ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 LUGLIO 2012


Il magnifico Comet 12 metri
Caro amico-lettore so che con me sei molto paziente perché ogni tanto sai sopportare qualche mio sfogo.
Questo mese, per la verità, non si tratterà di un vero e proprio sfogo, quanto dell’ apprezzamento per una
barca che - guarda caso - è proprio quella che possiedo.
So che ognuno di noi è portato a decantare le lodi della propria barca (è un argomento che abbiamo già
toccato anni fa) se non altro perché altrimenti ammetterebbe di aver fatto un cattivo acquisto, ma le lettere
che ricevo e quel che ho letto nelle riviste sono tali da permettermi di dedicare a questa barca l’ articolo di
questo mese. 
Gentile Marco,
il tuo sito offre sempre spunti di riflessione e piccole chicche di vita marinara.
Complimenti veramente sentiti.
Ci siamo scambiati qualche mail a dicembre dell'anno scorso su Bellablu, il Comet 12 che avevo appena acquistato:
bene, dopo il primo anno dire che sono entusiasta della barca e' dire poco.
E' veramente una barca straordinaria.
Grazie ancora
Carlo Sanseverino
Caro Marco non mi stancherò mai di ringraziarti per avermi consigliato di comperare un Comet 12.
Luca Cesca

ll dilemma di ogni velista e il sogno di ogni progettista convergono entrambi nella ricerca dell’ imbarcazione comoda e veloce, elegante ma aggressiva, facile e performante. Da sempre quest’ alchimia ha stimolato i progettisti e ammaliato i loro clienti. …Poi nei primi anni ottanta, lo studio Vallicelli e il cantiere Comar di Forlì decidono di dar vita al Comet 12 e quell’ alchimia si materializza senza tecnologie spaziali, materiali fantascientifici o idee geniali…Nasce così una delle barche più belle mai prodotte in Italia.
Stefano Cerulli

Mio caro Marco, il Comet 12 è una barca della quale non saprei proprio cosa migliorare.
Zio Pino

Io mi permetto di ringraziare l’ architetto Vallicelli e i suoi collaboratori che hanno ideato e disegnato il Comet 12 e il cantiere Comar di Forlì che lo ha costruito.

Già, ma cosa avrà di così speciale il Comet 12 ?
Per me non è così facile descriverlo, anche se ne possiedo uno da più di nove anni.
Il mio Comet 12 è il numero 71, credo uno degli ultimi prodotti prima che il guscio della Comar di Forlì cominciasse a sfornare il Comet 420 e, qualche anno dopo, venisse messo in disparte a causa del fallimento del cantiere.
Il primo proprietario lo battezzò Stern Weber (una marca di accessori e arredi per studi di odontoiatri) ma poi il secondo proprietario (in verità si trattava di tre soci: un commercialista, un cardiologo e un imprenditore) ebbe l’ ottimo buon gusto di cambiarne il nome in Siddharta.

Il Comet 12 nasce con il guscio lungo 11.99 metri (che è e che resta la lunghezza di costruzione valida fiscalmente) ma ben presto fu applicato a poppa uno spoiler imbullonato, chiuso da un enorme gavone o aperto con la comodissima plancetta che oggi hanno quasi tutte le barche, tale da portarne la lunghezza a metri 12.60.
Anche l’ armo fu cambiato, sempre in testa d’ albero ma con albero maggiorato e con svariati tipi di chiglia che venivano sistematicamente sperimentati nelle regate; principalmente comunque i tipi furono due: in ghisa e in piombo con pescaggi variabili dai 2 ai 2.40 m.
La larghezza della barca al baglio massimo è di ben 4 metri, cosa che però non si nota minimamente perché le linee sono gradevolissime e molto slanciate.

Questa abbondante larghezza comunque ne fa una barca capace di tenere su molta tela (nella versione con albero maggiorato la superficie velica di randa e genoa arriva a 100 mq) che, a fronte di un dislocamento intorno alle 10 tonnellate, permette a questa barca di camminare intorno ai 3-4 nodi anche con una bava di aria insignificante.
Il fatto poi di dislocare così tanto (relativamente alle barche costruite oggi) fa sì che le accelerazioni siano contenute ma che il mantenimento della velocità sia rilevante: ciò comporta per esempio che col Comet 12 ci si possa permettere di superare di bolina sottovento le altre barche con discreta facilità.
Quando c’è una buona brezza (dai 10 ai 15 nodi) le velocità al traverso e in bolina vanno dai 6 nodi e mezzo ai 7 e mezzo; con vento e andature più larghe la barca raggiunge con una certa facilità gli 8 nodi mentre la ruota del timone (diametro 160 cm, forse un po’ troppo grande) si governa quasi con due dita.
La barca inoltre è confortevolissima all’ ormeggio, dove balla poco e beccheggia ancor meno; ciò è merito anche dei serbatoi di acqua dolce (due per un totale di ben 400 litri) posizionati esattamente in centro barca.
Le linee di poppa sono comunque tra le più indovinate che io conosca: sono un magnifico compromesso tra la teoria trocoidale (quella per intenderci che "disegna" le linee in funzione di quelle dell' onda creata), i regolamenti IOR (che portavano gli scafi ad avere linee di prua e di poppa "pizzicate") e le nuove tendenze dell’ IMS (poppe aperte che all’ epoca del progetto erano ancora di là da venire).

 

Sta di fatto che solo dai 7 nodi e mezzo in su a poppa compare una leggera formazione ondosa: ciò significa che la barca “trascina pochissima acqua” e quindi consuma poca energia (e che quindi è veramente un gran bel progetto).
Una carena che limita la formazione ondosa è quanto di più auspicabile si possa progettare, ne sanno qualcosa le fondamenta dei canali di Venezia che vengono sistematicamente erose dal traffico.

Altri aspetti da sottolineare sono la qualità dei materiali impiegati e la disposizione degli interni.

Dopo 25 anni Il guscio e la pala del timone non hanno la benché minima traccia di osmosi (ho letto che la Comar resinava a temperatura e umidità controllata), i candelieri non hanno ruggine, le sartie in spiroidale hanno un diametro di 11 mm, l’ asse inox del timone ha un diametro di 90 mm, gli ancoraggi metallici scatolari delle lande sembrano le fazzolettature delle ordinate delle navi.
Inoltre il guscio nella zona intorno alla chiglia ha annegati dei madieri in acciaio fatti come le costole di una balena, oltre naturalmente ai madieri scatolari in vetroresina che fungono da sostegno per i paglioli e per gli arredi.
Insomma le 10 tonnellate, se ci sono, hanno ragione di essere e soprattutto di essere nei punti giusti !

Dentro si sta comodissimi: a prua c'è la cabina con matrimoniale, a poppa ci sono due cabine (una con matrimoniale enorme e una con due cuccette a castello sfalsate), un wc a prua tra la cabina e la dinette, un wc ulteriore nella matrimoniale di poppa e in mezzo una dinette veramente grandiosa.

Non ho mai visto nei progetti di oggi barche di 40 piedi con dinette grandi ed accoglienti come quella del Comet 12; ci si può dormire in tre ma, considerando che ci sono comunque già sei posti letto, la necessità di ridurre la dinette a dormitorio praticamente non esiste.
La motorizzazione (Mercedes diesel aspirato da 1750 cc marinizzato da Nanni) sviluppa 40 CV che oggigiorno possono sembrare pochi, tuttavia a 2000 r.p.m. Siddharta viaggia a 7 nodi, che è proprio un bell’ andare !...Merito indubbiamente delle linee d’ acqua di cui sopra.

I serbatoi del gasolio (2 inox) hanno una capacità complessiva di circa 180 litri; significa che a 3 l/h di consumo (che diventano 2,5 - 2,7 con uso misto motore-vela) si ha la possibilità di navigare per 60 ore con una autonomia minima di 420 miglia…Insomma con due pieni si fa quasi il giro d’ Italia a motore.
Oggi il pozzetto del Comet 12 può sembrare piccolo (o meglio stretto) ma va detto che quando c’è mare e la barca sbanda è un sollievo poter appoggiare i piedi di fronte a se’, tanto che non capisco coma facciano a navigare gli equipaggi su certe barche costruite oggi che se ti siedi in pozzetto sopravvento non hai nulla su cui appoggiarti sottovento: forse è perchè le barche a vela costruite oggi sono fatte solo per navigare a motore.

Con Siddharta ho preso molti temporali all’ ormeggio, un bel neverìn (temporale estivo) navigando in Croazia tra Silba e Premuda e ho attraversato l' Adriatico da Parenzo a Caorle con una burrasca di bora forza 8-9 dopo due giorni di scirocco: vi assicuro che c’ era proprio un bel mare incrociato !
Eppure non ho mai avuto l’ impressione che la barca fosse al limite, mai, né ho ravvisato cedimenti di alcun genere.
Ho solo dovuto fare attenzione, con la barca a terra sul piazzale, a come insellarla sull’ invaso perchè oltre alle selle occorre prevedere un puntello a prua lungo la chiglia e soprattutto uno immediatamente a poppavia dell’ elica: non bisogna infatti fare affidamento sulle selle che puntano sul guscio, perchè gli spessori della vetroresina al di fuori della chiglia sono esigui.

Insomma è una barca che consente a una famiglia composta da 5-6 persone di stare molto comoda e di viaggiare con sicurezza e velocità.
Se poi si vuole fare qualche regatina il divertimento e le soddisfazioni sono assicurate: arriverete molto prima di barche grandi uguali e costruite oggi: l’ anno scorso alla Barcolana per colpa di una avaria all’ avvolgifiocco (…eh già, sono cose che succedono anche a me) siamo partiti 8 minuti dopo il segnale di partenza.
Partiti praticamente col gruppetto delle ultime barche, abbiamo concluso al 419 posto su 1761: significa che ne abbiamo passate più di 1300 e sempre ridendo e scherzando !
Considerando poi che al giorno d' oggi questa splendida barca vale intorno alle 60 mila euro, cosa vuoi di più dalla vita ?

Forse una pensione, traguardo ormai ben più irraggiungibile di quello di una regata.

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