ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
  NOVEMBRE 2009

Un socio del Treviso Sailing Club mi ha consigliato 
di occuparmi di argomenti più tecnici e di inserire più foto.

Ho riflettuto a lungo sulla cosa, perché è giusto cercare sempre di migliorare ciò che si fa.
Avevo già infatti pensato di trasformare questo sito in un blog, ritenendo così di avere un confronto più diretto e più tecnico; leggendo però i vari forum di nautica il più delle volte mi sono imbattuto in frasi o comunicazioni prive di senso o di fondamento.
Se avete infatti la pazienza di leggerne qualcuno, troverete più o meno cose del genere in un chiassoso accavallarsi di interventi:

Da Gimmy bolina - "Cazzo, lo so anch' io che il Maleteau 27.7 è orziero ma mi vuoi spiegare come hai fatto a eliminare il difetto?"
Da Secchemeloria - "Fiuuuuuuu ragazzi che onde domenica scorsa Rattattattattak !"
Da Il pilota - "E' bastato scarrellare la randa di circa 8 cm sottoraffica di 18 nodi di apparente con onda corta, ma devi avere le scotte in Spectra e il sartiame in tondino, altrimenti la barca continua ad andare all' orza. Poi devi avere due seduti sopravento che pesino almeno 85 Kg l' uno. Attento all' acqua, non imbarcare nei serbatoi più di 5 litri e fai il pieno invece di gasolio, perchè più la fai appoppare e meno è orziera."
Da Capitanfurioso - "Ciao bella Luna, hai visto la mia osmosi?"
Da Gimmy bolina -"Cazzo, così si parla, tu sì che te ne intendi. Ma al corso della patente nautica mi avevano detto che più fai appoppare la barca più è orziera...com' è 'sta storia?"
Da Secchemeloria - "Ehi raga ho conosciuto uno che mi ha sostituito il sartiame in tondino e mi ha chiesto solo 250 Euro lo trovate in www.riggingrudder.com vola mitraglia vola
Rattattattattak !"
Da Luna - "A' Furioso, ma vedi di andare a morì ammazzato!"

Ecco, no, non credo che trasformerò il mio sito in un blog.
Ho l' impressione che socialmente "mala tempora currunt".  
Sono contrario ad una visione aristocratica della nautica e mi piacerebbe che tutti provassero le emozioni di andar per mare a vela, ma un mondo popolare non deve significare un mondo maleducato e/o privo di valori.
Forse per colpa di una televisione sconsiderata, forse per colpa di una idea di famiglia che non esiste più, forse per colpa di una religiosità che non sa più parlare, forse per colpa degli esempi amorali dei personaggi più in vista, forse semplicemente per colpa nostra che non sappiamo più fare i genitori, fatto sta che 
"mala tempora currunt".
Non esiste più un' Italia dei valori.
Credo fermamente e semplicemente che sia uno solo il valore di cui abbiamo bisogno: il rispetto per gli altri.
Dalla mancanza del rispetto per gli altri si dipana, come una spirale di nebbia, tutto il male che ci avvolge e al quale cerchiamo di ovviare con leggi e regolamenti il più delle volte non rispettati.
Io sono un nostalgico inguaribile anarchico che crede nella buona educazione mia e degli altri e quindi nella superfluità delle leggi...ma questa purtroppo è una utopia !
Dopotutto credo che noi non siamo cattivi ma che da troppo tempo siamo oppressi dalla pesantezza di dover rispettare coloro che non ci rispettano: sì, può esistere il rispetto unilaterale (come esigono da noi certi furfantelli travestiti da politici) ma è impossibile pretendere che questo continui a restare unilaterale e che soprattutto duri all' infinito: noi non siamo dei santi, siamo semplicemente dei contribuenti.  

Del resto se è vero che il mio ciclo di studi mi ha portato ad essere un tecnico (non saprei come altro definire un ingegnere) è pur vero che “dentro” non mi sento tale.
Anzi, per dirla tutta, la categoria alla quale appartengo non mi entusiasma per niente: gli ingegneri infatti è vero che  “fanno funzionare le cose” ma è anche vero che i più madornali fallimenti gestionali di grossissime aziende pubbliche sono stati provocati proprio da ingegneri (che poi magari si sono pure intascati una bella buonuscita).
Insomma io non riesco ad essere molto “tecnico” proprio perché mi piace essere molto “sentimentale”; probabilmente è un mio grosso difetto, ma sono fatto così : mi entusiasma di più analizzare il comportamento delle persone a bordo di una barca, piuttosto che la tensione di rottura di un acciaio.

Quanto poi alla carenza di foto, vorrei decisamente prendere le distanze.
Faccio di tutto con questo mio sito per cercare di distinguermi dalle riviste nautiche (che in fatto di decimetri quadrati dedicati alle foto ci sguazzano) e volete che adesso mi ci adegui anch’ io ?
Credo che la vita sia fatta di forma e di sostanza.
Mi costerebbe pochissima fatica riempire la pagina di foto e inserire qualche didascalia (si sta un attimo a copiare e incollare) mentre ci vuole molto più impegno a scrivere; non credo però che sia la forma che determini la qualità, quanto piuttosto la sostanza.
Come la scelta di una amicizia non è dettata dall’ auto o dal modo di vestire che quella persona possiede quanto piuttosto da quello che essa ci sa “dare”, così è mia presunzione ritenere di darvi di più scrivendo piuttosto che inserendo tante belle immagini.
Ma posso sbagliarmi, certo.

Mi ha riscritto Luca Cesca.
“….Quando a ns. figlia Katia , la maggiore che ha 18 anni , ho chiesto di "girarmi" in ufficio per e-mail le foto dei lavori fatti in barca durante l'inverno e da me scaricate sul computer di casa , mi son visto arrivare una serie di foto precedute dal commento " le foto della tua amante " !
In effetti anch'io ci metto del mio definendo la barca "la mia bambina" ............ però questa cosa la dobbiamo approfondire , dovresti dare spazio in un prossimo articolo anche al loro punto di vista , ammesso di trovare una donna disposta a scrivere chiaramente cosa pensa e cosa sente rispetto  a ciò che vive quanto meno come un'antagonista se non proprio una "concorrente" .  
Volevo , invece , chiederti un consiglio sull'uso della tormentina , che mi sono ritrovato praticamente nuova , come dotazione della barca ; il problema non consiste tanto nell'opportunità del suo utilizzo , quanto nella sua issata , nel suo punto di mura e nella sua inferitura utilizzando la drizza giusta . Posso "romperti" su quest'argomento una delle prossime sere ?
Osservando e parlando con i proprietari di altri Comet 12 a Marinara , ho notato che vi sono diversi allestimenti nelle manovre correnti : ad esempio alcuni hanno le volanti , ma non lo stralletto di prua ; altri hanno un golfare sistemato tra il passauomo della cabina di prua e la paratia del verricello che sembrerebbe fatto per l'uso della tormentina , al mio hanno montato un corto bompresso per murare meglio lo spinnaker ( che però non ho ancora mai usato ) che i precedenti armatori utilizzavano come fosse un gennaker ....... secondo te , tutte queste modifiche / adattamenti possono incidere sulle attrezzature di bordo , sui dimensionamenti delle strutture ed in buona sostanza  sulla loro durata piuttosto che sulla necessità di controlli e verifiche più frequenti e accurati ?
In caso affermativo , da quali consigli di cominciare ?
Un'ultimissima cosa , la tabella delle deviazioni oltre che obbligatoria , dovrebbe essere aggiornata , almeno credo ; ho notato che rispetto alla bussola dell'autopilota , ed alla lettura indicata dal GPS quella di governo posta sulla colonnina devia di circa 10° , lo devo considerare normale dopo 24 anni ? Non sarebbe il caso di farla compensare nuovamente redigendo una nuova tabella ? A chi posso rivolgermi per questa verifica fondamentale ? Quali ulteriori controlli mi consigli di fare ? 
Grato come sempre per le tue risposte , ti saluto molto cordialmente”.

Ecco, Luca è una persona che sa comprendere sia i messaggi tecnici che quelli sentimentali, ne è un esempio questa sua lettera che tocca entrambi i campi. 
Rispondo a beneficio di tutti, spero.

Non sono riuscito ancora a reperire donne disposte a scrivere le loro impressioni (con un pelo di malizia aggiungo che viene più immediato criticare idee già espresse, piuttosto che esprimerle) tuttavia il prossimo mese inserirò un lavoro che vorrei veramente leggessero tutti.
Non sarà (per fortuna) tutta farina del mio sacco: esaminerò la barca non più con gli occhi del maschio o della femmina ma con gli occhi di una persona che cresce e che cerca di diventare saggia…che è poi ciò che saremmo chiamati a fare noi tutti, anche e soprattutto chi ci guida.

Veniamo alla parte tecnica: la tormentina.

Non mi stancherò mai di dirlo: chi veramente naviga DEVE poter issare a riva una vela piccola e piatta a prua; chiamiamola tormentina o trinchetta o Jib, fatto sta che dai 20 nodi in su di vento reale navigare con mezzo genoa rollato non lo consiglio: si sottopone il rollafiocco a sollecitazioni assurde, la vela è uno straccio rigonfio e se la cima del rollafiocco cede si rischia di spaccare qualcosa (e anche di farsi male).
L’ ideale è arrotolare TUTTO e issare una piccola vela davanti all’ albero, dietro si prendono le mani che servono alla randa e la navigazione diventa un divertimento. Per questo sulla coperta occorre predisporre un golfare ancorato su un punto molto robusto (come una paratia o addirittura lo stesso musone di prua da dove parte lo strallo principale) dove inferire lo stralletto.


Questo è lo stralletto col suo paranco in condizione di riposo.

Questo è lo stralletto armato sul musone di prua.

Tutte le barche dovrebbero essere dotate di stralletto.
In molti casi esso arriva alle prime o alle seconde crocette e serve per controventare l’ albero nel senso prua-poppa quando c’è onda (cioè limita il cosiddetto “pompaggio” dell’ albero), ma lo si può sfruttare benissimo anche per dare sostegno alla tormentina; basta che esso sia amovibile e che possa essere tesato alla base con un paranco.
Piuttosto talvolta il problema è avere delle manovre fisse che possano tesare l’ albero verso poppa proprio dove lo stralletto arriva in cima: a questo scopo delle sartie volanti sono l’ ideale.


Questo è il complesso stralletto-sartia volante (evidenziati in rosso).

E questa è la volante tesata a poppa.

Per allestire il tutto un ultimo problema può essere rappresentato dalla drizza per la tormentina; in qualche caso si può usare l’ amantiglio del tangone…basta verficare che le altezze tra esso e l’ attacco superiore dello stralletto siano compatibili, cioè insomma che la fuorisuscita dell' amantiglio dall' albero sia immediatamente sotto all' attacco dello stralletto. 

Veniamo ora allo spi portato come gennaker.

Sono anni che io porto lo spi come un gennaker e posso assicurare che è infinitamente più divertente: niente tangone, niente caricabasso e amantiglio, virate in poppa veloci e sicure, niente grovigli di cime sulla coperta a pruavia dell' albero tra bracci e scotte del genoa.
Un’ unica attenzione da osservare: quando lo si ammina non bisogna calarlo di brutto, sennò il suo punto di scotta (più basso di quello di un gennaker) può finire in acqua facilmente.
Mi permetto anche di dare un consiglio dettato sempre dall' esperienza: è bene non adoperare due scotte ma una scotta unica.
Per virare in poppa bisogna sfilarla dal passascotte, mandare un uomo a prua con la scotta in mano, farla passare a pruavia dello strallo mentre la barca sta abbattendo, tornare verso poppa e passarla nel nuovo passascotte.
Può sembrare laborioso e lungo, invece sulla mia barca impieghiamo circa 10-12 secondi il che è nulla in confronto al fatto che, armando la vela con due scotte, durante la abbattuta una delle due va regolarmente a finire sotto la chiglia ! 

I giri di bussola.

Quella dei giri di bussola è una bella barzelletta normativa: avere a bordo una bussola che indichi approssimativamente il nord è una buona cosa, ma avere su una imbarcazione da diporto una tabella che ti dice di quanto essa sgarra a seconda di dove metti la prua della barca è fantomatica follia.
Il perché è presto detto (anzi ridetto): nelle bussola per le imbarcazioni da diporto la sensibilità, cioè il più piccolo valore apprezzabile dallo strumento, è di 5°.
Sfido qualsiasi timoniere di una barca a vela da diporto a governare, per esempio,  con rotta 113° + 3° = 116°.
Egli infatti sulla rosa dei venti leggerà soltanto i numeri 90 e 120 e tra loro vedrà 5 tacche senza alcuna cifra: col cavolo che riuscirà a tenere la prua per 116° !

Se egli fosse a bordo di una superpetroliera con la stabilità di rotta derivante da 300 mila tonnellate di dislocamento e con una bussola con sensibilità di ½ grado (e soprattutto con due bussole giroscopiche dotate di svariati ripetitori anche nel cesso del comandante), senz’ altro ci riuscirebbe, ma su una barchetta lunga 9 metri con la bussoletta di cui sopra è impresa impossibile.
Piuttosto, siccome la bussola magnetica di rotta (con tutti i suoi difetti) è ancora più affidabile di quella dell’ autopilota, forse è proprio quest’ ultima che è da tarare.
Quando comprai la mia barca la differenza tra le due era di quasi 180°…insomma se la prima segnava il nord l’ altra segnava il sud.
Ovviamente quella giusta era la prima (quella magnetica), e allora mi limitai a tarare quella dell’ autopilota seguendo le istruzioni dello strumento.
L’ elettronica è assolutamente inaffidabile ma in genere basta premere qualche bottoncino e tutto si sistema. Per far capire quanto sia poco affidabile il risultato dell' unione dell' essere umano (la vedetta) con l' elettronica (il pilota) vi invito a guardare il seguente filmatino.....

IL BRAVO PILOTA AUTOMATICO

C'è da pensare, eh ?
Vi aspetto il mese prossimo con un argomento che non sarà assolutamente tecnico,
che si accompagnerà meglio al clima natalizio in arrivo e che son certo ci farà bene.
 
CIAO LUNA, HAI VISTO LA MIA OSMOSI ?

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