ARTICOLI E CHIACCHIERE COSE TRA NOI
OTTOBRE 2017

CANTIERE SI’, CANTIERE NO

 
Ogni tanto Dario mi scrive…
Ho già parlato di lui negli articoli di marzo 2015 e marzo 2016, ma questa volta ho deciso di pubblicare integralmente la sua lettera perché, al di là di tutti i materiali più o meno sofisticati, delle competizioni più o meno esasperate, delle normative più o meno complesse, l’ esperienza che ha fatto presso un cantiere va senz’ altro raccontata.

Ciao Marco, ti aggiorno velocemente...
Il refitting è comiciato... e può essere seguito su Facebook: basta cercare Nelson Shelter (che è il nome della barca).
Ti chiedo se puoi pubblicarlo nel tuo forum.. (ma evitando il mio nome... non si sa mai che a qualcuno vestito in grigio venga in mente di indagare sulle mie finanze solo perché spendo soldi su una barca... guarda come siamo messi !)
Era partita malissimo... ma alla fine sono riuscito con un colpo di magia a raddrizzare la situazione mio favore...
In breve:
Il cantiere, che aveva più volte rimarcato che aveva tempo per seguirmi (e che quando ho preventivamente visitato aveva 2 barche in capannone...) appena ha tirato su la barca ha sabbiato l'opera viva togliendo il gelcoat (senza dirmelo) e facendomi trovare un preventio di 20 mila euro per il trattamento antiosmosi e altro...
Nel frattempo inoltre il suo cantiere si è riempito di barche... e da Gennaio a fine Febbraio non aveva ancora cominciato a mollare una vite (ma intanto la barca era in piazzale con opera viva aperta e alberi tolti e motore tolto .. ossia in ostaggio).
Dopo due notti di depressione...mi sono ricordato di essere una persona e non un pollo da spennare...
Sono andato in cantiere e gli ho detto: “Io non ho voglia di fare una causa che durerà anni per quello che per te è un lavoro ma per me è una passione e dovrebbe essere anche una gioia (che mi costerà anche molto).  Hai fatto un lavoro che non serviva e sai bene che la barca non aveva osmosi.... e nessuno ti aveva detto di sabbiare lo scafo (io avevo consegnato il mio elenco lavori che non lo prevedeva)...
Dimmi tu adesso come facciamo a uscire da questa situazione”.
Affianco a me c'era un mio amico, molto diplomatico e ragionevole che poteva essere anche un avvocato per quanto ne sapeva quello del cantiere (ma non lo era pur sapendone parecchio su barche e su diritti).
Il titolare del cantiere (che comunque è una persona ragionevole) mi ha quindi rivisto (e di moltissimo) il preventivo, e inoltre mi ha concesso di far entrare una mia persona in cantiere.
Quindi alla fine gli accordi sono stati: lui mi finisce lo scafo esternamente (opera viva, opera morta, elica di prua e prese a mare) e io nel frattempo posso fare altro...
Io ho trovato un ragazzetto bravissimo , con tanta voglia e bisogno di lavorare, che pago 1/4 di quanto mi costa un'ora di un operaio del cantiere... in due mesi mi ha smontato tutto (guarda su FB e vedrai...)  e che adesso comicerà anche a rimontarmi tutto...
Sotto al naso del capocantiere ... che non ha ancora cominciato a fare niente ma che per fine giugno si è impegnato (con penale) a finire la sua parte... e che ogni giorno che passa vede diminuire i suoi potenziali guadagni su di me...
E io lavoro dentro il suo capannone... Ho anche messo il mio meccanico e adesso metterò il mio elettricista (a proposito: ne conosci uno bravo .. anche come strumentista ?)
La mia idea è quella che appena il cantiere ha finito la sua parte la barca esce e finisco i lavori nel capannone affianco, dove il ragazzetto mi ha già presentato il falegname suo amico e molto bravo, che per la coperta in teak mi ha chiesto la metà...
Insomma Marco... da non dormire la notte e rassegnarmi ad avere una barca ferma per anni per una causa mi sono trovato a spendere molto meno e ad accelerare i lavori.
Ti saluto e ti porterò a vedere il lavoro quando vorrai.
PS. il ragazzetto ha bisogno di lavorare  e, dopo l'estate (ad agosto è imbarcato come marinaio) sarà a disposizione per altri che ne abbiano bisogno.. ti chiedo se potrai fargli pubblicità...
Un caro saluto
Dario

Non c’è che dire…in poche frasi Dario ha condensato il modo più giusto per risolvere un problema e per crearne un altro ma, dei due, non so quale sia il peggiore!
Problema n° 1: come non farsi fregare dal cantiere sugli aspetti pratici del lavoro;
Problema n° 2: come trovarsi inguaiati per tutta la vita a causa delle normative sul lavoro.


Problema n° 1
I cantieri grandi generalmente hanno molte barche, pertanto sono in grado di “spalmare” il lavoro programmando gli interventi durante quasi tutto l’ anno tenendo così quasi sempre impegnate le loro maestranze.
I cantieri molto piccoli non hanno questa possibilità: si trovano anzi a dover passare a volte dei mesi praticamente senza lavoro, per poi invece trovarsi in altri perennemente in ritardo con le consegne. In questi casi la “tentazione” di fare lavori anche non necessari o non richiesti è forte, tanto il cliente non ne capisce niente (o quasi) e quindi non è in grado poi di contestare l’ effettiva necessità di un lavoro piuttosto di un altro.
A volte anche accordarsi preventivamente con delle “distinte di interventi da svolgere” non porta al risultato sperato, perché incominciando a lavorare c’è sempre la possibilità di trovarsi davanti a un paio di viti che non ne vogliono sapere di uscire, o ad uno strato di coperta delaminata, o ad un mobiletto che impedisce di smontare un qualcos’ altro, ecc… e quindi il cantiere si trova a poter di fatto “pilotare” i lavori un po’ come gli garba (l’ armatore vive quasi sempre a diverse decine o centinaia di Km di distanza e quindi non può essere certo presente in cantiere ogni due giorni).
Detto questo però dall’ aumentare un po’ di ore di manodopera a fine lavori a fare un completo trattamento anti-osmosi non richiesto ce ne corre !
Quindi Dario ha fatto benissimo a puntare i piedi.

   

Problema n° 2
Tutti i cantieri (grandi e piccoli) sono soggetti alle normative anti infortunistiche e, naturalmente, a quelle fiscali.
In genere più grandi sono i cantieri e più agiscono seguendo le regole, vale a dire che NON lasciano fare i lavori a personale estraneo e rilasciano fatture pagando l’ IVA.

A queste condizioni un’ ora lavorativa dell’ operaio viene messa tranquillamente in conto a 45 euro (che assolutamente non prendo nemmeno io come ingegnere).
Ciò significa che fare il refitting di una barca di 10 m di trent’ anni fa (che probabilmente si è pagata meno di 20.000,00 Euro) preventivando un intervento di due operai per un paio di mesi può venire a costare 8 ore x 2 operai x 5 gg. x 4 settimane x 2 mesi x 45,00 Euro/h = 28.800,00 + IVA cioè 35.136,00 Euro.
Ovviamente rimettendo in vendita quella barca NESSUNO la pagherà 20.000,00 + 35.136,00 = 55.136,00 Euro !
Io non ho mai capito perché chi fa le norme non tiene mai conto di queste situazioni…probabilmente crede di legiferare sopra un mondo perfettamente ideale (costruito apposta per ciò che lui ha dentro nella mente) e composto da persone che pagando le tasse possono benissimo nutrirsi di nuvole…
Quindi cosa resta da fare a chi ha comperato una barca del genere?
Inutile nasconderci dietro ad una assoluta osservanza delle norme.
Costui non può affidare tutti i lavori a una coppia di operai a 45,00 Euro/h; bisogna che l’ armatore possa eseguire alcuni lavori lui stesso oppure che si affidi a maestranze meno pagate (e perciò quasi sicuramente non in regola con le normative).
Questo modo di agire innesca però una situazione ad alto rischio per tutte le persone coinvolte, soprattutto per il cantiere.
Il rischio è paradossale perché non è tanto quello oggettivo relativo alla pericolosità dei lavori (gli incidenti e le morti sul lavoro riguardano anche e forse più il personale regolarmente assunto e assistito piuttosto che il personale abusivo), ma quello riguardante le sanzioni.
Ed è un rischio reale e molto forte, che può benissimo mettere a terra una famiglia o una intera azienda.
Con i redditi che hanno le famiglie normali (che comperano una barca di 10 m di trent’ anni fa al posto di una qualsiasi altra forma di ferie e/o vacanza in albergo) e i guadagni che i piccoli imprenditori della cantieristica rimediano, una sanzione fiscale o sulla sicurezza del lavoro può benissimo far chiudere una ditta e annullare i sacrifici di più vite!
Cosa che invece non succede mai con chi letteralmente ruba milioni di Euro… (ma questa è un’ altra storia che purtroppo non finirà mai).
Insomma caro Dario, alla fine di queste anche banali considerazioni concordo totalmente con te sulla soluzione al problema n°1, assai parzialmente sulla soluzione al problema n°2 consigliandoti di fare molta attenzione a mandare un giovane e volonteroso ragazzetto (che mi auguro maggiorenne e dotato almeno di una assicurazione sul lavoro) sopra e sotto la barca.
Ed è un peccato tarpare le ali ai giovani che hanno tanta passione di lavorare, ma queste sono le regole nel mondo in cui viviamo.

   

Per il resto ti sottolineo la seguente mia grande perplessità che vorrei un qualche lettore (o un esperto legislatore) mi spiegasse:
“perché un lavoratore nell’ edilizia in regola con l’ iscrizione alla Camera di Commercio e regolarmente iscritto alle relative casse di previdenza chiede una paga oraria variabile dalle 25,00 alle 28,00 Euro/h rilasciando regolare fattura del suo operato, mentre un lavoratore di un cantiere nautico di cui sopra ne chiede 45,00 ?”
C’ entra anche qui il battito d’ ali di una farfalla in Giappone? 

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