...ANCORA SULLA BARCA A VELA ECOLOGICA
con una breve ma significativa conclusione turistica sulla Sicilia
Egadi, cimitero dell' isola di Levanzo
A
proposito delle inutilità che ho scritto lo scorso mese di
giugno (a proposito del fatto che la barca a vela sia ecologica o no)
mi è venuta
in mente una “cosa tecnologica” che avrebbe a che fare con
l' argomento.
Parlare di energia è sempre più di moda, tant' è che sempre
più il mondo della autotrazione sta evolvendo verso l’ energia elettrica: i
motori a combustione interna, siano essi a benzina, gasolio, gpl o metano,
stanno “ibridizzandosi” (che brutta parolaccia adatta alla pubblicità!)
Insomma,
al di là del brutto termine usato, l’ accoppiata energetica tra combustione
interna ed elettrotrazione sta piano piano portandoci verso una definitiva
trazione elettrica (e basta), almeno così mi pare di intuire.
Estendendo
tale visione alla barca a vela verrebbe da considerare che una imbarcazione a
vela costituirebbe di per sé un ottimo veicolo da “ibridizzare”: se
c’è vento infatti (ma solo se c’è) le vele fanno avanzare la barca ma nello
stesso tempo potrebbero anche ricaricare le batterie di un propulsore ibrido o
addirittura solo elettrico.
Questo è senza
dubbio un bel discorso, ma che deve fare i conti non solo con le formule della
fisica (buonanima !) ma anche con la pratica, come ormai ho
abbondantemente imparato negli anni.
Così
riprendendo in mano i dati che ho riportato qualche mese fa occupandomi dell’
ecologia delle barche a vela, potrei immaginare di dotare la mia barca di un sistema
meccanico di ricarica delle batterie; in pratica potrebbe trattarsi di un
mulinello (che potrebbe essere la stessa elica) accoppiabile non solo con l’
albero del motore diesel per la propulsione termodinamica ma, a scelta e in via
alternativa, anche con una dinamo per la creazione di energia elettrica.
Una
idea semplice tutto sommato, ma quantitativamente possibile?
Proviamo
a fare un po’ di conti….
Come
già determinato per navigare a 7 Kn a vela il mio Comet
12 richiede gli venga trasmessa dalle scotte una potenza di
8750 W (che sono 11.9 CV); alla stessa velocità, ma con propulsione solo
meccanica, gli occorrerebbero 23.3 CV erogati dal motore, con una perdita quindi
per attriti interni e dissipativi tra elica e acqua del 49%.
Abbiamo in quella sede appurato che un altro 40% di potenza
se ne va via all’ interno del propulsore e nel suo impianto di raffreddamento per
ovvi motivi di rendimenti termodinamici, ma questo ora non ci interessa.
Ebbene cosa succederebbe se in quelle stesse condizioni
eoliche e continuando a navigare a vela io usassi l’ elica per ricaricare le
batterie?
Risposta: senza dubbio la barca andrebbe più piano e la sua
nuova velocità dipenderebbe da quanta potenza io volessi destinare alla
ricarica elettrica.
Allora partiamo da qui: poniamo di voler destinare alla
ricarica delle batterie di bordo una P di 500 W, che significherebbe per ogni
ora di navigazione una energia di 0.5 KWh.
La dinamo ha un rendimento piuttosto alto: considerando
anche i conduttori elettrici potrebbe essere valutato in un 85%; pertanto per
produrre 0.5 KWh io dovrei fare arrivare all’ asse della dinamo una potenza di 500/0.85
= 588 W.
Gli organi di trasmissione (asse, elica e acqua) hanno un
rendimento molto basso, come abbiamo visto, quantificabile in un 51% (100-49 =
51); all’ elica quindi devo fare arrivare una potenza di 588/0.51 = 1153 W.
Per fare avanzare lo scafo quindi dalle vele saranno
prodotti 8750 W, ma di questi solo 8750 -1153 = 7597 W andranno a beneficio
dell’ avanzamento nell’ acqua, dato che il resto verrebbe "mangiato" per la ricarica delle batterie.
Quindi la nuova velocità di avanzamento nell’ acqua sarà
relativa a tale potenza motrice: dal diagramma riportato nel mese di giugno si
evince che la velocità sarà di circa 6.6 Kn….
Il risultato non è male dopo tutto; teniamo presente che ci
troviamo nelle condizioni di avere un vento reale di 12 Kn.
Come crocierista infatti mi andrebbe ancora bene se invece di viaggiare a 7 Kn andassi a 6.6 Kn, ma....
Ma ora facciamo ancora una volta i conti con la pratica
ponendoci la seguente domanda: per quante ore durante la crociera delle nostre
ferie estive abbiamo a disposizione un vento di 12 Kn più o meno proveniente
dal traverso?
Risposta: quasi mai !
O ce n’ è troppo e allora stiamo all’ ormeggio.
O ce n’è poco e allora accendiamo il motore.
O è giusto, ma viene esattamente da prua oppure esattamente
da poppa.
Le mie esperienze insegnano che in 15 gg di ferie all’ anno,
con una media di 5 ore al giorno di navigazione, su un totale di 75 ore è già
ottimistico valutare solo un 10% di condizioni ideali.
Quindi in un anno circa 7- 8 ore di vela pura che,
avanzando a 6 nodi e mezzo invece che 7, mi fornirebbero 0.5 x 7.5 = 3.7 KWh di
energia di ricarica (7.5 sarebbero il 10% di 75 ore).
Risultato che, pur apprezzabile in un discorso di
eco-produzione, resta tuttavia di entità troppo esigua nella pratica....
Allora?
Non se ne fa niente?
Beh, quando le condizioni non sono ideali io trovo più saggio procedere a vela e a motore insieme; in questo modo si
corre veloci e si alleggerisce il carico sul motore in termini di W (o CV)
consumando meno.
Certo allora i puristi direbbero: “Se è così comperati un
motor-sailer” e avrebbero ragione, ma mi si consenta di finire queste mie
valutazioni altrimenti non avrebbe avuto alcun senso scrivere qualcosa su
questo argomento…
Il fatto di navigare con vento debole (oppure con poca
pressione sulle vele come nel caso di vento scarso portante) procedendo sia a
vela che a motore consente di spostare il vento relativo più a prua e di
aumentare la pressione sulle vele.
Per esempio una navigazione al lasco con un vento reale di
6 Kn (che comporterebbe sulle vele un vento apparente circa di 3.5 Kn) si
trasforma facilmente in una andatura al traverso con un vento apparente di 5 Kn
se la barca cammina 6 Kn; consultando le tabelle riportate del mese di giugno, con
tale vento apparente al traverso (5 Kn = 2.6 m/s) essendo le vele in grado di
produrre circa 662 W resterebbe al motore la necessità di produrre una potenza
di appena 4547- 662 = 3885 W, cioè 5.3 CV contro i 12.1 CV che gli sarebbero
necessari senza vele !
Insomma la mia barca naviga a 6 Kn nella direzione che
voglio io con una potenza meccanica per combustione di soli 5.3 CV anziché
12.1.
Non è un risparmio ecologico da disprezzare !
Significa circa dimezzare i consumi di gasolio e di aria ed è un notevole guadagno per l' ambiente.
So che quanto ho appena scritto è difficile da seguire
nelle tabelle e nel diagramma che ho allegato lo scorso mese di giugno, ma è effettivamente
ciò che succede nella realtà.
A questo punto non ho intenzione di convincere nessuno che
tale modo di intendere la navigazione sia quello più giusto; il fascino della
navigazione da diporto sta anche nella sua libertà, quindi ciascuno è libero di
pensarla come vuole.
Certo è che il meteo “è quello che è” per tutti e non è
pensabile non tenerne conto; se affermo che una brezza dai 10 ai 15 Kn dalle
parti del traverso è l’ ideale per navigare a vela ma che questa condizione si
manifesta solo per circa il 10% della durata di una crociera non faccio altro
che dichiarare la verità; pertanto per il rimanente 90% bisogna arrangiarsi il
meglio possibile.
Che questo “meglio possibile” sia rappresentato dallo
starsene fermi in porto, oppure dal navigare rigorosamente a vela a 2 Kn,
oppure dal tirar bordi facendo tardi e sentendo freddo, è cosa comunque
apprezzabile in nome della libertà di cui sopra.
Da un punto di vista di un confronto strettamente ecologico, mi
pare comunque che durante una crociera estiva piuttosto di sfruttare le vele come produttrici di energia
elettrica per 7-8 ore, sia meglio usarle insieme al motore riducendone i
consumi per 68-67 ore.
Il dibattito è aperto, come è aperto anche sull' evasione fiscale effettiva o presunta.
A tal proposito sento il dovere morale di informarvi di qualcosa che mi rode dentro da un bel po'.
Tramonto sulle saline di Marsala con le Egadi sullo sfondo
Per merito degli amici frocieristi ho beneficiato insieme a mia moglie
di una settimana nella Sicilia occidentale (Marsala), dove ci siamo
immersi in una terra di un fascino incredibile.
Montagne che scendono in mare con promontori imponenti (San Vito lo
Capo, Erice), isole dove le rive trasudano ancora le fatiche dei
cavatori di roccia e dei pescatori di tonnara (Favignana, Levanzo e Marettimo),
reperti storici incredibilmente estesi e conservati e ancora sepolti (Fenici, Greci,
Cartaginesi, Romani, Arabi), il tutto in mezzo a panorami mozzafiato,
persone disponibili e genilissime ed una enogastronomia al di sopra di
ogni aspettativa.
Museo di Marsala, stele funeraria
greca dedicata a un giovane Achille
Selinunte,
grandioso porto della Magna Grecia: tempio sulla collina orientale
In
ogni posto dove vi fermiate a mangiare, dal ristorante nel centro
storico al chiosco in spiaggia, troverete dei vini stupendi (in
particolare il Grillo che è uno degli ingredienti principali del
Marsala) e del pesce che non ho mai mangiato così buono e fresco
da nessuna parte (trancio di pescespada alla griglia, caponata di pesce
con finocchietto selvatico, cous cous di pesce, granita di mandorle.... mmm, assolutamente
incomparabili!)
L' unica cosa negativa assai è la diffusione dei rifiuti urbani
sparsi lungo le strade e per le campagne, oltre a una scarsa
attenzione per le strutture pubbliche in genere, strade, marciapiedi,
arredo urbano, segnaletica....Fa eccezione Erice, dove pare di essere in Svizzera.
Ebbene, in ogni locale dove io mi sia recato, dall' albergo al bar all'
angolo, dal fruttivendolo al chiosco in spiaggia, sempre, sempre, sempre prima
che io mettessi mano al portafoglio mi sono trovato davanti lo scontrino fiscale già emesso.
La stessa cosa mi era successa due anni fa nel Salento in Puglia, dove
ho trovato una cucina diversa ma la stessa cortesia e
onestà....eccetto in un B&B gestito da un milanese, dove di
ricevuta fiscale nemmeno l' ombra!
Ora ciascuno di voi può pensarla come vuole, ma quello che ho
scritto è semplicemente il risultato della mia esperienza,
così come faccio e descrivo sempre per la navigazione con la mia barca...
...e l' eseprienza conta, oh se conta !
Sorgemi ora però lo seguente dubbio:
che Milano gli sia più ricca in quanto lì più si
lavora, oppur che sia più ricca perché.... ?