ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 LUGLIO 2013

GIRERANNO O NON GIRERANNO ?
OVVERO: LA MANUTENZIONE DEI WINCH
 

    

Questo è un argomento che divide nettamente noi velisti in due categorie : c’è infatti chi smonta, pulisce e lubrifica i winch con frequenza annuale, c’è invece chi compera la barca e dopo qualche anno la vende senza minimamente sognarsi di aprire un winch e di scoprire quello che c’è dentro.
Come spesso capita considerando molte altre cose nella vita, credo che il giusto modo di comportarsi stia nel mezzo.
Per cercare di capire meglio cosa possa voler dire “stare nel mezzo”, voglio cominciare riportando due citazioni, la prima tratta dal manuale di installazione e regolazione dei winch della ditta ANTAL, la seconda dal libro “RIGGING” di Danilo Fabbroni Editrice Incontri Nautici. 

ANTAL
“Per chi utilizza la barca in condizioni normali ed impiega un buon lubrificante, le operazioni di pulizia e ingrassaggio saranno necessarie all’ inizio e alla fine di ogni stagione”.

FABBRONI
“E’ stata fatta molta mitologia sull’ argomento riguardante la manutenzione del winch, senza cogliere il punto centrale della questione che non è tanto quel grasso, o quell’ olio, o quel sistema di pulizia a costituire la chiave di volta dell’ operazione, quanto il semplice fatto di farla !”
 
Bene.
Ovviamente ciascuno di noi, che sia un navigante della domenica o che sia un professionista, avrà le sue idee in proposito; per quanto mi riguarda essendo io un ingegnere-operaio sono solito tenere in considerazione la teoria solo dopo che l’ ho sperimentata personalmente, pertanto la mia esperienza c’è, è importante, ma è limitata.
Tolte infatti le prime tre barche a vela che ho avuto e che, essendo delle derive, non erano dotate di winch, le altre tre ne avevano diversi : la prima era stata adoperata per andare a spasso a motore, la seconda per fare delle regate, la terza (come molto spesso succede) aveva cominciato le sue navigazioni con qualche regata per poi finire a fare da barca crociera.
Di tutte queste barche ho effettuato lo smontaggio e la pulizia dei winch.
Ho poi navigato su molte altre barche non mie e inoltre, esercitando la mia professione, ne ho verificate un po’ meno di quattrocento di cui una buona metà a vela; in tutte queste ho sempre controllato il funzionamento dei winch, ma senza effettuarne lo smontaggio.
Direi che alla media di 5 winch per barca posso affermare che nelle barche di mia proprietà ne ho smontati 15, nelle barche non di mia proprietà ne ho verificato il funzionamento di oltre 1000.
Ho quindi un po’ di materiale per poter esprimere qualche idea, anche se sempre di idee si tratta.

Ebbene, un winch in condizioni perfette, cioè pulito e ben lubrificato, ruota liberamente e impiega circa un secondo a fermarsi; di questa tipologia non ne ho mai trovato alcuno, salvo quelli dei quali avevo appena effettuato la manutenzione.
Un winch usato poco e manutentato raramente, ruota solo se mantenuto in rotazione dalla mano; di questa tipologia ne ho trovati moltissimi.
Un winch usato molto e ben manutentato, ruota liberamente ma presenta un certo gioco; è la tipica situazione di barche che hanno fatto molte regate; ne ho trovato qualcuno.
Un winch usato molto e non manutentato non ruota liberamente o addirittura si blocca; ne ho trovati un paio.
Questa è la casistica di cui dispongo…Lo so che è poca cosa ma è pur sempre qualcosa.
Premesso questo, posso senza dubbio affermare che la manutenzione è d’ obbligo e la sua frequenza, oltre che dalle condizioni di uso, dipende anche dall’ ambiente in cui staziona la barca.
E’ innegabile che una barca che navighi solo nella buona stagione senza mai prendere spruzzi, con vele cazzate solo quando c’è poco vento e che percorra un centinaio di miglia all’ anno (ce ne sono molte) ha un carico di lavoro sui winch irrisorio.
Come è altrettanto ovvio che una barca che navighi in ogni stagione, facendo regate e trasferimenti in tutte le condizioni anche solo per un paio di anni, abbia portato un carico di lavoro sui winch nemmeno paragonabile alla prima.
Però occorre anche considerare il fattore ambientale quando la barca è ferma.
Poiché il winch è composto da diversi metalli a contatto (vedi articolo di settembre 2012 sull’ ossido-riduzione) esiste il problema della corrosione; in genere la campana è di bronzo (rame e stagno), asse rulli e ingranaggi sono in acciaio inox, lo sporto superiore per impedire l’ uscita della cima (se è presente) è in alluminio, la viteria di collegamento è in acciaio inox.
Essendo improponibile applicare al winch un anodo sacrificale di zinco, oltre che lubrificare con olii vari occorre anche ingrassare le parti dei diversi metalli a contatto, cercando così di applicare tra di essi uno strato semi-isolante dal punto di vista elettrico.
Ebbene, se l’ ambiente dove staziona la barca è soggetto a vento e trasporto di sabbia e polveri, si può star certi che sotto la campana si formeranno con gli anni delle vere e proprie croste di grasso e polvere, assolutamente deleterie per lo scorrimento di rulli e ingranaggi.

Ed è proprio ciò che mi è capitato di trovare nelle ultime due barche che ho avuto, con l’ aggravante - nella penultima il Polaris 33 - di un certo gioco negli assi derivante dall’ attività regatistica alla quale la barca aveva preso parte.
In questo ultimo caso ho dovuto ricorrere alla manutenzione annuale dei winch, nell’ altro caso invece mi sono limitato alla manutenzione biennale.
Su come si faccia la manutenzione penso che molti di voi la sapranno fare meglio di me, comunque siccome è bene non dare nulla per scontato ecco qui di seguito uno dei tanti modi possibili.
La manutenzione comincia smontando la campana (*) VEDI DIGRESSIONE PIU' OLTRE, MA NON SUBITO...PUOI CONTINUARE A LEGGERE !
Prima di farlo mettete un gonnellino impermeabile intorno alla base del winch per raccogliere eventuali colature di sporcizia sulla coperta o sui paramare, togliete la campana poi spennellate con un detergente (gasolio, kerosene, acquaragia) i rulli e gli ingranaggi, per poi pulirli con uno straccio morbido.
Fatelo a più riprese.
Lo stesso trattamento va fatto per la campana, che però si può portare a casa per lavorare con più calma; mentre portate le campane a casa vostra e lasciate i winch aperti è bene coprirli con un sacchetto di nylon fissato alla base con del nastro adesivo. 

(*) DIGRESSIONE QUANTO MAI OPPORTUNA
Prima di smontare la campana occorre studiare il winch.
Alcuni, come gli Antal, hanno una specie di doppio coperchio tenuto in sito da una molletta; tolti i coperchi si può sfilare la campana.
Altri, come i Barbarossa, hanno una vite sotto il bicchiere (la sede della manovella) che trattiene la campana; in questo caso occorre sfilare insieme sia la campana sia il cilindro centrale contenente il bicchiere, quindi portare il tutto in un ambiente chiuso e, sopra un telo, separare il cilindro dalla campana.   Sulla parte esterna del cilindro infatti sono posizionati i denti di arresto con le mollette di richiamo ed è un guaio se queste schizzano via in mare.

In casi particolarmente ostinati (cioè se avete comperato una barca con un winch bloccato), occorre smontare tutto il winch dalla coperta, portarlo a casa, immergerlo in un secchio pieno di detergente (gasolio, kerosene, acquaragia) e lasciarlo a bagno per qualche giorno; poi si procederà alla pulizia come sopra.
Se questo metodo non vi piace, potete sempre vendere la barca così come sta e comperarvi un motoscafo…
Una volta pulito, il winch deve essere lubrificato e ingrassato.
A me piace usare una bomboletta di lubrificante spray da supermercato, tipo W40 oppure Sbloccatutto1000 o Svitatuchesvitoanch’io o Ruotaanchelasuocera…
Non uso prodotti iper- tecnologici perchè, come dice Fabbroni, l’ importante è fare la manutenzione; dopodichè ingrasso (con poco grasso) le parti che pongono a contatto tra loro metalli diversi (compreso le viterie).
A questo punto rimontate il tutto e vedrete come il vostro winch ruoterà liberamente !
Può capitare, se avete comperato una barca  molto vecchia (che abbia superato la ventina di anni per capirci, come sempre faccio io), che la cromatura o meglio la galvanostegia originale abbiano perso la loro omogeneità.
Potete pensare allora di rifare il trattamento alle campane.
Sul trattamento sappiate che può essere fatta la “cromatura” lucida o opaca e che può altresì essere argentea oppure nera.
Un aditta in provincia di Vicenza che ho interpellato mi ha riferito che dei due trattamenti quello lucido argenteo è il  più duraturo, ma non ho alcun dato sperimentale a disposizione in merito.
Anche sulle  modalità di intervento ci sono varie versioni che provengono proprio dalle ditte che fanno questo lavoro per professione.
C’è chi propone la sabbiatura prima della cromatura per togliere ogni traccia di sporco e di pellicole al fine di far aderire ottimamente la cromatura.
C’è chi per la pulizia sconsiglia la sabbiatura perché può compromettere la uniformità delle superfici che poi dovranno essere lucide e propone invece il trattamento con l’ acido.
C’è chi invece sconsiglia l’ acido per paura di reazioni troppo violente con il bronzo e propone la sola lucidatura dell’ esistente.
Come orientarsi ?
Innanzitutto non possiamo certo pretendere che una pellicola di metallo di qualche micron di spessore possa resistere in eterno standosene sempre esposta alle intemperie, in ambiente aggressivo e torturata dall’ attrito delle cime.
Credo che se resiste una decina di anni questo sia già un buon risultato.
Poi c’è da considerare anche la superficie del tamburo del winch, che è dove si va ad avvolgere la cima; questa parte non deve essere liscia, ma nemmeno deve essere abrasiva.
Il dosaggio della scabrezza del tamburo è cosa molto difficile da realizzare : se la scabrezza è scarsa la cima scivola, se ce n’è troppa la cima si consuma presto.

PRIMA E DOPO LA CURA

Non ho una ricetta valida, se non cercare di mantenere il grado di scabrezza originale con cui è stato realizzato il tamburo.
Comunque in seguito alle due precedenti considerazioni sulla pulizia, credo sia opportuno non massacrare il metallo della base con sabbiature o trattamenti con acido troppo intensi: offrire un ottimo aggrappaggio alla cromatura non sta a significare che questa resterà lucida e brillante per sempre.
Oltre a ciò la sabbiatura può influire sulla scabrezza del tamburo, e ciò non è opportuno.
Quindi io ho seguito il consiglio della ditta NOVACROMOLUX di Dosson TV che mi ha proposto la lucidatura manuale delle sole parti lucide, un bagno in soluzione di acido solforico, la galvanostegia al nichel-cromo.

Il risultato è stato eccellente dal punto di vista estetico, ma purtroppo dovrò aspettare una decina di anni per sapere se lo sarà stato anche dal punto di vista della durata.  


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