Il mese scorso ci eravamo lasciati con l’ amorevole consiglio del
nostro-omo Scarpacič, ma poco prima avevamo considerato come la ripidità delle onde aumenti
sensibilmente in caso di onde non vergini, soprattutto se agisce una burrasca
proveniente da direzione diversa su un mare già formato.
Ovviamente
la ripidità dell’ onda è una forte causa di disturbo alla navigazione, ma non è la sola.
Diamo ora
un’ occhiata infatti a quel che succede quando un’ onda non vergine diventa più
ripida diminuendo il suo periodo invece che aumentando la sua altezza: è il
formarsi della cosiddetta “onda stazionaria”.
Parrà
curioso, ma talvolta in barca il fastidio maggiore dovuto al moto ondoso non si
avverte in navigazione ma all’ ormeggio; se infatti
abbiamo legato la barca lungo una banchina può avvenire un fenomeno ondoso che
risulta quasi una dannazione.
L’ onda
stazionaria è dovuta allo scontro di un moto ondoso addosso a una superficie piana
quasi perpendicolare alla direzione del moto; in questo caso la superficie
verticale della banchina agisce sull’ onda in arrivo come uno specchio, riflettendola
e facendola tornare indietro, così da farla interferire con le onde sue gemelle
in arrivo.
Ciò provoca il dimezzamento del periodo o, se vi piace di più, il raddoppio della frequenza del moto ondoso.
Quel che
succede è che, se siete ormeggiati a fianco di una banchina e un moto ondoso di
L’ analisi
dell’ onda stazionaria non è proprio così semplice: in effetti, studiando
meglio la geometria dell’ onda stazionaria si può scoprire che esisterebbe la
possibilità che la barca non si muovesse affatto: occorrerebbe che la barca
stazionasse (cioè fosse ormeggiata) laddove i profili dell’ onda in arrivo e di
quella riflessa si elidono invece che sommarsi.
Nel
diagramma sopra riportato ciò corrisponderebbe a legare la barca
nel punto dove i due profili, quello dell' onda che arriva e quello
dell' onda che riparte, si "incrociano".
Chiaramente
la cosa è irrealizzabile, perché l’ annullamento
dei profili del moto ondoso
risultante avviene alla distanza di mezza lunghezza d’ onda dalla
banchina; teniamo presente che in un porto le onde che arrivano
hanno una lunghezza solamente di qualche metro
(e per fortuna), pertanto la barca accostata alla banchina, che
è senza dubbio più larga di mezza lunghezza d' onda, si
trova circa sempre sopra il punto
dove i profili dell’ onda in arrivo e di quella riflessa si
sommano.
Tutto ciò si traduce in una grande
sofferenza per bitte, cime di ormeggio e soprattutto per l' equipaggio.
Vorrei
concludere queste note un po’ discorsive e un po’ tecniche sulle onde analizzando
un altro aspetto che riguarda ciò che avviene un po’ prima del frangimento
dell’ onda.
Nella mia
“vita nautica” non ho mai attraversato un oceano e le mie esperienze di onde
sono molto limitate, tuttavia al largo del promontorio dell’ Argentario con
Silvio De Poli ho navigato con una barca di
Viceversa
quando da giovane uscivo con la deriva di
Quindi per
analizzare il comportamento in navigazione è enormemente importante parlare non
di altezza dell’ onda ma del RAPPORTO TRA RIPIDITÀ E DIMENSIONI DELLA BARCA.
Un' onda al limite del frangimento (e quindi con la massima ripidità che può avere) alta solo mezzo metro può far rovesciare un Optimist nel senso prua-poppa, ma lascia del tutto indifferente il cuoco che nella cucina del transatlantico sta rabboccando la bottiglia dell' olio.
Quindi il
diagramma di Sverdrup Munck e Bretschneider va letto anche relativamente al
periodo, che dà indicazioni sulla lunghezza e quindi sulla ripidità dell’ onda.
Prima
di concludere queste note sulle onde, è indispensabile quindi che andiamo ad esaminare
quel che succede quando l’ onda “non sta più su”, cioè quando sta per frangere.
Anzi, è
molto meglio esaminare quel che succede un po’ prima che il frangimento avvenga.
Le onde in
media sono alte
Stiamo
attraversando dall’ Istria al Veneto: che cosa ci aspettiamo di trovare una
volta che ci siamo avvicinati alla costa ?
Poiché il
fondale progressivamente diminuisce, la linea di avanzamento (cioè il fronte
delle onde) non resta più allineato perché le masse di acqua in movimento
che sono più vicine alla costa Veneta sentono più l' attrito che le rallenta; man mano che il fondale cala
quindi il fronte del moto ondoso ruota sempre più verso la riva: è il
fenomeno che vien chiamato “rifrazione del moto ondoso”.
Così mentre
al largo le onde viaggiavano da NE a SW, verso riva le onde cominciano a
disporsi viaggiando da E a W.
Oltre a
questo fenomeno le onde più alte (
In questo
modo dissipano gran parte della loro energia, l’ altezza si riduce
drasticamente e scompare la loro lunghezza; dopo il frangimento rimangono quindi
le onde più basse, che continuano la loro rotazione e il loro cammino verso la
spiaggia proveninedo ora più da Est che da Nord-Est.
Ma abbiamo
dimenticato che la bora continua a soffiare da NE, quindi nella fascia dalla
profondità di circa
Quindi l’
ultimo miglio della nostra navigazione (dalla batimetrica dei
Non è piacevole governare la barca in queto tipo di mare,
perchè è quasi impossibile prevedere ciò che si
formerà davanti alla prua.
A questo
punto diventa determinante un fatto: per poter raggiungere l’ ingresso del
porto di destinazione avremo dovuto tener conto di un fatto molto importante durante
tutta la navigazione: non avremo dovuto permettere alla nostra barca di
“perdere terreno” rispetto alla nostra meta di arrivo.
In altre
parole guai a trovarsi sottovento all’ingresso del porto una volta che ci
troviamo nell’ ultimo miglio di navigazione (fascia del mare incrociato): risalire
infatti un mare caotico con 40 Kn di vento contrario per poter atterrare è –
secondo me – improponibile e quindi da evitare assolutamente.
vi saluto con questa immagine di Marcellino ben salato e pronto per la frittura !