ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
LUGLIO 2014

Consentitemi affettuosi lettori una piccola parentesi che, anche se non sembra, è morale e non è politica.
Non sono capace di comprendere né di giustificare il comportamento di certe persone:
quando si è figli di un casato importante,
si è studiato e si arriva ad avere una certa cultura,
si acquista prestigio nella propria professione,
si viene stimati e considerati così da assumere cariche pubbliche rilevanti
come diventare sindaco di una grande città o dirigente di una regione,
si ha una famiglia,
una o più case, una barca, amici, quando insomma ci si dovrebbe trovare nella condizione di essere più che soddisfatti della propria vita

che dovrebbe quindi passare nel ringraziare Dio per tutto ciò che di buono ci ha dato
e nel condividere con gli altri la gioia che ci dovrebbe essere nel nostro cuore,
ebbene
perchè allora si diventa conniventi partecipando alla distribuzione di tangenti su opere pubbliche

commettendo così uno dei reati più gravi perchè di fatto si tolgono risorse a chi è più povero,
e perchè invece di venir puniti con aspre ed esemplari sentenze si viene beneficiati col buonismo
 di leggi a loro volta dettate dalla connivenza dei politici legislatori nella corruzione ?

Mi riferisco naturalmente al Mose
(opera idraulica assolutamente idiota nella sua ideazione perchè incernierata sul fondo soggetto a enorme trasporto solido)
 e ai vari personaggi più o meno politici che vi sono implicati.


Ancora una volta non mi resta che togliermi il vestito di italiano e piangere di rabbia:

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio....
                                      VERGOGNA ITALIA !                                

Pax tibi Marce, evangelista meus
                            VERGOGNA VENETO !                             
 


UOMO A MARE 2

Buondì, caro paziente e fedele lettore...Ci eravamo lasciati accennando qualcosa relativamente alla prevenzione della caduta a mare.
Oggi l’ argomento è ben più complesso infatti, a
ppurato che un membro dell’ equipaggio è caduto in mare, come fare a recuperarlo ?

Rispondere a questa domanda è esattamente come aprire un ventaglio : le situazioni possibili sono talmente tante che mi ricordano le stecche di tale romantico oggetto.
Chi è caduto ?   E’ scivolato o è stato gettato fuori bordo dal boma o da una frustata della vela di prua ?   Dove è caduto ?   Da quanto tempo è caduto ?   Chi è caduto aveva la cintura di salvataggio indossata ?   Il salvagente anulare è pronto all’ uso ?   Chi è caduto è visibile o non lo si vede più ?   E’ notte o è giorno ?   Ci sono onde alte ?   Quali vele sono a riva ? Quanti membri dell’ equipaggio sono in pozzetto e sono pronti a manovrare ?   Quanto pesa colui che è caduto ?   Era vestito o no ?   La barca ha lo specchio di poppa aperto o occorre aprirlo ?
Questa è solo una breve “sventagliata” di domande che fanno subito capire quanto l’ argomento sia complesso.
Per fortuna mia - e purtroppo per questo articolo - non ho perso mai nessuno fuori bordo mentre navigavo, pertanto potrei benissimo finirlo qui (l’ articolo, non il naufrago).
Ma credo che Andrea Citeroni, che mi ha invitato a scrivere le mie opinioni, voglia altro.
Allora cominciamo a vedere chi è caduto e come.

Ritengo che non bisognerebbe mai lasciare in coperta un unico membro dell’ equipaggio: se cade a mare possono passare molti minuti prima che qualcun’ altro che se ne stava sotto se ne accorga.

La determinazione dei turni di guardia è importantissima e non solo di notte.

Potendolo (cioè se a bordo non si è solo in due) uno deve occuparsi del governo della barca e un altro dovrebbe stare in stand-by.
Pertanto non è affatto ovvio che chi resta a bordo riesca subito a comprendere per quale causa si è verificata la caduta, cosa che invece è importantissima perché il cadere semplicemente con un tuffo o il cadere dopo avere sbattuto da qualche parte comporta reazioni e situazioni completamente diverse.
Ripescare una persona cosciente o incosciente implica infatti manovre molto differenti…di cui cercheremo di parlare il mese prossimo.
Ma può succedere che sia proprio lo skipper ad essere finito in mare, nel qual caso diventa essenziale l’ opera di educazione cui ho accennato alla fine dell’ articolo del mese scorso: le uscite domenicali con moglie, figli e amici possono benissimo servire ad una esercitazione: si butta a mare un materassino o un parabordo e lo si va a riprendere, mentre lo skipper osserva e consiglia.
Qualche volta l’ ho fatto e vi posso assicurare che, pur facendo in fretta, passano tranquillamente cinque o sei minuti prima che ci si riesca (se ci si riesce).
E non ho mai provato a farlo se lo spi è a riva…il che significa, navigando con questa vela che richiede un bel po’ di tempo per essere ammainata, che bisogna evitare nel modo più assoluto di cadere in acqua mentre si naviga con lo spi, insomma occorre essere ancor più previdenti.

L’ altra fonte di grande incertezza è riuscire a determinare da quanto tempo la persona è caduta.
Mi spiego molto chiaramente: una barca a vela normale e di medie dimensioni oggi riesce a procedere dai 5 ai 7 nodi (secondo le sue dimensioni, cioè dagli 8 ai 14 metri per intenderci).


Le velocità in mare hanno conseguenze completamente diverse rispetto alle stesse velocità sulla terra.

Orbene 6 nodi equivalgono a 3.08 metri al secondo, cioè 30 metri in 10 secondi, cioè 60 metri in 20 secondi, vale a dire la bellezza di 180 metri in un minuto !
Quindi se non ci si accorge subito che uno è finito in mare, con un po’ di onda lo si può benissimo perdere di vista nel giro di qualche minuto.
Figuriamoci con un motoscafo cosa può accadere !
Perciò è importante essere in grado di fermare la barca nel più breve tempo possibile…e qualcuno non mi venga a dire che è bene gettare subito a mare il salvagente anulare con la cima galleggiante lunga 30 metri perché, durante il tempo che il naufrago lo vede e inizia a nuotare, il salvagente è già stato trascinato via dalla barca che quei 30 metri se li è già fumati tutti.
Infatti alcuni skipper usano legare il salvagente a un rotolo di cima galleggiante.
E’ bene ? E’ male ?
Può essere bene, ma la cima deve srotolarsi senza intoppi, il che non è sempre vero.
Personalmente, se mi accorgo immediatamente che un membro dell’ equipaggio è caduto in mare, preferisco buttare a mare salvagente e cima insieme…almeno il naufrago - se cosciente - vi si può aggrappare in attesa che la barca manovri per raggiungerlo.
Tanto è assolutamente impossibile tirare a bordo un naufrago aggrappato alla cima del salvagente solo tirando sulla cima.

Osservando le poppe delle barche si scoprono un sacco di soluzioni diverse

Teniamo presente infatti che il naufrago non è detto che sia un atleta di 25 anni durante una esercitazione di soccorso dei Carabinieri; può invece benissimo essere un commercialista obeso e con insufficiente muscolatura nelle braccia che, come sente tirare la cima, dice: “Non ce la faccio” e molla tutto.
Se poi non si riesce a vedere il naufrago che si fa ?
Hanno un bel dire i manuali che un membro dell’ equipaggio non deve perderlo di vista, mentre gli altri manovrano…ma chi sono gli altri ?
Si tratta di un paio di marinai e del secondo ufficiale a bordo di una unità di soccorso, oppure di una moglie con due bambini di 4 e 10 anni a bordo di un natante da diporto di 9 metri ?
Oltre a ciò la persona può cadere in mare di notte, oppure può passare un bel po’ di tempo da quando ne è stata definita la caduta a quando si è cominciato a manovrare e un moto ondoso di soli 20 cm può benissimo nascondere la testa del naufrago.
Nel febbraio 2013 mi sono occupato del Navman, curioso GPS che mi posizionò ad Auckland invece che a Rovigno. Sullo strumento c’è un pulsantino (e ci sarà senz’ altro in molti altri strumenti migliori di lui) che istantaneamente crea un way-point memorizzando la posizione.
Naturalmente è utile anche se è passato un po’ di tempo da quando c’è stata la caduta, infatti si può tornare alla posizione del way-point e tenere la rotta precedente aumentata di 180°, ma non è detto che ciò sia sufficiente.
Una proposta può essere quella di mandare sull’ albero un uomo (o un ragazzo) fino alle prime crocette: è incredibile quanto si ampli l’ orizzonte in questo modo, infatti chi non conosce la formula della portata luminosa di un faro  p = 2.04 ( √ H1 + √ H2) ?
Se H1 è l’ altezza dell’ osservatore sul mare e H2 è quella della testa del naufrago (che è = 0), stando in pozzetto (H1 = 2 m) l’ orizzonte è visibile per 2.8 M, mentre dalle prime crocette di una barca di 10 m (H1 = 5 m) si arriva a 4.5 M.

Parlando di distanze mi vene in mente un fatto: in tutte le barche che ho posseduto c’ erano in dotazione delle cinture di salvataggio che io ho naturalmente provato personalmente.
Non ho notato alcuna differenza tra quelle omologate e non, mentre c’è una enorme differenza nell’ averle indossate o no.
Segno che tutti gli obblighi previsti dalle norme sulla loro omologazione sono delle baggianate, mentre è molto più importante usarle.
Piuttosto c’è una bella differenza se i lacci vengono legati in vita o se vengono fatti passare sotto l’ inguine: in questo secondo caso la cintura funziona molto meglio.


Le cinture di salvataggio lasciate in fondo ai gavoni non servono a nulla.

Dicevo delle distanze: avete mai provato a nuotare, cioè a percorrere una distanza in mare, indossando una cintura di salvataggio ?
Credo che vi spompiate dopo aver percorso la metà della distanza che avreste percorso senza.
Segno che le cinture di salvataggio non sono fatte per nuotare, ma solo per stare a galla.
Segno che è la barca che deve arrivare vicino al naufrago e non viceversa.
Segno che chi sta sulla barca deve essere esperto e anche bravo.
Segno che la barca, una volta arrivata con la poppa a pochi decimetri dal naufrago (e dico decimetri, perché dopo un bel po’ di minuti in acqua costui può benissimo essere in grado di fare solamente un paio di bracciate), deve restare FERMA.
Anche questo è un punto di non poca importanza infatti - poiché l’ elica deve restare ferma-  le vele devono essere ammainate !
Sembrerà una cavolata quel che ho appena scritto, ma avete mai provato ad arrotolare il genoa (oppure ammainarlo) e a stare fermi con la vostra barca a vela lasciando fileggiare la randa ?
No ?
Male, l’ esperienza è sempre sovrana e quindi ne analizzeremo la risposta il prossimo mese.


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