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MARZO 2020

TRASCINARE O NON TRASCINARE ACQUA ?

Disquisizioni semi-tecniche sulle forme delle poppe delle barche


Questa foto evidenzia bene la pulizia della scia lasciata da questo scafo,
scia che presenta solo onde laterali formate dalla prua

   
Avevo deciso di smettere di scrivere in questo sito, come mi ero proposto già altre volte, ma poi mi è venuto in mente una puntualizzazione leggendo quanto descritto nel seguente link che vi invito a leggere:

https://www.giornaledellavela.com/2015/10/21/claudio-maletto-vi-spiego-io-cosa-ce-sotto-le-barche-di-oggi/
Il link mi è stato segnalato dal lettore Fabio Chiesa, che ringrazio.
In effetti è vero: mai come in questi ultimi anni le linee degli specchi di poppa delle barche a vela sono stati modificati ma, come avviene quasi sempre, le modifiche prendono spunto dal mondo delle competizioni.
Questo fatto accade da sempre e corrisponde al seguente principio fisico: come fare a correre di più consumando il meno energia possibile?
La risposta è: mettendo a confronto soluzioni che in qualcosa si diversificano leggermente tra loro…
Questo modo di procedere è valido però solo se tutte le altre variabili restano le stesse.
Per esempio se voglio paragonare le prestazioni di bolina di due scafi con le poppe diverse, tutto il resto deve essere mantenuto uguale (vento, onde, vele, albero, dislocamento… compreso possibilmente anche il timoniere).
E’ un procedimento difficile, ma non impossibile.
Alla fine il risultato sarà una barca con le linee di poppa più performanti per quella situazione di mare e di vento e in quella situazione di vele, albero, dislocamento, ecc…
Ma se la situazione cambia il discorso non vale più.
E’ per questo che le novità provate nel mondo delle competizioni non potranno mai avere delle ripercussioni marcate e immediate nei mezzi che usiamo tutti i giorni.
Nelle barche ciò è ancora più palese che nelle auto o nei frigoriferi, perché il mare e il vento sanno sempre creare delle situazioni ibride e variabilissime.
Orbene, veniamo alle linee dello specchio di poppa di cui all’ articolo.

C’ è stato un periodo felice nella produzione nautica italiana, soprattutto per merito dei progettisti scelti dai cantieri Comar e Del Pardo, in cui le barche a vela avevano il “culo alto”.
Scusate l’ espressione poco forbita (e assai poco nautica), ma intendo dire che l’ estremità inferiore dello specchio di poppa non toccava l’ acqua a barca ferma all’ ormeggio e ne restava sollevata di una o più decina di centimetri, secondo la lunghezza della barca.
Sto parlando naturalmente di barche a vela da crociera.
Ciò permetteva allo scafo di sviluppare la sua velocità limite in regime di dislocamento prima che lo specchio di poppa si “impiantasse nell’ acqua”.


Questa è una barca col "culo alto": da notare la scia "pulita"

Questo fatto succede anche oggi con i profili illustrati nell’ articolo del link con la differenza che, considerati i dislocamenti di oggi assai più leggeri di quelli di ieri, lo scafo si trova anche a poter entrare in planata come se si trattasse di una deriva (non certo di bolina però).
Così veniamo allora al punto dolente: il dislocamento.
Ovvero quanto pesa lo scafo con tutto quello che ci sta sopra (e dentro) e quanto questo influenza le linee d’ acqua?
Beh, su una barca da regata il dislocamento è più o meno quello calcolato dal progettista, ma su una da crociera?
Questa non è una domanda stupida o ovvia.
Mi è capitato di periziare in questi ultimi anni barche a vela da crociera con gli specchi di poppa dalle linee molto aperte (diciamo all’ avanguardia); ma in una barca da crociera avere linee aperte a poppa significa avere grandi gavoni a poppa e tante cabine larghe a poppa.
Insomma una gran capacità di carico a poppa che in crociera, ovviamente, viene sistematicamente sfruttata.
Che implica però l’ “abbassarsi del culo”.
Che implica l’ impiantarsi dello specchio nell’ acqua addirittura già all’ ormeggio, a barca ferma.


Questa è una barca col "culo basso": da notare la fascia di alghe 
al galleggiamento fin sul bordo inferiore dello specchio di poppa

Che implica una serie di vortici di trascinamento di acqua già a qualche nodo di velocità, oltre che il formarsi di una vistosa onda di poppa già a pochi nodi.
Che implica andare molto più piano…altro che prestazioni !
Negli schizzi che seguono, tratti dall' atricolo di Maletto di cui sopra, la linea verde rappresenta la coperta, quella arancio rappresenta il galleggiameno in quiete (all' ormeggio).

 Questo è il disegno nell' articolo di Claudio Maletto

 Questo è il disegno in condizioni reali in crociera 

Qualcosa al riguardo ho scritto negli articoli di ottobre 2006, novembre 2006, dicembre 2006 (era il primo anno di questo sito) e maggio 2015.
Ma quel che ho scritto è nulla rispetto alla visione disarmante che offre la scia di uno scafo da crociera col “culo basso”.
Occorre infatti tenere presente che le condizioni nelle quali naviga (a vela) la maggior parte delle barche da crociera sono quelle con poca onda (mare da 1 a 3) e brezza media (da forza 2 a forza 4).
Diciamolo francamente, con condizioni più fiacche il crocierista naviga a motore, con condizioni più strong se ne sta in porto.
Insomma si cerca di navigare a vela in un range-meteo che consenta alla barca di raggiungere quasi la sua velocità limite in regime di dislocamento, (vedi tabellina a metà dell’ articolo di ottobre 2006).
Ma in simili condizioni e a parità di lunghezza la barca col “culo alto” è innegabilmente più veloce di una col “culo basso” e lo è in tutte le andature.
E qui non c’ entrano i progettisti (sì un po’), i depliants (sì un po’), i saloni nautici (sì un po’), c’ entra ancora una volta la fisica.
Mi stanno bene allora le ricerche sul disegno dei profili, ma non gli equivoci prodotti dalla pubblicità tra “chi deve correre” e chi “vuole stare comodo”.
Chi deve correre perché deve vincere naviga con la barca completamente vuota... anzi l' equipaggio è vivamamnte pregato di fare pipì prima dela partenza.
Chi vuole stare il più possibile comodo naviga con la barca stracarica....anzi le signore riempiranno la barca di un sacco di vestiti e scarpe che non indosseranno mai.
Non è una questione di linee o materiali.
E’ una questione di persone!
Per andare in crociera non è assolutamente importante avere la barca con lo specchio di poppa disegnato secondo gli ultimi aggiornamenti del mondo delle regate. 
Anche una poppa stretta va bene, purché stia alta sull’ acqua.

     

Voi non conoscete Fiorenzo Donadello, ma io sì.
Fiorenzo non è un plurititolato progettista designer le cui barche hanno vinto una strage di regate e campionati intorno al mondo.
Fiorenzo è semplicemente un socio, come me, della cooperativa Mariclea che gestisce una darsena in concessione demaniale in Alto Adriatico.
Fiorenzo da molti anni è armatore di un Classis Boxer 24, monoscafo di m 7.22 progettato nel 1972 da Epaminonda Ceccarelli dotato di motore furi bordo.
Questa barca ha la poppa con uno specchio molto stretto rispetto alle barche di oggi e risulta con la sua lunghezza e le sue linee poco commerciabile.
Eppure Fiorenzo insieme ad un suo amico la scorsa estate è partito da Eraclea Mare, presso Caorle, è arrivato a Cefalonia ed è tornato indietro.
Durante tutta la navigazione non ha mai avuto noie.
Ora, se non ho fatto male i conti, quella barca ha 47 anni e da Eraclea Mare a Cefalonia ci sono più di 500 M, e 500 + 500 fa 1000 M.
Fiorenzo e il suo amico si sono goduti le onde, il vento, gli ormeggi, i tramonti ecc. ecc. come se avessero navigato su una barca assai più moderna e con la poppa assai più larga.

 Lo specchio di poppa del Classis boxer 24

E allora?
Cosa resta da commentare?
Forse che per “andare a spasso” le esasperazioni del mondo delle competizioni contano ben poco.
Forse che per la crociera ciò che serve è solo ed essenzialmente il tempo.
Se si ha tempo tutto acquista la dimensione del piacere.
Se non si ha tempo possiamo avere a bordo tutte le diavolerie che si vuole per correre più forte possibile, ché tanto il piacere diventerà stress.
Perché il meteo mica va a guardare che cavolo di poppa ha la tua barca…
Mica il meteo va a vedere quale progettista ha disegnato il tuo scafo…
Il meteo fa quello che vuole lui!
E la pioggia o la burrasca ti rovinano i pochi giorni di ferie che hai, anche se hai una barca dalla poppona enorme.
Anche se la poppa fosse più larga della lunghezza della barca.

 

A proposito di proporzioni, si potrebbe affermare che la larghezza della poppa possa essere inversamente proporzionale all’ età dell’ armatore, nel senso che chi è più giovane e ancora lavora ha fretta (anche nel passare le ferie in barca), mentre chi è più anziano ed è in pensione può viaggiare con più calma.
Io però sono sicuro che il tema non sia la larghezza della poppa della barca, ma il riuscire ad arrivare in salute alla pensione o meno.
Ho conosciuto molti personaggi che passano quattordici giorni di ferie in barca tartassati dai messaggi e dai telefonini e che continuano a rincorrere il fatturato!
Le poppe delle loro barche recenti sono larghe, ma non riescono ad attutire il loro stress.
Mentre il Classis Boxer 24 di Fiorenzo per me è un esempio lampante di cosa significhi “navigare per diporto”.

Ricordate: nuova o vecchia, grande o piccola, larga o stretta,
sceglietevi comunque una barca col "culo alto" e resterete contenti.
 

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