ARTICOLI  CHIACCHIERE  E  COSE TRA NOI
 MARZO 2006

Pubblico molto volentieri il messaggio inviatomi da Marco Battistella
(bravissimo skipper professionista che conosco da una vita e per il quale nutro una profonda amicizia).

O
k per le perizie ok per la scelta della barca ok per i consigli ai naviganti e non.
L' importante è che non dai consigli su come fare i "risi e bisi" con i risi di Corfù e i bisi di Curzola !    
Vorrei dire la mia, che è una piccola precisazione dovuta all'esperienza:
Condivido l'80% del discorso sulla strumentazione, soprattutto il problema interfaccia, ma non condivido la differenziazione moto/vela. Innanzitutto tutti i motoscafi Fly sono dotati di completa stumentazione anche al piano superiore (al piano "attico") per cui acqua e sole sono identiche alle "vele".
Inoltre oggi vanno molto gli "open" e la parola dice già tutto !!
Le strumentazioni sui motoscafi sono spesso molto più complete e sofisticate (e teoricamente delicate) perchè essi possiedono o sono costretti a possedere molti controlli, spesso digitali, per i due "gemellini" che stanno giù a lavorare!
Secondo me le differenze con la vela sono due:
1) il cosidetto (con disprezzo) motoscafaro quando uno strumento è leggermente vecchio o dà segni di stanchezza lo cambia;
2) non ho mai capito perchè a parità di dimensioni e prestigio le impiantistiche dei motoscafi soffrono molto meno di quelle delle vele (forse perchè sono costruite con migliori materiali e da veri professionisti).
Io vedo molte vele, anche di recente costruzione con indicatori-carburante che non vanno, contagiri che segnano quello che vogliono spie e allarmi di dubbio funzionamento ecc.
Chissà perchè quando si parte e nella propria auto metà cruscotto è muto e spento si corre subito in concessionaria, mentre con la barca a vela a volte miliardaria si parte comunque per la crociera, sperando che si ripari tutto da se' magari con un po' di sole o di secco.
Io non ho mai conosciuto nessun armatore di Fiat 850 special sperare nel sole per fare funzionare la strumentazione, meditate gente, meditate !!!                Marco Batt.
 
Grazie, Batt...Nulla da aggiungere sulle tue precisazioni tecnico-morali.
Riguardo ai risi e bisi ricordo che era una magnifica serata a Milna, posticino delizioso a ovest dell' isola di Brazza (Croazia), quando al sottoscritto venne in mente di cimentarsi nella classica ricetta veneta dei "risi e bisi".
Non fu una buona pensata: la materia prima, cioè i risi, erano stati da me comperati in un "market" a Marina Guvia (isola di Corfù) e Dio solo sa cosa significavano le scritte in greco riportate sulla loro confezione.
Ricordo che a poco valsero i "bisi" in scatola comperati in un alimentari di Curzola (Croazia) di evidente importazione italiana, e a poco valse il whisky usato in sostituzione del cognac, che a bordo era irreperibile.
Non ricordo perchè mi venne in mente di usare il cognac invece di un buon vino bianco, ma ricordo perfettamente che il risultato fu tale e quale a una pappa che si usa dare ai cani pastore tedesco affinchè stiano svegli la notte per fare buona guardia!
E' bene ricordare che se è vero che tutto serve per fare esperienza è altrettanto vero che in barca è utile essere in compagnia di un equipaggio molto, molto tollerante...


Pubblico la richiesta del signor Ado Saccon, autocostruttore.

Ho trovato il suo sito. E' semplice e facile da consultare. Complimenti. Magari metta qulcosa di utile anche per gli autocostruttori, leggi ,documenti ......insomma tutto quel che serve per  costruire in sicurezza.
                                                                                                           Saluti Ado Saccon
        Grazie, ne terrò conto in uno dei prossimi mesi: la normativa è (come sempre nel nostro Paese) complessa, ma ne riparleremo; abbia un po' di pazienza (dote che lei senz' altro possiede essendo un autocostruttore).




Estate 2005: effetto serra sul ghiacciaio della Marmolada - Foto di Marcellino Vetere  


Ecco l' articolo un po' provocatorio di questo mese, che sarà il primo di una serie dedicata a come navigare a vela, a come scegliere la barca e a come saperne apprezzare le caratteristiche o le prestazioni.
  

I VELISTI CROCIERISTI  D’ OGGI 
Ovvero: ma l’ albero a che serve ?

Veleggiare come si vede nelle foto pubblicitarie che presentano nuovi modelli di imbarcazioni o che illustrano le bellezze della vacanza in charter è indubbiamente bellissimo: la brezza è sempre intorno ai 12 - 15 nodi, il mare è appena increspato, la direzione del vento è al traverso, la scia bianca a poppa non ha nulla da invidiare rispetto a quella di un Ocean-racer che plana a venti nodi e, naturalmente, c'è sempre qualche bella figliola con adeguato bikini in mezzo a tanto sole.
Quando si parte per la crociera però - chissà perchè - la situazione meteo non è quasi mai la stessa: c'è sempre qualche nuvoletta a occidente o qualche cirro-strato in agguato così che moglie e figli obbligano l’ armatore-skipper (che tale diventa per 15 giorni all' anno) a lasciare gli ormeggi “solo se il tempo è bello e stabile”.
Poichè questa situazione non si verifica mai, allora il primo giorno la navigazione può anche avere inizio, ma procede per un buon 90 % del tempo a motore.
Se poi durante quei tanto agognati 15 giorni di ferie si leva una parvenza di brezza intorno ai 10 nodi, essa quasi sempre proviene o esattamente dalla poppa o quasi esattamente dalla prua (cfr. Doi Malingri).
Nel primo caso la navigazione procede a motore perchè non si cammina e perchè la randa non sta gonfia e il boma sbatacchia da dritta a sinistra dando fastidio a tutti; nel secondo caso nessuno ha voglia di mettersi a tirar bordi allungando un percorso di 30 miglia di una volta e mezza, così la navigazione procede ancora una volta a motore.
Appare quindi del tutto evidente che l’ unica condizione nella quale in crociera ci si può trovare "velisticamente impegnati" è quell' unica volta all' anno in cui ci si trova già in navigazione e il vento rinforza repentinamente (per la moglie sarà "improvvisamente") da qualche nodo a 30 nodi.
In questa situazione è opportuno distinguere due casi: quel che può succedere a bordo di una barca “sportiva” e quel che può succedere a bordo di una barca “tranquilla”.

LA BARCA DA REGATA CHE VIENE USATA IN CROCIERA
In genere essa appartiene a un armatore-skipper molto sportivo che, memore dei suoi trascorsi tra le boe, comincia a dare ordini e pretende che moglie, figli, amico e moglie dell’ amico si trasformino istantaneamente in un equipaggio esperto.
Gli ordini impartiti per ridurre la tela iniziano facendo uso di terminologia tecnica, ma subito si adattano a termini molto più casarecci tipo: “Tira quella corda rossa”.
E’ infatti impossibile con tale tipo di barca navigare con tutta la tela a riva sopra i 25 nodi di vento, perché l’ albero e l’ asse del timone si trovano ben presto sull’ orlo di una crisi di nervi : occorre ridurre la vela di prua e prendere una o due mani di terzaroli alla randa, a seconda dell’ andatura.
Ecco che, dopo una decina di minuti, con l’ equipaggio sudato e di malumore per i rimproveri lanciati a prua e a poppa, finalmente la barca acquista vita e si mette in assetto con una buona velocità.
Se la meta da raggiungere è posizionata seguendo una rotta sufficientemente larga rispetto alla direzione del vento, allora tutto procede bene e si naviga a vela.
Se invece occorre risalire il vento, dopo un’ altra decina di minuti di botte e di spruzzi in genere l’ equipaggio mostra segni di ammutinamento... Viene richiesto all’ armatore-skipper di ridurre ancora la superficie velica e di accendere il motore, oppure di cambiare la meta del viaggio.
In genere su tale tipo di barca il motore è sottodimensionato per risalire il vento a secco di vele, e pertanto viene messa in pratica l’ ultima proposta: si doveva andare a Caladiciccio e invece si andrà a Portodimagro, possibilmente a motore.

LA BARCA DA
CROCIERA CHE VIENE USATA IN CROCIERA
E' questa l' unità da diporto che appartiene all’ armatore-skipper abbastanza insicuro della propria esperienza, oppure che viene noleggiata dall’ equipaggio di amici tentati dall' emozione del charter (in un prossimo articolo definiremo molto bene le caratteristiche salienti di tale tipo di barca che, ahimè oggi viene venduta e acquistata per "barca a vela").
Essa potrebbe benissimo navigare con tutta la tela a riva anche con 25 nodi di vento, invece la prima cosa che viene fatta dall' equipaggio è di arrotolare il genoa, lasciando a riva tutta la randa.
Poichè la barca, invece di cominciare finalmente a correre con un po’ di disinvoltura, rallenta di colpo si decide di accendere il motore e di rientrare al porto più vicino.
Pur essendo uno scafo equilibrato, con tutta la randa a riva e senza tela a prua, il timone si indurisce: ecco che allora si decide di ammainare anche la randa.
Senza più pressione sull’ albero tutta la barca segue il movimento delle onde, come se fosse un turacciolo o un motoscafo che procede per la pesca alla traina, con la conseguenza che gli stomaci di bordo cominciano ad avere qualche serio problema.

LA DOMANDA SORGE SPONTANEA
A questo punto, viste le considerazioni più sopra espresse (e credetemi molto verosimili) viene da porsi il seguente interrogativo: "come mai i velisti durante quasi tutta la crociera navigano a motore?"
O meglio, detta in altri termini: "a che serve portarsi a spasso albero e chiglia?"
Queste sarebbero le domande che molti amici “motonauti” rivolgerebbero ai loro colleghi velisti se solo si trovassero una volta a navigare in pozzetto insieme a loro.
Invece,
sfrecciando dai loro mezzi in perenne planata, essi osservano le barche a vela sballonzolare quasi ferme e, piuttosto di deridere i velisti, li invidiano ritenendoli capaci di "navigare nel silenzio”…Errore!
Anche i velisti in crociera navigano col petulante sottofondo del rumore del motore, solo che a loro piace far durare tale supplizio per diverse ore in più, perchè per raggiungere gli stessi posti vanno molto molto più adagio dei motoscafi.
Ma qual' è allora la barca giusta per navigare a vela?
Ne riparleremo prossimamente.

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