ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
MARZO 2018



PERFEZIONAMENTI

Ciao Marco,
mi permetto di darti del tu e mi presento: mi chiamo Alberto, ho 40 anni e vivo a Verona.
Non ho ancora capito cosa abbia fatto scattare la molla, ma da un paio di mesi - contro ogni pensiero razionale e senza alcun preavviso - mi ha preso la passione della vela.
Ho cominciato facendo qualche uscita con una deriva sul Garda, ho letto dei manuali e dei libri sulla navigazione a vela, mi sono iscritto al corso per prendere la patente nautica (inizierò la settimana prossima) e infine ho cominciato a cercare approfondimenti su internet.
“Navigando” in questo modo sono incappato nella sezione Articoli e Chiacchiere del tuo sito, ed è qui che finalmente arrivo al punto della mail: ho letto una ventina dei tuoi articoli e volevo farti sapere che, oltre allo stile estremamente piacevole da leggere, i contenuti che pubblichi ogni mese sono proprio quello che stavo cercando! 
Perché devi sapere che, oltre all’entusiasmo per questo nuovo mondo in cui sto entrando, sono anche terrorizzato dall’idea di essermi imbarcato (scusa il gioco di parole) in una cosa più grande di me e magari anche potenzialmente pericolosa. 
So che la natura non fa sconti e non perdona chi l’affronta impreparato e dato che la mia esperienza in barca è nulla, che fino ad ora ho navigato solo su traghetti e canotti per bambini, che non ho parenti navigatori e non conosco nessuno che abbia una barca, partecipare alle tue avventure e leggere i tuoi consigli/riflessioni, mi sta dando quel punto di vista che mi mancava e che so di non poter ricavare dai libri di nautica.
Sto parlando ovviamente di quell’insegnamento pratico che si acquisisce “respirando la stessa aria” di chi in mare c’è stato e sa come funziona.
Il mio obiettivo è quello di riuscire a veleggiare in mare aperto in maniera consapevole e responsabile ed è per questo che ti chiedo un consiglio: qual è il modo migliore per imparare e per fare esperienza? Immagino che la risposta più ovvia sia quella che mi sono già dato da solo: “navigare! navigare! navigare!”, ma quello che ti chiedo è se, secondo te, esiste un percorso migliore di un altro. Dovrei concentrarmi sulle derive al lago per padroneggiare le basi della vela? Dovrei noleggiare una barca con uno skipper per “rubare” i suoi segreti e la sua tecnica? Dovrei continuare a frequentare una scuola di vela? Dovrei ….?
La domanda probabilmente ti apparirà estremamente ingenua, ma ti sarò molto grato se avrai il tempo e la voglia di darmi qualche suggerimento.
Ti ringrazio moltissimo per aver voluto condividere le tue esperienze online.
Ciao. Buona serata.    Alberto Locatelli

    

Ho pubblicato la lettera di Alberto perché è rappresentativa di altre lettere che ricevo e che sostanzialmente chiedono la stessa cosa: “Navigare è il sogno della mia vita, ma ancora non mi sento pronto per farlo. Che mi consigli?”
La risposta, come già dice Alberto, è ovvia: per acquisire sicurezza nella navigazione bisogna navigare…ma “come” e “quando” farlo, invece, non è per nulla ovvio.
In proposito vi confesserò un fatto: io ho 62 anni ed ho cominciato a navigare in mare da quando ne avevo 10; quindi per differenza navigo da 52 anni.
Per i primi 10 anni ho navigato per qualche decina di miglia/anno, che poi invece sono diventate qualche centinaio/anno negli anni successivi.
Una discreta esperienza se paragonata a quella di un neofita.
Una misera esperienza se paragonata a quella di un professionista.
Al di là dei confronti però, ancor oggi una sottile inquietudine mi prende ogni volta che mollo gli ormeggi con la mia barca: anche mentre lo scafo sta lentamente muovendosi ancora tra i pali della darsena il mio pensiero va a tutto quello che in quel momento può rompersi e a tutto ciò che potrei fare di conseguenza.
Se adesso che sono arrivato alla curva del canale e il motore si spegne, che posso fare?
Se adesso che sono appena fuori dai moli e per agganciare il grillo alla penna della randa cado in acqua, che posso fare?
Se adesso Elisa vuole raggiungere il fratello a prua e si spezza un alluce sulla rotaia della scotta del genoa, che posso fare?
Se adesso che c’è un po’ di maretta al giardinetto Piero soffre il mal di mare, che posso fare?
Se adesso che il vento è girato di 30° e non posso più mantenere la rotta per Vattelapesca, che posso fare?
Se adesso improvvisamente le strutture della mia vecchia barca cedessero di schianto e mi ritrovassi senza chiglia e con un enorme foro in sentina, che posso fare?
Ecco, queste (ed altre) sono le domande che mi assillano continuamente quando navigo, soprattutto se non sono solo a bordo.
Perché essere in compagnia significa avere responsabilità.

 

Ora si capisce bene che per me il navigare è sì un piacere, ma è anche fonte di continua preoccupazione.
Un modo per godermi di più la navigazione è trovare una risposta a tutte quelle domande che ho posto, risposta naturalmente che deve essere formulata prima che si presenti l’ eventuale incidente.
(A titolo di esempio devo obbligare Elisa a camminare in coperta con le scarpe indossate, o devo istruire qualcuno a come governare la barca se io cado in acqua).
La casistica quindi delle domande e delle risposte è pressoché infinita, perché dipende dalla barca, da quali tipi di coste ci sono nei paraggi, da quante persone compongono l’ equipaggio, dalle condizioni meteo, dall’ esperienza di ciascuno….
Paradossalmente più si acquista esperienza nel navigare più ci si preoccupa, perché si sono vissute situazioni che allorquando si era digiuni di esperienze non si immaginava neppure lontanamente potessero verificarsi.
La spensieratezza infatti è figlia dell’ inesperienza.
Certo quello che ho appena scritto non è incoraggiante, me ne rendo conto: non è invitante trattare questo argomento come l’ ho posto io: un neofita va incoraggiato.
Stando con i piedi per terra mi sento di dire che i corsi per il conseguimento della patente nautica (tutti) non rappresentano che una briciola di un bel filone di pane.
Dal punto di vista del “sapere” magari offrono molto ma, come accade in qualsiasi attività nella vita, ciò che conta sempre non è il “sapere”, ma il “saper fare”.
Saper fare significa muovere i muscoli per realizzare ciò che si è pensato, cioè passare all’ azione, essendo certi che quella sia la soluzione migliore in quel momento.
Non è sempre così semplice.

 

Per ordinare a una persona di salire sull’ albero devo prima averlo fatto io, solo così sarò conscio di cosa si tratta e a cosa va incontro quella persona…non è solo l’ arrampicarsi col disagio delle oscillazioni, è anche il fatto di lavorare con le braccia in alto, consapevole che non deve sfuggire nulla alle tue dita e magari anche col sole negli occhi…
(Rivolto ai politici: prima di legiferare sull’ età pensionabile per i muratori bisogna aver demolito e costruito muri per anni, solo così si sarà consci di cosa significhi….)
Che fare allora per riuscire a “mettere in pratica il saper fare” ?
Intanto bisognerebbe non pretendere il “tutto subito” cioè - per esempio - prendere parte a una crociera di un fine-settimana noleggiando barca e skipper e subito dopo comperarsi un 14 metri.
Pe quanto la barca noleggiata sia una buona barca e quello skipper sia un bravo skipper, in un fine-settimana le situazioni non possono essere così variabili da permettere di fare grandi esperienze e quindi al timone di un 14 metri sarà impossibile sentirsi sicuri, patente o non patente.
Molto di più sa offrire la navigazione su una deriva, dove gli spostamenti dei pesi, l’ equilibro al timone, la velocità delle decisioni da prendere, l’ ambiente particolarmente esposto al moto ondoso fanno sì che l’ esperienza cresca in fretta.
Ma anche questa è comunque una esperienza limitata, perché dura qualche ora, con condizioni meteo difficilmente variabili e senza le difficoltà e gli imprevisti degli ancoraggi, degli ormeggi e della navigazione notturna.

Molto meglio sarebbe avere a disposizione un amico già dotato di barca che sia disponibile a portarvi a bordo per più fine-settimana (in genere chi possiede una barca da un po’ si lamenta di non avere più nessuno che navighi con lui); e nel caso quell’ amico non fosse un bravo insegnate non importa, probabilmente i guai arriveranno più facilmente e saranno occasione di confronto su “come risolverli” o su come “sarebbe stato meglio fare” per risolverli.

 

Se però quell’ amico non c’è o non è così disponibile francamente vedo solo altre tre possibilità:

POSSIBILITA’ 1 - comperarsi una barca piccola (6-7 metri) e quindi effettuare brevi navigazioni giornaliere mettendo in pratica la tattica che anche io ho adottato in tutti questi anni.
Dopo qualche anno cambiare barca prendendone una un metro più lunga e allungando così sia le navigazioni che di conseguenza le esperienze.
E’ un metodo che praticamente dura tutta una vita, che impegna molto, ma che alla fine risulta essere anche molto saggio.
E’ il metodo che la maggior parte degli appassionati adotta.

 

POSSIBILITA’ 2 - trovare uno skipper che abbia già fatto esperienze, che sia anche un armatore, che sia disposto a tenere un “corso di perfezionamento”: una specie di crociera-corso finalizzata a condensare il più possibile esperienze in un breve periodo di tempo.
L’ aggettivo “perfezionamento” è esagerato perché comunque tutti, ma proprio tutti, abbiamo sempre da imparare e in mare l’ apprendimento non finisce mai; sarebbe più opportuno quindi chiamarlo “corso integrativo alla patente nautica”.
Navigare in compagnia analizzando e discutendo sulle decisioni da prendere ed eseguendole di conseguenza, giorno dopo giorno.
Io sto pensando a propormi per questo… un po’ di esperienza ce l’ho, la barca ce l’ho, la capacità di insegnare ce l’ho, l’ età purtroppo (perché quella giusta sarebbe già passata) anche.
Potrebbe trattarsi di una corso di una settimana o - per i più occupati - di 3 giorni, tipo venerdì-sabato-domenica da ripetersi.
Mi piacerebbe sentire le vostre reazioni di lettori in proposito: se mi arrivassero delle adesioni potremmo organizzare la cosa........

 


P.S. Avevo annunciato tre possibilità ma ne ho esplicitate solo due….La terza è quella suggerita da mio cugino Chicco frocierista:
POSSIBILITA’ 3 - giocare al super enalotto, vincere qualche milione di Euro, comprarsi un 100 piedi a motore (navetta) con equipaggio (comandante, marinai, cuoca, camerieri) e godersi il giro del mondo senza tante preoccupazioni !

Questa foto mi è particolarmente cara: a bordo di Siddharta, seduto e sfinito, c'è il mio amico Daniele 
vittima di un tumore al pancreas che se lo sarebbe portato via un mese dopo....
Eppure quella sera gioiva perchè gli pareva di essere rinato !     Queste sono le soddisfazioni che contano nella mia vita.


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