ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
NOVEMBRE 2019
LA POMPA A PEDALE
ovvero
THE FRIUL-SCOTLAND PUMP
Parlare di questo argomento può sembrare
antidiluviano.
Consentitemi lo sfogo, ma oggi…
...che l’ impiantistica di bordo sia
automobilistica che nautica ha raggiunto livelli stratosferici (e assolutamente
non necessari, considerato che è la diretta conseguenza del fatto che chi
produce deve vendere il più possibile e basta),
...che
la vecchia Europa non fa più figli e li
ha sostituiti coi cani e i gatti, meravigliandosi poi che stiamo
diventando sempre più vecchi (e che costiamo alla collettività sempre di più
senza produrre reddito),
...che in nome del dio Danaro commettiamo
atrocità inimmaginabili anche sui bambini o sulle persone più indifese
(dimenticando che sono persone),
...che in nome dello stesso dio permettiamo
ancora di esistere ad aziende che commettono stragi di innocenti snobbando
manutenzioni sulle infrastrutture e sugli impianti di sicurezza (e magari
continuiamo pure ad ossequiare i loro manager in giacca e cravatta),
...che la politica non rappresenta più ideali né riesce a progettare programmi di evoluzione, ma persegue solo
provvedimenti tappabuchi e contrapposizioni polemiche e litigiose per rincorrere consensi (e
siamo sempre in tanti che glieli diamo),
insomma oggi, che viviamo in questo tipo di
mondo, parlare di pompe a pedale a bordo di una imbarcazione da diporto è come
pagaiare per spostare il Titanic.
Io però sono alla vecchia maniera e adoro
le cose semplici e che consumano poca energia (lo facevo anche quando ero più
giovane), pertanto ne voglio parlare ugualmente.
Ne
voglio parlare anche in virtù del fatto
che questo argomento vale sì per le nostre barche, ma a
maggior ragione vale anche
per la gestione delle nostre case, laddove tutte le risorse idriche
vanno via
via riducendosi un po' dappertutto facendo così diventare
l’ acqua un bene sempre più prezioso…(e questa
è un' altra faccenda molto seria che la politica per ora ancora ignora).
Finito lo sfogo vado a cominciare.
Mia moglie mi ha fatto una testa così - il
che significa che ha insistito molto - sul fatto che io installi una pompa a
pedale per il lavandino della cabina di poppa.
Sì, lo so che messa giù così la faccenda è
poco chiara, quindi è bene che io inizi dall’ inizio.
La mia barca (ormai storica) è un Come 12
di Vallicelli, come alcuni miei affezionati lettori sanno bene.
Il Comet 12 ha due wc con relativi
lavandini, uno a prua a sinistra ed uno inserito nella cabina di poppa di
dritta.
Quella a prua, come il lavello della
cucina, ha la possibilità di funzionare sia con l’ autoclave che con la pompa a
pedale. Quello a poppa funziona solo con l’ autoclave.
Siccome mia moglie (saggiamente e friulanamente) è oculata
nel consumo dell’ acqua in barca, vorrebbe che io installassi anche nel lavandino
a poppa una pompa a pedale.
La cosa è un po’ laboriosa, anzi è molto
laboriosa; ma sfruttando le tubazioni del circuito dell’ acqua calda,
saggiamente predisposte dal cantiere e che fortunosamente non sono collegate ad
alcun boiler, è fattibile.
MINI DIGRESSIONE: Sul fatto che il circuito dell’ acqua calda
in barca sia inutile per le nostre esigenze ho già scritto tempo fa,
illustrando come due flaconi di plastica di detersivo per capi scuri (che sono fatti di
plastica nera) lasciati al sole durante il giorno possono fornire la dose
giornaliera sufficiente per tre docce calde ed anche per il lavaggio dei piatti.
Anzi, considerate le condizioni in cui
trovo i boiler quando eseguo le perizie di barche usate anche solo da qualche anno,
consiglierei vivamente chi trovasse tali ordigni installati a bordo di
eliminarli e non pensarci più.
FINE DELLA MINI DIGRESSIONE
Quindi, per accontentare la moglie, prima
di intraprendere il lavoro ho voluto vedere se ne valeva la pena, considerato
che sobbarcarmi tutto il lavoro di taglio, inserimento tubi, raccorderia,
montaggio pompa, varie ed eventuali, non sarebbe stato uno scherzo.
Mi sono posto allora la seguente domanda:
“dato che dovrò affrontare una bella sfaticata, ha senso fare tutto ‘sto lavoro
per risparmiare acqua a bordo?”
Ed è così che, da bravo ingegnere, mi sono
rivolto ai numeri i quali, sempre con le dovute approssimazioni, sono di gran
lunga più attendibili dei semplici pareri.
Infatti
un conto è dire: "C' è bisogno di pensioni e lavoro per
tutti", un altro è mettersi con la penna in mano a fare i conti
se i soldi ci sono o no.
Quanto esce dal rubinetto in barca se
alimentato con l' autoclave?
La risposta dipende dal diametro del tubo,
dalla potenza del’ autoclave, dal dislivello tra il serbatoio e il rubinetto…
si fa prima a misurare quanta acqua esce ogni secondo.
Sulla mia barca ci vogliono circa 5 s per
riempire un bicchiere da 0.25 l.
Quindi la portata è di 0.05 l/s, cioè 3
l/min.
Periziando
altre barche più recenti e provando naturalmente l’
impiantistica di bordo ho notato come le potenze delle autoclavi
installate siano tali da produrre una portata al rubinetto molto vicina
a
quella dell’ acquedotto di casa, che è di circa 6 l/min.
Poiché la fatica per spingere l’ acqua nel
tubo la fa la pompa, spesso senza rendercene conto lasciamo aperto il rubinetto
durante il lavaggio dei denti che può durare tranquillamente 1 minuto.
Il che significa che, così facendo, per
lavarmi i denti in barca con l’ autoclave consumerei dai 3 ai 6 litri di acqua!
Che succede con la pompa a pedale?
Succede che la fatica per spingere l’ acqua
nel tubo la faccio io col piede e quindi sono poco motivato ad insistere, così
faccio uscire l’ acqua dal rubinetto solo quando serve: all’ inizio per sciogliere
il dentifricio, e alla fine per risciacquare.
Il risultato è che, sia con una barca
vecchia che con una più recente, con la pompa a pedale andrei a consumare
nemmeno 2 bicchieri di acqua, cioè ½ litro!
Moltiplichiamo ora per tutti i membri dell’
equipaggio e otterremo il bel risultato di uno spreco enorme di acqua: passeremo
infatti facilmente da ½ litro a persona con pompa a pedale a 3-6 litri di acqua a persona
con autoclave…e solo per lavarsi i denti.
Non parliamo poi del lavaggio delle stoviglie!
Ha ragione mia moglie ad essere oculata: la
pompa a pedale in barca è nettamente superiore all’ autoclave: risparmia un
sacco di acqua e inoltre non consuma nemmeno energia elettrica.
Forte
di queste argomentazioni (qualunquemente ingegneristicamente prodotte)
mi sono quindi armato di tubi, fascette inox, seghetto,
cacciaviti, pinze a pappagallo e tanta pazienza, così - alla
fine di una giornata
e mezza di lavoro - ho partorito.
Ora il vecchio Comet 12 ha la possibilità
di usare una pompa a pedale anche per il lavandino della cabina di poppa.
La moglie, oculata (forse) perché di origini friulane,
è contenta.
Il mio mal di schiena, persistente (forse)
perché sto invecchiando, si fa sentire sempre più.
Cosa c’entri il mal di schiena con l’
installazione della pompa a pedale è ovvio: io ho ormai le giunture poco
lubrificate e le posizioni che il mio corpo ha dovuto assumere per segare tubi,
togliere fascette, inserire tubi nuovi, forare sedi per viti, ecc… sono state assai fachiresche.
Ma passerà…(forse).
Come passerà la mia ammirazione per questa magnifica
barca, il Comet 12 di nome Siddharta, che tanto ha dato a me e alla mia
famiglia e che non saprei più cosa fare per migliorare ancora.
L’ estate appena passata mi ha dato ancora
la soddisfazione di arrivare primo nella regatina di circolo, con lo scafo
sporco, il genoa di 30 anni fa (quello di 4 anni fa ha già avuto bisogno di
manutenzione) e un vento che a stento è arrivato a 5 Kn di intensità.
Oltre a ciò,
avendo dato una serie di disponibilità
in questi anni ad ospitare a bordo paraplegici, non vedenti, persone
down e un
malato terminale (sigh, che bello il tenero ricordo del mio amico
Daniele!), mi è stato chiesto dal Circolo Velico e dall’
Assl
Provinciale di fare una uscita con il (già) ministro per le disabilità
e la famiglia On. Alessandra
Locatelli e l’ assessore regionale alla sanità Manuela
Lanzarin.
Non
votando per il partito politico cui
appartengono le due personalità (non è il caso qui che
ne elenchi le motivazioni perché annoierei il lettore) ci ho
pensato un po’; poi ho deciso per il sì,
così ho avuto l’ occasione di presentare loro la mia
famiglia (un po’ bianca e
un po’ nera dato che abbiamo adottato un figlio di colore) e di
fare due chiacchiere sul mare e su chi ci naviga sopra per diletto, per
altruismo, per lavoro,... per speranza.
Così per la prima volta nella sua breve navigazione Siddharta è stato scortato
da un gommone della Guardia Costiera di Circomare Caorle (che ringrazio) e da
un elicottero della Polizia che è venuto a vedere come stavano le cose...
Il
gommone della Guardia Costiera è stato
quanto mai utile nello sbarco degli ospiti, perché il minimo
della bassa marea
sigizale (previsto) si è verificato proprio al rientro in
darsena (i discorsi di benvenuto delle varie autorità presenti credevano di
poter ritardare l'appuntamento astrale, che invece è sempre
puntuale)...non potendo
Siddharta accostare alla banchina, sia il ministro, che l’
assessore, che il seguito han
dovuto salire sul gommone per toccare terra.
Ciò
si è tradotto in un' altra occasione per pensare e meditare su
punti di vista politici diversi: gommoni, gommoni,
gommoni…e ancora gommoni....
Il prossimo mese sarà Natale e, stimolato dalla gradita lettera che mi
è giunta da Roberto Fabbro, parlerò un po' meno di
nautica e un po' più di morale.
ATTENZIONE: sarà un articolo con contenuti non adatti ad un pubblico adulto....Io vi ho avvertito!