Ciao
Marco,
mi
permetto di darti del tu e mi presento: mi chiamo Alberto, ho 40 anni e vivo a
Verona.
Non
ho ancora capito cosa abbia fatto scattare la molla, ma da un paio di mesi -
contro ogni pensiero razionale e senza alcun preavviso - mi ha preso la passione
della vela.
Ho
cominciato facendo qualche uscita con una deriva sul Garda, ho letto dei
manuali e dei libri sulla navigazione a vela, mi sono iscritto al corso per
prendere la patente nautica (inizierò la settimana prossima) e infine ho
cominciato a cercare approfondimenti su internet.
“Navigando”
in questo modo sono incappato nella sezione Articoli e Chiacchiere del tuo
sito, ed è qui che finalmente arrivo al punto della mail: ho letto una ventina
dei tuoi articoli e volevo farti sapere che, oltre allo stile estremamente
piacevole da leggere, i contenuti che pubblichi ogni mese sono proprio quello
che stavo cercando!
Perché
devi sapere che, oltre all’entusiasmo per questo nuovo mondo in cui sto
entrando, sono anche terrorizzato dall’idea di essermi imbarcato (scusa il
gioco di parole) in una cosa più grande di me e magari anche potenzialmente
pericolosa.
So
che la natura non fa sconti e non perdona chi l’affronta impreparato e dato che
la mia esperienza in barca è nulla, che fino ad ora ho navigato solo su
traghetti e canotti per bambini, che non ho parenti navigatori e non conosco
nessuno che abbia una barca, partecipare alle tue avventure e leggere i tuoi
consigli/riflessioni, mi sta dando quel punto di vista che mi mancava e che so
di non poter ricavare dai libri di nautica.
Sto
parlando ovviamente di quell’insegnamento pratico che si acquisisce “respirando
la stessa aria” di chi in mare c’è stato e sa come funziona.
Il
mio obiettivo è quello di riuscire a veleggiare in mare aperto in maniera consapevole
e responsabile ed è per questo che ti chiedo un consiglio: qual è il modo
migliore per imparare e per fare esperienza? Immagino che la risposta più ovvia
sia quella che mi sono già dato da solo: “navigare! navigare! navigare!”, ma
quello che ti chiedo è se, secondo te, esiste un percorso migliore di un altro.
Dovrei concentrarmi sulle derive al lago per padroneggiare le basi della vela?
Dovrei noleggiare una barca con uno skipper per “rubare” i suoi segreti e la
sua tecnica? Dovrei continuare a frequentare una scuola di vela? Dovrei ….?
La
domanda probabilmente ti apparirà estremamente ingenua, ma ti sarò molto grato
se avrai il tempo e la voglia di darmi qualche suggerimento.
Ti
ringrazio moltissimo per aver voluto condividere le tue esperienze online.
Ciao.
Buona serata. Alberto Locatelli
Ho
pubblicato la lettera di Alberto perché è rappresentativa di altre lettere che
ricevo e che sostanzialmente chiedono la stessa cosa: “Navigare è il sogno
della mia vita, ma ancora non mi sento pronto per farlo. Che mi consigli?”
La
risposta, come già dice Alberto, è ovvia: per acquisire sicurezza nella
navigazione bisogna navigare…ma “come” e “quando” farlo, invece, non è per
nulla ovvio.
In
proposito vi confesserò un fatto: io ho 62 anni ed ho cominciato a navigare in
mare da quando ne avevo 10; quindi per differenza navigo da 52 anni.
Per
i primi 10 anni ho navigato per qualche decina di miglia/anno, che poi invece sono
diventate qualche centinaio/anno negli anni successivi.
Una
discreta esperienza se paragonata a quella di un neofita.
Una
misera esperienza se paragonata a quella di un professionista.
Al
di là dei confronti però, ancor oggi una sottile inquietudine mi prende ogni
volta che mollo gli ormeggi con la mia barca: anche mentre lo scafo sta lentamente
muovendosi ancora tra i pali della darsena il mio pensiero va a tutto quello
che in quel momento può rompersi e a tutto ciò che potrei fare di conseguenza.
Se
adesso che sono arrivato alla curva del canale e il motore si spegne, che posso
fare?
Se
adesso che sono appena fuori dai moli e per agganciare il grillo alla penna
della randa cado in acqua, che posso fare?
Se
adesso Elisa vuole raggiungere il fratello a prua e si spezza un alluce sulla
rotaia della scotta del genoa, che posso fare?
Se
adesso che c’è un po’ di maretta al giardinetto Piero soffre il mal di mare,
che posso fare?
Se
adesso che il vento è girato di 30° e non posso più mantenere la rotta per
Vattelapesca, che posso fare?
Se
adesso improvvisamente le strutture della mia vecchia barca cedessero di
schianto e mi ritrovassi senza chiglia e con un enorme foro in sentina, che
posso fare?
Ecco,
queste (ed altre) sono le domande che mi assillano continuamente quando navigo,
soprattutto se non sono solo a bordo.
Perché
essere in compagnia significa avere responsabilità.
Ora
si capisce bene che per me il navigare è sì un piacere, ma è anche fonte di continua
preoccupazione.
Un
modo per godermi di più la navigazione è trovare una risposta a tutte quelle
domande che ho posto, risposta naturalmente che deve essere formulata prima
che si presenti l’ eventuale incidente.
(A
titolo di esempio devo obbligare Elisa a camminare in coperta con le scarpe
indossate, o devo istruire qualcuno a come governare la barca se io cado in
acqua).
La
casistica quindi delle domande e delle risposte è pressoché infinita, perché
dipende dalla barca, da quali tipi di coste ci sono nei paraggi, da quante
persone compongono l’ equipaggio, dalle condizioni meteo, dall’ esperienza di
ciascuno….
Paradossalmente
più si acquista esperienza nel navigare più ci si preoccupa, perché si sono
vissute situazioni che allorquando si era digiuni di esperienze non si
immaginava neppure lontanamente potessero verificarsi.
La
spensieratezza infatti è figlia dell’ inesperienza.
Certo
quello che ho appena scritto non è incoraggiante, me ne rendo conto: non è
invitante trattare questo argomento come l’ ho posto io: un neofita va
incoraggiato.
Stando
con i piedi per terra mi sento di dire che i corsi per il conseguimento della
patente nautica (tutti) non rappresentano che una briciola di un bel filone di
pane.
Dal
punto di vista del “sapere” magari offrono molto ma, come accade in qualsiasi
attività nella vita, ciò che conta sempre non è il “sapere”, ma il “saper
fare”.
Saper
fare significa muovere i muscoli per realizzare ciò che si è pensato, cioè
passare all’ azione, essendo certi che quella sia la soluzione migliore in quel
momento.
Non
è sempre così semplice.
Per
ordinare a una persona di salire sull’ albero devo prima averlo fatto io, solo così
sarò conscio di cosa si tratta e a cosa va incontro quella persona…non è solo
l’ arrampicarsi col disagio delle oscillazioni, è anche il fatto di lavorare
con le braccia in alto, consapevole che non deve sfuggire nulla alle tue dita e
magari anche col sole negli occhi…
(Rivolto
ai politici: prima di legiferare sull’ età pensionabile per i muratori bisogna
aver demolito e costruito muri per anni, solo così si sarà consci di cosa
significhi….)
Che
fare allora per riuscire a “mettere in pratica il saper fare” ?
Intanto
bisognerebbe non pretendere il “tutto subito” cioè - per esempio - prendere
parte a una crociera di un fine-settimana noleggiando barca e skipper e subito
dopo comperarsi un 14 metri.
Pe
quanto la barca noleggiata sia una buona barca e quello skipper sia un bravo
skipper, in un fine-settimana le situazioni non possono essere così variabili
da permettere di fare grandi esperienze e quindi al timone di un 14 metri sarà
impossibile sentirsi sicuri, patente o non patente.
Molto
di più sa offrire la navigazione su una deriva, dove gli spostamenti dei pesi,
l’ equilibro al timone, la velocità delle decisioni da prendere, l’ ambiente
particolarmente esposto al moto ondoso fanno sì che l’ esperienza cresca in
fretta.
Ma
anche questa è comunque una esperienza limitata, perché dura qualche ora, con
condizioni meteo difficilmente variabili e senza le difficoltà e gli imprevisti
degli ancoraggi, degli ormeggi e della navigazione notturna.
Molto
meglio sarebbe avere a disposizione un amico già dotato di barca che sia
disponibile a portarvi a bordo per più fine-settimana (in genere chi possiede
una barca da un po’ si lamenta di non avere più nessuno che navighi con lui); e
nel caso quell’ amico non fosse un bravo insegnate non importa, probabilmente i
guai arriveranno più facilmente e saranno occasione di confronto su “come
risolverli” o su come “sarebbe stato meglio fare” per risolverli.
Se però quell’ amico non c’è o non è così disponibile francamente vedo solo altre tre possibilità:
POSSIBILITA’
1 - comperarsi una barca piccola (6-7 metri) e quindi effettuare brevi
navigazioni giornaliere mettendo in pratica la tattica che anche io ho adottato
in tutti questi anni.
Dopo
qualche anno cambiare barca prendendone una un metro più lunga e allungando così
sia le navigazioni che di conseguenza le esperienze.
E’
un metodo che praticamente dura tutta una vita, che impegna molto, ma che alla
fine risulta essere anche molto saggio.
E’
il metodo che la maggior parte degli appassionati adotta.
POSSIBILITA’
2 - trovare uno skipper che abbia già fatto esperienze, che sia anche un armatore,
che sia disposto a tenere un “corso di perfezionamento”: una specie di
crociera-corso finalizzata a condensare il più possibile esperienze in un breve
periodo di tempo.
L’
aggettivo “perfezionamento” è esagerato perché comunque tutti, ma proprio
tutti, abbiamo sempre da imparare e in mare l’ apprendimento non finisce mai; sarebbe
più opportuno quindi chiamarlo “corso integrativo alla patente nautica”.
Navigare
in compagnia analizzando e discutendo sulle decisioni da prendere ed
eseguendole di conseguenza, giorno dopo giorno.
Io
sto pensando a propormi per questo… un po’ di esperienza ce l’ho, la barca ce
l’ho, la capacità di insegnare ce l’ho, l’ età purtroppo (perché quella giusta sarebbe
già passata) anche.
Potrebbe
trattarsi di una corso di una settimana o - per i più occupati - di 3 giorni,
tipo venerdì-sabato-domenica da ripetersi.
Mi
piacerebbe sentire le vostre reazioni di lettori in proposito: se mi
arrivassero delle adesioni potremmo organizzare la cosa.
P.S.
Avevo annunciato tre possibilità ma ne ho esplicitate solo due….La terza è
quella suggerita da mio cugino Chicco frocierista:
POSSIBILITA’
3 - giocare al super enalotto, vincere qualche milione di Euro, comprarsi un
100 piedi a motore (navetta) con equipaggio (comandante, marinai, cuoca,
camerieri) e godersi il giro del mondo senza tante preoccupazioni !
Questa foto mi è particolarmente cara: a bordo di Siddharta, seduto e sfinito, c'è il mio amico Daniele
vittima di un tumore al pancreas che se lo sarebbe portato via un mese dopo....
Eppure quella sera gioiva perchè gli pareva di essere rinato !
Queste sono le soddisfazioni che contano nella mia vita.