BUONA EDUCAZIONE E OSMOSI
Ovvero come la cattiva educazione può produrre un PIL catastrofico, con alla fine un
ANNUNCIO PER I NEOPATENTATI
AVOLA (Siracusa) - Sta male il professore
picchiato dai genitori dello studente rimproverato in classe. Ai colleghi che
lo vanno a trovare per solidarietà nella sua casa di Avola non può celare i
lividi in faccia, una mano sulla costola rotta, il dolore segnato nella sua
espressione. «Ma è niente rispetto a quello che provo dentro di me per questa
storia, per questo sistema sociale che non ci permette di andare avanti. Noi
professori, ormai considerati un numero dall’amministrazione, non riusciamo più
a governare ragazzi che, appena richiamati, rispondono con un “vaffa”, si
alzano ed escono senza chiedere permesso, strafottenti davanti alle note sul
registro...». Salvo Busà, 60 anni, una figlia di 35 anni. Pronto a ripetere in
continuazione di non volere diventare un personaggio pubblico, di non volere
rilasciare dichiarazioni. Ma poi portato a confidare amarezze probabilmente
molto diffuse: «Una volta c’era il famoso “rapporto”. Adesso non esiste
disciplina, autorità, governo. So solo che da tempo s’è rotta una sintonia fra
noi docenti e le famiglie. Mio padre mi avrebbe dato uno schiaffo se mi fossi
ribellato a un professore. A me è capitato di darne a mio figlio. Adesso si
prendono a calci e pugni i docenti...».
Perché non è stato
il professore a tirare un libro contro l’alunno che ha poi chiamato i genitori
col cellulare. Mezz’ora dopo arrivano padre e madre. Due forsennati, stando ai
testimoni. Lei, 33 anni, accorsa con il pigiama sotto un impermeabile. Lui, 47
anni, pronto a menare l’affronto dato per certo dopo la telefonata del figlio,
senza nemmeno chiedere spiegazioni su quanto accaduto a ragazzi e professore.
Appunto, assenza totale di dialogo tra famiglie e docenti. «Parlerei di totale
assenza di civiltà», chiosa il professore. Certo che bisognerebbe cambiare
registro: «Si tratta di riprendere le buone maniere, la buona educazione, ma
non solo in classe perché è in casa che occorre cominciare. Ho visto invece
ragazzini prendere a legnate il padre davanti alla scuola, buttarsi a terra e
litigare. E stiamo parlando di ragazzini di 12 anni. Con genitori inadeguati. È
una deriva. E le risposte a questo dramma non posso darle io, professore di
periferia ancora convinto di dover chiedere a padre e madri di aiutarci a
educare i loro figli».
Saranno adesso i
carabinieri a proseguire le indagini per un caso che è ormai una questione
giudiziaria. Con i genitori del ragazzo denunciati per lesioni personali e
interruzione di pubblico servizio. Rimbalza la voce di uno sconforto profondo
del professore: «Sì, sono tentato di non tornare più a scuola, di mollare, di
dichiarare finita la mia carriera, nonostante la mia preside, i miei colleghi e
il ministro mi chiedano di tornare in classe».
Chiedo scusa per questa lunga premessa, ma è necessaria....Quando
andai con moglie e figlio in un orfanatorfio in Etiopia a prendere
l’
altro figlio che stavamo per adottare, tra le altre cose che vidi
laggiù (e che
ora non vi sto a raccontare) ricordo di essere entrato in una specie
di capannone fatto di muri e lamiere dove ogni giorno veniva
servito un pasto caldo
ai bambini. Si trattava di una specie di asilo, finanziato dalla ONLUS
che
stava curando le pratiche per la nostra adozione, dove semplicemente
veniva
svolta la funzione di mensa: quell’ unico pasto giornaliero
consisteva in un
piatto di zuppa di verdure poggiato su lunghi tavoli davanti a un
bambino:
immaginate qualche centinaio di occhietti sui visetti scuri che
attendono in
perfetto silenzio (non volava una mosca) l’ ordine di poter
iniziare a
mangiare, mentre fuori dal cancello le loro mamme - vestite il più
elegantemente possibile
per la grande occasione loro riservata - attendevano che i loro figli
avessero
terminato di mangiare per riportarli nelle loro capanne (digiunando).
Questa scena che si ripeteva ogni giorno l’ho vista con i
miei occhi.
Come qualche mese fa, passando per il centro di un piccolo paese in provincia di Treviso (e non dico qual' è per decenza), sono stato colpito da una insegna luminosa posta accanto al municipio che invitava la cittadinanza a presenziare a una serata sul tema "Come aiutare i nostri figli ad andare a scuola" tenuta da un qualche psicologo della zona; come se l' automobile, lo zainetto, i vestiti, il mangiare e la presenza dei genitori non fossero ancora sufficienti per farli studiare....
Nella mia storia di vita (ognuno di noi ne ha una) ho fatto
anche l’ insegnante; insegnavo fisica negli istituti tecnici della mia città;
dopo molti anni di precariato nelle scuole della provincia e dopo il concorso
statale, per altri dieci anni coprii una cattedra in città come docente di ruolo;
poi mi licenziai.
Lo confesso….ho mollato!
Lo feci giusto in tempo per non essere io a menare qualche alunno e
quindi probabilmente a finire in carcere: non mi ritrovavo più non già con la
materia che insegnavo, quanto con il significato di buona e cattiva educazione
e soprattutto col fatto che genitori sempre più numerosi tendevano a
giustificare i comportamenti maleducati dei figli.
So che il concetto di buona o cattiva educazione non è una
grandezza della fisica in quanto non è misurabile (non si possono definire i
Kilogrammi di cattiva educazione), quindi ciò che per me poteva essere un atto
di maleducazione agli occhi dei genitori (e anche della preside) poteva non
esserlo.
Così, per non fare danni, preferii andarmene.
Ora però immaginiamo che per ogni classe delle nostre
scuole vi sia un alunno come quello della scuola di Avola il quale abbia dei
genitori picchiatori di insegnanti.
Probabilmente la stima è per difetto perché ce ne sono di
più, ma limitiamoci ad un caso per classe; ebbene, quante classi ci sono nelle
scuole italiane ?
Una ventina di regioni, per una decina di città, per cinque
istituti, per sei sezioni, per cinque classi…fa circa trentamila classi.
Circa trentamila ragazzi protetti dai genitori per le loro
malefatte.
Ritenendo ragionevolmente poi che quei ragazzini divenuti grandi (con dei genitori del genere
è assolutamente improbabile che rinsaviscano socialmente da soli) potrebbero anche non restare dei delinquenti emarginati ma potrebbero
diventare assessori o sindaci (quindi amministratori di soldi pubblici) o
onorevoli (quindi col potere legislativo in mano), cosa potremmo aspettarci nel
futuro ?
E se poi tutti i trentamila insegnanti minacciati o menati
non volessero più insegnare (come ho fatto io), che razza di scuola resterebbe per
la nostra società ?
A questo punto qualcuno può chiedersi cosa c’ entrino tali
discorsi col mondo della nautica.
Beh, immaginiamo che uno di quei trentamila ragazzini divenuto
grande possa pennellare resina tra gli strati di lana di vetro in un cantiere,
oppure saldare terminali di sartie, oppure fare il broker, oppure revisionare
zattere di salvataggio, oppure certificare l’ idoneità di un tipo di cintura di
salvataggio piuttosto che un altro, oppure legiferare sulle abilitazioni alla
navigazione a una certa distanza dalla costa…..
Ritenete che sia improbabile ?
Sì posso essere d’ accordo, ma è possibile…Ed è pauroso !
Il potere lo si conquista pensando a sé prima che agli
altri; la storia è questo che ci insegna da sempre; chi pensa prima agli altri
e poi a se stesso può ambire alla considerazione, alla stima, alla santità, ma
non al potere; quindi per un prepotente maleducato arrivare al potere è più
probabile.
Orbene, se allora un ragazzo maleducato risponde con un
“vaffa…” alla richiesta del’ insegnante di chiudere una finestra, non è forse
anche ammissibile che se ne freghi di come resinare i fogli di mat su di uno
stampo di uno scafo ?
E che ne sarà di quello scafo dopo qualche anno ? Osmosi ?
Probabile.
Ormai è risaputo che l’ insorgere dell’ osmosi negli scafi
in plastica rinforzata con fibra di vetro (PRFV) è dovuta alla permeabilità del
guscio: l’ acqua che entra riesce a portare in soluzione le impurità presenti
negli strati e i residui di resina non bene catalizzata, dando origine dentro
agli strati ad una soluzione liquida che ha densità maggiore dell’ acqua
esterna allo scafo.
E allora come mai scafi prodotti quaranta anni fa, con i
limiti dei materiali di allora, risultano ancora perfetti, mentre scafi di
qualche anno fa, con la conoscenza sviluppata nel frattempo sui materiali,
presentano fenomeni di osmosi più o meno localizzata ?
La risposta sta nell’ altra fase del lavoro che porta i
materiali a diventare il prodotto finito: la manodopera.
Cioè quella somma di attività manuali e cerebrali che
svolge il lavoro in un dato ambiente (controllo della temperatura e della
umidità dell’ ambiente, preparazione della resina, dosaggio del catalizzatore,
scrupolosità nello spalmare e rullare, rullare, rullare…), cosa che dipende
unicamente dalle persone.
Trentamila ragazzini in Italia – circa - che quarant’ anni
fa non esistevano perché se rispondevano maleducatamente all’ insegnante
venivano subito rimproverati dai genitori e fatti vergognare di fronte a tutti.
Sul fatto della incapacità a provare vergogna ci sarebbero
oggi da scrivere romanzi, soprattutto su chi detiene il potere…
Allora mi piace provocarti, caro lettore, illustrandoti
questi tre grafici: il primo riporta l’ andamento della mala educazione nella
scuola, il secondo quello della capacità di vergognarsi, il terzo i casi di
osmosi negli scafi.
Questa è’ una provocazione naturalmente, un gioco che mi
sono permesso di fare su queste pagine....In realtà credo purtroppo che non ci sia nessuno che abbia
raccolto simili dati (che il ministero dell’ istruzione per primo farebbe bene
a cominciare a raccogliere); tuttavia con tutte le percentuali di errore che
possono essere contenute in ciò che ho scritto una certa dose di verità c’è.
Ci deve essere !
Quindi, mio affezionato lettore, ti lascio con questa domanda da inoltrare - se vuoi - in qualche consiglio di classe dei tuoi figli: la maleducazione può rovinare la nautica di una nazione ? Espandendo il concetto, la maleducazione può contribuire a produrre un PIL catastrofico ?