ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 MAGGIO 2015

NAVIGARE DISLOCANDO

Buongiorno ing. Marco
Ho scoperto oggi il suo sito web e mi sono dedicato ad alcune letture, diverse considerando che non sono un velista ma un diportista a motore, planante e incapace. Dico questo per sottolineare che non solo Lei parla di nautica e navigazione ma riesce a farlo con autentico divertimento che si trasmette al lettore felice di perdersi nelle sue parole.
Fatto il dovuto, cioè i complimenti, decisamente meritati, vengo alla richiesta; ma parlare di diporto dislocante? So che per un velista puro un brucia liquidi non alletta, ma anche i poveri derelitti del consumo vorrebbero gioire.
Infine, complimenti anche per le esposizioni politiche, si ridotte, ma che fanno capire che si è capito. Oligarchia..... post-craxiani..... giustizia..... (differente da magistratura che a mio parere è da temere e non poco).
Grazie ancora e perdoni se le ho fatto perdere tempo.
 Jacopo Cioni
redazione@ilsovranista.it
skype: jakjak28061967@yahoo.it
www.ilsovranista.it

Preg.mo Jacopo, grazie per i complimenti; sono cosa graditissima.
Sulla politica non ho voglia di intromettermi più di quel che sporadicamente esprimo, per il semplice fatto che pur essendo tema bellissimo lo reputo (purtroppo nel  nostro bel paese) alla stessa stregua di parlare di donne o di calcio al bar del quartiere.
Quelle poche frasi che mi concedo in questo sito sulla politica non sono altro che lo sfogo di un contribuente che ha pienamente preso consapevolezza del fatto che questa nazione ha un solo principio-guida: quello di non cambiare assolutamente nulla.
Del resto il famoso boss don Ciccio Badachementi lo espresse chiaramente nelle sue ultime parole prima di reclinare definitivamente il capo: “Ricorda figghio mio, solo alle stagioni è ammesso di cambiare, ma senza fare troppo chiasso !”
Quindi sono andato a vedere il sito del suo giornale “
www.ilsovranista.it”; un giornale on-line che per il mio carattere definirei "impegnato" ma anche "fuori-dagli-schemi" dato che non si parla di giocatori di calcio né si vedono belle ragazze in minigonna che dissertano sui fatti della domenica e sulle previsioni del tempo....Cosa piuttosto rara, oggiogiorno.

Del resto, ripensandoci, anche questo sito non segue questo andazzo....
Perciò, apprezzando molto il tema da lei proposto sulla navigazione in regime di dislocamento, trovo più opportuno occuparmi di quest’ ultima.

 “E la Sancagliaritese è retrocessa o no ?”    “E Marina Scaglialupi perché non mostra più le gambe ? E’ incinta ?”
…Ma perché cari italiani qualunquisti, ignoranti, fannulloni, mantenuti, ipocriti, viziati, puttanieri, clientelisti, corruttori, e qualche volta anche puramente ladri non ve ne andate a fondo da soli senza trascinar con voi tutto il Paese ?
Una penisola meravigliosa, un giardino perennemente fiorito, una delizia di cibi e di vini, un luogo di accoglienza e di pace, un empireo di cultura e di storie di fragranze di vita….
Ecco cosa potrebbe essere       l’ Italia senza di voi, un paese ricco di occupazione  e di rispetto per tutti !    

La navigazione in regime di dislocamento è un argomento al quale ho dedicato qualcosa all’ inizio di questa mia avventura nel web, più precisamente nei mesi di Ottobre 2006, Novembre 2006 e Dicembre 2006.
E’ il tipo di navigazione che riguarda una enorme quantità di imbarcazioni e natanti (mi azzardo a dire la quasi totalità) per i seguenti motivi:

  1. chi ha un motoscafo planante naviga per pochissimo tempo in regime di planata perché i consumi sono proibitivi, per il restante tempo naviga in regime di dislocamento o se ne sta fermo in darsena per risparmiare (anche perchè talvolta è meglio un cartoccio di calamari fritti di qua, che un piatto di skampi alla Buzara di là);
  2. chi ha un motoscafo a dislocamento naviga a dislocamento (perché non può proprio fare altro, anche raccomandandosi a 20 presidenti del consiglio riuniti);
  3. chi ha uno scafo a vela naviga a vela per pochissimo tempo (solo se sta facendo una regata o solo per un 10% del tempo della crociera) e comunque lo fa in regime di dislocamento;
  4. chi ha uno scafo a vela per il restante 90% del tempo della crociera (durante il quale non c’è vento o viene dalla parte sbagliata) naviga a motore in regime di dislocamento come se avesse la barca di cui al punto 2 (infatti di notte accende il fanale di navigazione a motore);
  5. chi ha uno scafo a vela e per qualche astrale coincidenza si trovasse a planare, lo può fare solo in qualche rarissima occasione e per un tempo assolutamente trascurabile (fanno eccezione solo alcune derive e alcune barche impegnate nelle regate intorno al mondo).

E’ il tipo di navigazione che da anni pratica il Pilota, quando deve sostituirsi al comandante della nave per farla atterrare o partire da un porto; egli non ha fretta, ma deve poter uscire in mare e rientrare con condizioni anche proibitive; il tipo di barca che adopera si chiama infatti “pilotina”. 
E' anche il tipo di navigazione che da secoli si pratica a Venezia e sui suoi canali, dove anche i mezzi capaci di planare (i taxi di legno, quelli con lo speccho di poppa a piombo che ospitano solo chi è in grado di fare le pubblicità al caffè o chi governa le regioni), non possono farlo per ovvi limiti di velocità.
Ciò premesso, mi preme sottolineare per un attimo una seppur ovvia definizione: navigare in regime di dislocamento significa che
“lo scafo avanzando nell’ acqua ne sostituisce istante per istante il luogo, appoggiandovisi sopra e spingendo sui fianchi così da far prendere all’ acqua la sua stessa forma e lasciandola il più inalterata possibile dopo il suo passaggio”.
Quest’ ultima precisazione è la più importante perché è quella che fa dannare da anni tutti i progettisti di scafi dislocanti (sia a vela che a motore): lasciare il più inalterata possibile l’ acqua dopo il passaggio dello scafo è cosa oltremodo difficile: è un po’ come se la protagonista di "La mia Africa" insieme a Robert Redford sorvolasse a bassa quota con un aereo a pistoni uno stormo di fenicotteri che camminano su una palude e pretendesse che nessuno di essi si alzasse in volo.
O come pretendere che, dopo la svista dell’ arbitro su un fallo di fuori-gioco che ha permesso la vittoria di campionato alla J contro il M, nessuna testata sportiva il lunedì faccia commenti.
Questa estrema difficoltà è dovuta alla formula 
v = 2.43 √ Lwl  (con Lwl in m e v in Kn) di cui ho già ampiamente parlato nel mese di ottobre 2006, o meglio al fatto che lo scafo crea un’ onda man mano che si sposta nell’ acqua (esso infatti giace istante dopo istante tra due creste, una di apertura a prua e una di chiusura a poppa) e che la distanza tra queste due creste è sempre maggiore man mano che esso (scafo) aumenta la velocità, fino a raggiungere la lunghezza stessa dello scafo.
Chiaro che più è grande massa d’ acqua dell’ onda che si forma più intensa è l’ energia di cui lo scafo ha bisogno per mantenere quella velocità; e non importa se questa energia verrà fornita dall’ azione del vento sulle vele o dalla combustione del gasolio (o benzina) nelle camere di scoppio del motore...E' energia che se ne va e basta.
Quindi il progettista di uno scafo dislocante cercherà di inventarsi delle forme che, a parità di lunghezza dello scafo e di velocità, creino meno onda possibile, cioè che lascino l’ acqua il più inalterata possibile dopo il passaggio della barca.  
Come diceva Gianna Nannini: "Bello e impossibile", eh ?
A questo punto occorre fare una distinzione consistente.
Poiché le barche a vela (anche se poi va a finire che navigano per molto tempo a motore) sono pensate per navigare col vento, i loro scafi dovranno avere forme tali da sostenere e stabilizzare anche la spinta laterale sull’ alberatura, quindi avranno forme alquanto asimmetriche.
Le barche con propulsione meccanica, invece, potranno avere forme molto più simmetriche, ma una certa larghezza sarà comunque necessaria per avere abitabilità interna e garantire stabilità laterale.

Tralasciamo ora di parlare degli scafi a vela, come richiesto da Jacopo, e vediamo alcune caratteristiche degli scafi a dislocamento a motore, come la
Lwl (lunghezza al galleggiamento)
B (larghezza)
D (dislocamento, cioè quanto la barca pesa all’ asciutto)
Mt (momento di inerzia polare trasversale)
A (abitabilità interna)
P (potenza installata e consumi).
Mi scuso per questa abitudine a mettere sigle e simboli (potevo farlo anche con le lettere greche per fare più figo) ma la sostanza resta la stessa…è che sono professionalmente deformato !

Lwl - lunghezza al galleggiamento
E’ la caratteristica che definisce la velocità massima della barca: se per esempio essa (la Lwl, non la barca che può essere un po’ più lunga) misura 9 metri, poiché la radice quadrata di 9 è 3 la formula di cui sopra ci dà una velocità massima di 7.3 nodi.
Ovviamente il progettista cercherà di aumentarla riducendo gli slanci di prua e di poppa dello scafo e piazzando a poppa una bella plancetta che allunghi il galleggiamento quando si forma l’ onda (e che servirà anche da spiaggetta per i tuffi).
E’ ciò che fanno più o meno tutti.

B - larghezza
Una grandezza non tanto inquadrabile perché più larga faccio la barca e più spazio ho disponibile all’ interno, ma più acqua sposto con le onde che formo muovendomi e più vengo frenato se incontro onde di mare formato da prua; è un bel dilemma, anche perché più largo faccio lo scafo più aumenta il Momento di inerzia polare, ma di questo parleremo poi.
Devo però qui inserire una precisazione: tutti siamo abituati a considerare la larghezza pensando ad un monoscafo; la visione del fatto fisico della formazione dell’ onda (e quindi della dissipazione dell’ energia) cambia completamente se considero invece due scafi attaccati molto sottili, cioè se considero un catamarano.
Le motivazioni le ho già espresse verso la fine dell’ articolo del novembre 2006. Quindi un catamarano a motore che navighi in regime di dislocamento sarebbe una bellissima trovata per navigare comodi ed economizzando…Il problema è che occorrono due motori invece che uno!

D - dislocamento
A parità di Lwl, più lo scafo è leggero meno sono ampie le onde che si generano (hanno meno altezza), quindi minori sono i consumi di energia; ma è anche vero che se incontro onde di mare formato da prua queste mi freneranno di più se ho uno scafo leggero e mi faranno alzare e abbassare (cioè beccheggiare) con più facilità…quindi anche qui il progettista deve fare una scelta di compromesso mettendo in relazione peso e larghezza.


Mt - momento di inerzia polare trasversale (calcolato cioè nel senso dritta-sinistra e non nel senso prua-poppa).
Esso si fa sentire quando si naviga (o si sta fermi) col moto ondoso al traverso; se le masse sono lontane dal baricentro (alto Mt) lo scafo opporrà più resistenza al rollio e il suo movimento sarà più dolce ma più continuo, e viceversa.
E’ bene però sottolineare che qualsiasi sia il valore di Mt, comunque potrà succedere che la frequenza propria di oscillazione del rollio possa coincidere con quella del moto ondoso (almeno una volta nella vita della barca succederà); in questo caso la situazione potrà diventare insostenibile....
Se questo concetto non è chiaro, vale l' esempio dell' altalena: il papà spinge sempre la figliola nel momento in cui essa sale, così da farla salire ancor di più...e ancor di più...e ancor di più.
Ecco che allora sarà preferibile avere delle alette anti-rollio lungo lo scafo; questi accessori, che provocano un bel po’ di attrito in più navigando in condizioni normali, non esistono per le barche a vela dove il discorso è completamente diverso perché esse sono dotate di albero ma soprattutto di pinna di deriva immersa.

A - abitabilità interna
Non c’è paragone tra un motoscafo a dislocamento e un motoscafo planante: a parità di lunghezza l’ abitabilità è molto superiore in un motoscafo a dislocamento, proprio perché le potenze richieste sono decisamente inferiori e la sala macchine è incredibilmente più piccola.

P - potenza installata e consumi
Che bell’ argomento !
Mi ci sono dedicato nell’ ottobre 2008 (articolo cui rimando chi sta leggendo in questo momento, se non l’ ha già fatto).
Per tornare all’ esempio di cui sopra, viaggiare a 7.3 nodi con una Lwl di 9 m e con un dislocamento di circa 4 tonnellate significa aver bisogno di una quindicina di CV (anche meno) per raggiungere quella velocità massima: anche volendo installare una riserva di potenza ulteriore, come per esempio un propulsore di 30 CV, si avrà già un margine ampiamente surdimensionato.
Il consumo sarà di circa 15 x 0.17 = 2.5 l di gasolio ogni ora (vedi articolo di ottobre 2008) e, dopo un’ ora, la barca avrà percorso poco più di 7 miglia.
Alle quotazioni attuali e se tutto va bene (se non si è incontrato mare formato e vento di prua), si sono spesi 2.5 x 1,6 = 4 Euro ogni ora.
Tralascio il confronto con un motoscafo planante equipaggiato con un paio di motori da 240 CV…!

N – Note conclusive di commento (dove dalle pilotine si passa a Petrolini...)
Contrariamente ai motoscafi plananti, per i motoscafi a dislocamento (chiamiamoli pilotine) non esistono una velocità massima e una velocità di crociera.
Praticamente, data l’ esiguità dei consumi, conviene sfruttare sempre tutta la Lwl a disposizione e quindi navigare sempre alla velocità limite dello scafo; né ha senso montare un motore con potenza troppo esuberante.
Piuttosto è da tener presente che siccome le velocità sono limitate (uno scafo dislocante con Lwl di 20 m non può superare comunque gli 11 nodi), è probabile che navigando si possa incontrare brutto tempo come succede alle barche a vela, quindi occorre attrezzarsi di conseguenza.
Intendo dire che occorre valutare gli accessori e le forme presenti in coperta (tientibene forti e comodi, passavanti riparati, tagliamare intorno al pozzetto, tughe non troppo sporgenti) oltre che  gli accessori e gli arredi interni e le dotazioni di sicurezza.(*)
Oggi c’è parecchia effervescenza nel settore della progettazione di queste barche: la crisi economica ha aguzzato l’ ingegno e diversi cantieri vi ci stanno dedicando.
Ho visto un nuovo progetto di cui riporto le immagini, con le linee di scafo molto simili a quelle dei vecchi Chris-Craft americani: prua molto stellata e fonda e linee di poppa molto piatte e superficiali (come fossero due barche diverse giuntate insieme a metà, insomma) e dotate di alette anti-rollio con parziale funzione anche di sostentamento idrodinamico.

E' stata battezzata carena Mytic: è una forma di scafo esteticamente molto brutta ma molto più efficiente di un tradizionale scafo plananate per rapporti (v / radice di L) copresi tra 3.8 e 8.0  ...Cosa significa ? Che se lo scafo è lungo 10 m (9.70, togliendo un minimo di slancio di prua), il range della velocità dove ho convenienza è compreso tra 12 e 25 nodi. Poichè tali velocità sono comunque ben oltre gli 8 nodi, è chiaro che il regime è già quello di planata, infatti invece di avere installati due propulsori da 240 CV queste barche possono limitarne la potenza a circa la metà, ma comunque ancora ben superiore ai 30 CV di cui ho detto sopra.
Avranno successo ? Non lo so. Sono degli ibridi, come va un po' di moda oggi: ritengo che possano  essere graditi da coloro che vogliono correre risparmiando qualcosa, ma non certo da quei naviganti a motore che vogliono risparmiare molto: per questi esistono già le linee tradizionali delle pilotine e dei gozzi. 
Del resto anche le famiglie oggi si possono fare con sessi ibridi, “bbasta à salute”…diceva Nino Manfredi cantando Petrolini…
“Basta à salute e ‘mpàr de scarpe nove, e poi girà tutto er monno.
E m’ accompagno da me…!”
Anch’ io sono anni che m’ accompagno da me nella mini-avventura editoriale di questo sito.
Tanto che, avendoci guadagnato solo la vostra stima di affezionati lettori, anche a me vien da cantare…
"…Tanto ppè cantà, pecchè me sento ‘n friccico ner core…..”

ECCO GLI ASTERISCHI, COSA FAREI SENZA DI LORO !
(*) Non voglio dire che se navigo su una pilotina devo avere particolare cura nello scegliere dotazioni di sicurezza, mentre se navigo su uno scafo planante ne sono esentato.
Voglio dire che con un motoscafo planante di 10 m in due ore posso percorrere una cinquantina di miglia ed essere già arrivato prima della burrasca, mentre con una pilotina di 10 m in due ore posso percorrere solo 14 miglia e beccarmi la burrasca….Mi trovo cioè nella stessa situazione della navigazione a vela (senza avere tutti i fastidi delle numerose cordicelle di cui le barche a vela sono, ahimè, dotate).(**)

(**) Chiedo a tutti i velisti puri che stanno leggendo di tapparsi il naso, perché so che parlare di “cordicelle” può dare molto fastidio….Ma considerino che le corde non è che puzzino di più o di meno di cime, scotte, drizze, stroppi, barber, volanti, cunningham, rinvii e regolazioni di fino…

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