ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
MARZO 2009

 Questa è freschissima....
... e ve la racconto per farvi capire come ci si sbagli facilmente quando si è troppo superficiali.
Sono reduce da una perizia eseguita per conto di un amico su di un Elan; la chiglia era ricoperta da croste di antifouling e curiosi rigonfiamenti ruvidi e rugginosi sparsi qui e là, inoltre sul fianco della lama di deriva era ben imbullonato uno zinco.
Il sottoscritto ha naturalmente sentenziato che si trattava di una chiglia in ghisa, ma il venditore asseriva trattarsi assolutamente di una fusione in piombo.
Ebbene, raschiando a fondo i vari strati di vernice è apparso un bel metallo lucente e tenero come solo il piombo non ossidato sa essere.
Il sottoscritto ci ha fatto una figura mediocre,
ma ben peggio l' ha fatta colui che è andato a fissare uno zinco su un bulbo in piombo !





Tra le bellissime foto scattate da Luciano Michielin durante il suo turistico peregrinare, vi propongo questa immagine delle coste della Bretagna; c
'è un motivo: dopo alcuni tentativi col mio vecchio e semplice programma di Editor sono riuscito a rendere pubblicabile un breve filmato che un mio vicino di casa mi ha inviato: si tratta di qualcosa di veramente notevole che vi propongo nel link che trovate alla fine dell' articolo di questo mese.
Per la verità il film era composto da più sequenze ma così il file era troppo pesante: ho pensato quindi di ridurlo un po', senza toglierne la spettacolarità.
Se siete curiosi andateci subito ma vi invito prima a leggere l' articolo di questo mese: il suo contenuto può essere nello stesso tempo dolce e tempestoso come l' Oceano Atlantico cui sia la foto che il filmato si riferiscono.


Una breve premessa all' articolo.

Mi ha scritto Matteo Venturi per chiedermi il preventivo per peritare una barca e alcuni consigli; Matteo, che possiede un bellissimo Sciuscià (piccolo cabinato dalle linee deliziose) così mi ha scritto:
“Ho letto con molto interesse un po’ degli articoli pubblicati sul suo sito (non tutti, perchè già così ho impegnato un po’ di serate e mia moglie non è stata molto contenta), e la vorrei ringraziare per il lavoro svolto e incitarla a continuare”.
Matteo conclude suggerendomi di trattare il seguente argomento: la barca è uomo o donna ?

Pur avendo già pensato a un argomento del genere, francamente mai mi era mai venuto in mente di andare incontro a simili inconvenienti….Quando scrivo non penso minimamente a seminare discordia tra mogli e mariti, ci mancherebbe, anzi me ne dispiace; del resto è bello ricevere incoraggiamenti a continuare e l’ argomento suggerito da Matteo (anche se forse non sarà “nauticamente utile” come uno schema elettrico di bordo) è comunque decisamente accattivante.
Anzi, ripensandoci, credo che l ‘articolo di questo mese potrebbe diventare nauticamente utile se lo si facesse leggere anche alle nostre compagne di vita (come l’ articolo di maggio 2007).

Confrontare i comportamenti che noi teniamo sulla nostra barca e sulla vita di bordo e riconoscerli in qualche situazione che di seguito andrò a descrivere può essere di aiuto, per navigare meglio, per vivere meglio o semplicemente per sorridere sulle nostre maldestre abitudini.

Una raccomandazione: poichè l' articolo è dedicato sia a voi che alle vostre compagne di vita (e di barca) vi invito a guardare prima voi le sequenze del film e poi, se lo ritenete opportuno, di farlo guardare anche a loro: mi dispiacerebbe molto avere una qualche responsabilità nell' eventuale rifiuto delle vostre compagne a navigare con voi....

Pongo alla vostra attenzione le seguenti riflessioni sul tema :
LA BARCA E’ MASCHIO O FEMMINA ?"

Innanzitutto è difficile per me trattare questo argomento perché sono un maschio.
Bisognerebbe che riuscissi a vedere la cosa dal punto di vista di un assessuato per riuscire a darne una interpretazione, senza dubbio emotiva, ma senz’ altro più oggettiva.
Poiché non ho però l’ intenzione né di subire operazioni chirurgiche né di fare cure ormonali, il mio punto di vista sarà forzatamente quelle di un maschio (e quindi ancora una volta purtroppo limitato).

Credo sia quasi impossibile trovare un armatore che parli male della propria barca, mentre è indubbiamente facile trovare un uomo che parli male della propria donna.
Ciò è un fatto per nulla normale in quanto porta con se’ una vena di contraddizione: un armatore infatti non può parlare male della propria barca principalmente perché così facendo farebbe la figura di uno che non se ne intende di barche; criticare il comportamento della propria barca e raccontarne in giro i difetti significa ammettere che si è comperata la barca sbagliata e ciò (chissà perché) viene interpretato da chi ascolta come la rassegnata denuncia della propria ignoranza in fatto di nautica.
Parlare male e lamentarsi delle donne invece avviene di frequente tra gli uomini: infatti (chissà perché) aver preso per moglie una donna sbagliata produce tra noi maschi non un senso di vergogna, quanto piuttosto il senso di trovarci vittime di uno stesso destino.
Insomma, siamo portati a deridere colui che si lamenta della propria barca e invece a compiangere colui che si lamenta della propria donna: contraddittorio, no?
Venendo comunque a tirare le somme alla fine di un tale ragionamento, si potrebbe affermare che la barca non è assolutamente equiparabile alle nostre compagne di vita e che quindi essa non può essere considerata donna.

Dal canto loro le mogli o le donne degli armatori (cioè le armatrici) (*) sono ampiamente dotate di una specie di interessata rassegnazione: esse infatti sono del tutto consce del fatto che i loro uomini vanno ricercando emozioni che in loro compagnia non riescono più a trovare, perciò tollerano che essi abbiano una amante di vetroresina e legno da andare a trovare e coccolare: dal loro punto di vista è senza dubbio meglio che il marito frequenti un’ amante di vetroresina piuttosto di una in carne ed ossa.
Quest’ ultima lapalissiana conclusione porta alla seguente conseguenza: le armatrici considerano la barca come una donna ma non ne sono gelose (anche per il fatto che la visita del marito alla barca rappresenta una buona occasione per sbarazzarsi di lui e restare finalmente un po’ tranquille).
In seguito a quanto detto si potrebbe quindi  affermare che la barca è donna (ma che non crea problemi di gelosia).

(*) Mi scuso per questa digressione asteriscata (è una cosa che odio perché fa perdere il filo del discorso), ma è necessaria una precisazione:
Le mogli degli armatori quasi sempre sono le armatrici, anzi talvolta sono proprio solo le mogli ad esserlo perché la barca al momento dell’ acquisto viene a loro “intestata” dal marito che, per non rischiare di rimetterci l' attività in caso di fallimento, è così in grado di dimostrare sia al fisco che a tutti gli altri contribuenti che egli è nullatenente.
Le donne degli armatori invece (di alcuni armatori) non sono mai le armatrici: in questi casi infatti trattasi di compagne di vita non già fatte di vetroresina ma di carne ed ossa che trovano molta più soddisfazione nel coprirsi le spalle d’ inverno con una pelliccia dono dell' armatore piuttosto che nel prendere il sole d’ estate sulla coperta della propria barca.

Tornando all’ argomento intrapreso, ci sono poi degli armatori che, pur essendo persone con sani appetiti sessuali (nel senso che li sentono come natura vorrebbe), tendenzialmente considerano la barca come un maschio: di essa infatti hanno una visione assolutamente razionale e oggettiva (caratteristiche queste ultime che le donne attribuiscono con compatimento a noi uomini).
Sono coloro che della barca vedono solo i particolari strutturali e impiantistici che naturalmente richiedono di essere tenuti in efficienza o che sono costantemente suscettibili di essere migliorati.
Su tali particolari essi trovano gradito discuterne e studiarci sopra, documentandosi in modo vario.
Ne trovano tutti i difetti (anche parlandone con gli amici), e li considerano essenziali per  “navigare tra i quattro pali dell’ ormeggio”.
La loro barca è un laboratorio galleggiante da tenere fermo senza farle assumere il ruolo di elargitrice (anzi, in questo caso, elargitore) di emozioni.
La barca è uno strumento, come può essere il tavolo da lavoro del magazzino di casa poggiato sul muro vicino alle biciclette, dove poter fare “bricolage” senza dover subire gli sfoghi della moglie; mi azzardo a dire che tale atteggiamento da parte di questi armatori risulta alquanto effeminato perchè considerano la barca non la loro amante ma il loro amante.
In questi casi quindi la barca è da considerarsi uomo.

Altri armatori invece, di carattere naturalmente portato verso la mitezza, vorrebbero poter considerare la barca come fonte di emozioni (e quindi - mi si consenta - la vorrebbero donna) ma invece devono forzatamente considerarla priva di identità sessuale e vivono la loro vita nautica con tutta l’ amarezza di un “amore impossibile”; il motivo di un tale comportamento è dettato principalmente dal carattere della moglie.
Succede a coloro infatti che, per il quieto vivere e per il fatto che anche la moglie vuole dimostrare che la barca è sua, sono costretti a considerare scafo coperta e accessori come un appendice della casa.
Non è possibile immaginare che la casa dove viviamo possa avere un sesso e così è per la barca; ne consegue che essa diventa il deposito marino di pattine, straccetti, sacchetti, secchi, catini, terrine, appendini, mollette, contenitori, flaconcini, spugnette, sottobicchieri, sottopentole, sottoscarpe, soprascarpe, e che si trasforma in un vero e proprio “territorio di provincia” sul quale l’ armatrice è in grado di dimostrare ancora una volta tutto il suo potere.
E’ quindi questo il caso della barca senza sesso.

Questa ultima tipologia di comportamento mi fa tornare alla mente l’ incontro con un "equipaggio singolare" avvenuto una decina di anni fa: vidi il contrario di ciò che i luoghi comuni portano normalmente a considerare.
In un marina Croato (tanto per cambiare) mi ormeggiai accanto a una bella barca a vela sui 16 metri comandata (e portata) da uno skipper donna; so che la cosa in se’ non fa notizia, ma ricordo che il resto dell’ equipaggio era rappresentato dal marito (che era preoccupato solo a bere e offrire della birra) e dai due figli intorno ai 5 -7 anni.
Di questi uno era sempre intento a pescare a bordo del gommone in perfetta autonomia e solitudine, l’ altro era abbarbicato alle braccia della mamma e pretendeva frignando di pattinare sulla coperta della barca (sì proprio pattinare, con i pattini a rotelle).
La donna era di pochissime parole (praticamente solo sorrisi), l’ uomo era un gran chiacchierone e ammetteva di non fare nulla a bordo che implicasse un qualche aiuto per la navigazione.
Assistetti a una vera e propria inversione dei ruoli, insomma.
Penso infatti che questo articolo potrebbe essere scritto da quella moglie-skipper e son certo che risulterebbe senz’ altro più completo e interessante.
Quell’ incontro così curioso mi insegnò una cosa: imparai da allora a conoscere e ad apprezzare l’ esistenza della Weiss-bier che fino ad allora non avevo mai assaggiato, limitandomi a bere le solite Dreher o Forst o Peroni che si trovano nelle pizzerie.
Concludendo potrebbe darsi che qualcuno tra voi lettori sia così paziente (e devoto) da voler conoscere la mia opinione personale in proposito, non già sulla birra quanto sul sesso della barca.
Ecco, non ho dubbi sul fatto che sia una cosa “nauticamente inutile”, ma ormai mi sono lanciato in questo argomento e pertanto vi prego di considerare l' articolo di questo mese come un intermezzo un po' "mondano" e le righe che seguono come un semplice momento di sfogo personale.

Non ho dubbi nel considerare la barca una donna.
Questo perché per tutta la vita ho cercato in una esponente del sesso femminile una donna sincera, che vivesse con me una storia di amore reciproco infinito e che in nome di questo meraviglioso sentimento volasse sulla vita e ponesse in secondo piano tutto il resto: figli, spesa, bollettini, saldi, occasioni, auto, vacanze.
Invece le donne che ho incontrato nella mia vita, soprattutto quelle di cui mi sono innamorato, hanno dimostrato un amore che comunque faceva sempre i patti con il tornaconto, con le non-verità (come le donne amano definire le loro bugie) e con le situazioni concrete della quotidianità.
Un "amore pratico" è cosa in se' ammirevole se considerato con le leggi imposte dal tran tran giornaliero, ma diventa molto arido se considerato con gli slanci passionali di una persona sensibile, come ritengo di essere.
Da questa amarezza profonda che esiste dentro di me nasce il desiderio di “incarnare” nella barca quella donna cui tributare l’ Amore ideale e grande, privo di falsità e di interessi.

Così, in questa mia forma di “latente pazzia” considero la barca la mia amante, bellissima nelle sue forme, calda nella sua accoglienza e sincera nel suo silenzio. 

Al mese prossimo e, prima di cliccare il link seguente, indossate la cerata....

Vita da fari....

TORNA A ARTICOLI E CHIACCHIERE