ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
 OTTOBRE 2012
 

LE VELE
ovvero
IL MOTORE DELLE BARCHE A VELA

Se pensate che la vostra barca abbia bisogno di una vela nuova questo è il periodo dell’ anno giusto per ordinarla....Se poi non avete le idee chiare né su quanto grandi fare le vostre vele, né su quale materiale scegliere (né soprattutto conoscete tutto il lavoro che ci sta dietro che è la parte forse più interessante) vi invito a seguire l’ articolo di questo mese e del prossimo in cui, dopo aver seguito passo passo la progettazione e la costruzione di un gioco di vele, vi descriverò cosa ho visto.



L’ autunno dell’ anno scorso sono stato alla Veleria Adriatico di Pertegada di Latisana UD, dove già diversi anni fa avevo ordinato randa e genoa per la barca che avevo allora: ricordo che ero stato contento sia delle vele che del loro prezzo e così ci sono tornato per fare la stessa cosa per la barca che ho adesso, solo con diverse finalità.
In quel tempo, vuoi per la “nervosità” della barca (il Polaris 33) vuoi per la voglia di partecipare a regatine (in quell’ epoca ero ancora così giovane da pensare a correre ma non lo ero più così tanto da farlo con le derive), avevo ordinato un paio di vele da regata.
Oggi, soprattutto per la mia maturità (per non chiamarla vecchiaia) e per l’ uso principale che  faccio della mia barca, ho ordinato un paio di vele da crociera.
Così in questa occasione ho chiesto al titolare della veleria Jens Glinkowski tutto quello che è possibile sapere sui prodotti presenti oggi sul mercato e gli ho anche chiesto di poter “seguire” la costruzione delle mie nuove vele; richieste esaudite ed è per questo che sto qui a scrivervi.


Tanto per cominciare va detto che io non sono un “consumatore di vele”, cioè non sono uno che cambia vele ogni due o tre stagioni: la randa e il genoa usati di Siddharta avevano l’ età della barca (26 anni) e su entrambe avevo già dovuto mettere le mani per riprendere cuciture e adattare le balumine ormai troppo stanche; le balumine sono senza dubbio le parti delle vele che si deteriorano in maggior misura, non tanto per lo sfregamento sulle manovre fisse quanto per il fatto che sono soggette a tensioni enormi e pertanto – una volta stirate – falsano completamente la forma della vela; combinando queste sollecitazioni con quelle sui punti di mura e di drizza, la vela diventa più concava.
Queste ultime frasi meritano un piccolo approfondimento. 

Qualsiasi materiale sottoposto a trazione si allunga; però a seconda delle sue caratteristiche meccaniche si può allungare di tanto o di poco e, soprattutto, può ritornare alle dimensioni iniziali quando la forza cessa oppure può restare allungato.
Il primo caso riguarda tutti i materiali ma in particolare quelli che lavorano in campo elastico (duttili), il secondo quelli che sono stati soggetti a sforzi troppo elevati e si sono stirati fino ad arrivare al campo plastico (esempio un genoa leggero da 10 nodi di vento lasciato cazzato con 15-18 nodi).
E’ per questo motivo che, per cercare di contenere le deformazioni, ormai da un po’ di anni le vele non sono più fatte da un tessuto formato da trama e ordito ma da pellicole a più strati che contengono fili ad elevata rigidità assiale (cioè a bassa deformazione a trazione) ed è per questo motivo che in tale sandwich di pellicole, non essendo uniformi le prestazioni tra le due direzioni tra loro perpendicolari, si preferisce tagliare i ferzi della vela tri-radialmente cioè disponendoli nel senso delle trazioni principali.
E’ ovvio che una vela stirata, cioè il cui tessuto si è deformato e non è più tornato alle dimensioni iniziali, ha una concavità molto maggiore di quando era nata, ed è altrettanto ovvio che in tali condizioni non ha più le prestazioni che aveva in origine, soprattutto di bolina stretta.
L’ avviso principale di questo aumento della concavità (per coloro che non sanno valutarlo semplicemente osservando le strisce di forma della vela) è dato dal fatto che di bolina stretta occorre cazzare molto di più la scotta senza comunque riuscire a risalire il vento con lo stesso angolo di prima.
E’ la stessa cosa che succederebbe se ad un aereo cambiassimo le ali, sostituendole con una sezione dal profilo molto più “panciuto”: volerebbe lo stesso, ma dovrebbe ridurre la velocità e cambiare l’ angolo di assetto di volo altrimenti creerebbe troppi vortici e consumerebbe troppo carburante..(spero che tra i lettori non ci sia nessun ingegnere aeronautico a commentare questo penoso esempio). 


In questa foto le frecce gialle indicano dove dovrebbe essere localizzata la maggiore concavità della vela, 
le frecce rosse invece indicano dove in effetti essa ora si è spostata...Queste vele non stringono il vento.

Stabilito quindi che le vele della mia barca erano proprio molto vecchie e usate e precisato che principalmente le uso per andarci a spasso con la famiglia o con gli amici, veniamo ora alla scelta del materiale con cui realizzarle, mentre il prossimo mese seguiremo il loro dimensionamento e la loro costruzione vera e propria.

Jens Glinkowsky mi ha fatto vedere alcuni dei materiali oggi disponibili per vele da crociera e per vele da regata di medio livello.
Per regate di livello molto alto oggi esistono ulteriori varietà di materiali dove la logica è sempre la stessa (pellicole accoppiate a fili a scarso allungamento) ma la cui confezione è completamente diversa: i sandwich di pellicole non contengono più sempre la stessa percentuale di fili e le vele non sono più tagliate a ferzi tri-radiali e poi fissati tra loro; vengono invece formate tutte di un pezzo su uno stampo sul quale vengono poggiate le pellicole e distribuiti i fili a seconda degli sforzi che dovranno sostenere…è la cosiddetta tecnologia “frame”, cioè a telaio, messa a punto nelle ultime campagne di Coppa America dove i “fili” sono fatti di fibre aramidiche quali kevlar, technora, twaron, vectra, pbo zylon.
La cosa però non mi interessa perché con la mia barca (e credo anche con le vostre) non parteciperò mai né alla Coppa America, né ai campionati del Mondo.
Torniamo quindi alla crociera e alla regate di medio livello.
Di seguito troverete un elenco di materiali con cui fare le vele.
Escluso il primo e l’ ultimo (Dacron e Nylon) tutti gli altri sono delle miscele di pellicole contenenti fili più o meno resistenti e più o meno deformabili a trazione.
Di ognuno troverete una immagine, un breve commento e un prezzo indicativo.
Sul prezzo è bene precisare che c’è molta oscillazione se si tratta di un genoa o una randa (che ha molti accessori in più da sagomare e cucire), o tra una randa tradizionale e una randa steccata (carrelli, stecche e rinforzi costano), o tra un tessuto leggero e uno pesante (oltre al tessuto c’è un bel po’ di manodopera in più se gli spessori sono più elevati).
Il prezzo dipende poi anche dalla stagione nella quale viene fatto l’ ordine al velaio…E’ ovvio che è meno conveniente ordinare in primavera piuttosto che in autunno. 

IL VECCHIO DACRON

E’ una fibra sintetica costituita da trama e ordito, più deformabile di tutte le altre (nylon escluso), meno costosa delle altre e adatta solo alla crociera per chi vuole risparmiare.
Si usa con tagli delle vele tradizionali (non tri-radiali).
Una vela costa intorno ai 50 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra. 

IL DACRON - MYLAR - DACRON

E’ un sandwich, come dice il nome stesso, rinforzato all’ interno con fili al poliestere a orditura romboidale.
E’ adatto alla crociera per barche di medie dimensioni e a vele di taglio tri-radiale.
Non va bene se si lascia il genoa arrotolato tutto l’ anno, perché tra le pellicole si può insinuare l’ umidità generando alghe e funghi che non si “smacchiano” più.
Una vela costa intorno ai 70-75 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra. 

IL POLIESTERE

Per evitare il problema dell’ umidità all’ interno del sandwich, esiste questo prodotto ad unico strato composto tutto da poliestere.
E’ adatto alla crociera per barche di medie dimensioni e alla regata limitatamente a quei monotipi di piccole dimensioni che vietano l’ uso di kevlar e altre fibre aramidiche.
E’ molto rigido, quindi mantiene bene la forma ma si piega con difficoltà e quindi è scomodo per l’ insaccamento della vela.
Una vela costa intorno ai 70-75 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra. 

IL TAFFETA - LAMINATO

E’ adatto alla crociera e alla regata per barche di medi e grandi dimensioni, con vele a taglio triradiale.
Si riconosce per la lucidità della superficie e per la trasparenza che permette di vedere l’ orditura dei fili interni.
Una vela costa intorno ai 100-120 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra. 

IL POLIESTERE - DYNEMA - SPECTRA

Molto rigido e capace di sopportare grandi tensioni è adatto alla crociera per barche di grandi dimensioni.
Una vela costa intorno ai 150 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra. 

IL MYLAR - KEVLAR -TECHNORA

E’ la vela per le regate per chi vuole stare appena al di sotto del “top”.
Le pellicole di mylar trattengono i fili di kevlar e technora: è adatta solo al taglio tri-radiale.
Non è facilmente piegabile per l’ insaccamento, in quanto l’ orditura dei fili è piuttosto rigida.
A parità di prestazioni dà modo di fare vele molto leggere, anche se il top è rappresentato dal tessuto detto “frame”, come più sopra descritto.
Per dovere di informazione il technora non è la fibra di carbonio ma una ulteriore fibra aramidica, come lo stesso kevlar, con caratteristiche migliori per la resistenza ai raggi UV .
Una vela costa intorno ai 100-120 euro al mq, fatto salve le precisazioni di cui sopra. 

IL NYLON

E’ usato per spinnaker e gennaker per la sua grande leggerezza (e deformabilità).
Una vela costa intorno ai 30-35 euro al mq.   

Venendo al sodo, si comprende bene che se per esempio ci troviamo a che fare con un 37 piedi da crociera con un genoa di 35 mq e una randa di 25 e volessimo ordinare entrambe le vele per andare a spasso, converrà  pensare al Dacron con taglio tradizionale o tuttalpiù al Dacron-Mylar-Dacron o al Poliestere con taglio tri-radiale.
Nel primo caso si andrà a spendere circa 3000 euro, nel secondo 4500 euro. 
Non ha senso spendere di più (pensando al kevlar o al technora) perché materiali molto poco deformabili a trazione devono lavorare con manovre fisse (albero e sartiame) molto poco deformabili rispettivamente a flessione e trazione.
Insomma se il 37 piedi è nato per andare a spasso e ha l’ albero di alluminio e le sartie in spiroidale non ha proprio senso dotarlo di vele propriamente “da regata”.
Né ha senso spendere di più adottando il Taffeta - Laminato o il Poliestere - Dynema – Spectra, perché gli sforzi in gioco su un 37 piedi non hanno bisogni di tali rigidezze.

La prossima volta andremo dentro la Veleria Adriatico e vedremo quanto e quale lavoro ci sia per dimensionare e fare una vela...       A presto !

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