POCAHONTAS ?
Mi giungono infatti sempre più spesso lettere di
apprezzamento per quel che scrivo, ma più per l' aspetto
morale che per quello tecnico.
Come ingegnere credo di essere un fallimento, ma come uomo spero di essere perdonato.
L’
anno scorso in questo periodo ho ricevuto una mail di apprezzamento, firmata da
Dario, che ho pubblicato nel mese di marzo 2015....giusto un anno fa.
A
questa Dario ne ha fatte seguire altre, commentando ciò che ho scritto negli
anni man mano che procedeva la sua lettura degli articoli.
Mi
ha particolarmente colpito una idea che Dario ha citato raccontando di un
temporale preso in navigazione: poiché grandinava ha pensato bene di mettersi
una pentola in testa.
L’ immagine di Dario (che io non ho mai visto né conosciuto di persona) che se
ne sta nel pozzetto della sua barca con il finimondo che scende dal cielo e la
casseruola ben piantata in testa mi ha fatto sorridere.
Mi
ha fatto pensare a un ulteriore modo di fare uso delle attrezzature di cucina e
dell’arte di ”sapersi arrangiare” che tanto il resto del mondo invidia (o
invidiava) a noi, figli dell’ italico suolo.
Poi
mi ha fatto pensare anche ad un’altra faccenda.
Avere
a che fare con le avversità e soprattutto fare uso di oggetti comuni per
fronteggiarle sono sinonimo di semplicità di vita e di assenza di fretta.
Questi
sono temi fondamentali per la navigazione da diporto.
Qualcuno
potrebbe insinuare che il lento scorrere delle ore è proprio di qualsiasi forma
di ferie e di riposo, ma non è del tutto vero.
Finché
si passano le ferie in terra, in alberghi, negli agri-turismo, in motel, nei
campeggi, sempre comunque si ha a che fare con l’ orologio: sia perché alla tal
ora viene servito il pasto o la colazione o sia perché alla tal ora è aperto il
museo, il tarlo dell’ orario comunque si insinua a riempire la giornata e,
talvolta, a rovinarla: “Dài sbrigati che c’è coda!”, “Muoviti che parte la
corriera!”, “La colazione la finirai dopo, forza che gli altri son già tutti
pronti!” e via così…
In
mare non è così.
Quando
si naviga gli appuntamenti non esistono o, se si prendono, devono avere
l’approssimazione di un giorno: “Allora ci vediamo a cena a Porto San
Crisostomo, va bene?”,
“Sì,
ma il 14 o il 15 o il 16; non so, vedremo! Ci sentiamo, eh?”
Nulla
è pienamente programmabile per mare e credo che proprio in questo risieda il
suo fascino: nel fatto cioè che diventa palese la nostra impotenza di uomini.
La
faccenda somiglia molto al modo di vivere dei Pellerossa d’ America, un modello
di vita tutto costruito sul rispetto degli equilibri della natura, a cominciare
dalla caccia limitata solo al fabbisogno per poter sopravvivere, alla pratica
del nomadismo quindi senza costruire strutture o infrastrutture, alla
religiosità ispirata agli astri senza bisogno di chiese.
Tutta
una serie di generazioni che vive e passa praticamente senza lasciare
traccia…come fanno gli animali.
Noi
invece costruiamo e trasformiamo continuamente: certo, tra tante schifezze
costruiamo anche le Piramidi, il Colosseo, le Cattedrali e poi li riempiamo di
opere d’ arte favolose, ma insieme riempiamo l’aria, la terra e l’acqua di
autentici veleni e quindi poi ci rompiamo la testa per combattere le
contraddizioni che abbiamo creato e che invece di renderci la vita più facile e
confortevole ce la complicano in modo terribile.
La
vita in barca dovrebbe farci pensare ai Pellerossa: ancor prima di mollare gli
ormeggi dovremmo pensare al respiro della natura, al ricercare una vita
improntata alla semplicità e al rispetto per il creato.
L’Energia
(o L’ Amore) ha dato un primo impulso all’ universo e da allora questo ripulsa
in continuazione scambiando in frazioni infinitesime di tempo energia
travestita da masse e onde e uccidendo e facendo resuscitare continuamente
materia e antimateria, campi e spirito, in un divenire che ha del miracoloso.
DIGRESSIONE
Ehm,
scusate questa intrusione, ma occorrono più righe per esprimere certi concetti…
Quando
la fisica ha cominciato ad interessarsi a ciò che i nostri sensi fanno molta
fatica a percepire (o non percepiscono per nulla) si è trovata ovviamente a
dover fronteggiare delle contraddizioni: il fatto che alcune particelle
(quanti) si comportassero come corpuscoli o come onde ha fatto spaccare la
testa a molti ricercatori, finché non si é scoperto che le particelle che
compongono il tutto non sono né corpuscoli, né onde, ma ancora una volta
energia che si camuffa nelle une o nelle altre a seconda dei momenti.
E
di momenti si tratta, o meglio istanti, perché questa abitudine dell’ energia
di trasformarsi continuamente e di evolvere senza mai stancarsi è una delle
fondamentali leggi della Natura.
Ma
questo non avviene solo nella materia con gli urti e i decadimenti tra pioni ed
elettroni (questi sono fatti che accadono continuamente ma delle quali noi non
abbiamo alcuna percezione diretta), bensì accadono anche nella nostra natura di
persone.
Noi
siamo in vita per evolvere continuamente, per cambiare, per adattarci, per
metterci in discussione, per scambiare energia con le altre persone, per
comprenderci, per scontrarci, per amarci.
Quale
altro scopo avremmo sennò in questo mondo ?
La
fisica più moderna ci sta offrendo un panorama scientifico di un universo che
già conoscevamo, soprattutto col contributo delle filosofie e delle religioni
orientali: è l’ universo fuori di noi che è lo stesso che esiste dentro di noi.
E’
il mondo che percepiamo con i sensi ed è anche la nostra spiritualità
interiore.
Dall’
interazione di infinite micro quantità di energia nascono gli astri, gli
oggetti e gli esseri (umani e non), dall’ interazione di infinite micro
quantità di energia nascono i pensieri, le emozioni, i sentimenti.
Così
se al concetto fisico di massa colleghiamo le nostre azioni (che sono soggette
al mondo dei nostri sensi) e a quello di velocità della luce i nostri sentimenti
(che appartengono alla sfera spirituale e non hanno confini, né posizione, né
temporalità), il risultato è che il concetto metafisico dell’ energia diventa
l’ amore.
E = m x c2
A = az x s2 cioè
Amore = azioni x sentimenti2
Cioè
per amare non basta provare sentimento, occorre l’ azione: è inutile provare
compassione per un povero se non gli si dona qualcosa, è inutile essere
innamorati di una persona se non si è corrisposti con un dono reciproco.
La
velocità della luce non serve a nulla se non è associata alla massa.
Il
sentimento non serve a nulla se non è associato all’ azione.
Solo
se si attuano entrambi si ottiene Energia o Amore.
Solo
se una massa si muove velocemente crea energia.
Solo
se un sentimento è combinato con un atto di affetto crea amore.
Ecco, questo volevo dire un po' più su...
FINE
DELLA DIGRESSIONE
A
tutto ciò noi apparteniamo e dobbiamo sentire di farne parte senza minimamente
pretendere di sovvertire alcunché.
In
questo il mare ci aiuta tantissimo, semplicemente perché è di gran lunga più
forte di noi.
Abbiamo
bisogno infatti di una lezione quotidiana di umiltà, perché la nostra vita di
tutti i giorni è pervasa di individualismo sfrenato che ci fa vedere come
importante ciò che agli occhi del creato è pressoché nulla: la nostra stessa
vita è infatti pressoché un nulla, figuriamoci che valore possa avere di fronte
al divenire dell’universo uno stipendio, una malattia, un tamponamento, un
furto, un divorzio, un motore che scalda, un GPS che non funziona!
Tutte
cose piccolissime cui noi a volte attribuiamo una importanza tale da rovinarci
la vita.
Ed
è veramente preoccupante questa forma schizofrenica di egocentrismo smisurato che
per moltissime persone (oggigiorno in particolar modo donne) porta a sfociare nella
cosiddetta depressione: “tutto capita solo a me perché IO sono il centro
dell’universo”.
Invece
il centro dell’universo non esiste fisicamente, mentre esiste metafisicamente:
è l’Amore.
E’
“ciò che tutto move”, che decreta per ogni attimo “la vita e la morte di tutto”,
o meglio dovrei dire “la resurrezione di tutto”.
Ciascuno
di noi può essere questo Amore?
No
di certo.
Ebbene,
questo il mare ci aiuta a comprendere.
Quando
guardiamo l’onda di prua della nostra barca, in ogni sua goccia riconosciamo la
nostra vita che si avvicina e si allontana dalle vite degli altri, che si
aggroviglia ad esse per qualche istante e poi le perde per aggrovigliarsi ad
altre; ed ogni insieme di gocce crea un’onda diversa, ed ogni insieme di onde
crea un mare diverso che diviene continuamente creando e distruggendo gocce e
gocce.
A
noi potrà sembrare una rivoluzione, invece è un perfetto equilibrio.
Persino
una tempesta che strapazza noi e la nostra barca è il divenire di un equilibrio
il cui scopo è quello di riportare armonia tra pressioni, temperature e
umidità.
Allora
in questo perfetto equilibrio che cosa pretendiamo di fare noi accampando i
nostri diritti di uomini e donne?
Quando
abbiamo riempito la barca di provviste di ogni tipo e di confezioni di plastica
di tutti i colori, quando abbiamo riempito i gavoni di capi di abbigliamento
più o meno sintetici e performanti, quando abbiamo riempito il carteggio e la
plancia di strumenti elettronici che dialogano con i satelliti e tra loro,
quando con altri strumenti ci sentiamo collegati col mondo premendo un tasto,
che cosa pensiamo di aver fatto di buono?
Basterà
aspettare, come sa fare molto bene il mare, e ci troveremo prima o dopo a dover
metterci comunque una casseruola in testa per ripararci dalla grandine.
Certo
molti tra voi potranno non essere d’accordo:
“Vuoi
mettere? Poter guardare dall’ altro l’andamento delle perturbazioni standosene
seduti in cuccetta? Che comodità!”
“Vuoi
mettere? Indossare una giacca leggera che non mi fa sudare ma che non fa
passare nulla? Che comodità!”
“Vuoi
mettere? Gustare crostini e caviale in pozzetto mentre i ragazzi fanno il bagno
in baia? Che comodità!”
Già,
che comodità, ma che scempio naturalistico per arrivarci !
Circa
50 anni di massiccio scarico di sostanze inquinanti in ogni dove, perché il
divenire di cui sopra le sposta come e dove vuole, che alla fine dei conti è lo
stesso luogo dove viviamo noi.
Un
po’ come produrre rifiuti e tenerli in casa.
E’
intelligente?
Mah!
Non
mi resta che una soluzione: andare contro ciò che la politica e il mondo della
finanza (che negli ultimi 50 anni sono stati la stessa cosa) mi hanno detto di
fare: invece di correre devo rallentare !
Devo
pensare diverso.
Non
devo più preoccuparmi di produrre e vendere automobili e macchine fotografiche,
ma di tornare a coltivare la terra come si faceva prima che la chimica la
avvelenasse.
Devo
seguire meno la pubblicità e seguire di più ciò che mi invita a fare
Pocahontas.
Un
esempio evidente è quello degli spot pubblicitari delle automobili o quello dei
commenti degli addetti al marketing nei saloni nautici.
Le
frasi e le immagini delle pubblicità degli autoveicoli e delle barche ai saloni
nautici sono una magnifica espressione di ciò che non mi sento proprio di seguire.
“Conosci
te stesso ! Affronta ogni sfida come se oggi fosse domani ! Domina la strada !
Un piacere infinito perché ogni strada è una sfida! Un progresso tecnologico
senza confini, su ogni terreno ! Ogni via, ogni sentiero tende al futuro e il
futuro è il tuo mondo ! Tu sei il domani, perché il domani è oggi !”
Oppure:
“La
grande luminosità della dinette contrasta con la piacevole armonia dei divani,
dove l’armatore può trovare tutto il relax dopo la navigazione; i grandi spazi
interni vengono ancor più enfatizzati dalle chiare sfumature minimaliste degli
arredi, dove le guarnizioni in carbonio esaltano il contrasto hight-tech con i
materiali più tradizionali.”
Oppure:
“L’
orologio “Challenger” accetta qualsiasi sfida: non va portato solo in regata,
lo puoi portare al polso anche in via Monte Napoleone”.
Io
non so che farmene di queste parole, perché dietro c’è solo nebbia.
Pensare
diverso non significa rinunciare alle parole, ma semplicemente dare a loro la
giusta collocazione e il giusto valore.
Perché
seguendo “le parole di nebbia” subentra poi anche una vera e propria patologia
latente, della quale mi occuperò il mese prossimo e che mi piace definire come
una vera e propria “ansia da prestazione”.