1994 per le unità da diporto senza marcatura CE modificata con D.M. 5.10.1999 n° 478). Fissa inoltre la capacità degli estintori - sempre in funzione della potenza del motore - e la loro tipologia, cioè la designazione della classe di fuoco (che è la B).

BREVE MA IMPORTANTE DIGRESSIONE: Rinfrescando i ricordi dell’ esame di patente nautica è utile ricordare che la classe A riguarda i combustibili solidi (carta, legno, tessuti..), la B i combustibili liquidi (carburanti, alcoli, vernici...), la C i combustibili gassosi (metano, propano, idrogeno...), la D i metalli infiammabili (sodio, potassio, magnesio..), la E il materiale elettrico sotto tensione.

Non occorre che l’ estintore riporti l’ etichetta della revisione in corso di validità, è importante che il manometro indichi che la pressione interna alla bombola sia regolare e che l’ involucro della bombola sia integro e sano; la revisione è comunque obbligatoria dopo sei anni.
Prescrive inoltre che sia presente un impianto di estinzione fisso nei seguenti casi:
- motore entro bordo sotto il livello del pozzetto di qualsiasi potenza se a scoppio;
- motore entro bordo sotto il livello del pozzetto di potenza superiore a 120 KW se diesel.

  
Gli estintori vanno ancorati saldamente e posizionati in ogni cabina

CHE DICE LA PRATICA ?

Fermo restando l’ assoluto divieto di fumare a bordo, i luoghi dove il fuoco può nascere con maggior probabilità sono la cucina, il quadro elettrico e il vano accumulatori.
E’ assai improbabile che la sala macchine possa andare a fuoco se il motore è diesel, dato l’ alto valore del punto di infiammabilità di tale carburante,  mentre se il motore è alimentato a benzina il rischio esiste eccome! 
La benzina (o anche i suoi vapori) si autoaccende in presenza di ossigeno a temperature vicine a quelle raggiungibili in un vano chiuso esposto al sole; se poi nelle vicinanze si forma una qualche scintilla per un qualsiasi motivo la combustione è certa.
Insomma avere a bordo un motore a benzina in un vano chiuso è un po’ come fare lo Stelvio in discesa in bicicletta col freno della ruota posteriore rotto: per questo motivo è obbligatorio che gli accumulatori siano alloggiati in un locale separato dalla sala macchine, che sia installato un impianto di estrazione dell’ aria dalla stessa sala e soprattutto che questo venga azionato SEMPRE E A LUNGO prima di mettere in moto il motore.

CHE PUO’ SUCCEDERE IN CUCINA ?

E’ giusto sottolineare che le barche costruite oltre oceano tendenzialmente hanno i fornelli elettrici, il che è innegabilmente una buona cosa: naturalmente ciò comporta avere a bordo un gruppo elettrogeno e quindi è indispensabile che le dimensioni della barca siano importanti.
Noi amanti della cucina mediterranea siamo più orientati verso il tradizionale impianto con bombola di GPL (ovvero gas propano liquido) che però, dal punto di vista della sicurezza antincendio, rappresenta una sorta di mina vagante.
Quei pignoli degli ingegneri che rinnovano i certificati di sicurezza infatti sono tenuti a controllare che: la bombola o le bombole siano collocate in un ambiente separato dalla cabina e in contatto con l’ esterno e siano dotate di regolatore di pressione; la tubazione che porta il gas in cabina sia metallica; l’ eventuale raccordo (se flessibile) tra la tubazione metallica e il fornello sia omologato e sia in corso di validità (data impressa sul tubo); sia inoltre presente e funzionante una valvola tra la tubazione e detto raccordo.
Esaminate tutte queste caratteristiche sembrerebbe che la scrupolosità avesse raggiunto un limite invalicabile, invece ancora non basta: nel maneggiare i fornelli in barca occorre in effetti fare molta, molta attenzione.
Nelle cucine delle nostre abitazioni in genere siamo abituati al gas metano che non comporta sospensioni di alimentazione.
In barca ci troviamo di fronte a una cucina che funziona pochi giorni all’anno e che è dotata di  una bombola piccola che viene sostituita abbastanza spesso, anche durante la crociera.
Significa che, ad ogni cambio di bombola, la tubazione facilmente si trova ad essere vuotata del gas e riempita d’ aria.
Poiché la sua lunghezza può arrivare facilmente anche a 10 metri, quando si cerca di accendere non bisogna mai insistere molto tempo a tenere la valvola aperta al fine di spurgare la tubazione senza tentare contemporaneamente di far fuoco.
Così facendo può capitare infatti che dopo un po’ di tempo non solo dal tubo sia uscita tutta l’ aria, ma anche che il gas si sia già diffuso intorno al fornello e colui (o colei) che solo allora cerchi di accendere si ritrova in un attimo con le sopracciglia e i capelli bruciati.
Altro pericolo, forse ancor maggiore, è rappresentato dal regolatore di pressione: si tratta di quell’ aggeggio metallico a forma di disco che viene avvitato direttamente sulla bombola e dal quale parte la tubazione.
Dopo un po’ di anni, data la sua ubicazione in un gavone che è un ambiente spesso poco arieggiato e ricco di umidità, esso può essere soggetto a corrosione delle parti metalliche e a rottura della membrana interna; al che il gas arriva al fornello con tutta la pressione di cui la bombola è capace e in un attimo “incendia” la cucina nel vero senso della parola: esce fuoco dagli ugelli, da sotto il fornello, da dietro la cucina e talvolta anche dallo stesso rubinetto.
Chiudere il rubinetto non serve a nulla, occorre invece chiudere subito la valvola tra la tubazione metallica e il raccordo (quella che viene controllata dagli ingegneri di cui sopra).
E’ sottinteso che tale valvola deve essere a portata di mano e NON deve essere posizionata dietro la cucina, altrimenti mano e braccio si troverebbero a “scavalcare” la barriera di fuoco per riuscire a chiuderla.
Bene!
Dopo tutta 'sta tirata di norme e consigli barbosi vi pongo una bella domanda: dove è posizionata la valvola nella vostra barca ? 
Come come…NON ce l’ avete ?
“Mmm..”, diceva zio Pino esaminando una cipolla che aveva passato l’ inverno in sentina, “oggi meglio optare per gli spaghetti al burro!”.
 

La valvola del gas non deve essere sopra la cucina, semmai in fianco o sotto. 
DIGRESSIONE: Notate i legni, prego: sono a bordo di una barca di serie di vent' anni fa,
che naturalmente è la mia!

IL QUADRO ELETTRICO

Il quadro elettrico, anche nelle barche che hanno diversi anni sul groppone, in genere ha i conduttori sempre ben dimensionati; oltre a ciò, se le cose sono state fatte bene, ogni settore è protetto da fusibile e quindi il pericolo di corto circuito o di sovraccarico è lontano.
In genere tutti i pannelli elettrici hanno uno o due settori liberi, per poter incrementare le utenze (cioè allacciare nuovi accessori come strumenti nautici, radio, aspirapolvere, ulteriori pompe di sentina, ecc.).
Se viceversa le “nuove utenze” vengono inserite tutte su uno stesso settore (per esempio quello dove c’è scritto “strumenti”), allora può capitare che si verifichi un sovraccarico.
Significa che lungo il filo conduttore passano molti più elettroni, particelle piccolissime che passano il loro tempo a fare due cose: trasportare energia e riscaldare il filo.
Ovviamente non va bene che il filo si riscaldi troppo in quanto può anche diventare incandescente, incendiare la guaina protettiva e propagare il fuoco a mille altre cose intorno.
Cambiare il fusibile mettendone uno maggiorato non ha senso, perché l’ impianto resta comunque eseguito con lo stesso filo conduttore; occorre allacciarsi a un diverso settore.
Giova ricordare che nel caso andasse a fuoco un settore dell’ impianto elettrico le fiamme non vanno mai spente con l’ acqua… Dopo aver (se possibile) disconnesso l’ interruttore generale bisogna fare uso di coperte o di un estintore: è l’ unica alternativa.
Tra l’ altro se si riesce ad intervenire immediatamente il sistema di soffocare le fiamme con la tradizionale coperta è ancora quello che fa meno danni: l’ estintore infatti sporca parecchio e, data la bassa temperatura del getto che avviene per espansione diretta, è in grado di danneggiare fortemente parti metalliche molto calde (come per esempio la testata di un motore).
Naturalmente però la certezza di domare un incendio a bordo ha un valore molto più alto delle fodere dei cuscini o del costo dell’ intero motore (anche se forse qualche moglie può nutrire dei dubbi in proposito).

IL VANO ACCUMULATORI

Lungo i cavi che collegano gli accumulatori all’ interruttore principale e al quadro elettrico passano tantissimi elettroni, infatti qui i conduttori hanno diametri notevoli; così come grosse intensità di corrente passano anche attraverso i collegamenti elettrici che alimentano il verricello dell’ ancora.
Su alcune barche ho visto che laddove il cavo conduttore è collegato al morsetto la sezione è sfilacciata e quindi risulta molto ridotta: pochi sono i fili di rame attaccati al morsetto e molti sono quelli che penzolano nell’ aria (e che, ovviamente, stanno a guardare senza poter far nulla).Questa è una situazione pericolosa per il surriscaldamento del conduttore, ma prevedibile. Assolutamente imprevedibile invece è l’ esplosione dell’ accumulatore.
Sembrerà che tale evenienza sia frutto di una previsione catastrofica e improbabile, come incontrare un iceberg al largo di Capo Santa Maria di Leuca in agosto, invece non è così.
Durante la ricarica delle batterie si sviluppa idrogeno, gas leggerissimo ed esplosivo.
Se tale gas non riesce a fuoriuscire dall’ involucro plastico dell’ accumulatore e se avviene una piccolissima scintilla al collegamento elettrico dello stesso (per esempio nel momento in cui si mette in moto il motore), avviene l’ esplosione: il coperchio plastico salta in aria bruciando, la soluzione acida viene spruzzata un po’ dappertutto, frammenti plastici infiammati vanno a finire sul pagliolato o peggio sulle fodere dei materassi della dinette (è successo a chi scrive).
In questo caso c’ è una sola cosa da fare: avere sottomano l’ estintore.

MEDITAZIONE CONCLUSIVA

Dove collocare gli estintori ?
La regola suggerita dall’ esperienza è semplicissima: ciò che non si deve fare è raggruppare gli estintori - pochi o tanti che siano - e collocarli in fondo a un gavone sotto pinne, parabordi, cime d’ ormeggio, ecc. (cosa che vedo fare sulla metà delle barche che visito).
Ciò che si deve fare è distribuire gli estintori e tenerli bene in vista dappertutto.
Sono di gran lunga più rapidi e immediati da impiegare tanti estintori piccoli che pochi estintori grossi, e l’ immediatezza a bordo è di rigore.
Poi vorrei proprio sapere chi è stato quel personaggio legislatore che ha prescritto a bordo dei natanti l’ obbligatorietà di un solo estintore: ricordo che un natante è una unità da diporto di lunghezza di costruzione minore o uguale a 10 metri, a prescindere se a vela o se a motore…
Data la assoluta urgenza di intervenire con l’ estintore appena nasce l’ incendio, che senso ha tenere a bordo un solo estintore sul fly-bridge oppure imbucato sotto il tavolo da carteggio ?
Per fortuna che skipper o armatori spesso adottano quel po’ di buon senso che manca talvolta a chi fa le leggi e imbarcano comunque qualche estintore in più..

Beh, per oggi ho scritto anche troppo ed è già ora di cena. Buon appetito !
 

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