CANTIERE
SI’, CANTIERE NO
Ogni
tanto Dario mi scrive…
Ho
già parlato di lui negli articoli di marzo 2015 e marzo 2016, ma questa volta
ho deciso di pubblicare integralmente la sua lettera perché, al di là di tutti
i materiali più o meno sofisticati, delle competizioni più o meno esasperate,
delle normative più o meno complesse, l’ esperienza che ha fatto presso un
cantiere va senz’ altro raccontata.
Ciao Marco, ti aggiorno
velocemente...
Il refitting è comiciato... e
può essere seguito su Facebook: basta cercare Nelson Shelter (che è il
nome della barca).
Ti chiedo se puoi pubblicarlo
nel tuo forum.. (ma evitando il mio nome... non si sa mai che a qualcuno
vestito in grigio venga in mente di indagare sulle mie finanze solo perché
spendo soldi su una barca... guarda come siamo messi !)
Era partita malissimo... ma
alla fine sono riuscito con un colpo di magia a raddrizzare la situazione mio
favore...
In breve:
Il cantiere, che aveva più
volte rimarcato che aveva tempo per seguirmi (e che quando ho preventivamente
visitato aveva 2 barche in capannone...) appena ha tirato su la barca ha
sabbiato l'opera viva togliendo il gelcoat (senza dirmelo) e facendomi trovare
un preventio di 20 mila euro per il trattamento antiosmosi e altro...
Nel frattempo inoltre il suo cantiere
si è riempito di barche... e da Gennaio a fine Febbraio non aveva ancora
cominciato a mollare una vite (ma intanto la barca era in piazzale con opera
viva aperta e alberi tolti e motore tolto .. ossia in ostaggio).
Dopo due notti di
depressione...mi sono ricordato di essere una persona e non un pollo da
spennare...
Sono andato in cantiere e gli
ho detto: “Io non ho voglia di fare una causa che durerà anni per quello che
per te è un lavoro ma per me è una passione e dovrebbe essere anche una gioia (che
mi costerà anche molto). Hai fatto un lavoro che non serviva e sai bene
che la barca non aveva osmosi.... e nessuno ti aveva detto di sabbiare lo scafo
(io avevo consegnato il mio elenco lavori che non lo prevedeva)...
Dimmi tu adesso come facciamo
a uscire da questa situazione”.
Affianco a me c'era un mio
amico, molto diplomatico e ragionevole che poteva essere anche un avvocato per
quanto ne sapeva quello del cantiere (ma non lo era pur sapendone parecchio su
barche e su diritti).
Il titolare del cantiere (che
comunque è una persona ragionevole) mi ha quindi rivisto (e di moltissimo) il
preventivo, e inoltre mi ha concesso di far entrare una mia persona in
cantiere.
Quindi alla fine gli accordi
sono stati: lui mi finisce lo scafo esternamente (opera viva, opera morta,
elica di prua e prese a mare) e io nel frattempo posso fare altro...
Io ho trovato un ragazzetto
bravissimo , con tanta voglia e bisogno di lavorare, che pago 1/4 di quanto mi
costa un'ora di un operaio del cantiere... in due mesi mi ha smontato tutto
(guarda su FB e vedrai...) e che adesso comicerà anche a rimontarmi
tutto...
Sotto al naso del
capocantiere ... che non ha ancora cominciato a fare niente ma che per fine
giugno si è impegnato (con penale) a finire la sua parte... e che ogni giorno
che passa vede diminuire i suoi potenziali guadagni su di me...
E io lavoro dentro il suo
capannone... Ho anche messo il mio meccanico e adesso metterò il mio
elettricista (a proposito: ne conosci uno bravo .. anche come strumentista ?)
La mia idea è quella che
appena il cantiere ha finito la sua parte la barca esce e finisco i lavori nel
capannone affianco, dove il ragazzetto mi ha già presentato il falegname suo
amico e molto bravo, che per la coperta in teak mi ha chiesto la metà...
Insomma Marco... da non
dormire la notte e rassegnarmi ad avere una barca ferma per anni per una causa
mi sono trovato a spendere molto meno e ad accelerare i lavori.
Ti saluto e ti porterò a
vedere il lavoro quando vorrai.
PS. il ragazzetto ha bisogno
di lavorare e, dopo l'estate (ad agosto è imbarcato come marinaio) sarà a
disposizione per altri che ne abbiano bisogno.. ti chiedo se potrai fargli
pubblicità...
Un caro saluto
Dario
Non
c’è che dire…in poche frasi Dario ha condensato il modo più giusto per risolvere
un problema e per crearne un altro ma, dei due, non so quale sia il peggiore!
Problema
n° 1: come non farsi fregare dal cantiere sugli aspetti pratici del lavoro;
Problema
n° 2: come trovarsi inguaiati per tutta la vita a causa delle normative sul
lavoro.
Problema
n° 1
I
cantieri grandi generalmente hanno molte barche, pertanto sono in grado di
“spalmare” il lavoro programmando gli interventi durante quasi tutto l’ anno
tenendo così quasi sempre impegnate le loro maestranze.
I
cantieri molto piccoli non hanno questa possibilità: si trovano anzi a dover
passare a volte dei mesi praticamente senza lavoro, per poi invece trovarsi in
altri perennemente in ritardo con le consegne. In questi casi la “tentazione”
di fare lavori anche non necessari o non richiesti è forte, tanto il cliente
non ne capisce niente (o quasi) e quindi non è in grado poi di contestare l’
effettiva necessità di un lavoro piuttosto di un altro.
A
volte anche accordarsi preventivamente con delle “distinte di interventi da
svolgere” non porta al risultato sperato, perché incominciando a lavorare c’è
sempre la possibilità di trovarsi davanti a un paio di viti che non ne vogliono
sapere di uscire, o ad uno strato di coperta delaminata, o ad un mobiletto che
impedisce di smontare un qualcos’ altro, ecc… e quindi il cantiere si trova a
poter di fatto “pilotare” i lavori un po’ come gli garba (l’ armatore vive
quasi sempre a diverse decine o centinaia di Km di distanza e quindi non può
essere certo presente in cantiere ogni due giorni).
Detto
questo però dall’ aumentare un po’ di ore di manodopera a fine lavori a fare un
completo trattamento anti-osmosi non richiesto ce ne corre !
Quindi
Dario ha fatto benissimo a puntare i piedi.
Problema
n° 2
Tutti
i cantieri (grandi e piccoli) sono soggetti alle normative anti infortunistiche
e, naturalmente, a quelle fiscali.
In
genere più grandi sono i cantieri e più agiscono seguendo le regole, vale a
dire che NON lasciano fare i lavori a personale estraneo e rilasciano fatture
pagando l’ IVA.
A
queste condizioni un’ ora lavorativa dell’ operaio viene messa tranquillamente
in conto a 45 euro (che assolutamente non prendo nemmeno io come ingegnere).
Ciò
significa che fare il refitting di una barca di 10 m di trent’ anni fa (che probabilmente
si è pagata meno di 20.000,00 Euro) preventivando un intervento di due operai
per un paio di mesi può venire a costare 8 ore x 2 operai x 5 gg. x 4 settimane
x 2 mesi x 45,00 Euro/h = 28.800,00 + IVA cioè 35.136,00 Euro.
Ovviamente
rimettendo in vendita quella barca NESSUNO la pagherà 20.000,00 + 35.136,00 =
55.136,00 Euro !
Io
non ho mai capito perché chi fa le norme non tiene mai conto di queste
situazioni…probabilmente crede di legiferare sopra un mondo perfettamente
ideale (costruito apposta per ciò che lui ha dentro nella mente) e composto da
persone che pagando le tasse possono benissimo nutrirsi di nuvole…
Quindi
cosa resta da fare a chi ha comperato una barca del genere?
Inutile
nasconderci dietro ad una assoluta osservanza delle norme.
Costui
non può affidare tutti i lavori a una coppia di operai a 45,00 Euro/h; bisogna
che l’ armatore possa eseguire alcuni lavori lui stesso oppure che si affidi a
maestranze meno pagate (e perciò quasi sicuramente non in regola con le
normative).
Questo
modo di agire innesca però una situazione ad alto rischio per tutte le persone
coinvolte, soprattutto per il cantiere.
Il
rischio è paradossale perché non è tanto quello oggettivo relativo alla
pericolosità dei lavori (gli incidenti e le morti sul lavoro riguardano anche e
forse più il personale regolarmente assunto e assistito piuttosto che il personale
abusivo), ma quello riguardante le sanzioni.
Ed
è un rischio reale e molto forte, che può benissimo mettere a terra una
famiglia o una intera azienda.
Con
i redditi che hanno le famiglie normali (che comperano una barca di 10 m di
trent’ anni fa al posto di una qualsiasi altra forma di ferie e/o vacanza in
albergo) e i guadagni che i piccoli imprenditori della cantieristica rimediano,
una sanzione fiscale o sulla sicurezza del lavoro può benissimo far chiudere
una ditta e annullare i sacrifici di più vite!
Cosa
che invece non succede mai con chi letteralmente ruba milioni di Euro… (ma
questa è un’ altra storia che purtroppo non finirà mai).
Insomma
caro Dario, alla fine di queste anche banali considerazioni concordo totalmente
con te sulla soluzione al problema n°1, assai parzialmente sulla soluzione al
problema n°2 consigliandoti di fare molta attenzione a mandare un giovane e
volonteroso ragazzetto (che mi auguro maggiorenne e dotato almeno di una
assicurazione sul lavoro) sopra e sotto la barca.
Ed
è un peccato tarpare le ali ai giovani che hanno tanta passione di lavorare, ma
queste sono le regole nel mondo in cui viviamo.
Per
il resto ti sottolineo la seguente mia grande perplessità che vorrei un qualche
lettore (o un esperto legislatore) mi spiegasse:
“perché
un lavoratore nell’ edilizia in regola con l’ iscrizione alla Camera di
Commercio e regolarmente iscritto alle relative casse di previdenza chiede una
paga oraria variabile dalle 25,00 alle 28,00 Euro/h rilasciando regolare
fattura del suo operato, mentre un lavoratore di un cantiere nautico di cui
sopra ne chiede 45,00 ?”
C’
entra anche qui il battito d’ ali di una farfalla in Giappone?