ANCHE NOI SIAMO COMPLESSI 1…
ovvero i contenziosi nelle compravendite delle
imbarcazioni
Il
mese scorso ho parlato un po’ dell’ aerodinamica complessa, ma ho pensato che
non esista entità più complessa dell’ uomo/donna intesi nei loro insiemi di
idee e ragionamenti.
Intendo
dire che ogni tanto mi capita di avere a che fare con il mondo dei
“contenziosi” che sono quei procedimenti cerebrali che possono insorgere nelle
menti delle persone quando uno compra la barca da un altro senza fare (o far
fare) prima alcuna perizia.
E’
vero che questi procedimenti sfociano poi in liti giudiziarie (che sarebbero i
veri e propri contenziosi), ma la gestazione di un contenzioso avviene prima di
tutto nelle menti delle persone coinvolte e poi trova sviluppo nelle aule dei tribunali.
Il
contenzioso avviene molto più spesso con le barche a motore che con quelle a
vela, ma non ne so bene la ragione; posso azzardarmi ad affermare che nel mondo
della motonautica le persone forse sono meno modeste o più sicure in loro
stesse, cosicché gli acquirenti si sentono in genere più sicuri di poter
valutare da soli se la barca che stanno per acquistare abbia vizi o meno, senza
richiedere la consulenza di un perito.
Talché
(termine della lingua italiana ormai del tutto messo in soffitta) la individuazione
dei vizi è determinante per far scatenare un contenzioso e il concetto stesso
di “vizio”, o meglio dei tanto temuti “vizi occulti”, è una cosa che mette
alquanto a disagio le parti coinvolte.
Vale
la pena di parlarne.
Intanto
bisognerebbe che tutti (avvocati compresi) avessimo un’ idea di che cosa stiamo
trattando e poi che alcuni (avvocati) smettessero di ricamarci sopra
abbondantemente…
Mi
permetto quindi di dare qui una mia personale e limitata definizione del vizio.
In
una persona il vizio è un atteggiamento che può provocare danno per sé e/o per
gli altri e che è eliminabile, ma con molta fatica.
In
un oggetto, come una barca, il vizio corrisponde a un qualche cosa che ne
pregiudica il valore proprio perché, per essere eliminato, richiede dispendio
di risorse.
In
una persona la gravità di un vizio si misura in funzione di quanto esso possa
nuocere alla salute di quella stessa persona o addirittura a quella degli
altri.
In
una barca la gravità di un vizio si misura in funzione di quanto esso possa
essere pregiudizievole per l’ uso che se ne fa del bene (cioè per la sua
fruizione): l’ art. 1490 c.c. comma 1 prevede infatti che vi sia “il
riconoscimento del vizio occulto da parte del venditore nel caso il bene
acquistato non possa essere usufruito da chi lo ha acquistato”.
Insomma
la gravità di un vizio si misura se esso pregiudica o meno la possibilità per
la barca di navigare.
La
frase che ho appena scritto (e quanto affermato nel’ art. del c.c.) pur nella
sua essenzialità ha un valore determinante nella compravendita di una barca,
avvenimento che invariabilmente gravita intorno alla ricerca, alla definizione
e all’ entità dei vizi.
Facciamo
qualche esempio così ci capiamo meglio: ci aiuteranno Adriano che vuole
comperare la barca e Massimo che vuole venderla.
Adriano
si sente sufficientemente esperto da potere trattare l’ affare senza bisogno di
un perito, né Massimo ha intenzione di coinvolgere alcuna altra persona, avendo
messo in vendita la barca su un sito internet.
Dopo
qualche precisazione e accordo via e-mail, arriva il giorno della visita di
Adriano alla barca ed è proprio il momento in cui la compravendita può
intraprendere strade completamente diverse: vediamolo con quattro esempi:
Caso
1 Adriano, guardando la barca sull’
invaso, vede una rigatura sulla vernice sul fianco dello scafo.
Caso
2 Massimo, sapendo che c’è una
rigatura sulla vernice sul fianco dello scafo, ci ha messo sopra tre parabordi
attaccati e Adriano non se ne è accorto.
Caso
3 Adriano, provando la barca, si accorge
che dal collettore di scarico esce fumo insieme a parte dell’ acqua di
raffreddamento.
Caso
4 Massimo, sapendo che il collettore è
forato, lo ha fasciato con del materiale fibroso termoisolante e Adriano non si
è accorto che il collettore fosse forato.
Quattro
situazioni diverse che possono aiutare a definire comportamenti (e strade)
diversi.
Naturalmente
ciascuno di noi può immaginare tutti i casi di vizi possibili oltre ai graffi e
ai collettori di scarico forati, estendendo questi esempi a tutto ciò che può
capitare in barca, ma il concetto di base resta lo stesso.
Vediamo
quindi per ognuno dei quattro casi cosa può succedere con la eventuale
compravendita del bene.
1 Adriano, guardando la barca sull’ invaso,
vede una rigatura sulla vernice sul fianco dello scafo: si tratta di un vizio
non pregiudizievole per la navigazione perché la barca può navigare lo
stesso.
I
due vengono ad un accordo, ritrattando il prezzo; oppure Adriano, non avendo
firmato alcun preliminare e avendo versato alcuna caparra, rinuncia all’
acquisto.
Risultato:
nessuna delle due parti ha subito un danno.
2 Massimo, sapendo che c’è una rigatura sulla
vernice sul fianco dello scafo, ci ha messo sopra tre parabordi attaccati e
Adriano non se ne è accorto: si tratta di un vizio occulto non
pregiudizievole per la navigazione.
Adriano
firma il preliminare e quindi compra la barca, poi si accorge del graffio; ne
chiede conto a Massimo pretendendo il rimedio del vizio o la restituzione di
una parte del prezzo pattuito; Massimo
rifiuta perché ritiene che Adriano poteva accorgersene prima di una simile
scemenza e non l’ ha fatto e si apre un contenzioso tra i due; ognuno nomina un
avvocato e gli avvocati consigliano i rispettivi clienti di nominare a loro
volta un CTP (Consulente Tecnico di Parte) ciascuno; il giudice, dal canto suo,
nomina un CTP (Consulente Tecnico di Ufficio); la causa va avanti con
sopralluoghi, foto e stima del danno; alla fine, trattandosi di vizio non
pregiudizievole per la navigazione, cioè non impedendo la fruizione del bene,
il giudice sentenzia che nulla è dovuto da Massimo in restituzione ad Adriano e
dispone la ripartizione delle spese di causa e di consulenze.
Risultato:
entrambe le parti hanno subito un danno economico rilevante che supera l’
entità della riparazione del vizio.
3 Adriano, provando la barca, si accorge che
dal collettore di scarico esce fumo insieme a parte dell’ acqua di
raffreddamento: si tratta di un vizio pregiudizievole per la navigazione
perché continuando a navigare la barca andrebbe a fondo.
Adriano
decide di comperare la barca solo dopo che Massimo abbia rimediato al vizio
sostituendo il collettore di scarico a sue spese oppure, non avendo firmato
alcun preliminare e avendo versato alcuna caparra, rinuncia all’ acquisto.
Adriano
può anche firmare il preliminare e versare la caparra, purché i due si
accordino sul valore dei lavori da eseguirsi e questo venga dedotto dal prezzo
pattuito.
Non
è consigliabile che Adriano firmi il preliminare e versi la caparra con l’
impegno scritto che Massimo rimedi al vizio, perché si può innescare l’
eventualità che i lavori non vengano eseguiti subito e che Adriano subisca un
danno nel non poter usare la barca per la stagione estiva entrante (e ciò
indipendentemente dalla buona fede di Massimo, dipendendo unicamente dalla
serietà del cantiere, cioè da una terza parte estranea alla trattativa).
Risultato:
entrambe le parti hanno subito un danno materiale.
4 Massimo, sapendo che il collettore è forato,
lo ha fasciato con del materiale fibroso termoisolante e Adriano non se ne è
accorto: si tratta di un vizio occulto pregiudizievole per la navigazione.
Adriano
firma il preliminare e quindi compra la barca poi, alla prima navigazione, il
rivestimento termoisolante cede e la barca è invasa da fumo e acqua; ne chiede
conto a Massimo pretendendo il rimedio del vizio o la restituzione di una parte
del prezzo pattuito e il riconoscimento di un danno per il forzato periodo di
inutilizzo del bene; Massimo rifiuta perché è convinto che da una barca usata
non si possa pretendere la perfezione e si apre un contenzioso tra i due;
ognuno nomina un avvocato e gli avvocati consigliano i rispettivi clienti di
nominare a loro volta un CTP (Consulente Tecnico di Parte) ciascuno; il
giudice, dal canto suo, nomina un CTP (Consulente Tecnico di Ufficio); la causa
va avanti con sopralluoghi, foto, stima del danno e del forzato inutilizzo del
bene; alla fine, trattandosi di vizio pregiudizievole per la navigazione, cioè
impedendo la fruizione del bene, il giudice sentenzia che Massimo deve farsi
carico della riparazione e del danno provocato dall’ inutilizzo e dispone la
ripartizione delle spese di causa e di consulenze.
Risultato:
Massimo ha subito un danno economico rilevante, Adriano sia un danno economico
che materiale.
Ebbene, non è detto che le cose procedano e si risolvano sempre secondo uno dei casi indicati, ma direi che le situazioni descritte sono abbastanza verosimili a quanto in realtà accade.
Per
complicare ulteriormente l’ argomento, mi sento di aggiungere che non sempre un
vizio è o non è pregiudizievole per la navigazione.
La
tanto temuta osmosi per gli scafi in vetroresina, ad esempio, può esserlo o
meno in dipendenza dalla sua estensione e profondità; uno scafo soggetto ad
osmosi può infatti navigare se le bolle sono rare e/o intaccano gli strati per
uno spessore esiguo che non mette a repentaglio la sua resistenza strutturale;
tuttavia l’ osmosi se è presente non è un fenomeno statico, ma tende ad
aumentare nel tempo e quindi può in seguito minare la resistenza strutturale e
quindi diventare pregiudizievole pe la navigazione.
In
tale senso la decisione se l’ entità di quel vizio lo faccia considerare come
pregiudizievole o meno per la navigazione spetta al giudice (cioè in pratica al
CTU) ed è comunque una decisione facilmente contestabile da uno dei due CTP (
per non parlare degli avvocati che scrivono gli atti quasi sempre cercando le
sottigliezze in base alle quali criticare le deduzioni del CTP della parte
avversa).
Alla
fine di queste più o meno semplicistiche considerazioni, ritengo sia ben
comprensibile come i guai provengano sempre non da cause oggettive (la terra
gira sempre ogni giorno), ma dalla ricerca della complessità nelle persone (ci
sono quelli infatti che pretenderebbero che la terra si fermasse ogni tanto).
I
limiti dei materiali, i loro accoppiamenti meccanici e elettrici, il loro
utilizzo, la mancanza di manutenzione non fanno altro che provocarne l’ usura
che deve essere accettata da tutti perché è un dato di fatto, come il ruotare
della terra intorno al proprio asse.
Evitare
superficialmente di accertarne l’ usura o peggio tenerla nascosta e poi non
risponderne è come voler fermare la terra.
E’
semplicemente andare in cerca di guai per sé e per gli altri, cioè complicarsi
e complicare la vita: atto decisamente stupido, come talvolta capita anche ai
professionisti…
Ma
forse è assai più signorile dire che noi siamo complessi, piuttosto che dire
che siamo stupidi!