UNA STORIELLA VERA SUGLI ANCORAGGI,
CON UNA CONCLUSIONE SUI PARCHI
NATURALI ASSAI POCO EDIFICANTE.....
Sei anni fa
(nel settembre, ottobre, novembre e dicembre 2007) dedicai una serie di articoli
all’ ancoraggio, arte nautica sopraffina che nessuno di noi conosce veramente a
fondo per il semplice fatto che il mare e il vento sembrano dare sfogo a tutto
il loro entusiasmo non appena le nostre compagne ci chiedono : “perchè stanotte
non diamo fondo in una bella baia ?”
Al che tu
ce la metti tutta a consultare il meteo e a trarne le doverose precauzioni,
tanto sai già che nel cuor della notte il vento cambia, la barca gira, la
catena va in tensione e il suo “to-tlok” ti sveglia e poi non dormi più fino
all’ alba.
Se tutto va
bene.
Se invece tutto
va meno bene, allora al buio ti trovi a girare in mutande per la coperta (quella della barca, non quella della cuccetta), con
la sola giacca della cerata che si attacca al sudore delle pelle, correndo tra
il verricello e i comandi del motore in cerca di un altro angolo della baia dove
rituffare la dannata ancora che si è messa di punto in bianco a fare l’
imitazione dell’ aratro.
Oggi torno
sopra a questo disperante argomento, unicamente per raccontare un fatterello istruttivo
di cui sono stato testimone lo scorso mese di luglio 2012.
Uvala Soline, chiamata in italiano Valle Cacoia, è una baia piuttosto ampia che si trova immediatamente a SE di Pula; fa parte di un insieme di baie racchiuse dalla penisola di Verudela molto conosciute per le svariate possibilità di ormeggio che offrono, per il Marina di Veruda, quello di Bunarina e anche per la loro vicinanza al Kvarner.
Non conosco
fondo così buon tenitore come quello di Uvala Soline.
Ho dato
fondo più volte e con barche diverse, sia con
Il fondo,
come dice il nome italiano, non è di cacca ma è di fango, né troppo molle né
troppo duro, dotato di ottima coesione e il cui unico difetto è quello di
impiastricciare per bene catena e ancora (e quindi anche la coperta di prua)
quando si salpa.
Orbene, me
ne stavo in pace con mia moglie lo scorso mese di luglio (su
Ho sempre stimato
molto la perizia nautica dei diportisti triestini e infatti mi sono molto
meravigliato di quel che successe dopo.
Il “lui” al
timone fece un primo tentativo di dare fondo ordinando alla “lei” al verricello
di tuffare l’ ancora (una CQR).
L’ ordine
non venne capito dalla lei e quindi l’ equipaggio fu costretto a rifare la
manovra.
Stavolta la
“lei” liberò il verricello e l’ ancora andò giù.
La cosa si
ripetè tale e quale una seconda volta.
Al che il
“lui” pensò di invertire i ruoli: lui al verricello e lei al timone.
La cosa si
ripetè ancora, seguita però stavolta da uno scatto di nervi del “lui” perché la
barca non arretrava in linea con il vento; quindi una tenorile voce triestina
inondò la baia con “meti la barra a dritta e dà retro, la barra a dritta e dà
retro”.
Nulla da
fare.
La manovra
si ripetè in modo più avvilente una quarta volta.
Dato che lo
spettacolo era alquanto monotono (e anche perchè non mi piaceva e non mi piace
stare a spiare gli insuccessi altrui) pensai di andarmene sottocoperta a
guardare se avevo staccato il frigo per la notte, mentre mia moglie stava
preparando qualcosa in cucina.
Tornato su poco
dopo scoprii che la situazione era cambiata: a bordo della barca triestina era
salito un tizio straniero (tedesco ?) che, standosene al timone, impartiva
ordini in inglese al “lui” ancora dedito alla manovra del verricello mentre
la “lei” assisteva a braccia incrociate alle
nuove manovre.
Era evidente
che il tedesco, osservando la scena dalla sua barca, non riteneva possibile che
con una CQR in Uvala Soline si potesse arare (e anch’ io ero e sono della
stessa opinione), così pensò bene di dare una mano portando tutta la sua
esperienza alla coppia triestina in difficoltà.
Così
composto l’ equipaggio compì altri quattro tentativi, ma sempre inutilmente, mentre
la “lei” ormai disperava di poter fermare quella barca per preparare la cena.
Restava
alla coppia triestina l’ alternativa di andare ad uno dei due marina, distanti
nemmeno mezzo miglio, per trovare un corpo morto e un pontile sicuro, ma il
tedesco ebbe la grande idea di sfruttare un gavitello nei paraggi (evidentemente
privato) cui far legare la barca.
La proposta
fu accettata dal “lui” così il Gran Soleil si
fermò, il tedesco se ne tornò da
dove era venuto sul suo gommoncino e la coppia finalmente
preparò la cena, senza dover pagare il dazio di un ormeggio in
banchina.
Ora tutto
ciò sembrerà inverosimile e senz’ altro chi abbia seguito la storiella si
chiederà come mai quella CQR non abbia fatto mai presa dopo quella
interminabile (e internazionale) serie di tentativi, ma ho dimenticato di
citare una frase che i due (il tedesco e il triestino) si sono detti durante l’
ultimo tentativo: frase peraltro determinante per l’ uscita di scena del
teutonico aiutante.
Chiese il
tedesco al triestino (in inglese): “Quanti metri di catena hai ?”
Rispose il
triestino al tedesco (in inglese) “Quattordici !”
In quel
preciso istante cadde il mio occhio sullo scandaglio della mia barca che con i
suoi caratteri digitali (e con linguaggio assolutamente internazionale) decretava:
“Qui sotto ci sono
Allora mi
chiesi come faceva il triestino a pretendere che con
Povera CQR,
la colpa non era certo sua: abituata e progettata, come tutte le ancore, a
lavorare col fuso parallelo al fondo si trovava quella sera a dover “prendere”
in posizione pressoché verticale.
E magari,
tornato nella sua bella Trieste, il “lui” avrà esposto a tutti gli amici di
banchina (e a chi gli ha venduto
Bah, tanto
vale affidare il proprio conto in banca alla segreteria di un partito politico
!
Si tratta dello strapiombo dell’ isola Mana, ritratto la mattina del 10
luglio 2012 alle ore 10.05 adornato da …..Mah,
giudicate un po’ voi !
Piuttosto
mi chiedo: se io mettessi un bandierone con la mia effige sulla parete nord
della Cima Grande di Lavaredo, oppure sul terzo ordine di archi del Colosseo,
cosa succederebbe ?
Probabilmente
nulla, perché nessuno mi conosce.
Ma se invece
lo facesse un uomo politico, o un militare, o un militarpolitico, o un
politicomilitar, o un para-nazi-popolar-fasci-irredent-bolscevi-general-ista ?
Mmmm,
povera Croazia !
Se mi fai
pagare il biglietto per accedere alle meraviglie naturali di un tuo parco
nazionale, lasciami l’ illusione di respirare un po’ di aria tersa e non il
puzzo di una qualsiasi forma di crazìa.
Lascia che
i miei occhi esplorino le creste bianche che si arricciano sul tuo mare
azzurro, le rocce grigie che giocano con i tuoi mirti e oleandri.
Lascia che
alle mie orecchie giungano solo il ritmico fragore degli spruzzi sulle tue
pietre di giorno e i belati solitari delle capre sui tuoi sentieri di notte.
Lascia che
per qualche giorno le mie ferie mi facciano dimenticare le fasulle libertà dei
regimi cosiddetti democratici, ispirati e asserviti unicamente al dominio
finanziario di pochi e dediti solo alla spremuta del sudore della brava gente, e
lascia che la fragranza delle mie briciole di libertà che cerco sulla mia barca
non si inquini e entri dentro di me e resti con chi è con me.
Lascia
questi ricordi in me, perché per questo vengo a trovarti !