ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
  MAGGIO 2008

UN MIO SOGNO RICORRENTE

Spesso mi capita di fare un sogno ricorrente: sono in piedi sulla riva veneta e sabbiosa del mare Adriatico e l' orizzonte smagliante di sole mi appare frantumato in una serie di cascate d' acqua e di guglie fatte di ondate enormi e indescrivibili, tali e quali alle cime dei profili aguzzi delle nostre Dolomiti.
Non c'è vento ma la superficie del mare, sulla quale non naviga nessuno, pare come impazzita.
Poi gradualmente quella specie di maremoto si placa e dall' orizzonte orientale inizio a vedere delle montagne che si avvicinano sempre di più: la visione si fa sempre più nitida e imponente, come dopo una bella nottata di bora.
Riconosco quelle cime, man mano che esse si avvicinano: dapprima vedo le Tofane, l' Antelao, il Pelmo e la Civetta, poi esse si trasformano nel Monte Maggiore, nella Catena del Velebit, nelle Alpi Dinariche, nei Monti di Albania.
Il loro colore da azzurrino si fa giallo-rosato e infine giallastro raramente punteggiato di verde.


Dal rifugio Coldai verso sud-est

Dalla cima di Isto verso sud-est

Con le montagne vedo l' immagine di due terre e di due popoli, anzi di più popoli, che da sempre si fronteggiano davanti alle rive di uno stesso mare: è l' immagine di diverse culture, diverse religioni, diverse mentalità e diverse politiche, ma da una parte o dall' altra non ci sono maggiori responsabilità o maggiori colpe, non ci sono migliori educazioni o migliori religioni, non ci sono più delinquenti o persone più oneste, non ci sono maggiori lavoratori o maggiori fannulloni.
Tutti quei popoli hanno conosciuto la guerra, tutti hanno conosciuto l' emigrazione, tutti si sono macchiati di crimini orrendi ma nello stesso tempo si sono prodigati ad accogliere a sfamare e a curare.
Tutti hanno subìto invasioni e hanno riconquistato la libertà.
Tutti.
Anche noi con loro abbiamo trucidato e gettato corpi negli anfratti delle rocce e nello stesso tempo abbiamo accolto soldati moribondi nelle nostre povere case.
Anche noi con loro abbiamo espropriato incendiato e violentato in nome di un Dio e poi abbiamo abbracciato e adottato i figli della guerra e dell' altro Dio.
Abbiamo sgozzato i figli davanti alle loro madri e abbiamo sgozzato le madri davanti ai loro figli.
Abbiamo tradito gli amici in nome della politica e abbiamo giurato in nome di un Dio che non era più tra noi.
In nome del potere e del danaro abbiamo venduto quel che restava della nostra fratellanza.
Tutti.
Questo hanno visto quelle sponde e quelle montagne.
Questo stanno ancora vedendo
quelle sponde e quelle montagne.
Eppure, ogni giorno, dietro a una bandiera e a una frontiera tutti crediamo di essere migliori degli altri e li calunniamo   riempiendoci i cuori di sospetto.

Il motivo è semplicissimo: non studiamo la storia o non vogliamo ricordarla ma, soprattutto, non vogliamo viaggiare.
Il viaggio comporta sempre il vivere a contatto con gli altri e quindi a conoscerli meglio.
Gli immigrati senegalesi che ci accompagnano fuori dal centro commerciale per tentare di venderci due paia di calzini e un accendino, di fatto sono più fortunati di noi: essi hanno fatto "il salto", hanno cioè lasciato il loro paese e ne stanno conoscendo pregi e difetti di uno nuovo; culturalmente sono più avanti di chi, tra noi, se ne sta chiuso dentro il recinto della propria casa dove il benessere economico lo accieca e volutamente gli fa vedere solo i difetti delle altre culture.
Ma non ci ricordiamo più il male che abbiamo fatto al mondo intero con le Crociate prima e col Nazi-fascismo poi ?
Siamo veramente convinti oggi di avere così tanta paura di un paio di delinquenti albanesi che ci assaltano nelle nostre abitazioni ?
Sul serio siamo così ipocriti da pensare che tutti gli abitanti dei Balcani vengano al mondo per fare i delinquenti ?
Cosa sa ognuno di noi di quei paesi ?
Chi tra noi c' è mai stato ?
Ci tra noi vi ha mai vissuto ?
Cosa capirà il senegalese davanti al centro commerciale della nostra cultura se non solamente ciò che gli offriamo, cioè tante maledizioni e qualche elemosina.
Credo che stiamo sbagliando veramente molto.
Viaggiamo, viaggiamo.
Noi abbiamo anche la grande fortuna di avere una barca: che la teniamo a fare legata alla passerella per trecentocinquanta giorni all' anno ?
La barca può essere il nostro passaporto per la cultura e la cultura, oggi più che mai, è fatta dalla conoscenza degli altri.
Come mai la mentalità della gente che vive nelle città di mare è così aperta e la vita vi scorre più bella ?
Perchè non pensiamo alla nostra barca come a un libro aperto sulle culture Croate, Montenegrine, Albanesi, Greche.
Molliamo questi ormeggi, facciamo finalmente funzionare un po' tutte le dotazioni e l' elettronica di bordo (con le quali potremmo traversare un oceano) e andiamo dall' altra parte.
Ma soprattutto smettiamola di avere paura: noi spesso diciamo di avere paura che ci rubino la barca in un porto straniero, ma questa è una scusa.
La paura è dentro di noi, ce l' abbiamo ogni giorno allorquando, standocene dentro in casa, ascoltiamo le notizie del mercato azionario che cala di un punto e stiamo tutti in trepidazione per il futuro dei nostri risparmi, della nostra vecchiaia, dei nostri figli, dei nostri nipoti....
Ma che razza di benessere abbiamo conquistato ?
Questo non è il benessere economico: è il malessere prodotto dalla schiavitù verso il dio danaro.
Da anni il martellante messaggio dei media opportunamente guidati dai politci privi di morale e legati solo al profitto ci droga di questo unico ideale: fare soldi fregando gli altri.
Così siamo diventati schiavi: non crediamo più nella giustizia, abbiamo paura, e non stiamo bene.
Viaggiamo, viaggiamo; anzi navighiamo, navighiamo.
Se vi interessasse leggere un breve romanzo che profuma di mare e puzza di queste cose, sappiate che qualche anno fa ho pubblicato un libro dal titolo "Soffierà da sud-ovest ?" edito da Arcari.
Se invece vi interessasse viaggiare per l' Adriatico là "dove non va mai nessuno", leggete l' articolo del prossimo mese.
 


IL PROSSIMO MESE SARA' DEDICATO A TUTTI I CROCIERISTI
CHE HANNO INTENZIONE DI VISITARE MONTENEGRO, ALBANIA E GRECIA IONICA
E TUTTO CIO' GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE DI SILVIO E PAOLA,
(SOPRATTUTTO DI PAOLA).
SE QUESTI NOMI NON VI DICONO NULLA,
 TORNATE A LEGGERE L' ARTICOLO DI SETTEMBRE 2006.

Per un problema indipendente dalla mia volontà, dal mese di aprile non funziona più il contatore delle visite al sito.
Con lo scorso mese di marzo avevo raggiunto quota 5200.
Ne sono felice perchè non pubblico foto di donnine nude, né pago un qualche editore.
Spero solo di riuscire a continuare ad interessarvi e quindi ad avervi numerosi all' appunatmento mensile.
SEMMAI, SE VOLETE FARMI CONTENTO, OGNI TANTO SCRIVETEMI UNA E-MAIL O FATEMI UNA TELEFONATA DI INCORAGGIAMENTO.


LA BOLINA 3°

OVVERO: CONFRONTARE TRA LORO BARCHE DIVERSE

Con questo mese concludiamo l' argomento "bolina", anche se sarebbe più opportuno dire che ci limiteremo a concludere di raccontare ciò che sono riuscito a far fare al computer relativamente alla navigazione vela con questo tipo di andatura (visto che gli argomenti correlati al navigare di bolina ce ne sarebbero molti altri).

Avevamo terminato commentando insieme i dati relativi a una sola barca (trattavasi del GS 45 versione 2005) che erano stati raccolti in una prova eseguita in determinate condizioni meteo, ed eravamo riusciti a riportarli a condizioni e andature diverse.
Quando però si parla di confrontare tra loro barche diverse ecco che la curiosità prende vigore, ed infatti io stesso ho avuto molta voglia di vedere quali risultati mi fornisse il computer paragonando tra loro barche volutamente diverse per dimensioni e prestazioni.  

Ho quindi scelto a caso i dati dell’ X 50 relativi a 5 nodi di vento, del Grand Soleil 45 relativi a 13 nodi di vento, dell' Hellberg-Rassy 37 relativi a 17 nodi di vento.

Trovata la costante di "taratura" del modello matematico per ciascuna barca, ho innanzitutto uniformato le “condizioni meteo”, scegliendo per tutte le barche una brezza di 10 nodi di vento reale, e ho quindi paragonato le prestazioni in termini di velocità e di angolo di bolina. 

Ecco riportati qui sotto i dati con le condizioni meteo presenti al momento delle rispettive prove (quindi con vento diverso), ricondotte però allo stesso angolo ALFA di vento apparente così da fare arrivare sulle vele la "forza motrice" con analoghe caratteristiche direzionali per tutte e tre le barche:

Vv

S

Vb

Vb

ALFA

BETA

DELTA

GAMMA

Va

 

5

35,31

5,18

5,18

45

47,1

87,9

92,1

7,1

X 50   

13

205,52

7,19

7,19

45

23,0

112,0

68,0

17,0

GS 45

17

306,64

6,23

6,23

45

15,0

120,0

60,0

20,8

HR 37  

L' ultima colonna riporta le sigle di riconoscimento delle tre imbarcazioni.
Vi ricordo che Vv è la velocità del vento reale, Vb è la velocità della barca, ALFA è l' angolo della prua rispetto al vento apparente, GAMMA è l' angolo della prua rispetto al vento reale e Va è la velocità del vento apparente.

Qui sotto invece ecco riportati i risultati uniformati alle stesse condizioni di velocità del vento reale:

10

132,79

7,22

7,22

45

30,7

104,3

75,7

13,7

X 50  

10

123,61

6,33

5,80

45

24,2

110,8

69,2

13,2

GS 45 

10

116,59

4,89

4,89

45

20,2

114,8

65,2

12,8

HR 37   

l’ X 50 viaggia a 7.2 kn e bolina con un angolo di quasi 76°,
il GS 45 viaggia a 6.3 kn e bolina con un angolo di 69°,
l’ HR 37 viaggia a 4.9 nodi e bolina con un  angolo di 65°.

Commentando brevemente questi risultati vien da dire che senz' altro sia l' X50 che il GS 45 sarebbero in grado di bolinare più stretto (l' angolo ALFA può arrivare a una trentina di gradi), viaggiando naturalmente più piano; io ho voluto uniformare sia la brezza che l' angolo del vento apparente, adattandolo alla barca meno "spinta" (cioè all' HR 37).
E’ netta la superiorità in velocità dell’ X 50 anche se con un' angolo di bolina peggiore; ho infatti volutamente scelto tre barche abbastanza diverse tra loro, sia per dimensioni che per caratteristiche.
Adesso però che abbiamo verificato ciò che già sapevamo prima, cioè che la barca più lunga e più performante corre un po' di più, resta un piccolo-grande dubbio da risolvere.
L’ X corre di più ma stringe di meno: arriverebbe comunque prima degli altri ?
La domanda è molto pertinente, ma la risposta in questo caso è oltremodo difficile: le barche scelte sono troppo diverse tra loro e troppi sono i fattori che influenzerebbero l' esito della gara.


Bordeggiare con una piccola deriva tra gli ormeggi di un porto turistico è un' esperienza magnifica 
per imparare poi a condurre per benino un' imbarcazione più grande..(Lo diceva anche Bernard Moitessier)

Al fine però di non lasciarvi a bocca asciutta ho pensato di fare di meglio: ho pensato di provare a far regatare tra loro barche molto simili ma condotte in modo diverso: riporto qui sotto un confronto ipotizzando un match-race tra due barche uguali (ho preso i dati del GS 45) i cui timonieri bolinano però volutamente con angoli diversi.
Ho insomma provveduto a verificare a computer il dubbio tipico di chi fa bolinare la barca: "Cosa è meglio che io faccia ? Stringere e camminare poco o lascare un po' e correre di più ?"
I concorrenti sono il GS 45 TIZIO che stringe di più, viaggia a 6.23 kn e bolina con un angolo di 49,7° (apparente  31°) e il GS 45 CAIO che stringe di meno, viaggia a 6.46 kn e bolina con un angolo di 55,2° (apparente  33°).
La brezza è di 10 nodi per entrambi.
Ecco i risultati: su un miglio di risalita al vento il GS 45 TIZIO deve percorrere 1.54 miglia di percorso e la sua velocità gli consente di percorrerli in 14.8 minuti, mentre il GS 45 CAIO deve percorrere 1.75 miglia di percorso e la sua velocità gli consente di percorrerli in 16.2 minuti.
Quindi vincerà TIZIO di ben 1 minuto e 24 secondi ogni miglio di risalita al vento.
La morale in questo caso è che conviene senz’ altro stringere di più.

Analizziamo la stesso percorso con un’ arietta di 5 nodi:
il GS 45 TIZIO stringe di più e viaggia a 4.69 kn e bolina con un angolo di 59,9° (apparente  31°)
il GS 45 CAIO stringe di meno e viaggia a 4.79 kn e bolina con un angolo di 64,5° (apparente  33°)
Su un miglio di risalita al vento il GS 45 TIZIO deve percorrere 1.99 miglia di percorso e la sua velocità gli consente di percorrerli in 25.4 minuti, mentre il GS 45 CAIO deve percorrere 2.32 miglia di percorso e la sua velocità gli consente di percorrerli in 29 minuti.
Quindi vincerà ancora TIZIO di ben 3 minuti e 37 secondi.

Bene, spero di avervi convinto.
Se ora avessi i dati a disposizione anche della vostra barca potrei benissimo paragonarla alle altre: sono assolutamente libero da condizionamenti, non percepisco percentuali commeciali nè compenso alcuno da cantieri o editori.
Se volete comunicarmi i dati, mi è sufficiente conoscere per l’ andatura di bolina stretta e per un’ altra andatura (senza spi):
1 - la velocità del vento reale
2 - la velocità della barca
3  - l’ angolo del vento apparente.
Ovviamente i dati devono essere il più affidabili possibile, soprattutto le velocità della barca che è bene non sia misurata con quel balordo di log quanto piuttosto con un GPS in assenza di corrente.


VI ASPETTO IL PROSSIMO MESE CON PAOLA E SILVIO

CIAO


Quando il vento è costante (in questo caso si tratta del maestrale pomeridiano del bel tempo) e il timoniere è preciso (in questo caso si tratta di mio figlio Alessandro),  la rotta è pressochè una linea retta;
g
uardate l' angolo tra la direzione del vento  (freccia arancione) e la rotta della barca:  
siamo intorno ai 35° e la bandiera nazionale (AGHH, che crampo al ventricolo!) giace più o meno lungo la bisettrice.
E' senz' altro un' ottima bolina.

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