ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
MAGGIO 2019

ANCHE NOI SIAMO COMPLESSI 1…

ovvero i contenziosi nelle compravendite delle imbarcazioni

 

Il mese scorso ho parlato un po’ dell’ aerodinamica complessa, ma ho pensato che non esista entità più complessa dell’ uomo/donna intesi nei loro insiemi di idee e ragionamenti.
Intendo dire che ogni tanto mi capita di avere a che fare con il mondo dei “contenziosi” che sono quei procedimenti cerebrali che possono insorgere nelle menti delle persone quando uno compra la barca da un altro senza fare (o far fare) prima alcuna perizia.
E’ vero che questi procedimenti sfociano poi in liti giudiziarie (che sarebbero i veri e propri contenziosi), ma la gestazione di un contenzioso avviene prima di tutto nelle menti delle persone coinvolte e poi trova sviluppo nelle aule dei tribunali.
Il contenzioso avviene molto più spesso con le barche a motore che con quelle a vela, ma non ne so bene la ragione; posso azzardarmi ad affermare che nel mondo della motonautica le persone forse sono meno modeste o più sicure in loro stesse, cosicché gli acquirenti si sentono in genere più sicuri di poter valutare da soli se la barca che stanno per acquistare abbia vizi o meno, senza richiedere la consulenza di un perito.
Talché (termine della lingua italiana ormai del tutto messo in soffitta) la individuazione dei vizi è determinante per far scatenare un contenzioso e il concetto stesso di “vizio”, o meglio dei tanto temuti “vizi occulti”, è una cosa che mette alquanto a disagio le parti coinvolte.
Vale la pena di parlarne.

Intanto bisognerebbe che tutti (avvocati compresi) avessimo un’ idea di che cosa stiamo trattando e poi che alcuni (avvocati) smettessero di ricamarci sopra abbondantemente…
Mi permetto quindi di dare qui una mia personale e limitata definizione del vizio.
In una persona il vizio è un atteggiamento che può provocare danno per sé e/o per gli altri e che è eliminabile, ma con molta fatica.
In un oggetto, come una barca, il vizio corrisponde a un qualche cosa che ne pregiudica il valore proprio perché, per essere eliminato, richiede dispendio di risorse.
In una persona la gravità di un vizio si misura in funzione di quanto esso possa nuocere alla salute di quella stessa persona o addirittura a quella degli altri.
In una barca la gravità di un vizio si misura in funzione di quanto esso possa essere pregiudizievole per l’ uso che se ne fa del bene (cioè per la sua fruizione): l’ art. 1490 c.c. comma 1 prevede infatti che vi sia “il riconoscimento del vizio occulto da parte del venditore nel caso il bene acquistato non possa essere usufruito da chi lo ha acquistato”.
Insomma la gravità di un vizio si misura se esso pregiudica o meno la possibilità per la barca di navigare.
La frase che ho appena scritto (e quanto affermato nel’ art. del c.c.) pur nella sua essenzialità ha un valore determinante nella compravendita di una barca, avvenimento che invariabilmente gravita intorno alla ricerca, alla definizione e all’ entità dei vizi.
Facciamo qualche esempio così ci capiamo meglio: ci aiuteranno Adriano che vuole comperare la barca e Massimo che vuole venderla.

Adriano si sente sufficientemente esperto da potere trattare l’ affare senza bisogno di un perito, né Massimo ha intenzione di coinvolgere alcuna altra persona, avendo messo in vendita la barca su un sito internet.
Dopo qualche precisazione e accordo via e-mail, arriva il giorno della visita di Adriano alla barca ed è proprio il momento in cui la compravendita può intraprendere strade completamente diverse: vediamolo con quattro esempi:

Caso 1    Adriano, guardando la barca sull’ invaso, vede una rigatura sulla vernice sul fianco dello scafo.

Caso 2    Massimo, sapendo che c’è una rigatura sulla vernice sul fianco dello scafo, ci ha messo sopra tre parabordi attaccati e Adriano non se ne è accorto.

Caso 3    Adriano, provando la barca, si accorge che dal collettore di scarico esce fumo insieme a parte dell’ acqua di raffreddamento.

Caso 4    Massimo, sapendo che il collettore è forato, lo ha fasciato con del materiale fibroso termoisolante e Adriano non si è accorto che il collettore fosse forato.

Quattro situazioni diverse che possono aiutare a definire comportamenti (e strade) diversi.
Naturalmente ciascuno di noi può immaginare tutti i casi di vizi possibili oltre ai graffi e ai collettori di scarico forati, estendendo questi esempi a tutto ciò che può capitare in barca, ma il concetto di base resta lo stesso.
Vediamo quindi per ognuno dei quattro casi cosa può succedere con la eventuale compravendita del bene.

 

1    Adriano, guardando la barca sull’ invaso, vede una rigatura sulla vernice sul fianco dello scafo: si tratta di un vizio non pregiudizievole per la navigazione perché la barca può navigare lo stesso.
I due vengono ad un accordo, ritrattando il prezzo; oppure Adriano, non avendo firmato alcun preliminare e avendo versato alcuna caparra, rinuncia all’ acquisto.
Risultato: nessuna delle due parti ha subito un danno. 

2    Massimo, sapendo che c’è una rigatura sulla vernice sul fianco dello scafo, ci ha messo sopra tre parabordi attaccati e Adriano non se ne è accorto: si tratta di un vizio occulto non pregiudizievole per la navigazione.
Adriano firma il preliminare e quindi compra la barca, poi si accorge del graffio; ne chiede conto a Massimo pretendendo il rimedio del vizio o la restituzione di una parte del prezzo pattuito; Massimo rifiuta perché ritiene che Adriano poteva accorgersene prima di una simile scemenza e non l’ ha fatto e si apre un contenzioso tra i due; ognuno nomina un avvocato e gli avvocati consigliano i rispettivi clienti di nominare a loro volta un CTP (Consulente Tecnico di Parte) ciascuno; il giudice, dal canto suo, nomina un CTP (Consulente Tecnico di Ufficio); la causa va avanti con sopralluoghi, foto e stima del danno; alla fine, trattandosi di vizio non pregiudizievole per la navigazione, cioè non impedendo la fruizione del bene, il giudice sentenzia che nulla è dovuto da Massimo in restituzione ad Adriano e dispone la ripartizione delle spese di causa e di consulenze.
Risultato: entrambe le parti hanno subito un danno economico rilevante che supera l’ entità della riparazione del vizio.   

3    Adriano, provando la barca, si accorge che dal collettore di scarico esce fumo insieme a parte dell’ acqua di raffreddamento: si tratta di un vizio pregiudizievole per la navigazione perché continuando a navigare la barca andrebbe a fondo.
Adriano decide di comperare la barca solo dopo che Massimo abbia rimediato al vizio sostituendo il collettore di scarico a sue spese oppure, non avendo firmato alcun preliminare e avendo versato alcuna caparra, rinuncia all’ acquisto.
Adriano può anche firmare il preliminare e versare la caparra, purché i due si accordino sul valore dei lavori da eseguirsi e questo venga dedotto dal prezzo pattuito.
Non è consigliabile che Adriano firmi il preliminare e versi la caparra con l’ impegno scritto che Massimo rimedi al vizio, perché si può innescare l’ eventualità che i lavori non vengano eseguiti subito e che Adriano subisca un danno nel non poter usare la barca per la stagione estiva entrante (e ciò indipendentemente dalla buona fede di Massimo, dipendendo unicamente dalla serietà del cantiere, cioè da una terza parte estranea alla trattativa).
Risultato: entrambe le parti hanno subito un danno materiale.   

4   Massimo, sapendo che il collettore è forato, lo ha fasciato con del materiale fibroso termoisolante e Adriano non se ne è accorto: si tratta di un vizio occulto pregiudizievole per la navigazione.
Adriano firma il preliminare e quindi compra la barca poi, alla prima navigazione, il rivestimento termoisolante cede e la barca è invasa da fumo e acqua; ne chiede conto a Massimo pretendendo il rimedio del vizio o la restituzione di una parte del prezzo pattuito e il riconoscimento di un danno per il forzato periodo di inutilizzo del bene; Massimo rifiuta perché è convinto che da una barca usata non si possa pretendere la perfezione e si apre un contenzioso tra i due; ognuno nomina un avvocato e gli avvocati consigliano i rispettivi clienti di nominare a loro volta un CTP (Consulente Tecnico di Parte) ciascuno; il giudice, dal canto suo, nomina un CTP (Consulente Tecnico di Ufficio); la causa va avanti con sopralluoghi, foto, stima del danno e del forzato inutilizzo del bene; alla fine, trattandosi di vizio pregiudizievole per la navigazione, cioè impedendo la fruizione del bene, il giudice sentenzia che Massimo deve farsi carico della riparazione e del danno provocato dall’ inutilizzo e dispone la ripartizione delle spese di causa e di consulenze.
Risultato: Massimo ha subito un danno economico rilevante, Adriano sia un danno economico che materiale.  

Ebbene, non è detto che le cose procedano e si risolvano sempre secondo uno dei casi indicati, ma direi che le situazioni descritte sono abbastanza verosimili a quanto in realtà accade.

 

Per complicare ulteriormente l’ argomento, mi sento di aggiungere che non sempre un vizio è o non è pregiudizievole per la navigazione.
La tanto temuta osmosi per gli scafi in vetroresina, ad esempio, può esserlo o meno in dipendenza dalla sua estensione e profondità; uno scafo soggetto ad osmosi può infatti navigare se le bolle sono rare e/o intaccano gli strati per uno spessore esiguo che non mette a repentaglio la sua resistenza strutturale; tuttavia l’ osmosi se è presente non è un fenomeno statico, ma tende ad aumentare nel tempo e quindi può in seguito minare la resistenza strutturale e quindi diventare pregiudizievole pe la navigazione.
In tale senso la decisione se l’ entità di quel vizio lo faccia considerare come pregiudizievole o meno per la navigazione spetta al giudice (cioè in pratica al CTU) ed è comunque una decisione facilmente contestabile da uno dei due CTP ( per non parlare degli avvocati che scrivono gli atti quasi sempre cercando le sottigliezze in base alle quali criticare le deduzioni del CTP della parte avversa).
Alla fine di queste più o meno semplicistiche considerazioni, ritengo sia ben comprensibile come i guai provengano sempre non da cause oggettive (la terra gira sempre ogni giorno), ma dalla ricerca della complessità nelle persone (ci sono quelli infatti che pretenderebbero che la terra si fermasse ogni tanto).
I limiti dei materiali, i loro accoppiamenti meccanici e elettrici, il loro utilizzo, la mancanza di manutenzione non fanno altro che provocarne l’ usura che deve essere accettata da tutti perché è un dato di fatto, come il ruotare della terra intorno al proprio asse.
Evitare superficialmente di accertarne l’ usura o peggio tenerla nascosta e poi non risponderne è come voler fermare la terra.
E’ semplicemente andare in cerca di guai per sé e per gli altri, cioè complicarsi e complicare la vita: atto decisamente stupido, come talvolta capita anche ai professionisti…

ANCHE I PROFESSIONISTI...

Ma forse è assai più signorile dire che noi siamo complessi, piuttosto che dire che siamo stupidi!


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