GIRERANNO O NON GIRERANNO ?
OVVERO: LA MANUTENZIONE DEI WINCH
Questo è un
argomento che divide nettamente noi velisti in due categorie : c’è infatti chi
smonta, pulisce e lubrifica i winch con frequenza annuale, c’è invece chi
compera la barca e dopo qualche anno la vende senza minimamente sognarsi di aprire
un winch e di scoprire quello che c’è dentro.
Come spesso
capita considerando molte altre cose nella vita, credo che il giusto modo di
comportarsi stia nel mezzo.
Per cercare
di capire meglio cosa possa voler dire “stare nel mezzo”, voglio cominciare riportando
due citazioni, la prima tratta dal manuale di installazione e regolazione dei
winch della ditta ANTAL, la seconda dal libro “RIGGING” di Danilo Fabbroni
Editrice Incontri Nautici.
ANTAL
“Per chi
utilizza la barca in condizioni normali ed impiega un buon lubrificante, le
operazioni di pulizia e ingrassaggio saranno necessarie all’ inizio e alla fine
di ogni stagione”.
FABBRONI
“E’ stata
fatta molta mitologia sull’ argomento riguardante la manutenzione del winch,
senza cogliere il punto centrale della questione che non è tanto quel grasso, o
quell’ olio, o quel sistema di pulizia a costituire la chiave di volta dell’
operazione, quanto il semplice fatto di farla !”
Bene.
Ovviamente
ciascuno di noi, che sia un navigante della domenica o che sia un
professionista, avrà le sue idee in proposito; per quanto mi riguarda essendo io
un ingegnere-operaio sono solito tenere in considerazione la teoria solo dopo
che l’ ho sperimentata personalmente, pertanto la mia esperienza c’è, è
importante, ma è limitata.
Tolte infatti
le prime tre barche a vela che ho avuto e che, essendo delle derive, non erano
dotate di winch, le altre tre ne avevano diversi : la prima era stata adoperata
per andare a spasso a motore, la seconda per fare delle regate, la terza (come
molto spesso succede) aveva cominciato le sue navigazioni con qualche regata
per poi finire a fare da barca crociera.
Di tutte queste
barche ho effettuato lo smontaggio e la pulizia dei winch.
Ho poi
navigato su molte altre barche non mie e inoltre, esercitando la mia
professione, ne ho verificate un po’ meno di quattrocento di cui una buona metà
a vela; in tutte queste ho sempre controllato il funzionamento dei winch, ma
senza effettuarne lo smontaggio.
Direi che
alla media di 5 winch per barca posso affermare che nelle barche di mia
proprietà ne ho smontati 15, nelle barche non di mia proprietà ne ho verificato
il funzionamento di oltre 1000.
Ho quindi
un po’ di materiale per poter esprimere qualche idea, anche se sempre di idee
si tratta.
Ebbene, un
winch in condizioni perfette, cioè pulito e ben lubrificato, ruota liberamente
e impiega circa un secondo a fermarsi; di questa tipologia non ne ho mai
trovato alcuno, salvo quelli dei quali avevo appena effettuato la manutenzione.
Un winch
usato poco e manutentato raramente, ruota solo se mantenuto in rotazione dalla
mano; di questa tipologia ne ho trovati moltissimi.
Un winch
usato molto e ben manutentato, ruota liberamente ma presenta un certo gioco; è
la tipica situazione di barche che hanno fatto molte regate; ne ho trovato
qualcuno.
Un winch
usato molto e non manutentato non ruota liberamente o addirittura si blocca; ne
ho trovati un paio.
Questa è la
casistica di cui dispongo…Lo so che è poca cosa ma è pur sempre qualcosa.
Premesso
questo, posso senza dubbio affermare che la manutenzione è d’ obbligo e la sua frequenza,
oltre che dalle condizioni di uso, dipende anche dall’ ambiente in cui staziona
la barca.
E’
innegabile che una barca che navighi solo nella buona stagione senza mai
prendere spruzzi, con vele cazzate solo quando c’è poco vento e che percorra un
centinaio di miglia all’ anno (ce ne sono molte) ha un carico di lavoro sui
winch irrisorio.
Come è altrettanto
ovvio che una barca che navighi in ogni stagione, facendo regate e trasferimenti
in tutte le condizioni anche solo per un paio di anni, abbia portato un carico
di lavoro sui winch nemmeno paragonabile alla prima.
Però occorre
anche considerare il fattore ambientale quando la barca è ferma.
Poiché il
winch è composto da diversi metalli a contatto (vedi articolo di settembre 2012
sull’ ossido-riduzione) esiste il problema della corrosione; in genere la
campana è di bronzo (rame e stagno), asse rulli e ingranaggi sono in acciaio
inox, lo sporto superiore per impedire l’ uscita della cima (se è presente) è in alluminio, la viteria
di collegamento è in acciaio inox.
Essendo
improponibile applicare al winch un anodo sacrificale di zinco, oltre che
lubrificare con olii vari occorre anche ingrassare le parti dei diversi metalli
a contatto, cercando così di applicare tra di essi uno strato semi-isolante dal
punto di vista elettrico.
Ebbene, se
l’ ambiente dove staziona la barca è soggetto a vento e trasporto di sabbia e
polveri, si può star certi che sotto la campana si formeranno con gli anni
delle vere e proprie croste di grasso e polvere, assolutamente deleterie per lo
scorrimento di rulli e ingranaggi.
Ed è
proprio ciò che mi è capitato di trovare nelle ultime due barche che ho avuto,
con l’ aggravante - nella penultima il Polaris 33 - di un certo gioco negli
assi derivante dall’ attività regatistica alla quale la barca aveva preso
parte.
In questo ultimo
caso ho dovuto ricorrere alla manutenzione annuale dei winch, nell’ altro caso
invece mi sono limitato alla manutenzione biennale.
Su come si
faccia la manutenzione penso che molti di voi la sapranno fare meglio di me,
comunque siccome è bene non dare nulla per scontato ecco qui di seguito uno dei
tanti modi possibili.
La
manutenzione comincia smontando la campana (*) VEDI DIGRESSIONE PIU' OLTRE, MA NON SUBITO...PUOI CONTINUARE A LEGGERE !
Prima di
farlo mettete un gonnellino impermeabile intorno alla base del winch per
raccogliere eventuali colature di sporcizia sulla coperta o sui paramare, togliete
la campana poi spennellate con un detergente (gasolio, kerosene, acquaragia) i
rulli e gli ingranaggi, per poi pulirli con uno straccio morbido.
Fatelo a
più riprese.
Lo stesso
trattamento va fatto per la campana, che però si può portare a casa per
lavorare con più calma; mentre portate le campane a casa vostra e lasciate i
winch aperti è bene coprirli con un sacchetto di nylon fissato alla base con
del nastro adesivo.
(*) DIGRESSIONE
QUANTO
Prima di
smontare la campana occorre studiare il winch.
Alcuni,
come gli Antal, hanno una specie di doppio coperchio tenuto in sito da una
molletta; tolti i coperchi si può sfilare la campana.
Altri, come
i Barbarossa, hanno una vite sotto il bicchiere (la sede della manovella) che
trattiene la campana; in questo caso occorre sfilare insieme sia la campana sia
il cilindro centrale contenente il bicchiere, quindi portare il tutto in un
ambiente chiuso e, sopra un telo, separare il cilindro dalla campana. Sulla
parte esterna del cilindro infatti sono posizionati i denti di arresto con le
mollette di richiamo ed è un guaio se queste schizzano via in mare.
In casi
particolarmente ostinati (cioè se avete comperato una barca con un winch
bloccato), occorre smontare tutto il winch dalla coperta, portarlo a casa,
immergerlo in un secchio pieno di detergente (gasolio, kerosene, acquaragia) e
lasciarlo a bagno per qualche giorno; poi si procederà alla pulizia come sopra.
Se questo
metodo non vi piace, potete sempre vendere la barca così come sta e comperarvi
un motoscafo…
Una volta
pulito, il winch deve essere lubrificato e ingrassato.
A me piace
usare una bomboletta di lubrificante spray da supermercato, tipo W40 oppure
Sbloccatutto1000 o Svitatuchesvitoanch’io o Ruotaanchelasuocera…
Non uso
prodotti iper- tecnologici perchè, come dice Fabbroni, l’ importante è fare la
manutenzione; dopodichè ingrasso (con poco grasso) le parti che pongono a contatto
tra loro metalli diversi (compreso le viterie).
A questo
punto rimontate il tutto e vedrete come il vostro winch ruoterà liberamente !
Può
capitare, se avete comperato una barca
molto vecchia (che abbia superato la ventina di anni per capirci, come
sempre faccio io), che la cromatura o meglio la galvanostegia originale abbiano
perso la loro omogeneità.
Potete
pensare allora di rifare il trattamento alle campane.
Sul
trattamento sappiate che può essere fatta la “cromatura” lucida o opaca e che
può altresì essere argentea oppure nera.
Un aditta in provincia di Vicenza che ho interpellato mi ha riferito
che dei due trattamenti quello lucido argenteo è il più duraturo, ma non ho alcun dato
sperimentale a disposizione in merito.
Anche sulle modalità di intervento ci sono varie versioni
che provengono proprio dalle ditte che fanno questo lavoro per professione.
C’è chi
propone la sabbiatura prima della cromatura per togliere ogni traccia di sporco
e di pellicole al fine di far aderire ottimamente la cromatura.
C’è chi per
la pulizia sconsiglia la sabbiatura perché può compromettere la uniformità
delle superfici che poi dovranno essere lucide e propone invece il trattamento
con l’ acido.
C’è chi
invece sconsiglia l’ acido per paura di reazioni troppo violente con il bronzo e
propone la sola lucidatura dell’ esistente.
Come
orientarsi ?
Innanzitutto
non possiamo certo pretendere che una pellicola di metallo di qualche micron di
spessore possa resistere in eterno standosene sempre esposta alle intemperie,
in ambiente aggressivo e torturata dall’ attrito delle cime.
Credo che se
resiste una decina di anni questo sia già un buon risultato.
Poi c’è da
considerare anche la superficie del tamburo del winch, che è dove si va ad avvolgere
la cima; questa parte non deve essere liscia, ma nemmeno deve essere abrasiva.
Il dosaggio
della scabrezza del tamburo è cosa molto difficile da realizzare : se la
scabrezza è scarsa la cima scivola, se ce n’è troppa la cima si consuma presto.
PRIMA E DOPO LA CURA
Non ho una
ricetta valida, se non cercare di mantenere il grado di scabrezza originale con
cui è stato realizzato il tamburo.
Comunque in
seguito alle due precedenti considerazioni sulla pulizia, credo sia opportuno
non massacrare il metallo della base con sabbiature o trattamenti con acido
troppo intensi: offrire un ottimo aggrappaggio alla cromatura non sta a
significare che questa resterà lucida e brillante per sempre.
Oltre a ciò
la sabbiatura può influire sulla scabrezza del tamburo, e ciò non è opportuno.
Quindi io
ho seguito il consiglio della ditta NOVACROMOLUX di Dosson TV che mi ha
proposto la lucidatura manuale delle sole parti lucide, un bagno in soluzione
di acido solforico, la galvanostegia al nichel-cromo.
Il
risultato è stato eccellente dal punto di vista estetico, ma purtroppo dovrò
aspettare una decina di anni per sapere se lo sarà stato anche dal punto di vista della durata.